Capitolo 7

«Finalmente!»

Marta mi corre incontro e mi getta le braccia al collo come se non mi vedesse da mesi.

«Senza di te, qui dentro è un casino» mi sussurra.

Le sorrido e mi allontano subito per seguire Alessio nell'ufficio di "Mr. Scontrosità innata" e non appena varco la porta lui è pronto a ricevermi alla sua maniera.

«Ah, eccoti. Ringrazia lui se sei ancora qui. Fosse per me ti avrei licenziata da un pezzo.»

Sempre gentile nei miei confronti.

Poso lo sguardo su Alessio che se ne sta immobile a fissarmi senza dire una parola in mia difesa. Pare un'altra persona rispetto a quella che si è presentata a casa mia più di un'ora fa. Forse si aspetta che sia io a parlare per prima, ma sinceramente non credo di dover essere io a prendere l'iniziativa.

Ma chi me l'ha fatto fare di ritornare qui?

Alla fine, mi rassegno e mi rivolgo a Martelli come se fossi l'impiegata modello, mantenendo la giusta dose di calma e autocontrollo che mi servono per affrontarlo. L'istinto omicida per il momento è stato domato. Sospiro a lungo prima di aprire bocca.

«Esattamente di cosa ha bisogno?» chiedo.

«Alessio ha richiesto la tua presenza in sala riunioni. Il tuo compito è quello di mantenere l'atmosfera calma e rilassata. Attieniti alla richiesta e forse puoi considerarti ancora parte integrante dell'azienda.»

Ma è serio? È solo a questo che servo? A mantenere calma la gente? Esistono persone che lavorano e vengono pagate per questo mentre io sono assunta come ricercatrice marketing e mi ritrovo a fare tutto meno che quello e per giunta con la paga da apprendista.

Lo fulmino con lo sguardo, ma non aggiungo altro ed esco senza dire una parola. Quest'uomo non merita più di ciò che sono solita dargli. E, di certo, non voglio soddisfare il suo ego dimostrandomi impaurita.

«Senti Lisa, prima di entrare io ho assoluto bisogno di parlarti» esclama Alessio mentre insieme ci dirigiamo in sala riunioni «a parte che con questo vestito mi fai andare fuori di testa io volevo dirti che...»

Non ci provare Alessio...non osare farmi i complimenti perché potrei volerti baciare qui...

Non ho voglia di ascoltare adesso le sue uscite. Apro la porta con il sorriso stampato in faccia e lo lascio con le parole a mezz'aria. Sorrido ai clienti e offro loro del caffè liquidandolo con un gesto della mano.

Di qualunque cosa lui debba parlarmi può tranquillamente aspettare, tanto più di un semplice "sotto casa mia o tua?" non posso aspettarmi.

Lascio la riunione poco prima dei dettagli finali, ho bisogno di staccare e di non concentrarmi sulla presenza costante di Alessio che mi destabilizza. Esco come sempre con il cuore che rimbalza fortissimo nel petto, solo per essergli stata così vicina e a un passo dallo stringergli la mano di nascosto. Per fortuna sono riuscita a controllarmi, ma abbandonare quella stanza è stato doveroso.

Mi siedo finalmente alla mia postazione e prendo in mano il portapenne rotto da Martelli. Osservo ogni singola crepa, me lo ripasso tra le mani e mi asciugo una lacrima sfuggita al mio controllo.

Bastardo...questa me la paga.

«Era così importante per te?»

Marta si intrufola tra i miei pensieri tristi e mi strappa per un attimo da una realtà scomoda.

Annuisco in sua direzione, ma non riesco a parlare. Il groppo in gola è troppo grande e io non riesco a ignorarlo.

«Me l'ha regalato una persona a cui tenevo molto e che ora non c'è più» rispondo in un sospiro.

«Mi dispiace.»

Accenna un sorriso e io mi lascio prendere dalla tristezza. Continuo a guardare quel portapenne all'apparenza inutile mentre dentro di me mi sento morire.

Non parlo molto di quello che è successo, ma in questo momento confidarmi con lei mi pare l'unico appiglio per non soccombere.

«Era un regalo di Ivan, mio fratello maggiore. Tre anni fa è morto in un incidente stradale mentre era in sella alla sua moto. Il portapenne me l'aveva portato lui dal Messico un mese prima di quel maledetto scontro, quindi sì, sono arrabbiata e triste che qualcuno abbia distrutto l'unico ricordo che ancora ho di lui felice.»

Mi abbandono alle lacrime e mi rendo conto di averne un bisogno estremo. Sento la stretta di Marta sul mio braccio, ma sono troppo provata per riuscire a reagire.

«Pronto?»

La sua voce mi arriva ovattata. Alzo lo sguardo appena in tempo per intercettare il suo «Okay, glielo dico.»

La guardo annuire e appuntare qualcosa su un foglio che poi appoggia sulla mia scrivania.

"Il vice ti vuole nel suo ufficio" leggo, mentre mi asciugo le guance con il palmo della mano.

Mi alzo cadenzando i movimenti. Faccio un bel respiro e trattengo altre lacrime mentre mi avvio. Parlare di Ivan ha ancora un effetto devastante su di me.

Busso alla porta di Alessio e dentro di me nutro quasi la speranza che lui non ci sia. Non voglio che mi guardi negli occhi, ancora pieni e lucidi, non voglio che mi veda debole e vulnerabile. Ma non riesco a cancellare le tracce di pianto dal mio viso. Sono sconvolta e si vede lontano un chilometro.

Alessio mi fa cenno di entrare, ma pare un po' turbato dal mio stato. Si avvicina a me piano, quasi a non voler infierire troppo con la sua sola presenza.

«Lisa, è tutto a posto?»

Scuoto la testa e scoppio in lacrime proprio davanti a lui. Per quanto abbia cercato di evitare di farmi vedere fragile da lui, non appena ho messo piede all'interno della stanza, sono crollata.

Non mi era mai capitato di provare debolezza in sua presenza. Ho sempre avuto paura di una sua reazione piena di indifferenza, ma mi devo ricredere. Questo suo abbraccio è qualcosa a cui non avevo mai pensato. E mi fa stare bene.

«Dimmi che non stai così per lui» sussurra e so che si riferisce a Martelli.

Annuisco mentre un'altra lacrima scende sul mio viso.

«Ha rotto il mio portapenne.»

Penserà che io sia una persona infantile e stupida a piangere per una cosa del genere, ma lui non può certo capire cosa c'è dietro.

«Te lo farò ricomprare se è così importante.»

Non riesco a ignorare il tono ironico con cui ha pronunciato l'ultima frase. Mi stacco in maniera brusca, prima che mi venga l'impulso di prenderlo a sberle e cambio discorso.

«Non sarebbe lo stesso. Che ti serve comunque?»

«Devo parlarti, ma temo non sia un buon momento.»

«Credo di aver superato di peggio, per cui se vuoi dirmi che tra di noi è finita va bene, me ne farò una ragione e sopravvivrò.»

Tento di mostrarmi decisa, ma dentro di me sento il mio cuore lacerarsi in mille pezzi.

«Io...non voglio che finisca...»

«Puoi offrirmi qualcosa in più di un semplice rapporto sfoga-impulsi? Non credo, per cui non c'è problema, davvero. Nessun coinvolgimento, solo sesso. Erano questi i patti tra di noi, no?»

Mi allontano, certa di uscire abbastanza velocemente da quella stanza e dimenticare tutto quanto.

«Mia moglie è incinta» sputa fuori.

D'un tratto la foto mostratami da Marta questa mattina mi attraversa come un uragano.

«Congratulazioni.»

Esco senza neppure guardarlo negli occhi.

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