Capitolo 9
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Con passo incerto si avvicinò a lei e la vide fissarsi in silenzio allo specchio, con lo sguardo vuoto e le labbra strette. I suoi occhi erano lucidi e il tempo parve fermarsi, incastrato tra la porta del bagno e il macigno che aveva schiacciato il cuore di Roy a quella vista.
«Fatina? Tutto okay?»
«Vai via, sono orribile» La sua voce era un sussurro, Leroy notò solo in quel momento quanto stesse stringendo forte il bordo del lavandino. Le nocche erano talmente bianche da sembrare che stessero riflettendo la luce a neon delle lampadine lungo il bordo dello specchio, le dita aggrappate alla superficie liscia della ceramica che tentavano di ancorarla, in qualche modo, alla realtà che i suoi occhi vedevano.
«Hai battuto la testa per caso?» Lei la scosse, la testa.
«Non mi vedi? Sono uno scheletro. Non sarò mai come tutte le ragazze che vedi nella nostra scuola e fuori.» C'era una tale cattiveria in quelle parole, un disprezzo così intrinseco nella sua voce che Leroy si chiese come facesse a parlare di se stessa così. Come fosse possibile odiarsi a tal punto.
«Non dire scemenze, Chrissy, sei troppo intelligente perché ti permetta di farlo»
«Hai visto? Hai fatto un complimento alla mia mente. Sono solo questo dopotutto. Intelligente, veloce, una brava sportiva e una brava studentessa. Sono l'orgoglio di tutti i professori» Farfugliò esasperata, con il viso chino e i capelli a coprirlo, ma lo sguardo ben fisso su un'immagine che non voleva più vedere. Si fermò un secondo e inspirò come se fosse stanca di correre. «ma non sono bella. Non ho niente che mi renda attraente. Ho le lentiggini, il mio sedere e il mio petto sono piatti. Sono bassa, non ho delle belle gambe. Sono praticamente una bambina di nove anni che va alle superiori» Leroy fu colpito da quelle parole come se lo avessero pugnalato dritto al petto, il loro tono ribolliva di disgusto, di così tanta repulsione che avrebbe voluto mandare in mille pezzi la superficie vitrea che gli si stagliava davanti. Si posizionò dietro di lei davanti allo specchio e la guardò attraverso esso. Le spostò delicatamente i capelli dal viso, beandosi della loro setosità a contatto con i suoi polpastrelli.
«Non è vero, Chrissy, vedi cose che non ci sono»
«Sei tu a non vedere quelle che invece sono palesi» Roy scosse la testa e, dopo un attimo di esitazione, sbottonò gli ultimi bottoni che tenevano chiusa la camicia della ragazza. Gliela sfilò accarezzando con le dita ogni millimetro, dalle spalle alle mani pallide. Appese il capo d'abbigliamento al gancio accanto all'accappatoio.
«Guardami, Chrissy» La ragazza sollevò lo sguardo verso gli occhi blu di Roy, perdendocisi dentro dallo specchio. Lui aveva spostato le mani sui suoi fianchi, il candore della sua pelle era in contrasto con la t-shirt scura che la ragazza indossava.
«Questo corpo che tanto ti dispiace è forte. Ti mantiene in salute.» Strinse un po' la presa sulla vita della ragazza, prima di prenderle il polso e sollevarle il braccio. «Questi muscoli sono sodi, sani. Sono meravigliosi» Strofinò il naso contro la sua guancia, inebriato dal suo profumo di gelsomino. Era dolce e gli stava dando alla testa, lo confondeva e lo faceva sentire come su una giostra impazzita. Era possibile che quello fosse davvero lui, che quelle parole stessero sul serio uscendo dalla sua bocca?
«Il tuo corpo è un tempio, Fatina, un bellissimo tempio»
«Non mi piace, è un tempio inutile. Non riesco a mettere su neanche un grammo per rendere più morbidi questi fianchi che stai circondando» Indicò con fastidio il riflesso del braccio di Leroy intorno alla sua vita. La sua mano, così piccola e pallida, tremava mentre puntava contro una coppia di ragazzi abbracciati e distorti dallo stesso riverbero che li proiettava ai loro occhi.
«Sai, Fatina, non mi importa che tu non abbia le tette di una modella, o il sedere della Minaj. Io ti trovo bellissima. So che adesso non mi crederai, ma ai miei occhi sei meravigliosa, queste lentiggini mi fanno impazzire. Vorrei contarle una ad una. E il tuo sorriso ti fa risplendere, non ti accorgi neanche di quello che sei. Ci sono i ragazzi della squadra maschile che si girano a guardarti e ogni tanto vorrei ucciderne un paio» Leroy rise per cercare di smorzare la tensione e un po' per sembrare meno ridicolo, ma dentro di sé sentiva l'emozione prendere a calci il suo stomaco. Doveva tentare il tutto e per tutto pur di far sì che Chrissy si convincesse di essere bellissima. Si era ripromesso che si sarebbe preso cura di lei e anche quello faceva parte del pacchetto, perché non sarebbe stata realmente felice finché non sarebbe stata in grado di guardarsi allo specchio senza disprezzarsi.
«Sono tutte stronzate, Roy. Non sai fare il poeta»
«Infatti faccio l'aiuto coach»
«Non ti sopporto»
Roy la strinse un po' di più a sé e Chrissy si accorse che anche a maniche corte stava benissimo, nonostante fuori il freddo avanzasse sempre più spietato insieme all'inverno. Leroy era rovente, la scaldava, la avvolgeva. Era come il suo profumo, si insinuava prepotentemente nelle viscere del suo minuscolo corpo. Era un virus pericoloso che si agganciava a ogni sua singola cellula e la infettava, una malattia rara che la stava contaminando e per la quale non era certa che esistesse una cura.
Però non riusciva a credergli, forse proprio a causa di quella sua natura ambigua.
«Chi ti ha reso così, Fatina?»
«Acida? Ci sono nata»
«Chi ti ha reso cieca? Chi ti ha messo in testa che non vali nulla?»
Per un secondo la vista di Chrissy si annebbiò e le si mozzò il respiro in gola. Boccheggiò e involontariamente conficcò le unghie nel polso di Leroy. Lui non fece una piega e aspettò che lei decidesse se confidarsi con lui ancora una volta o tacere.
«Qualcuno di cui credevo di potermi fidare»
In un secondo tutti i ricordi legati a quella persona, all'essere immondo che aveva giurato e spergiurato di amarla, ogni singolo secondo delle loro storie intrecciate le passò davanti agli occhi. Nella sua mente ogni dettaglio vorticava così rapidamente che dovette appoggiarsi a Leroy per non crollare a terra. Il ragazzo poggiò il mento sulla sua testa, accogliendola un po' di più tra quelle braccia toniche che potevano offrirle affetto e protezione.
«Era un qualcuno molto stupido» Mormorò, sperando che le parole a cui aveva in realtà pensato non si leggessero nei suoi occhi. Le avrebbero fatto male, perché avrebbe potuto sentirsi stupida per aver scelto una certa persona da amare e non voleva che lei si sentisse in alcun modo giudicata. Il dolore era tale e aveva la necessità di essere accolto e vissuto, non giudicato.
«Non ero mai abbastanza, il mio cuore non era mai sufficiente. I miei sforzi non erano mai sufficienti. Ho provato di tutto perché il mio aspetto fosse gradevole ai suoi occhi, non mi amavo più» La sua voce si fece piccola e rotta, un milione di schegge colpì Roy e gli si conficcò nel cuore con prepotenza.
«C'era sempre qualcuna più bella. Guarda, guarda la tua amica Lucy che belle gambe. Lei si che può metterlo quel vestito. Non ti offendere, non è colpa tua se il corpetto segna meglio il seno di quella della classe di biologia. Certo che la prof di storia è figa per essere una trentottenne» Ripeté ogni parola con crescente disprezzo e rabbia, imitando un tono già di per sé odioso. Chrissy, per un attimo, desiderò non aver mai incontrato quel ragazzo, non averlo mai amato e forse durò infinitamente più che una breve frazione di tempo. Lo detestava, avrebbe voluto che sparisse dalla sua vita, dalla sua mente, dal mondo.
Leroy la fece girare su se stessa e le prese il viso tra le mani, sul suo viso l'espressione di chi vorrebbe proteggerti e non sa da dove iniziare, ma che per questo comincia un po' da tutte le parti.
«Sei stata con qualcuno di molto viscido, oltre che idiota. Fatina. Tu sei una delle persone migliori che abbia mai incontrato. Non ti dico la migliore perché poi passerei in seconda posizione e mi piace la vista da questo gradino del podio» Chrissy ridacchiò tra le lacrime.
«Però ti assicuro che sei così bella che non ho parole per descriverti. Sei luminosa, mozzafiato, sei dolcissima» Le punzecchiò il naso con la punta dell'indice sapendo quanto le desse fastidio e sperò che continuasse a ridere.
«Quando arricci il naso per fare le tue smorfiette sei la cosa più dolce del mondo, lo sai? Non ti sopporto quando mi rispondi a tono e mi zittisci perché mi irrita sapere che c'è qualcuno che mi tiene testa. Però so per certo che non devi mai e poi mai buttarti giù per l'errore di qualcun altro. Vorrei che tu potessi vederti con i miei occhi e vedere tu stessa quanto... diamine, quanto tu sia splendida» Leroy avrebbe potuto continuare ancora e ancora a snocciolare motivi per i quali Chrissy avrebbe dovuto vedersi bellissima, ma la pancia di quest'ultima brontolò rumorosamente.
«E adesso rischio di essere mangiato vivo, perciò è meglio che torniamo di là e ti rimpinziamo»
***
Fecero merenda prendendosi in giro a vicenda e Roy fu felice di vedere Chrissy sorridere di nuovo. L'aveva già vista piangere in precedenza, ma quel pomeriggio era stato completamente diverso perché la sua fragilità era stata causata da una persona spregevole e nessuno si meritava di odiare se stesso a causa d'altri. Soprattutto non Chrissy.
Dopo aver assaggiato la sua frangibilità aveva temuto che non avrebbe mai più rivisto la ragazzina di sempre, con quella sua fossetta sulla guancia, le rughette d'espressione che spuntavano intorno ai suoi occhi e alle labbra. Non riusciva, un po' per impossibilità un po' per egoismo, a immaginare un mondo in cui Chrissy non sprizzasse gioia ed energia da tutti i pori.
Durante il breve periodo di tempo che aveva trascorso in sua compagnia aveva capito alcune cose di lei e tra queste c'era anche la sua inesauribile voglia di vivere, la sua frizzante felicità era capace di contagiare chiunque. Lo aveva visto con i propri occhi quando alcune ragazze della squadra di atletica erano giù di morale e lo aveva provato sulla propria pelle, anche se per quanto lo riguardava non era certo che ci fossero momenti in cui l'allegria di Chrissy aveva influito su di lui più che in altri. Era semplicemente affascinato dall'ascendente che lei aveva sulle persone che la circondavano.
Lei non se ne rendeva neanche conto e quel piccolo crollo che aveva avuto davanti a lui ne era la prova. Era chiaro come la considerazione che aveva di sé fosse ben lontana dal suo reale valore e non perché il suo ego fosse spropositatamente vasto. Chrissy era una di quelle persone che facevano le cose per la gioia di farlo, perché era nella loro indole agire secondo quegli schemi. Non c'era mai un secondo fine, mai lo sfruttamento di terzi per un tornaconto personale. Era speciale. Era una stella che brillava di luce propria, ma proprio come le stelle non potevano illuminare il cielo per sempre, lei non era invincibile.
«Leroy, ti sei distratto di nuovo. Concentrati o non andremo da nessuna parte»
Quelle parole tuonarono alle orecchie di Roy distorte da un ricordo che aveva creduto seppellito nel profondo. Rivide davanti a sé l'espressione dura del padre che, con posizione rigida e autoritaria, lo osservava allenarsi per diventare un soldatino dell'Accademia. Non importava quali sforzi facesse, Roy non era mai abbastanza bravo.
La figura dolce di Chrissy venne sostituita da quella austera dell'uomo che l'aveva messo al mondo. I bordi della ragazza tremolarono e divennero quasi tre volte più grandi. Le divennero i capelli biondi, gli occhi di ghiaccio e una voce tenebrosa coprì quella rauca di una ragazzina un po' influenzata. Era come rivivere quell'incubo un'altra volta. Non voleva farlo. Non voleva che Chrissy venisse sporcata dal fantasma di un padre che lo aveva sempre trattato come un meticcio da addestrare, come una macchina da guerra venuta al mondo in funzione della Mutants and Hunters Academy. Non poteva permetterlo. Quell'uomo aveva già rovinato lui e sua madre, non gli avrebbe permesso di danneggiare anche il modo in cui lui vedeva la ragazza che gli sedeva di fronte. Si strofinò gli occhi stancamente e cercò di allontanare la rabbia e la delusione che gli stavano salendo lungo la gola come bile acida.
«Scusa, non volevo» Sbatté le palpebre velocemente, giocando con un ricciolo biondo come faceva da bambino quando era nervoso.
«Non preoccuparti. Se vuoi facciamo un'altra piccola pausa, ti vedo stanco» Chrissy imitò il suo gesto giocando con una ciocca scura e lo guardò con qualcosa che somigliava molto all'affetto. Leroy si sentì in un certo senso importante sotto quello sguardo dolce e premuroso. Gli ricordò un po' sua madre.
Questa volta lasciò che i ricordi lo inondassero, che lo sovrastassero con prepotente impeto, che lo lasciassero steso a terra agonizzante. Era un dolore piacevole riportare a galla tutti i momenti passati con la donna che amava di più al mondo. C'era qualcosa di straordinariamente bello nel rimembrare l'amorevole attitudine di Judith Perkins. Se chiudeva gli occhi gli sembrava di poter di nuovo afferrare tra le dita la sua collana con una goccia di acquamarina. Lo faceva tutte le volte che, nell'innocenza dell'infanzia, si sentiva spaventato. Allora le saltava in braccio e in una mano stringeva il ciondolo brillante e nell'altra teneva il viso della madre. Ricordava i suoi occhi verdi sorridergli attraverso le ciglia folte e scure, iridi così luminose da far passare il secondo piano le occhiaie violacee. Leroy si ritrovò con il fiato pesante e sentì le mani tremare, fu costretto a stringere le proprie ginocchia per non darlo a vedere. Rimpianse di essersi spostato con Chrissy sul divano, perché lì non c'era alcuna barriera tra loro e lei avrebbe potuto notare ogni goccia della sua debolezza.
Chrissy si fermò a osservare Leroy per un secondo. Aveva gli occhi persi nel vuoto e i capelli sulla fronte, mentre il suo sguardo vagava da qualche parte nello spazio tra l'infinito e il pavimento. Il suo petto si alzava e abbassava irregolarmente, come se stesse affrontando una lotta con se stesso e avesse corso per salvarsi, pur rimanendo quasi immobile su quel divano. La vista di Leroy in quelle condizioni fece sentire Chrissy incredibilmente svuotata. Voleva aiutarlo, voleva essere per lui ciò che era stato per lei pochi minuti prima in quel bagno di due metri e mezzo per quattro.
Si accorse in quel preciso istante di quanto tenesse a lui. Bisticciavano di continuo e una volta non si erano parlati per una settimana, in quei sette giorni lei si era sentita giù di morale e aveva fatto fatica a tenere il ragazzo biondo fuori dalla propria testa. Le era mancato e anche in quel momento lui era distante, nonostante fosse a pochi centimetri da lei, immerso nei suoi pensieri che lo avevano portato chissà dove lontano da lei. Aveva voglia di toccarlo, di fargli sapere che lei era lì con lui e per lui, voleva riportarlo indietro da lei e tenerlo ancorato lì.
Leroy, invece, era troppo impegnato a litigare con se stesso. I suoi pensieri si erano spostati dalle braccia di sua madre alla ragazzina che gli stava accanto, seduta su quel divano grigio spento che nessun'altra ragazza aveva mai sfiorato prima. Da una parte voleva proteggere quella ragazzina, quella alla quale stava mentendo su tutta la linea, quella dalla quale non riusciva a stare lontano. Dall'altra sapeva che quella stessa ragazzina, con la sua forza impetuosa e le sue debolezze devastanti, faceva parte di un piano più grande. Persino più di lui.
Era impotente. Non poteva spostare le pedine sulla scacchiera della M.a.H, lui stesso era una di esse, ma allo stesso tempo doveva muovere quella di Chrissy nella giusta direzione. Doveva trasformarla. La guardò quando lei non se ne accorse. Uno sguardo veloce. Un'occhiata fugace tanto dolorosa da farlo quasi piegare in due boccheggiando. Voleva baciarla. Provava un desiderio così forte da essere struggente.
Prima il dovere e poi il piacere.
Se la trasformi non vorrà più vederti.
Sii un gambero, va' contro corrente.
E così fece. Camminò al contrario.
Le prese il viso tra le mani e la baciò.
✮ ✮✮ CIAO STELLINE✮✮✮
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twitter: FrancyAngelFire
Vi confesso che scrivere questo capitolo è stata dura per me. Non perché mi mancasse l'ispirazione, ma la parte emotiva che ho cercato di metterci dentro è stata... come dire, ho dovuto lasciar andare il controllo e far sì che il mio cuore scrivesse per me più del solito. Non è stato facile e spero che appreziate ciò che ho scritto, ma come sempre sono aperta a critiche costruttive e commenti di ogni genere.
QOTD: Come reagirà secondo voi Chrissy? Cosa vi aspettate dai Lissy (Leroy e Chrissy) e cosa invece pensate che succederà ai Cossy (Connel e Chrissy)?
[Le playlist sono da aggiornare con i nuovi nomi, ma sono troppo pigra e impegnata per farlo. Chiedo venia]
La playlist di Connel:
La playlist di Leroy:
Sono stupida e ho sbagliato a scrivere. La canzone è ''don't cry''- chiedo venia, Guns n Roses
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