Lezioni di Astronomia
Nella torre più alta del castello di Hogwarts, c'era una piccola classe circolare dalle numerose finestre. La prima volta che ci entrai, durante il mio primo anno, rimasi affascinata dagli strani marchingegni che si trovavano appesi al soffitto; per lo più di metallo e circolari, ruotavano senza sosta intorno a un mappamondo. Mi ricordo che andai da mio fratello e gli chiesi che cosa fossero. Lui mi rispose con un sorriso e indicò fuori, verso il cielo stellato.
"Servono per studiare le stelle come te," disse.
Eccitata, avevo superato la professoressa e i miei compagni per andare sul terrazzo a vedere la volta celeste. Ero rimasta stregata dai piccoli punti luminosi nel cielo; mi domandavo come facessero a non cadere e come potessero brillare così tanto nonostante fossero delle dimensioni di un granello di polvere.
In quel momento, avevo deciso che sarei diventata la più brava della classe; volevo essere la prima a scoprire i misteri degli astri. E con mia sorpresa, riuscii nel mio intento. Anche a distanza di anni, Astronomia era l'unica materia che non mi faceva venir voglia di scappare insieme a un esercito di Ghoul impazziti.
O almeno, così pensavo.
La rovina avvenne il cinque settembre 1994 alle ore 00.00 precise, quando varcai la soglia della classe di Astronomia. Non appena misi piede dentro l'aula, i miei occhi si soffermarono sul ragazzo nerboruto dai capelli biondi che mi stava salutando, sbracciandosi dal banco.
Con tutta la sua indesiderata presenza, Anthony Rickett mi stava facendo segno di sedermi accanto a lui. In un primo momento decisi di scappare via; ero sicura di essere ancora in tempo per chiedere alla professoressa Sprite di poter seguire Erbologia; non mi importava se si fosse arrabbiata: non avrei frequentato neanche una lezione sola con Rickett. Poi, quando il desiderio di darmela a gambe si era affievolito, mi convinsi che si doveva trattare di uno scherzo: nessuno – secchioni compresi -sceglieva di prendere il M.A.G.O. in Astronomia, e Anthony, stupido come un molliccio, non poteva aver ottenuto un G.U.F.O. più alto di 'Scadente'.
Assottigliai lo sguardo e marciai a passo spedito verso Anthony, intenta a scoprire la verità.
"Che cosa ci fai tu qui?" sibilai a denti stretti.
Anthony sorrise; si portò le mani dietro la testa e distese le gambe sul tavolo.
"Sapevo che saresti venuta."
La sua voce piena di sé mi fece innervosire ancora di più. Incrociai le braccia al petto e strinsi le mani in due pugni.
"Chi ti ha detto che ho deciso di frequentare Astronomia?" gli domandai fredda.
Lui alzò le spalle.
"Nessuno. Solo una stella come te poteva trovarsi in un posto come questo," rispose ammiccando.
Per poco non gli mollai un pugno in faccia. Le forze cosmiche dovevano essersi alleate contro di me, era l'unica soluzione possibile. Non potevo credere che Anthony avesse scelto di continuare l'unica materia che mi permetteva di stare lontana, anche se per poco, dai Tassorosso e dai Grifondoro.
Mi voltai dall'altra parte nella speranza che qualcuno mi venisse ad aiutare, ma gli altri tre presenti non mi stavano degnando di uno sguardo.
"Piccola, cosa c'è di male? Se non passiamo insieme almeno un'ora alla settimana, come puoi innamorarti di me?"
"Non mi innamorerei di te nemmeno se fossimo costretti a passare tutta la vita assieme, Rickett!"
Lui scoppiò a ridere. Alzò le gambe per farmi passare e con riluttanza, mi sedetti al suo fianco.
Purtroppo, la lezione sarebbe iniziata a momenti.
Quella giornata stava andando di male in peggio: dopo la terribile ora di Difesa Contro le Arti Oscure di quel pomeriggio, volevo solo nascondermi nel disperato tentativo di dimenticare quello che era successo. Per la terza volta di fila il professore ci aveva fatto praticare gli incantesimi non-verbali e, ancora una volta, avevo fallito a ogni prova. Vedere gli altri non avere problemi, mi demoralizzava; specialmente, perché Fred non perdeva occasione di ridere dei miei sbagli. Quel giorno aveva riso talmente tanto da farsi venire le lacrime agli occhi, ma io avevo cercato di ignorarlo: non appena sarei stata in grado di scagliare un incantesimo non-verbale capace di diminuire le dimensioni del suo amichetto – sempre se ci fosse stato qualcosa tra le sue gambe – sarei stata io l'ultima a ridere.
E ride bene chi ride ultimo, no?
Di certo Silente non avrebbe riso, quando gli avrei tagliato la sua lunga barba in segno di vendetta per aver messo in classe insieme i Tassorosso e i Grifondoro. Più cercavo di non rimuginare su quello che era successo, più non riuscivo a smettere di pensare al modo scontroso con cui Moody mi aveva chiesto se avessi davvero preso un 'Oltre Ogni Previsione' nella sua materia, mettendomi in ridicolo davanti all'intera classe. Non ero mai stata così tanto imbarazzata in tutta la mia vita e vedere Anthony Rickett ad Astronomia era il colmo.
Sospirai appoggiando il mento sul palmo della mano; la mia sfortuna non aveva limiti.
In quel momento, un'alta donna di colore dai lunghi capelli neri entrò in classe. Indossava una veste color porpora, ricamata da numerose lune oro, e i suoi profondi occhi castani ci stavano scrutando curiosi. La professoressa si sedette alla cattedra, srotolò una pergamena ingiallita e fece l'appello. Ero sollevata dal fatto che fossimo solo in cinque; preferivo quando le classi non erano gremite di persone.
"Prima di cominciare la lezione vera e propria, vorrei presentarvi il programma," disse Sinistra tirando fuori la sua bacchetta. Si alzò dalla sedia e con un gesto della mano, il macchinario di metallo piantato nel pavimento prese a rotare. La stanza si oscurò all'improvviso e dal vortice creatosi dai cerchi dello strumento, comparirono delle galassie in miniatura. La classe fu inondata da fasci di luce argentei; tutt'intorno stelle e pianeti giravano in circolo.
"Quest'anno parleremo di Saturno e dei suoi satelliti, soffermandoci su Titano, Iperione e Febo," così dicendo, il pianeta si ingrandì, spostandosi verso il centro. Gli altri corpi celesti svanirono nel nulla, lasciando Saturno in mezzo alla stanza.
"Studieremo di cosa sono fatti i suoi anelli e..."
La professoressa venne interrotta dal cigolio assordante della porta. Il macchinario si spense all'istante, facendo sparire Saturno dalla nostra vista. Tornò la luce e solo in quel momento, mi accorsi del braccio di Anthony attorno alle mie spalle.
"Rickett, se non ti togli entro mezzo secondo, giuro che ti uccido!" mormorai adirata.
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa e fece come gli avevo ordinato.
Sbuffai infastidita, quell'anno era decisamente iniziato male: appena arrivata a Hogwarts, avevo rischiato di prendermi una broncopolmonite; non ero ancora riuscita a trovare il modo per preparare da sola la pozione invecchiante; durante le lezioni faticavo a tenere il passo con quello che spiegavano i professori e, come se non bastasse, Anthony Il Maniaco Rickett aveva colpito ancora. Potevano andare peggio le cose?
"Fred Weasley, sono contenta che alla fine abbia deciso di degnarci della sua presenza."
A quanto pare le cose non solo potevano peggiorare, ma potevano diventare anche un ottimo motivo per commettere un suicidio.
Emisi un rantolo di sconforto. Non era giusto. Perché stava accadendo tutto questo a me? Pensavo di essere già stata punita durante l'estate. Non meritavo di soffrire ancora.
"In realtà raggiungervi è stata una sorpresa anche per me: volevo saltare la lezione, ma dopo essermi accorto che non avevo niente di meglio da fare, sono venuto qui."
Sul volto di Fred comparì un ghigno malizioso; con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni, si sedette su una delle sedie vuote nascoste in fondo all'aula.
"Oh che gentile," rispose la professoressa, "e suppongo che la McGranitt si farà due risate domani, quando verrà a sapere del suo ritardo."
Fred annuì senza smettere di sorridere serafico.
"Non mi dispiacerebbe andare a trovarla," disse, "sa, dobbiamo finire la partita di Spara Schiocco che abbiamo iniziato a giugno."
Sperai che la professoressa lo cacciasse a vita dalla sua classe. Doveva farlo, era un suo diritto farlo e se non si fosse affrettata, sarei entrata in gioco io: la mattina seguente, sarei andata da Silente e lo avrei supplicato di allontanare Fred da Hogwarts per l'eternità.
Come potevo sopportare Anthony e Fred nella stessa classe senza il supporto morale di Malcolm e Kate o di Ariel e Gwen? Sarei morta entro la fine della lezione. Sicuro come l'oro.
"Stavo dicendo," riprese la professoressa, ignorando l'ultima battuta di Fred, "oltre a Saturno studieremo i buchi neri e le supernove."
I suoi occhi ripresero a scrutarci; notai che le era comparsa una fossetta sulla tempia come ogni volta in cui annunciava l'inizio delle interrogazioni. Mi sentii le mani formicolare; avevo un brutto presentimento.
"Una delle cose che preferisco delle mie classi del sesto anno in poi," disse facendo scroccare le mani, "è il fatto che studenti di diverse case si mescolino tra loro, ma se rimanete come vi siete seduti oggi, questo non accadrà mai."
Aggrottai la fronte. Io mi ero già mescolata con gli studenti delle altre case, non avevo bisogno dell'ora di Astronomia per farlo.
"Perciò vi cambierò i posti, in modo da farvi stare vicini a un mago o una strega che non appartengano alla vostra casa."
La classe mormorò qualcosa che la professoressa Sinistra interpretò come un segno di consenso.
"Non mi allontanerò da te, piccola," mi sussurrò Anthony.
Ero talmente spaventata, da non riuscire a trovare l'insulto adatto per rispondergli, così rimasi zitta in attesa che la professoressa decidesse i posti. Il mio cuore picchiava come un martello contro il petto; riuscivo a sentire il rumore dei suoi battiti.
"Roger Davies e Nerissa Cook."
No.
Roger si alzò dalla sua sedia e sorrise a Nerissa, che diventò rossa in viso. Quante storie, lo sapevano tutti che aveva una cotta per Roger da anni e di sicuro, non era venuta qui a causa del suo amore per l'Astronomia.
"Hay Lin Chang e Anthony Rickett."
No, no, no, no, assolutamente e infinitamente no!
Quando Anthony si alzò contrariato, gli afferrai il polso per non farlo andare via. Tra la possibilità di passare un anno vicino a lui e un anno accanto a Weasley, avrei scelto Anthony senza alcun dubbio. Lui sfoderò il suo solito sorriso ebete, ma quando la professoressa tossicchiò per richiamare la nostra attenzione, fu costretto a raggiungere Hay Lin.
"E Cassidy Diggory e Fred Weasley."
Dovevo intervenire: se avessi lasciato le cose com'erano, avrei rischiato di finire internata al San Mungo a causa di un esaurimento nervoso. Alzai la mano di scatto; la professoressa Sinistra fece un cenno con il capo per intimarmi a parlare.
"Io avrei un problema," dissi.
Fred, che si era appena seduto, si voltò verso di me. Mi stava guardando confuso; un sopracciglio inarcato e la fronte corrugata. La professoressa non sembrava altrettanto sorpresa, incrociò le braccia al petto e aspettò che continuassi.
"Non posso stare vicino a lui: sono allergica ai ragazzi con le lentiggini."
"Confermo," aggiunse Anthony dall'altra parte della classe.
La professoressa si alzò di scatto e mi puntò la bacchetta addosso. Una piccola vena le stava pulsando nel punto in cui prima era comparsa la fossetta.
"Signorina Diggory, la smetta di comportarsi in questo modo infantile! Le voglio ricordare che ha sedici anni! Non mi importa se vuole stare insieme al suo fidanzatino, qui comando io e così ho deciso," strillò, "e lei, Signor Rickett, faccia meno lo spiritoso."
Dovetti contare sul briciolo di forza di volontà che mi era rimasto per evitare di dirle che Anthony non era il mio ragazzo, così, rassegnata, mi ammutolii. Perché avevo rovinato una delle poche cose belle che avevo qui a Hogwarts?
La professoressa Sinistra si schiarì la voce per calmarsi e iniziò a spiegare. Ero troppo arrabbiata per seguire. In meno di un'ora, ero riuscita a mandare all'aria anche il proposito di stare attenta durante le lezioni.
"Diggory, penso di averti sottovalutata," mi bisbigliò Fred all'orecchio. Rabbrividii; dopo tutto quello che era successo, ero riuscita a dimenticarmi che fosse al mio fianco, "mai avrei scommesso che saresti stata tu la prima a farla arrabbiare."
"Smettila di importunarmi, Wesblee," sussurrai abbastanza forte da farmi sentire dalla professoressa. Se avesse capito che Fred mi dava fastidio e non mi permetteva di ascoltare, mi avrebbe dovuto spostare per forza. Per mia sfortuna, continuò imperterrita a illustrarci come fosse nato Saturno; serrai la mascella sotto lo sguardo divertito del ragazzo.
"Come sei scontrosa," mormorò trattenendo una risata, "hai paura che il tuo fidanzato si ingelosisca?"
"Merlino, quanto sei simpatico, Whiskey. Lo sanno tutti che io e Anthony non stiamo insieme."
"Whiskey? Accidenti, questo potrebbe piacermi, Diggory."
Alzai gli occhi al cielo. Fred riusciva a portarmi al massimo livello di esasperazione; a parte mia madre, non avevo conosciuto nessuno che mi istigasse alla violenza come faceva lui. Per questo motivo, serrai la mano in un pugno e contai fino a dieci per evitare di mollargli uno schiaffo.
Il resto della lezione fu un'agonia: nonostante mi fossi imposta di ascoltare la professoressa, non riuscii a fare a meno di distrarmi dai commenti idioti di Fred e dagli occhi azzurri di Anthony, che non avevano smesso di fissarmi neanche per un secondo. All'una, fui la prima a uscire dalla classe; corsi giù per le scale evitando i richiami di Anthony e scesi in fretta verso le cucine. Mai fui più sollevata di trovarmi dentro la Sala Comune dei Tassorosso. Mi diressi nella mia stanza, dove le russa di Kadma scandivano il ritmo dei respiri di Halinor e Kate. Con un sospiro sollevato, mi spogliai e andai a dormire.
Speravo che la notte avrebbe cancellato quella giornata: se fossi stata fortunata, al mio risveglio avrei capito che si era trattato solo di un incubo.
Ma se la fortuna era cieca, la sfortuna ci vedeva benissimo e il mattino seguente, prese la mira.
A colazione, infatti, sentii Anthony raccontare a Malcolm e Kate la lezione di Astronomia, confermando che ciò che era successo l'altra notte fosse reale. Volendo evitare Rickett, afferrai due fette di pane tostato senza farmi vedere e uscii in giardino, dove Ariel mi avrebbe raggiunta per passare insieme l'ora buca.
Il cielo era nuvolo; i raggi del sole mi scaldavano debolmente la pelle. L'aria fresca settembrina annunciava l'imminente arrivo dell'autunno. Mi sedetti sull'erba, i miei gomiti premevano sulle cosce e posai lo sguardo sulle fronde degli alberi della Foresta Oscura. Durante il secondo anno avevo provato ad addentrarmi al suo interno, ma dopo essermi imbattuta in un centauro dall'aria astiosa, avevo deciso che non ci sarei più tornata.
Sospirai.
In quel momento desideravo che la stagione della Coppa delle Case fosse iniziata: solo gli allenamenti faticosi di Quidditch e l'eccitazione pre-partita erano in grado di farmi smettere di pensare a tutti i miei problemi. Mi mancava sabotare i capitani delle altre squadre per impedirgli di prenotare il campo quando lo volevamo noi; e mi mancava colpire Malcolm con i bolidi durante gli allenamenti. Giocare a Quidditch era l'unica cosa che riusciva a rendermi soddisfatta di me stessa.
"Ehi, bella gente!"
Ariel era comparsa davanti a me, sorrideva contenta e teneva Pellek stretto tra le braccia.
"Sai che ci sono solo io, vero?" domandai.
La mia amica alzò le spalle e si sedette accanto a me. Le pupille nere di Pellek si dilatarono a causa del sobbalzo e rapido, nascose la testa sotto il braccio di Ariel.
"E tu sei una bella persona."
Storsi il naso.
"Voi Grifondoro sì, che avete il coraggio di mentire."
Ariel scosse la testa ridendo e cominciò ad accarezzare Pellek.
Spostai lo sguardo sul giardino; oltre a noi, c'erano solo un paio di ragazzi che stavano ripassando Trasfigurazione. Uno di loro era in piedi davanti all'altro, aveva il braccio teso e la mano impugnava salda la bacchetta; in un secondo, il naso dell'amico si trasformò in quello di un topo. Soffocai una risata: dovevo imparare quell'incantesimo.
"Prima di venire qui la McGranitt mi ha convocata nel suo ufficio," disse Ariel, voltandosi verso di me.
Inarcai un sopracciglio preoccupata.
"È successo qualcosa?"
"No, affatto. Ma devo dare ripetizioni di Alchimia a uno dei due ragazzi del quarto anno che la studiano," rispose. Pellek si era aggrappato con le zampe a un suo dito e saltellava ogni volta che Ariel alzava la mano, "devo prepararlo ai G.U.F.O. e in questo modo, otterrò dei crediti per i M.A.G.O."
Sorrisi dandole una gomitata amichevole.
"Questo, mia cara Ariel, è il primo passo per diventare la professoressa di Alchimia più figa di tutta Hogwarts."
"Prima vediamo se riesco a insegnare qualcosa a una persona sola."
Da quando aveva cominciato Alchimia, il suo sogno era quello di diventare la più grande alchimista dopo Nicolas Flamel. Nonostante lei non credesse nelle sue capacità, sia io che Gwen eravamo convinte che un giorno ci sarebbe riuscita: era intelligente, determinata e orgogliosa abbastanza per poter realizzare i suoi sogni.
"E chi sarebbe il fortunato?" chiesi con un sorriso.
"Theodore Nott."
"Il Serpeverde del quarto anno che Gwen trova carino?"
Ariel annuì.
In lontananza, i due ragazzi che stavano studiando Trasfigurazione avevano cominciato una vera e propria battaglia: saette di luci colorate sfrecciavano fuori dalle loro bacchette, dritte verso i loro corpi. Sentivo le loro risate; i loro volti sorridenti si guardavano divertiti. A un certo punto, il naso di Piton fece capolino fuori dalla finestra di una delle classi e i due ragazzi si fermarono, sparendo dentro il castello.
"Comunque tuo fratello mi ha deluso."
Sorpresa, corrugai la fronte.
"Che ha fatto?"
Se Ariel, che poteva benissimo essere la presidentessa del club 'Cedric Diggory è la creatura migliore degli ultimi secoli', aveva detto una cosa simile, c'era davvero da preoccuparsi.
"Vuole iscriversi al Torneo Tremaghi."
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