5. Qualche dettaglio prima di cominciare

Entrai in una stanza di circa sei metri quadrati. L'ordine non era sicuramente tra le qualità principali della ragazza, che aveva ammucchiato su un paio di mobili pile di documenti, libri e soprammobili dalla dubbia origine.

L'anta di un piccolo armadio era aperta e al suo interno era possibile intravedere uno scatolone con un arsenale piuttosto ampio di oggetti elettronici: console, cavi, tastiere, mouse del computer,...

Al centro si trovava una grande scrivania su cui si trovavano due schermi che occupavano tutto lo spazio disponibile.
La giovane si sedette sulla comoda poltroncina in pelle grigia posizionata dal lato opposto del tavolo.

<Allora, lasciami cercare i documenti del tuo caso> affermò lei, iniziando a rovistare in un cassetto. Dopo due minuti buoni estrasse con sguardo trionfante un insieme di fogli tenuti da una graffetta.

<Eccoli! > esclamó entusiasta.
Io ero ancora in stato di shock dalla precedente scoperta che la mia collaboratrice sarebbe stata una ragazzina e non ero pienamente cosciente di quello che stava succedendo.

Non poteva avere più di quanto? Sedici anni? Probabilmente stavo anche esagerando con l'ottimismo. No, non è possibile, non voglio crederci. Lo sapevo che ci sarebbe stata qualche fregatura, ed ora eccomi qui, svelato lo vero scopo della mia nuova occupazione: fare la babysitter.

Sarà la nipote del sindaco? La figlia di qualche suo amico benestante? La vincitrice di qualche strano concorso indetto dall'amministrazione comunale? O magari è una partecipante a qualche iniziativa tipo "aiutiamo i bambini orfani facendoli lavorare in comune"?

<Pronto? Ci sei? > mi chiese a un certo punto lei, scuotendo una mano davanti al mio viso. Mi ripresi immediatamente e, osservandola meglio, mi accorsi che indossava anche una maglietta nera con la scritta "staff" in arancione.

<Mi sembra che tu non ti sia ancora ripresa del tutto, ma in realtà io ho tutte le carte in regola per essere qui> disse lei, sorridendo e ribadendo il concetto con una punta di nervosismo.

<È solo che, beh... > provai a spiegarmi io, ma non sapevo minimamente né cosa dire né come comportarmi.

<Tranquilla, iniziamo a parlare di cosa ti aspetta, poi se hai qualche domanda più specifica sul ruolo che occupo sarò ben felice di risponderti> mi interruppe.

<Il tuo primo incarico è proprio stasera, come probabilmente ti avrà già anticipato il capo. Allora, come prima cosa devi sapere che è un rinfresco che è stato organizzato da David Brown, il proprietario della sede "MC Twist" a St Mairls> iniziò a spiegarmi Anne <Immagino tu conosca la sua storia>.
Annuii.

MC Twist era una multinazionale che produceva scarpe eleganti da donna.
Aveva avuto molto successo dopo aver messo sul mercato un paio di tacchi neri con dei lacci molto particolari che si annodavano creando una decorazione sul dorso del piede, a forma di rosa. Può sembrare un modello abbastanza kitsch, ma per la verità aveva una certa grazia, che non era passata inosservata a una nota modella statunitense che le aveva rese famosissime in tutto il mondo.

Insomma, dopo questo fortunato colpo, la loro scalata al successo era continuata, e la MC Twist aveva iniziato ad estendersi in tutti i paesi sviluppati, aprendo una sua sede anche lì.

David Brown aveva avuto la fortuna di essere stato uno dei primissimi impiegati nell'azienda, lasciando il suo lavoro di idraulico. Inizialmente era stato molto criticato per questa sua scelta da amici e conoscenti, ma alla fine era riuscito a diventarne il direttore e questa era stata una grande soddisfazione per lui.

<Il rinfresco è stato organizzato per festeggiare l'apertura di un nuovo punto vendita qui a Sketchville. Ci saranno numerose personalità di spicco della nostra città, come penso già immagini, ma in particolare stasera avrai un obiettivo: Joanna Menson > continuó la ragazza, sfogliando il fascicolo.

Dopo avermi passato un foglio proseguí con la spiegazione <Joanna Menson è l'assessore alla cultura, e penso sia quindi facile immaginare perché sia tanto desiderata come membro del nostro club. Nella scheda che ti ho appena dato sono appuntante tutte le informazioni che potrebbero tornarti utili. Ti consiglio di studiarla >.

Osservai attentamente il documento: c'erano un paio di scatti della donna, una breve descrizione fisica, una serie di notizie sulla sua vita e infine una parte dove erano elencati i suoi interessi e hobby. Inutile specificare che tra questi spiccava una profonda propensione all'arte.

<Hai qualche domanda? > mi chiese Anne. Sollevai lo sguardo e la fissai qualche secondo prima di rispondere <Come farò ad entrare? >.

La ragazza infiló la mano in un cassetto per poi estrarre una card magnetica che portava la scritta "Freevents" <Ecco qui, d'ora in poi questa sarà tua, ogni volta in base all'evento verrà sistemata per permetterti l'accesso, cerca di non perderla> affermò con voce severa, come se avesse fatto già svariate volte quel discorso.

<E per i vestiti? > chiesi. Lei si alzò e si avvicino a un armadietto che all'inizio non avevo notato. Lo aprì e prese l'abito che si trovava al suo interno. Era avvolto da uno strato di plastica protettiva di colore scuro che non permetteva di vedere il contenuto.

<Ecco qui, ricordati che dovrai restituirlo, possibilmente in buone condizioni. Se dovessero esserci incidenti pagheremo noi le spese della tintoria, ma non prenderla come un'abitudine>.

Dopo aver infilato nella borsa la card magnetica afferrai la gruccia e presi sotto braccio il fascicolo che mi stava porgendo Anne.

<Questo è tutto> disse, sorridendomi soddisfatta e dirigendosi alla porta per accompagnarmi all'uscita.

<Oh no mi stavo scordando un dettaglio importante> aggiunse poi, come colpita da un pensiero improvviso.

Corse rapidamente verso lo scatolone contenente vari aggeggi tecnologici ed estrasse un auricolare piuttosto piccolo.
Mi si avvicinò e lo infilò nella mia borsa. <Questo ci servirà per comunicare stasera. Io monitoreró la situazione per la tua e per la nostra sicurezza. Ti basterà indossarlo prima di entrare > concluse.

L'idea di avere qualcuno che avrebbe ascoltato per tutto il tempo ciò che avrei detto non era esattamente piacevole, ma ero pronta a fare anche questo sacrificio.

Uscii dal palazzo e guardai l'orologio che avevo al polso. Proprio in quel momento la solita musichetta suonó a indicare lo scoccare dell'ora successiva, le diciotto.

L'orologio di plastica di barbie che avevo al polso mi era stato regalato quando avevo circa sei anni, e avevo deciso di indossarlo di nuovo dopo aver letto alcuni libri di Dan Brown. Non avevo mai amato la lettura ma quello scrittore aveva saputo catturare la mia attenzione fin dalla prima pagina.

Mi riscossi dai miei pensieri e mi affrettati a raggiungere l'auto: il rinfresco sarebbe cominciato alle venti.

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