What we do with a drunken... mermaid?
Certe volte, Chat Noir, si chiedeva cos'aveva fatto perché il destino lo prendesse per il culo.
Certo, era un pirata e un assassino, ma c'erano centinaia come lui e dubitava fortemente che anche loro avessero una sirena che gli causavano una forte frustrazione sessuale.
Era incredibilmente irritante: da un lato era attratto da lei, dall'altro si dimenticava che avrebbe dovuto venderla molto presto. Quindi...
"Che cosa ci fai sempre attaccato a lei, Noir?!"
Quasi gemette. Quasi era la parola chiave. Non poteva emettere alcun suono o quella piccola creatura curiosa avrebbe iniziato a fargli delle domande e lui non poteva occuparsene in quel momento.
Si tolse i suoi guanti ed i suoi stivali, gettandoli sulla sedia, insieme al suo giubbotto; decise di tenere la camicia, siccome le notti iniziavano ad essere fredde.
La corvina lo guardò, aspettando.
«Stasera non ti lego, tesoro.» dichiarò, dandole le lenzuola per coprirsi. «Le mie braccia sono un modo più sicuro e piacevole per farti stare al tuo posto.»
Aveva mandato tutto a puttane. Perché cazzo aveva detto così?
Non poteva mantenere il suo atteggiamento sfrontato a bada solo per un secondo? No, a quanto pare no.
Stringendo i denti, si sistemò sotto le coperte, allargando le braccia.
La sirena gli sorrise: «Va bene, grazie capitano.»
La ragazza strisciò verso di lui e si sistemò contro il suo petto.
Chat si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, ringraziando il fatto che, almeno stavolta, era coperta.
«Buona notte tesoro.» le disse, per poi soffiare e spegnere la candela sul comodino.
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Quando Chat si svegliò sentì un peso caldo sul suo petto e stringeva qualcosa di morbido.
C'era un odore di fresca brezza marina e qualcosa di dolce simile al cocco.
Il ragazzo sospirò beatamente mentre rilassava i muscoli.
Il peso sopra di lui si mosse leggermente, emettendo un caldo sospiro sulla sua pelle scoperta dalla camicia aperta.
Un attimo. Sospiro?
Chat Noir spalancò gli occhi solo per notare la sirena che dormiva pacificamente sopra di lui, con i suoi capelli color inchiostro sparsi a coprirle parti della pelle nuda.
Dio, come poteva essere che un lenzuolo fosse talmente inutile?
Avrebbe mentito se avesse detto che non era piacevole, confortevole e che non avrebbe preferito rimanere così per il resto della sua vita, accarezzandole la pelle morbida e crogiolandosi nel suo profumo; ma una parte del suo cervello continuava ad urlargli che teneva tra le braccia uno dei mostri marini più temuti dei sette mari.
E sentiva il suo membro diventare sempre più duro a causa di questo.
Cos'aveva che non andava?
Un sacco di cose, a quanto pareva, ma non gliene fregava un cazzo.
Tuttavia, la pressione di un'erezione crescente contro qualcuno era una cosa piuttosto maleducata.
Doveva soltanto riuscire a spostarla di lato: non aveva bisogno che sentisse il suo pene contro di lei.
«Tesoro...» sussurrò, prendendole delicatamente le spalle per spostarla.
La ragazza gemette, facendo inspirare rumorosamente il capitano.
Che Nettuno abbia pietà della sua anima peccatrice, perché quello era il suono più bello e osceno che avesse mai udito.
Tutti i suoi sforzi, seppur piccoli, per tenere a bada la sua erezione erano andati all'inferno.
«Per favore, non muoverti. Sei così comodo.» mugugnò, con voce roca dal sonno e le con sue labbra che sfiorarono contro il torso, facendo sentire a Chat il suo caldo respiro attraverso la camicia.
La corvina premette le sue cosce contro i fianchi del pirata, inchiodandolo al letto con forza.
Non che lui stesse lottando per alzarsi.
Marinette fece scorrere le mani lungo il petto di Chat, posandole sulle sue spalle; poi, lentamente, mosse i fianchi contro i suoi, canticchiando beatamente.
Chat Noir si morse la lingua per non gridare, e gemette.
Si lasciò cadere nuovamente contro i cuscini, non sapendo se ringraziare o lanciare maledizioni contro qualunque divinità per aver permesso che tutto ciò accadesse.
Chat notò a malapena il suono curioso che la ragazza fece.
«Che cos'è?» sussurrò, spostando la sua mano dalla spalla al rigonfiamento nei pantaloni. «È duro come una roccia. Perché hai una roccia nei pantaloni? Non è scomodo?»
Chat non poté più trattenersi ed emise un gemito gutturale, aprendo leggermente gli occhi.
«Mi dispiace, ti ho fatto male?» chiese, alleviando la presa su di lui.
Com'era possibile essere così innocenti?
«Mi stai dando la tortura più fottutamente dolce del mondo, tesoro.» rispose, non potendo fare nulla perché la sua voce non sia dura e roca. «Ma devi smettere.»
La corvina inclinò la testa, incuriosita: «Perché?»
«Porca puttana tesoro, cosa vuoi che faccia? Implorarti?»
Marinette coprì il viso nella camicia, cercando di coprire le risatine che lasciavano le sue labbra: «Un pirata che implora una sirena? Questa sì che sarebbe una cosa divertente.» disse, non danno alcun cenno di spostarsi.
Con un sospiro riluttante, Chat le mise le mani sulla vita e la rigirò sul letto, invertendo le posizioni originarie.
La ragazza continuava a ridacchiare, avvolgendo le gambe attorno ai suoi fianchi e le mani gli cinsero il collo, bloccandolo.
«Lasciami andare.» le ordinò esasperato, ottenendo solo un'altra risatina.
«No, voglio sentirti implorare.»
Chat, quasi, si soffocò con l'aria.
Aveva la minima idea di quanto era malvagia? Molto probabilmente no.
Il capitano prese un respiro profondo, poi parlò: «Per favore, mia splendida sirena, abbi pietà di me e liberami da questa dolce prigionia.»
Marinette ridacchiò ancora, per poi lasciarlo andare.
Il pirata si alzò, vestendosi per la giornata; dentro di sé sperava che il ripostiglio fosse vuoto, così si sarebbe preso cura del suo "piccolo" problema.
Lui la guardò ancora una volta prima di uscire dalla stanza, mentre sonnecchiava tranquillamente nel suo letto.
Chat uscì, chiudendo la porta della cabina, poggiandosi contro la porta.
Non appena sentì un miagolio divertito abbassò lo sguardo e vide Plagg ghignare, come se sapesse cos'era successo.
«Vaffanculo.» gli rispose affettuosamente.
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Forse Chat Noir avrebbe dovuto dire alla ragazza che avrebbero fatto una breve sosta in un porto durante il pomeriggio, ma non aveva alcuna intenzione di farla uscire, quindi era inutile avvisarla.
Non gli piaceva nemmeno passare la giornata nei porti, anche se erano piccoli: c'era il rischio che venisse riconosciuto.
Aveva detto alla sua ciurma di sbrigarsi; lo fece lui, scegliendo un regalo durante il tragitto: in una piccola borsa c'erano delle fette di cocco immerse nello sciroppo di mango.
Il capitano sperava che alla sirena sarebbe piaciuto il cocco, ma quando entrò nella cabina venne investito da un forte odore di alcool.
«Capitanoooo!»
La cosa che seppe più tardi fu che si ritrovò inchiodato alla parete, la ragazza premuta contro di lui e le braccia attorno al collo, fissandolo con gli occhi semiaperti; puzzava d'alcool.
«Che cos'hai fatto?» le chiese.
«Allooora... Avevo sete, così ho aperto uno degli armadi per vedere se c'era qualcosa da bere e ho bevuto quelle strane bevande che stavano in quelle bottiglie divertenti. Hanno un sapore tremendo!» spiegò con un broncio.
Mai nella sua vita il capitano Noir si era aspettato di incontrare una sirena ubriaca: aveva un sorriso stupido, ma dannatamente carino, mentre lo guardava.
Successivamente, lo sguardo della corvina cadde sul suo busto e aprì maldestramente la camicia, scoprendo buona parte del petto; aggrottò la fronte, come se stesse cercando si risolvere un mistero indecifrabile, mettendogli una mano sopra, esaminandolo –perché era di nuovo nuda?– e, per orrore di Chat, si prese un seno tra le mani.
«Abbiamo il petto diverso...» osservò mentre si massaggiava il capezzolo distrattamente. «Perché?»
Il pirata fece del suo meglio per guardarla negli occhi, cosa che fece, ma non poté evitare di guardarle i seni per un secondo.
Era un quadro che avrebbe tenuto in mente per le sue scappatelle nel ripostiglio.
«Per diversi motivi.» rispose seccato.
«Vaaa beneee.» sospirò, appoggiando la testa contro il suo petto.
Prima che Chat Noir potesse dire altro, la corvina si mosse, strofinando il naso fino all'incavo del collo e inalando il suo profumo.
«Hai un odore migliore di quella disgustosa bevanda.» sospirò, il suo respiro caldo contro la sua pelle già calda.
Il ragazzo aprì la bocca per parlare, ma le parole gli morirono in gola quando sentì le sue labbra contro il collo, per poi essere sostituite da qualcosa di caldo e umido.
Il suo respiro si fermò nel sentire la sua lingua fare la sua strada sulla sua pelle, finché le sue labbra non furono accanto al lobo dell'orecchio.
«E anche un sapore migliore.»
Chat prese un momento di pausa per maledire tutto prima di utilizzare l'ultimo briciolo di ragione che gli restava per allontanarsi da lei.
«Basta alcool per te, ora e per sempre.» dichiarò lui, facendola ridere.
I suoi occhi azzurri vagavano dal suo viso perfetto al suo petto, finché non raggiunsero l'inguine: «Come va con la tua ferita di stamattina? Forse posso aiutarti.» si offrì, cadendo sul pavimento. «Le sirene possono guarire le ferite.» ammise con un singhiozzo, per poi raggiungere con le mani l'orlo dei pantaloni del pirata. «Forse posso leccarlo.»
A Chat ci volle tutta la sua forza di volontà per non venire in meno di un secondo: l'immagine di lei in ginocchio che lo guardava con quei magnifici occhi azzurri, sicuramente, perseguiterà le sue fantasie più buie.
Il pirata serrò la mascella, afferrandole le mani e aiutandola ad alzarsi.
Lei ridacchiò, inciampando nei suoi stessi piedi e mettendogli le braccia attorno al collo per restare in equilibrio, guardandolo con occhi sognanti e le labbra arricciate in un sorriso.
Poteva baciarla. Velocemente.
Solo un tocco veloce. Solo per soddisfare se stesso nel conoscere il sapore delle sue labbra.
Si chinò verso di lei senza nemmeno accorgersene, mentre Marinette si mise in punta di piedi per avvicinarsi a lui.
Così vicino...
Le sue labbra sembravano così morbide e allettanti.
Ancora un po'...
Sapevano di qualcos'altro oltre che al rum ora?
Più vicino...
Il suo respiro sulle sue labbra e...
«Capitano! Siamo sotto attacco!»
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Come interrompere un bacio by marinette-buginette.
Ora capite perché mi sta simpatica *faccina innocente*
E nemmeno le feste interrompono la pubblicazione della fanfiction! FAC IEAH!
A sabato :D
FrancescaAbeni
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