Capitolo 32


Mi risveglio la mattina presto con una strana sensazione. Sono sola. Non c'è più il braccio di Alessio attorno a me e io non sento più quel calore e senso di protezione che solo la sua presenza riesce a darmi. Entro nel panico. Il respiro inizia a mancare, annaspo alla ricerca del bicchiere d'acqua che di solito tengo sul mio comodino. Bevo un piccolo sorso, conti i battiti. Veloci. Impazziti. Rumore di passi, mi blocco. Mi porto una mano sul petto. Cerco un po' di sollievo.

«Ehi, sei sveglia!»

La voce calma di Alessio mi riporta alla realtà e a dove vorrei essere. Lui è la mia salvezza.

«Stai bene?»

Si avvicina, mi dà un bacio sulla fronte e si siede accanto a me. Appoggio la testa contro il suo petto.

Sentire il suo profumo è ciò di cui ho bisogno in questo momento.

«Dove vai?» domando dato che si è rivestito e pare in procinto di andarsene.

«Devo tornare a casa mia a cambiarmi, ma tu hai la doccia in assoluto migliore del mondo.»

Mi lancia un occhiolino e io sorrido di rimando.

«L'ho pagata un occhio della testa, ma direi che ne è valsa la pena.»

«Soldi davvero ben spesi. Te la senti di venire in ufficio? Sarà una giornata molto intensa. Preparati a un terzo grado da parte di Martelli.»

«Mi piacciono le giornate intense, ma non so se sono pronta ad affrontare il nostro capo e la sua scontrosità.»

«È rimasto sconvolto dalla fuga di Pietro. A modo suo è parecchio preoccupato, se ci aggiungi che anche a casa la situazione con il figlio non è migliorata. Avrebbe dovuto prendersi un periodo sabbatico, ma con quello che è successo, ha preferito restare finché le cose non si saranno sistemate. Ci tiene molto ai suoi dipendenti, anche se ha uno strano modo di dimostrarlo.»

Effettivamente non ho mai visto Martelli sotto questa luce. Con me è sempre stato uno stronzo immane, saperlo preoccupato lo rende più umano. Annuisco.

«Mi rendo presentabile e ci vediamo alla Farber

«Posso passare a prenderti appena ho finito, se vuoi. Saperti da sola mi spaventa e non poco.»

«Ma come siamo dolci e protettivi stamattina.»

«Lisa, non è il caso di scherzare. Non sappiamo dove sia Pietro, per quanto mi riguarda potrebbe nascondersi nei paraggi e attendere che tu sia da sola per farti del male di nuovo. Non posso permetterlo.»

«D'accordo. Accetto il passaggio solo perché si è fatto tardi e non voglio che Martelli se la prenda troppo. E arrivando assieme a te corro certamente meno rischi.»

«Perfetto.»

Si avvicina, mi accarezza, posa le labbra sulla fronte.

«Ti amo da morire, Lisa.»

E quelle parole sussurrate mi fanno credere, finalmente, in quel qualcosa in più. Anche se continuerò a essere la sua amante.

***

Mi precipito dentro l'ufficio di Martelli alla velocità della luce. Non aspetto neppure che urli il mio nome, entro senza bussare interrompendo il suo tentativo di distruggere a suon di pugni la tastiera del suo computer.

«Capo!

Gli getto le braccia al collo, prendendolo alla sprovvista.

«Sì, va bene anche a me fa piacere vederti, ma adesso non esagerare. Perché ci hai messo così tanto ad arrivare?»

Mi sono mancate le sue ramanzine.

«C'era traffico.»

Lancio uno sguardo ad Alessio in cerca di conferma. Siamo arrivati assieme, ma non so quante informazioni sia il caso di rivelare.

Mi sorride, un segno di assenso con la testa.

«Siamo arrivati assieme, Rodolfo. Le ho dato un passaggio per evitare spiacevoli inconvenienti, vista la situazione.»

«Hai fatto bene. Ma accoglie in questa maniera affettuosa anche te? Perché mi sembra un po' esagerato come gesto.»

Arrossisco. Alessio però, sembra avere la situazione sotto controllo.

«No, Rodolfo. Solo tu hai questa fortuna.»

Mi rivolge l'ennesimo sorriso, poi incatena lo sguardo al mio. È abbastanza evidente che il nostro rapporto è cambiato. Ora è qualcosa di molto più profondo, che agisce su cuore e anima. Mi fissa, intensamente. Come se volesse solo me per l'eternità.

«Se voi due avete finito di guardarvi, gradirei arrivare al punto che ci porta qui.»

Martelli si schiarisce la voce e ci fa intendere che si è accorto che tra di noi c'è qualcosa anche se non lo dice apertamente.

Io e Alessio annuiamo all'unisono e al capo sfugge uno sbuffo. Alza gli occhi al cielo e poi li rivolge sullo schermo del suo computer.

«Dobbiamo parlare con Marta. È l'ultima che ha visto Pietro prima della fuga.»

Le virgolette aggiunte mentre parla mi mettono in allarme. Che cavolo significa?

«Lisa, chiama immediatamente la tua amica e falla venire qui. E verifica che almeno sia alla sua postazione dato che l'ultima volta era dove non sarebbe dovuta stare.»

Annuisco. Mi avvicino al telefono e compongo l'interno 4, il numero diretto di Marta. Suona a vuoto. Riprovo, questa volta digitando il 6. L'ufficio personale. Non so perché mi sia venuto in mente proprio quello, ma l'istinto mi dice di fare un tentativo.

«Alberto, sono Lisa. Sto cercando Marta, per caso l'hai vista?»

«Era qui fino a pochi minuti fa, è passata per chiedere un'informazione.»

«E sai dov'è andata adesso?»

«Credo sia ritornata alla sua scrivania.»

«Ti ringrazio.»

Riaggancio, ma non so perché le parole di Alberto non mi hanno convinta. Non ci parliamo mai se non per questioni urgenti, ma il suo tono aveva qualcosa di strano. Come se tentasse di nascondere qualcosa.

Ritento con l'interno 4, ma non c'è ombra di risposta.

Decido di uscire per andare a cercarla. Credo mi debba delle spiegazioni. Un calore improvviso percorre tutto il corpo, inizia dalla parte bassa della schiena dove Alessio ha appena posato la mano. Non so perché abbia deciso di seguirmi, ma sono felice che sia qui vicino a me.

Mi volto per sorridergli. Occhi negli occhi, di nuovo.

«Mi stai per caso seguendo, Mazzini?»

«Ovunque andrai, Ferrari.»

Questa nostra nuova complicità è talmente inaspettata che mi lascia senza fiato e parole da dire. Solo brividi. E battiti. Speranza.

Raggiungiamo l'ufficio di Marta, silenzio. Il ronzio del monitor è l'unico suono presente all'interno della stanza vuota.

«Wow, addirittura il comitato d'accoglienza?»

Io e Alessio ci voltiamo verso la porta alle nostre spalle. Marta ci fissa, le braccia incrociate di una ragazzina viziata e capricciosa.

«Ti stavamo cercando. Abbiamo bisogno di parlarti» replico, calma.

«E di cosa?»

Il suo tono è secco, di supponenza.

«Sei l'ultima persona che ha visto Pietro prima che se ne andasse, se sai qualcosa devi dircelo. C'è una denuncia a suo carico.»

«Io non so niente, a parte che è tutta colpa tua, Lisa!»

«In che senso, scusa?»

«Se non ci fossi stata tu, io e Pietro avremo potuto costruire qualcosa insieme. Taiwan sarebbe stata la nostra occasione. Invece hai voluto fare la stronza e lui se n'è andato. E io non so dove sia.»

Resto basita dalle parole di Marta. Credevo di potermi fidare di lei.

«Marta, qui mi pare che l'unica stronza sia tu. Ti sfugge forse il fatto che Pietro è scappato dopo che ha strattonato Lisa con violenza e che ora ci sia una denuncia a suo carico. Non sapevi che quello con cui te la facevi di nascosto, è ricercato?»

Guardo Alessio che con poche frasi mi ha messo davanti a un'evidenza che non volevo scoprire. Pietro e Marta. Insieme.

«Mi dispiace che tu sia venuta a saperlo così, Lisa, ma quello che diceva di amarti non solo ti ha fatto del male fisicamente, ma con la scusa del viaggio a Taiwan, se la spassava con quella che si spacciava per tua amica. E credo che Marta, qui presente, possa confermare.»

Sono senza parole. Guardo entrambi, gli occhi ridotti a due fessure di Marta mi danno quella risposta che speravo di non ricevere. Mi asciugo una lacrima, mi avvicino a lei, la affronto.

«Da te non me lo sarei mai aspettato. Dimmi solo perché.»

«Perché Pietro mi piace davvero ed ero disposta a tutto pur di averlo, ma credimi se ti dico che non ho idea di dove sia. Ero convinta fosse partito per Taiwan, ma ora non so più cosa pensare.»

Non aggiungo altro. Le volto le spalle e mi allontano sbattendo la porta. Non è da me avere questo atteggiamento aggressivo, ma la rabbia che ho entro mi fa sragionare.

Mi accomodo alla scrivania, la testa fra le mani. Scoppio a piangere.

Una carezza. L'unica cosa che mi fa andare avanti.

***

«Marta non è stata di aiuto» esordisco mentre mi intrufolo nell'ufficio di Martelli.

«Potresti almeno bussare! Cos'è tutta questa confidenza, Lisa?»

«Mi piace farla arrabbiare. Possiamo iniziare la nostra riunione?»

«Non c'è molto da dire. La questione va risolta. Mi sento responsabile per te, Lisa.»

«Non ce n'è bisogno, davvero. E poi qui dentro sono al sicuro. Senza Pietro, ovviamente.»

Gli faccio un sorriso, il mio modo per dirgli grazie.

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