Capitolo 24
«Alla fine, fai sul serio con Pietro. Non pensavo saresti riuscita a scegliere, ma sono molto fiera di te.»
Sorrido a Moira. Alla fine, è stato anche grazie alle sue parole se ho preso una decisione. E con Pietro le cose vanno molto bene. Nessun accenno di possessività, nessuna reazione insolita, solo dolcezza e tanta passione.
È come se davvero di colpo ci fossimo trovati.
Do un'ultima occhiata alla mia immagine riflessa. Il mio aspetto non è ancora dei migliori, ma ci sto lavorando. Se non altro sono riuscita a coprire le ultime pustole rimaste sul viso con un enorme strato di fondotinta e con un nuovo look da cattiva ragazza.
Spero di fare una buona impressione su Pietro questa sera. Sarà la nostra prima uscita ufficiale come coppia, la mia prima dopo troppo tempo a rincorrere l'unico uomo di cui non sarei mai stata la priorità. Per Pietro lo sono. E mi sento stranamente e finalmente felice.
«Avete intenzione di tornare a dormire qui o andrete da Pietro?»
Moira e le sue domande imbarazzanti e inopportune.
«Non ne abbiamo ancora parlato, ma se ti infastidisce la nostra presenza allora vorrà dire che mi fermerò da lui stanotte, d'accordo?»
Le faccio una linguaccia mentre mi passo l'ultimo strato di fard sulle guance. Io e Pietro non siamo affatto silenziosi, ma Moira potrebbe sforzarsi un po' ed essere più tollerante. E magari farsi una vita sociale.
«Non intendevo offenderti. È che non mi piace dormire da sola, per cui, anche se voi due fate un sacco di confusione quando siete impegnati in una certa situazione, sappi che non c'è alcun problema se decidete di dormire qui.»
«Lo terrò a mente. Grazie, Moira.»
«Sai già dove ti vuole portare?»
«Ha prenotato un tavolo al "Condiviniamo", un ristorante che ha aperto da poco. Si trova in zona Duomo, non troppo distante dal nostro ufficio. Sta ottenendo un discreto successo, nonostante sia attivo da nemmeno un mese.»
«Ne ho sentito parlare. Alcune mie colleghe ci sono andate qualche volta per pranzo. Pare si mangi molto bene e hanno un sacco di alternative vegetariane e vegane. L'unico problema è che trovare un posto è quasi impossibile, lo spazio è limitato e la disposizione dei tavoli cambia mensilmente. Ritieniti fortunata ad aver trovato un tavolino libero.»
«Devo ringraziare Pietro, è lui che ha prenotato.»
«Domani mi racconti com'è andata d'accordo?»
«Come sempre. Passa una buona serata, Moira.»
Mi richiudo la porta alle spalle e mi precipito giù per le scale. Evito l'ascensore anche se con i tacchi cammino con difficoltà, ma non vorrei mai ricadere nella trappola degli attacchi di panico che i luoghi troppo chiusi mi hanno sempre provocato dopo la morte di Ivan.
Pietro mi sta aspettando appoggiato al muro dell'androne del palazzo. Indossa dei jeans sbiaditi e rattoppati, una semplice polo verde acqua e il giubbotto in pelle. Una visione. Sono talmente svelta nel raggiungerlo, da prenderlo alla sprovvista. Mi aggrappo al suo collo e lo riempio di attenzioni.
«Mmh...siamo agguerrite questa sera.»
«Astinenza da baci e da te. Non ci vediamo da ben dodici ore.»
«Che fai, mi diventi morbosa?»
«All'occorrenza, ma se vuoi smetto di importunarti per sempre.»
Alzo il viso e colgo un velo di incertezza nel suo sguardo. Il corpo si è irrigidito di colpo e Pietro pare nervoso.
Sta succedendo di nuovo. Il suo umore è cambiato radicalmente ed è bastata una frase ironica per farlo reagire male.
«Guarda che scherzavo. Non ho intenzione di smettere di importunarti, sessualmente parlando.»
Gli faccio un occhiolino e lo prendo a braccetto invitandolo a raggiungere almeno l'uscita. Una volta fuori, lui sembra rianimarsi. Una nuova luce gli illumina il volto, i suoi occhi riflettono desiderio.
Mi afferra per la vita fino a sollevarmi da terra, lo sguardo infuocato su di me. Mi ritrovo con le spalle al muro e il suo respiro sul collo. Tutto mi sarei aspettata, tranne una sveltina improvvisata sotto casa.
«Fai attenzione con le provocazioni, tesoro. Mi fanno sempre uno strano effetto.»
«Mi piace correre il rischio» sussurro.
Di colpo non capisco più nulla. Il suo profumo mi entra nelle narici, gli afferro le labbra tra le mie, lo bacio completamente in estasi. Eccitata dalla situazione in cui ci troviamo. Non c'è nessuno nei paraggi, ma anche se ci fosse in questo momento non me ne importerebbe nulla. Io, di solito così razionale, mi lascio prendere da questo momento di pura follia emotiva e istintiva. Quando infila le mani dentro ai collant io sono già partita per la tangente.
«Qualcuna qui è in vena di trasgressioni. Look aggressivo, tacco vertiginoso, vestitino in pelle lucida fresco di negozio...»
«Ti piace?»
«Tu che ne pensi?»
«Penso che ritarderemo un po' la cena.»
«Inizieremo dal dessert.»
Non c'è più spazio né tempo per le parole sussurrate all'orecchio. Pietro affonda e io perdo ogni contatto con la realtà. Mi sento sua per davvero.
***
Quando varchiamo la porta del Condiviniamo, abbracciati e accaldati, abbiamo almeno un'ora di ritardo. A Pietro pare non importare, dato che continua a sussurrarmi frasi che, se pronunciate a voce alta, farebbero scandalizzare i presenti.
Il ristorante è pieno e, anche se tutti commensali sono impegnati con i loro piatti, io mi sento osservata e al centro dell'attenzione, ma non è solamente perché il mio fidanzato mi riempie di complimenti.
Una cameriera si avvicina e inizia a riempirci di domande quasi come fossimo indagati per qualcosa. In effetti il mega ritardo di stasera ci mette sulla lista nera dei cattivi clienti.
«Buonasera, avete una prenotazione?»
«Ce l'avevamo, ma è scaduta circa un'ora e mezza fa.»
Pietro alza le spalle e mi lancia un altro dei suoi sguardi famelici. Il suo menefreghismo nei confronti di questa situazione non mi piace granché. Dovremmo come minimo scusarci per essere arrivati così tardi senza avvisare.
«Mi dispiace, ma il vostro tavolo è già stato assegnato a qualcun altro.»
«In che senso, mi scusi?»
«Be' in mancanza di avvertimento e con un ritardo maggiore di quindici minuti, la nostra politica prevede la riassegnazione dei posti.»
«Ma è assurdo!»
Il tono di Pietro si alza, molte persone si girano nella nostra direzione creando un borbottio di sottofondo. Tento di intervenire per evitare che la situazione si scaldi. Ho visto altre volte Pietro innervosirsi e quando capita, mi mette paura pur conoscendolo e frequentandolo da un po'.
«Dai, Pietro non mi sembra il caso di prendersela. In fondo è colpa nostra che abbiamo tardato. Se non c'è posto possiamo andare da un'altra parte.»
La cameriera mi lancia uno sguardo di ringraziamento. Credo iniziasse ad avere delle difficoltà a gestire la situazione.
«Veramente, due posti liberi ci sarebbero» ci avvisa.
«Davvero?»
«Certo, si trovano nella nostra sala speciale, laggiù a destra dopo l'arcata in mattoni.»
Mi volto proprio in quella direzione, ma l'unica cosa che noto sono due tavolate enormi di cui una già al completo. Cerco di individuare dei posti da due ma, dalla posizione in cui mi trovo, vedo solo teste chinate sui piatti.
Quando riporto l'attenzione sulla cameriera, mi accorgo di essermi persa qualche passaggio. Ho colto solo la parola tavolo in condivisione, il che mi provoca una strana sensazione.
Che cavolo significa?
Cerco di richiamare Pietro afferrandolo per un braccio, ma lui non sembra farci caso. Al contrario, mi sorride e mi guarda come farebbe un bambino dentro un negozio di giocattoli.
«Un tavolo condiviso. Non è una figata? Chissà chi saranno i nostri vicini» esclama con enfasi.
Lo fisso con molta perplessità. Sono in parte contrariata perché speravo di restare sola con lui. Non mi piace l'idea di sedermi accanto a degli sconosciuti per chiacchierare di non so che. Io voglio la nostra intimità.
Posa una mano sulla parte bassa della mia schiena e seguiamo la cameriera verso i posti che ci sono stati assegnati all'ultimo. Rido alla battuta che Pietro ha appena sussurrato al mio orecchio, ma mi blocco immediatamente perdendo quel poco di entusiasmo che mi stava montando dentro.
Davanti a noi, seduti al nostro stesso tavolo, accanto ai nostri posti, ci sono Alessio e Laura.
Voglio morire.
«Non ci posso credere. Guarda com'è piccolo il mondo!»
Pietro si accomoda proprio vicino ad Alessio dandogli un leggero colpo sulla spalla, come se fossero vecchi amici. Io invece resto in piedi immobile, incapace di elaborare quello che sta accadendo. Non ho alcuna intenzione di condividere la cena con loro due.
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