Capitolo 8

Dopo giorni di insistenze, stasera ho finalmente accettato l'invito di Moira a uscire assieme. Non che la cosa mi entusiasmi granché, però, nell'ultima settimana l'ho vista davvero preoccupata per me e non me la sono sentita più di mentirle. Le ho raccontato dei miei problemi sul lavoro e anche che mi sono innamorata perdutamente di un collega, che non ricambia i miei sentimenti e che quindi il mio umore non è dei migliori. Non sono entrata troppo nei particolari della storia. sono certa che non capirebbe la mia esigenza di diventare l'amante di qualcuno. 

Però è riuscita a convincermi che il famoso metodo del chiodo scaccia chiodo funziona sempre e, per questo motivo,  ha organizzato una serata fra donne che si preannuncia indimenticabile.

Mi ha perfino prestato un vestito che non avrei mai indossato di mia iniziativa. Corto, aderente e di fibra sintetica che si appiccica alla pelle. È completamente diverso da ciò che uso di solito.

«Wow! Stai benissimo!»

«Grazie, ma non ti sembra un po' troppo appariscente?»

«No se il tuo intento è quello di dimenticare il tuo collega e puntare gli occhi su qualcun altro.»

«Guarda che vestita così sono gli altri a puntare gli occhi su di me.»

«Appunto. Fossi in te non mi farei troppi problemi. Sei una donna giovane e meriti un po' di sano divertimento. Reggi l'alcol? Perché all'addio al nubilato di Stella ne scorrerà parecchio.»

Se reggo l'alcol? E che ne so? Sono anni che non mi prendo una serata con sbronza incorporata.

«Spero di essere abbastanza allenata.»

Scoppiamo a ridere e, in un attimo, tutta la tensione che sentivo svanisce.

Ora voglio solo divertirmi. Come non ho mai fatto in vita mia.

***

Non appena mettiamo piede al Doping Bar, la futura sposa ci accoglie con fascia e corona da Santa Vergine da Milano e due Moscow Mule che solo a guardarli mi gira la testa.

Scolo metà del mio in un solo sorso e mi sento subito meglio. Pronta a conquistare il mondo. Io e Moira ci guardiamo intorno alla ricerca di qualche ragazzo carino, ma qui sembrano tutti più interessati ai cocktail che a due fanciulle in cerca di trasgressione. Ci siamo isolate dal resto del gruppo, ci siamo avvicinate al bancone per avere una visuale migliore ma, a parte due Cosmopolitan arrivati da non so dove, non c'è molto su cui rifarsi gli occhi.

Dopo una quantità di tempo indefinibile, ho imparato a memoria la lista degli alcolici o, almeno, ci ho provato, nonostante non sia in grado di formulare una frase decente.

«Un Marjito, per piacere» urlo al cameriere che scoppia a ridermi in faccia.

«Mi dispiace per te, ma sono già sposato. Forse intendevi dire che vuoi un Mojito?»

E io che ho detto?

«Sì», biascico, confusa. «Sai che il marjito ha proprietà curative notevoli? È adatto come aperitivo, come spezza fame, come disinfettante per la gola e anche come digestivo. È la soluzione a tutti i problemi che affliggono questo mondo.»

«Il cocktail, sicuramente. Se invece cerchi un marito, nel senso di persona, non so se potrà aiutarti in tutti questi modi.»

Mi avvicina un bicchiere, mi sorride e se ne va a servire altre clienti. Mi volto verso Moira che ha lo sguardo perso in un'altra direzione.

«Moira, tu hai capito cos'ha detto?»

«Credo che tu gli abbia velatamente chiesto di sposarlo e lui ti ha rifiutata perché lo è già.» 

Devo aver bevuto troppo perché non ho capito neanche il discorso della mia coinquilina. Ingoio l'ultimo sorso, chiudo gli occhi solo un attimo e quando li riapro la mia vista è un po' offuscata. E mi gira la testa come se fossi su una giostra.

«Ehi, quelli laggiù non paiono male.»

Moira mi dà una gomitata e mi costringe a voltarmi. Non so di preciso dove stia guardando, non so nemmeno dove mi trovo.

«Dove?»

«A ore dodici. Ehi, ci stanno guardando. Ehi, biondinooooo. Siamo qui!»

Inizia ad agitare le braccia in direzione di un gruppetto di ragazzi. Non so quanti siano, due ma potrei sbagliarmi. Tento di contarli, ma ormai sono vicini a noi. L'unica cosa che avverto è una mano che mi sfiora la schiena, il resto è tutto un po' annebbiato.

«Balliamo?»

Il suo sussurro mi provoca un leggero brivido. Non so se è l'alcol o il suo profumo a stordirmi di più, mi aggrappo al suo braccio e mi faccio aiutare a scendere dallo sgabello. Non riesco a vedere bene il colore degli occhi, ma mi sembrano bellissimi. Lui pare un Dio greco. Incrocio le mani dietro al suo collo e attendo che lui posi le sue sui miei fianchi. Non sono lucida e in questo esatto momento vorrei che lui scendesse più in basso.

«Mi chiamo Pietro, tu chi sei?» mi sussurra all'orecchio.

Avvicina ancora di più il suo corpo al mio e io mi fiondo sulla sua bocca, assaporando quelle labbra che emanano calore misto cocktail. Sono partita per la tangente. Ammetto che l'alcool mi sta aiutando a lasciarmi andare, ma avrei dovuto cedere con meno facilità.

Eppure, muoio dalla voglia di conoscerlo meglio.

«Io sono Lisa. Piacere.»

Ci muoviamo verso i divanetti che si trovano in fondo alla sala. Lo spingo leggermente e lo faccio sedere, poi mi sistemo sulle sue ginocchia e riprendo il discorso da dove lo avevo interrotto. Da quelle labbra morbide e succulente. Credo di avere dei seri problemi a connettere il cervello e se la mia dignità potesse parlare in questo momento mi darebbe certamente della stupida. In pratica gli ho appena offerto il mio corpo in formato fagottino ripieno. Il vestito è aderente, il che lo rende particolarmente attraente se sottoposto a frizione continua con un altro capo e in questo momento difficile da rendere discreto. Il ripieno è per tutto l'alcool che entrambi ci siamo scolati.

«Okay, signorina» mormora sul mio collo «ti consiglio di spostarti o potrei non rispondere delle mie azioni.»

«E se fosse quello che voglio?»

«Io credo che con tutto quello che hai bevuto, troveresti sexy anche una statua tribale.»

Sospira. Con calma mi sposta e mi si siede accanto. Lo vedo fare un cenno al cameriere che si presenta con due bicchieri colmi di Vodka. Non credo che il mio corpo reggerebbe un altro sorso di alcool.

«Questa è per concludere la serata.»

«Stai scherzando spero.»

«Affatto. Noi adesso berremo questa Vodka e poi ce ne andremo a casa.»

«Io non voglio andare a casa. Voglio restare ancora qui.»

«Non credo che tu sia in grado di prendere decisioni in questo momento. Quante sono queste?» Mi sventola davanti agli occhi un numero indefinito di dita. O ci vedo doppio oppure lui ha... otto dita per mano?

Piego la testa di lato per cercare di vedere meglio, ma riesco solo a farmi girare ancora di più la testa.

«Venticinque» rispondo appoggiando la testa sul tavolino, sconfitta.

Pietro scoppia a ridere come se avessi appena raccontato la barzelletta più divertente mai sentita, si avvicina, mi prende in braccio e mi accompagna fuori. Probabilmente vuole concludere quello che abbiamo iniziato. 

Bene, sono pronta. Credo.

Nel tragitto fino a non so dove, ci fermiamo a parlare con qualcuno, riconosco la voce di Moira ma non quella del suo accompagnatore. 

Questo sembra il nostro appartamento, ma non ne sono sicura.

Barcollo fino al bagno. Possibile che io sia così arrugginita da non reggere il confronto alcolico con la mia paranoica amica?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top