Water is life
Nota della traduttrice: È presente del linguaggio volgare (ed un pirata cacciato in malo modo...) nella prima metà del capitolo. Se vi da fastidio passate alla seconda metà, dopo le seconde lineette perché è importante ;)
--------------------------------------
Il capitano Chat Noir credeva che la vista più incredibile che avesse mai visto era Marinette di schiena, le guance arrossate e con lo sguardo di pura beatitudine dopo l'orgasmo.
Beh, aveva sbagliato.
La vista più incredibile era, di gran lunga, Marinette a cavallo spara di lui e con le labbra arricciate in un sorriso sornione.
Tutto iniziò un paio d'ore prima, quando era tornato nella sua cabina solo per trovare la ragazza, nuda come voleva e con solo una collana di perle che le decorava le spalle e le clavicole.
Si era quasi soffocato alla vista.
Poteva giurare che la corvina si stava divertendo a prenderlo in giro ad ogni giorno che passava, e doveva ammettere –senza la più minima traccia di vergogna– che gli piaceva molto.
Si poteva soltanto immaginare la sua sorpresa quando Marinette lo spinse sul letto e si arrampicò sopra di lui; il sorriso che aveva divenne più grande e più diabolico nel giro di qualche secondo.
Lo faceva impazzire nel miglior modo possibile.
Il biondo alzò le mani per prenderle il viso, ma un colpo forte alla porta li interruppe.
Le labbra della sirena formarono un broncio deluso, mentre il capitano Noir fu invaso da un'ondata di fastidio.
Senza staccare gli occhi da Marinette, prese la pistola dal comodino e sparò un colpo appena vicino alla porta.
Una volta che sentì il rumore dei passi che correvano via, gettò la pistola da parte e prese il viso della ragazza, portandolo a sé per baciarla.
Lei ridacchiò contro le sue labbra.
«Dovevi spaventare così quel povero pirata?» chiese prima di iniziare a dargli baci a bocca aperta lungo la mascella.
E con ogni piccolo bacio c'era un piccolo movimento dei fianchi.
«Ho chiesto di non essere disturbato.» commentò, sistemandole i capelli dietro ad un orecchio, per poi crogiolarsi nelle onde di piacere e di calore dei loro corpi premuti insieme.
In tutta onestà, non voleva alzarsi.
«Forse era una situazione di emergenza.» suggerì lei con un'alzata di spalle.
«La nave non sta bruciando e noi siamo ancora vivi, quindi non era abbastanza urgente.» concluse prima di accarezzare il collo. «Perché non torniamo a quello che stavamo facendo?»
Marinette ridacchiò, toccandogli il naso. «Vuoi così tanto che io ti fotta, mio capitano?»
Le sopracciglia di Chat si inarcarono.
Aveva... aveva appena imprecato?
Marinette sospirò con affetto, il mento appoggiato sulla sua mano destra. «Il tuo linguaggio volgare mi ha influenzata.»
«Dovresti imprecare di più. Fa per te.» disse.
Ma quando vide il suo sorriso ambiguo sentiva il bisogno di deglutire.
Erano momenti come quello che gli capì il motivo per cui le sirene erano considerate seduttrici maligne.
«Vuoi che imprechi di più? Cavolo, mio capitano, hai una cattiva influenza su di me, una povera ed innocente sirena.» esclamò, il sarcasmo evidente nel suo tono.
A Chat venne voglia di ridere.
Incoraggiarla ad un linguaggio volgare era il punto più basso dell'elenco per i suoi crimini, e lei non era nemmeno la metà dell'innocente che sosteneva di essere.
Almeno, non lo era da un po' di tempo.
Marinette fece scorrere l'indice lungo la mascella del pirata. «Allora, cosa ne dici, capitano? Vuoi essere scopato ancora un po'?»
«Per tutto il tempo che vuoi, tesoro.» rispose, prima di scorrere le dita tra i suoi capelli corvini e portare il suo viso più vicino in un bacio appassionato.
----------------------------------
Chat era parecchio felice una volta che uscì per inspirare l'aria del mattino.
Aveva dormito solo un paio di ore, ma ne era valsa la pena.
Camminò, percorrendo il ponte verso le scale per la stanza di navigazione: aveva un incontro con i suoi principali membri dell'equipaggio, e facevano anche colazione lì dentro.
«E questo perché...» Ivan si interruppe quando il capitano entrò.
Un coro di "buongiorno" echeggiò nella stanza, mentre il capitano si sedeva accanto a Nino, che lo stava fissando, con occhiaie evidenti sotto gli occhi.
Oh, bene, pareva che avrebbe dovuto sentire di nuovo il suo migliore amico fargli la predica riguardo al sesso con la sirena.
«Vai avanti Ivan.» disse Chat, prendendo un morso di pane.
«Stavo solo spiegando la conclusione di una storia.» rispose lui, prima di ritornare alla storia. «Come stavo dicendo: è per questo che quelli che si amano veramente, non possono essere tenuti lontani gli uni dagli altri, neanche dopo la morte. Se l'altra tua metà muore, lei rinascerà dalle profondità del mare e sarete insieme fino alla fine.»
Il capitano Noir si strozzò con la birra, sentendo Nino dargli una pacca sulla spalla.
Alix, che non se ne fregò del fatto, si rivolse a Ivan: «Che stronzata è mai questa, Bruel? Sembra peggio delle cose senza senso che dice Lahiffe quand'è ubriaco.»
Nino si rivolse a Alix, filgorandola con lo sguardo prima di prendere un sorso di rum.
«Inoltre, come potrebbero sopravvivere se nascono in acqua? Annegherebbero.» dichiarò Kim, con la bocca piena di cibo.
Ivan si strinse nelle spalle. « Io penso che sia una bella storia.»
«Rinascere dalle profondità del mare?» chiese Chat con occhi verdi penetranti. «Perché? E che cos'è tutta questa storia?»
«Beh, senz'acqua, non ci sarebbe vita. E anche le persone sono, in qualche modo, fatte d'acqua, no? Ha senso, a parer mio, e la storia è solo un racconto di due amanti che si sono ritrovati dopo un lungo periodo di tempo. E come le anime, legate insieme e che non possono essere separate nemmeno con la morte: se uno muore, nascerà di nuovo nelle profondità del mare -o oceano- e alla fine si ritroveranno l'un l'altro, non importa quanti secoli sono passati.»
«Rinascere dall'acqua...» mormorò il capitano sottovoce.
«Per una volta, sono d'accordo con Kim: non è possibile per un essere umano nascere dalle profondità dell'oceano e sopravvivere.» dichiarò Max.
«Nascere nuovamente dall'acqua.»
Chat si sentiva la testa girare, mentre le parole continuavano a risuonare nella sua mente.
«Amico?» lo chiamò Nino, guardandolo con curiosità.
«Devo andare!» esclamò all'improvviso il bio do, alzandosi più velocemente che poteva e correre fuori dalla stanza, lasciando gli altri pirati con sguardi confusi.
Tutta la sua mente era diventata una tempesta disorganizzata di pensieri, da cui le parole di Ivan echeggiavano.
Vedeva le pareti passargli in parte mentre tornava sotto il ponte e fiondarsi nella sua stanza.
«Chat?» disse Marinette alzando lo sguardo dal suo libro, sorpresa nel vedere il capitano mentre sbatteva la porta, per poi appoggiarvici contro.
Stava cercando di mantenere il suo respiro sotto controllo, ma il suo sguardo sembrava molto, molto lontano.
La ragazza cercò di ottenere nuovamente la sua attenzione. «Chat! Mi stai facendo preoccupare, cosa sta succedendo?»
I suoi occhi, finalmente, si posarono su di lei; lui deglutì, passandosi una mano tra la frangia che cadeva sui suoi occhi. «Quanti anni hai, Marinette?»
La corvina sbatté le palpebre, mentre la bocca formava un broncio, non ancora sicura di cosa rispondere.
Questo non era esattamente quello che si aspettava. «Ho centosessanta anni.»
Chat la guardò sorpreso.
Beh, non se lo aspettava.
Era... Un secondo.
Conosceva quell'espressione.
Aveva sempre fatto gli occhi tristi quando pensava che qualcosa non andava.
Oh no, cosa succedeva se si sentiva insultata?
Va bene, era il tempo di farle un bel complimento.
«V-Voglio dire, vabbè... Hey! Sei bellissima.»
«Grazie? Non... non dovrei?» chiese, inclinando la testa.
«Gli esseri umani arrivano a malapena a sessant'anni, tesoro. Con cento e qualcosa tutto quello che resta sono le ossa.» spiegò, anche se quello era l'ultimo suo pensiero, al momento.
Gli occhi di Chat vagavano di nuovo, con la mente piena di domande.
C'era quasi un secolo e mezzo di differenza tra loro.
Era possibile per loro essersi incontrati in una vita precedente?
No, Marinette era del tutto estranea ai concetti del mondo umano, fino a quel momento.
Era morta prima?
Prima di incontrarlo in una vita precedente?
In più di esse?
Ma dato il suo comportamento era probabile che non si fossero incontrati.
La storia di Ivan lo aveva colpito.
Era stupido, non è vero?
Non esisteva la metà di qualcuno; le persone nascono intere.
Ma quella storia lo riportò alla gioventù, ai giorni in cui studiò con disaccordo la mitologia greca.
Strinse la mascella, infastidito.
Non poteva essere possibile.
Oppure sì?
Non aveva senso.
Eppure, a detta di tutti, aveva reso tutto molto più chiaro; come l'attrazione che provò fin dal primo secondo in cui la vide: dopo che la canzone attirò la sua attenzione, vedendola subito dopo.
E non era perché era una sirena.
Allora, lui non se ne rese nemmeno conto di quello che era fino a quando non vide la sua coda.
E durante i giorni seguenti, si chiedeva il perché della presenza di una sensazione di vuoto nel petto che doveva essere riempita.
Non lo ritenne importante al tempo, ma ora... ora ogni pezzo del puzzle sembrava collegarsi per formare un quadro più ampio e che aveva senso.
Credeva che il dolore costante dopo l'incidente a Swampy Cove ed il sentimento del suo cuore che si spezzava in milioni di pezzi fossero a causa delle parole di Marinette, ma sembrava che fosse molto più di questo.
Si sentiva stupido a credere ad una cosa del genere, eppure... vivevano in un mondo in cui sirene erano conosciute e temute.
Aveva una sirena nella sua stanza, per la miseria!
Due persone che erano la metà di un intero, due anime collegate in perfetta armonia...
Onestamente, non doveva essere così impossibile.
Non più.
«Marinette.» la chiamò, infine, rivolgendosi a lei. «Credo di sapere perché puoi avere le gambe.»
-------------------------------------
ZAN ZAN ZAN!
Ecco a voi... robe!
Robe belle!
Robe interessanti!
E mi fondo a tradurre il prossimo per sabato, alla prossima :D
FrancescaAbeni
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top