Capitolo 38


Alla fine, eccomi qui. Circondata da persone che non posso vedere né toccare e abbracciare perché rischio di perdere un occhio, ho tre costole rotte che mi tolgono il respiro e dolori in ogni singola parte del corpo. Ma almeno sono viva. Sento le loro voci ovattate, ma non riesco a raggiungerle.

"Chi diavolo l'ha ridotta così eh? Chi?"

È la voce di papà. Trema dalla furia e dalla paura. L'ultima volta che è entrato in ospedale su uno di questi letti c'era mamma e prima ancora Ivan che non aveva superato la notte. Troppo da sopportare per un uomo dall'animo fragile come lui.

"Non lo so..."

Moira! La voce le trema. Dev'essere dura per lei vedermi così. Riuscivo a sentire il suo panico quando mi ha trovata stesa a terra, anche se non potevo muovermi e parlare.

E anche ora io riesco a sentire le loro voci lontane e ovattate solo che non posso interagire con loro.

"Non preoccuparti piccola, chiunque sia stato farò in modo che non si avvicini più a te" sento dire da papà, mentre la sua mano calda mi sfiora i capelli, unica parte del mio corpo non danneggiata dalle botte.

"Papà?"

La voce di Lorenzo è un colpo dritto al cuore. Ha solo sedici anni ed ha già sopportato troppo per la sua età. La morte di Ivan, l'infarto di mamma ed ora questo. Eppure, lui è qui. Continua ad affrontare ogni avversità che gli riserva la vita con la maturità e la spensieratezza di un adolescente ed è incredibile. La mia famiglia è eccezionale.

"Che ci fai qui? Ti avevo chiesto di restare a casa con mamma"

"Non sono un bambino e mamma è troppo testarda per poter ignorare una cosa del genere"

"C'è anche lei vero?"

"È qui fuori e sta discutendo con i medici sul perché non si stiano occupando di Lisa in maniera decorosa"

Tipico di mamma. Pignola in tutto e per tutto. Subito dopo l'infarto è riuscita a rimettere in riga tutto il personale medico sulle loro mancanze. Il cibo era troppo poco o era insipido o la flebo era rimasta un minuto più del dovuto nel tubicino e di conseguenza nel suo braccio. Dopo due settimane, l'hanno pregata di tornare a casa e farsi seguire a domicilio in caso di bisogno. È mitica sotto ogni punto di vista.

"O mio Dio. Chi è stato a farle questo?"

La voce di mamma è isterica e Dio solo sa come io somiglio a lei anche se cerco di non darlo a vedere.

"Guardatela, è irriconoscibile"

Non piangere mamma.

"Tornerà più bella di prima. Mia sorella è una tosta"

Anche tu sei tosto, fratellino. Supereremo anche questa.

"Alessio..."

La mia voce aleggia nella stanza...ce l'ho fatta! Sono riuscita a farmi sentire mentre pronuncio il suo nome. Lo voglio qui.

"Adesso? La prima parola appena sveglia è adesso? Che cavolo significa?"

"Papà, ha detto amplesso"

"Lorenzo! Cosa...?"

"Lisa tesoro sei sveglia? Puoi ripetere per favore?"

"Io credo che lei volesse dire..."

"Zitta, Moira. Lisa sta cecando di comunicare con noi"

Non è una seduta spiritica. Non sono morta per la miseria, sono ammaccata, sono stanca, ma sono abbastanza lucida da capire quello che voglio. E dannazione i miei parenti sono quanto di più bizzarro ci sia in circolazione. Vorrei scoppiare a ridere ma non credo ancora di farcela.

«Alessio» ripeto tentando di alzare il volume della voce e riuscendo finalmente ad aprire gli occhi per guardarmi intorno «voglio Alessio.»

«Chi diavolo è Alessio?» chiede mamma.

«È quello che indossava i vestiti di Ivan alla festa di beneficenza organizzata da te.»

«Quello della varicella.»

Mamma si batte una mano sulla fronte, come in preda a un'illuminazione. Si siede accanto a me e io ritorno un po' bambina.

Le sue carezze e la sua dolcezza mi riportano indietro alla mia infanzia, a quando correvo libera e spensierata e non avevo pensieri. Lei è stata la madre migliore in assoluto e, anche se ho sempre sospettato utilizzasse 'metodi alternativi' sotto forma di tisane rilassanti naturali per calmarmi, ritengo abbia sempre agito per il mio bene. Se sono come sono lo devo principalmente a lei.

«Lisa, tesoro. Puoi parlare?»

Annuisco come posso cercando di spostarmi leggermente per non assumere la forma della lettiga, ma il dolore diffuso e penetrante mi impedisce ogni tipo di movimento.

«Ciao mamma» pronuncio piano

«Non ti muovere. Non fare assolutamente niente.»

«Mamma, sto bene.»

«Non mi sembra proprio. Qualcuno ti ha quasi ammazzato di botte e tu dici di stare bene. Capisco il non volermi far preoccupare, ma non sei invincibile.»

Mi guarda con quella sua aria protettiva e severa che mi fa scappare un sorriso. E so che sul viso tumefatto non è di grande effetto, ma è sincero. Sono tanto felice che i miei familiari siano qui assieme a Moira. Manca solo una persona: Alessio. Lo voglio al mio fianco nonostante sembri appena uscita da un incontro di boxe finito male, voglio condividere con lui ogni singolo istante, voglio che stia qui accanto a me e che faccia parte della famiglia anche solo per un minuto. Poi lo lascerò libero di andarsene.

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