What's a kiss?
Il capitano Chat Noir avrebbe benissimo potuto aggiungere alla lista dei suoi successi il fatto di aver vinto contro i suoi nemici con un'erezione –piuttosto dolorosa– nei pantaloni.
Ed era uno dei suoi più grandi, come quando uccise uno dei pirati più temuti prendendo il controllo della sua nave e quando ebbe sconfitto sei ammiragli della marina militare, tutto in quattro anni.
Nino, volendo fare lo stronzo, guardò il suo capitano con un ghigno: «Visto? Avevo ragione io.»
«Indossi un monocolo, non vedi un cazzo.» scattò con rabbia Chat, voltandosi verso di lui. «Ora chiudi la bocca o ti butto in mare.»
L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era il suo migliore amico che metteva carne alla brace per questa storia.
Nel momento in cui la battaglia finì, Noir si fiondò verso la sua cabina, ignorando le risatine di Nino; voleva assicurarsi che la sua sirena stesse bene.
I pirati nemici non erano riusciti a raggiungerla, ma era ubriaca e lui era preoccupato per lei.
Se le fosse accaduto qualcosa, Chat non si riteneva responsabile per gli omicidi di massa che avrebbe commesso.
Non era mai stato così protettivo con nulle nella sua vita.
Aveva senso, giusto? Quella sirena era la miglior pescata che gli sia mai capitata, perdendo ogni significato di quello che gli avrebbe dato in senso di fortuna.
Aumentando il passo, Chat spalancò la porta della sua cabina, sospirando di sollievo quando vide che la ragazza era sdraiata sul letto mentre si massaggiava le tempie.
Marinette alzò lo sguardo quando sentì la porta aprirsi. «Capitano... Mi sono svegliata con un tremendo mal di testa... Perché?»
Il biondo la guardò incredulo: davvero aveva dormito mentre era in corso una battaglia furibonda sul ponte?
Poi rifletté, arrivando alla conclusione che non era del tutto impossibile, visto quanto era ubriaca.
«Sei in hungover, tesoro. Sono le conseguenze di una sbornia.» aggiunse quando vide il cipiglio sul volto di Marinette.
«Quelle bevande disgustose. Ugh... Non le berrò mai più.»
«Non ho intenzione di fartele bere ancora.» ammise. «Hai bisogno di qualcosa, tesoro?»
«No, no, sto bene, grazie.» insistette lei, alzandosi in piedi e iniziando a camminare per la stanza come se potesse aiutarla.
«Tesoro, sarebbe meglio se ti sdraiassi.» le disse, vedendola scuotere la testa ostinatamente in risposta. «Non costringermi ad usare la forza.» aggiunse, facendola sbuffare.
«Voglio proprio vederti.» esclamò, sfidandolo.
Senza pensarci due volte, Chat la prese in braccio e, dopo due falcate, la ripose sul letto; ma la sirena aveva altri piani: gli afferrò le spalle e lo spinse contro di sé, facendolo poggiare sul suo stomaco con la testa.
«Tesoro, sono il capitano di una nave. Ho delle responsabilità da mantenere. Non posso stare qua tutta le giornata.»
La cosa era allettante, ma non poteva ignorare tutto per lei.
«Tu mi hai catturata con le tue reti, ora sono una tua responsabilità. Quindi, per favore, resta. Le tue guance mi aiutano con il dolore di stomaco.» mugugnò.
Il pirata avrebbe voluto urlare.
Non riusciva a dirle di no, soprattutto quando gli parlava in quel modo.
Con un sospiro sconfitto, Chat si lasciò riposare contro la sua pelle morbida; pochi istanti dopo gli venne in mente un'idea: girò leggermente la testa e premette le labbra contro il suo ventre.
Lei lo guardò sorpresa: «Cosa stai facendo?»
«Con un bacio ti sentirai meglio.» rispose automaticamente.
«Bacio? Cos'è?» chiese curiosa.
Non era affatto sorpreso che lei non lo sapesse.
Con un ghigno sulle labbra, le prese la mano e le baciò le nocche.
«Un bacio, tesoro, è quando si premono le labbra contro... qualunque parte del corpo di un'altra persona. Questo, per esempio, era un bacio sulla mano.» spiegò. «Ci sono molti altri tipi di baci.»
Il biondo si spostò, muovendosi con facilità su tutto il corpo della ragazza, lasciando che le sue labbra si posassero su di lei.
Chat trattenne un sorriso, sentendo il suo cuore esplodere.
«Bacio sul collo.»
Il pirata continuava a salire lungo la mascella, finché non raggiunse il suo obiettivo accanto all'orecchio. «Chiudi gli occhi, per favore.» sussurrò.
Marinette fece come le era stato detto.
«Bacio sulle palpebre.» esclamò, poi, dolcemente, sfiorò prima un occhio e poi l'altro con le labbra.
La corvina sentì il suo respiro bloccarsi e la strana sensazione allo stomaco sembrava solo peggiorare.
Le piaceva averlo vicino, sopratutto quando premeva le sue labbra contro la sua pelle.
La faceva star bene è la faceva sentire calda.
«Bacio sul naso.» disse, ripetendo il suo gesto di qualche sera fa. «Bacio sulla fronte.» continuò, prendendole le guance tra le mani e premere la bocca su di lei. «C'è un altro bacio.» aggiunse, spostandosi abbastanza per guardarla negli occhi, pur restando parecchio vicino al suo viso. «Il bacio sulle labbra.»
«Me lo puoi far vedere?»
Quanto lo vorrebbe.
Ma sapeva che se avrebbe continuato, poi non sarebbe più riuscito a fermarsi.
«Magari un'altra volta, tesoro.»
Lei mise il broncio, visibilmente infastidita: «Perché? C'è qualcosa che non va con le mie labbra perché non vuoi toccarle?»
Chat sospirò. Quella sirena sarebbe stata realmente la sua fine.
«Non c'è niente che non va con le tue labbra, tesoro.»
A quel punto, Marinette chiuse gli occhi ed increspò le labbra, facendosi avanti.
Il capitano fece un respiro profondo, poi le prese il viso tra le mani e di chinò verso di lei, baciandole la fronte.
«Dormi ancora un po', tesoro. Devi smaltire la sbornia.» disse, togliendosi il cappotto nero. «Farà freddo stasera.» aggiunse, avvolgendo le spalle della corvina con la sua giacca e camminando verso la porta.
Il biondo uscì dalla cabina, non prima di notare il suo sorriso mentre strofinava il naso nel materiale scuro.
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A Chat Noir venne in mente che non aveva mai chiesto alla sirena se avesse un nome.
A scuola non gli avevano mai insegnato queste cose.
«Ehi, tesoro, come ti chiami?»
Lei lo guardò mentre poggiava il foglio che stava leggendo sulla scrivania.
«Non posso dirtelo, capitano.» rispose, scuotendo la testa. «Per noi, il nome determina il potere.»
«Ma tu conosci il mio nome.» sottolineò lui.
Il suo sguardo azzurro quasi lo trafisse: «Lo conosco?»
Chat aggrottò la fronte: era più che sicuro che lei conoscesse il suo nome, ma non si era mai presentato formalmente.
Sapeva che conosceva il suo nome... A meno che...
No, non poteva essere a conoscenza di quel nome.
Un brivido percorse la schiena del pirata.
Il biondo si alzò, avvicinandosi a lei e, con un inchino teatrale, le prese una mano, baciandole il dorso: «Capitano Chat Noir. A tuo servizio.»
Lei ridacchiò, spingendolo con l'indice dalla punta del naso: «Interessante, ma non basterà per convincermi.»
«Almeno ci ho provato.» ammise. «A proposito, sai che sei ancora più bella con indosso i miei vestiti?» aggiunse, non potendo fare a meno di sorridere quando la vide arrossire.
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