Kill The Cat
«Non mi piace questo piano.» sussurrò Adrien contro i capelli corvini, mentre un tuono rimbombava nel cielo.
«Tu sei colui che ha ideato il piano.» gli ricordò Marinette, accarezzandogli il collo.
«Ricordo di aver suggerito un agguato. Certamente non mi ricordo di aver suggerito di mandare mia moglie in mezzo ai nemici.»
Il sorriso sulle labbra di Marinette si ammorbidì e si voltò. «Dividi e domina, amore mio. Non ti preoccupare. Tornerò presto.»
Lui mise le mani attorno al viso dolcemente, i pollici che accarezzavamo le guance, poi si chinò e la baciò per quello che sembrava un secolo.
Era un bel portafortuna.
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La zona di Shark's Fangs era un bel po' dura: il problema principale erano le alte e lunghe scogliere che nascondevano piccole baie e niente poteva essere visto anche se provenivano da entrambi i lati.
Le stesse baie nascoste che avevano due o tre navi pirata per ognuna nelle loro acque.
Il piano non era molto complicato: La Coccinelle era posta all'estremità opposta dello stretto, attirando la flotta verso le altre navi; mentre avanzava, le navi nascoste si spostavano in avanti e sparavano con i loro cannoni, danneggiando i lati della della flotta reale.
L'unico problema era che le navi al centro non venivano colpite, e dato che tutti preferivano avere il più basso numero possibile di nemici, serviva Marinette.
Raggiunse la corda che collegava le sette scialuppe e ne tirò una, non troppo forte, per assicurarsi che non venisse sganciata dalla nave, portando con sé una lanterna; appena raggiunta l'acqua cominciò a vogare nella baia, tenendo la corda.
C'era una nebbia nello stretto, rendendola più difficile da vedere, ma non correva rischi.
Anche se quello non era il suo unico sistema di difesa.
Subito, Marinette cominciò a cantare e, velocemente, i marinai cominciarono a saltare dai lati delle navi in trance, cadendo nelle profondità dell'oceano mentre gli altri rimasti sulla nave erano troppo impegnati ad ascoltare la sua canzone.
Marinette non aveva mai pensato di apprezzare il suo dono per sottomettere la volontà della gente con la sua voce, ma si era rivelato molto utile.
Dopo aver raggiunto il centro della formazione, la sirena, continuando a cantare, prese una fune dalla barca e la legò con quella della scialuppa e le diede fuoco.
Si lasciò cadere nella barca e smise di cantare.
Quando vide che il legno incendiarsi, scomparve sott'acqua e nuotò via.
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Chat Noir fece un respiro profondo mentre udì l'esplosione da in mezzo alla flotta reale.
Le navi presero fuoco velocemente e qualunque loro piano rimasto andò all'inferno man mano che le navi pirata uscivano dalle baie, sparando con i loro canoni.
E mentre era soddisfatto del fatto che il suo piano stava andando bene, non poteva fare a meno di pensare che Marinette, la sua dolce ed amata Marinette era da qualche parte in quelle acque; ma le promise che si sarebbe concentrato sulla battaglia.
Stringendo i denti, notò che la Nave Ammiraglia era scampata e si stava dirigendo verso Le Coccinelle, insieme a una brigantina da ogni lato.
Il fulmine colpì da qualche parte dietro la sua nave e Chat lo guardò.
«Kim, gira questa dannata nave sul fianco!» ordinò sovrastando il rumore del tuono. E poi, più forte: «Preparate i cannoni!»
Si tenne ad una corda mentre la nave si voltò all'improvviso, letteralmente di fronte alla Nave Ammiraglia.
Non era ancora vicino, ma i cannoni avrebbero colpito allo stesso.
«FUOCO!»
Guardò con soddisfazione mentre i cannoni colpivano, ma cambiò rapidamente espressione quando le due brigantine ritirarono le vele e si sistemarono davanti alla Nave Ammiraglia, assorbendo quasi tutti i danni e venendo distrutte.
Chat lanciò un'occhiataccia.
Ci voleva troppo per far affondare quell'insetto di un padre.
«Piegate le vele a Nord-Est! Kim, portaci fuori dallo stretto!»
Chat fece una smorfia nel vedere l'altra nave fare le loro stesse manovre per seguirli.
«Cosa ti ha sconvolto?»
La sua rabbia venne improvvisamente repressa mentre, appena si voltò, avvolse Marinette in un atrettk abbraccio, piantando anche un bacio appassionato sulle sue labbra. «Sei qui. Sei al sicuro.»
Lei ridacchiò contro la sua spalla. «Ti ho detto che sarei stata bene. Ti è piaciuto il mio piccolo spettacolo?»
«Mi è piaciuto molto, amore.» le baciò la fronte. «Ma sembra che saremo uno contro uno alla fine.»
Marinette seguì lo sguardo e notò che l'Ammiraglia si avvicinava.
Si allontanò da lui.
«Ormai è passato il tramonto, ma puoi andare Principessa. So che puoi respirare sott'acqua. Potresti nuotare da qualche parte e metterti al riparo.» mormorò, quasi assente.
Marinette lo fissò. «Adrien, se credi veramente sarei fuggita da una lotta, tu non sai con chi sei sposato.»
Lui la guardò e poi sorrise. «Ti ho mai detto che stai benissimo vestita in rosso e nero?»
«Ogni momento da quando ho messo questi vestiti, capitano.»
Il loro umore si oscurò mentre la Nave Ammiraglia si avvicinò abbastanza per loro di notare la gente a bordo.
La conversazione si rivolse a lei e le coprì le guance. «Fai buon uso di quei bei pugnali lunghi che ti ho preso.»
«Oh, lo farò.»
Si baciarono ancora una volta, si separarono a malincuore e assunsero una posizione di combattimento.
Mentre i primi marinai saltarono sul ponte de La Coccinelle, dalle nuvole cadde la pioggia.
Marinette ebbe una corsa di diverse emozioni appena la battaglia iniziò: rabbia, paura, testardaggine, ma soprattutto adrenalina che le attraversava le vene, mentre le mosse che Alix le aveva insegnato le uscirono naturalmente.
Tagliare, tagliare, schivare, difendere, attaccare di nuovo.
Si abituò a questa danza, e mentre la pioggia per chiunque sarebbe stata fastidiosa, la faceva sentire più forte.
I mari erano infuriati e così lo era lei.
Kim corse davanti a lei, oscillando rapidamente le spade e tagliando più uomini di quanto ne potesse contare, mentre Alix lo usava come un cavallo da battaglia personale, sparando con due pistole ai marinai che rimanevano sull'altra nave.
Sulla sua sinistra, Nino ebbe appena finito un duello, tagliando il suo avversario allo stomaco; poi prese una piccola bottiglia dalla tasca e bevve il liquido.
O forse così sembrava, poiché la sua espressione inacidita disse diversamente: «Perché il rum è sempre finito?» si lamentò, mentre prendeva la pistola e sparò un soldato in arrivo in mezzo agli occhi, senza nemmeno preoccuparsi di guardare.
Marinette respinse l'attacco di un uomo, piegandosi e facendogli accidentalmente tagliare la gola di un altro soldato che aveva cercato di attaccarla da dietro; si dalla sua posizione accovacciata e colpì il nemico al collo mentre si rialzò, facendolo cadere.
Sospirò pesantemente, non vedendo nessun altro venire verso di lei.
Ma il suo istinto urlava al pericolo.
Si voltò velocemente ed i suoi occhi azzurri incontrando un uomo in un abito bianco e dorato.
«Beh, che bella sorpresa incontrare finalmente il mostro di mio figlio.» con sua più grande sorpresa, Gabriel Agreste sorrise. «Le voci volano piuttosto velocemente. Sono rimasto sorpreso di sentirle, quasi non ci credevo, eppure sembra molto reale. Infatti, vedendo il suo comportamento dagli ultimi anni non dovrei nemmeno essere sorpreso dal fatto che il mio ragazzino impazzito abbia deciso di giacere con una bestia marina.»
Marinette lo guardò con tutta la sua rabbia, tirando i pugnali in una posizione difensiva.
Lui prese la sua spada. «Ora sembra il momento giusto per vedere di che colore è il sangue delle sirene.»
Marinette respinse il suo attacco il meglio che poteva, ma quella lotta era molto più difficile di tutti gli altri combinati: era veloce e quasi non le permetteva di pensare le mosse.
Ma lei resistette in modo sfacciato.
Quello era l'uomo che aveva reso la vita di Adrien un inferno.
E stava ottenendo un inferno di soddisfazione ogni volta che riusciva ad infliggerle il minimo taglio.
Meritava tutto il dolore del mondo e Marinette era incline ad infliggerglielo.
La sua forza di volontà sembrava bastare per farle continuare la lotta.
«Allontanati da lei!»
Arrivò un ordine da una voce letale da dietro di loro, proprio mentre i suoi pugnali stavano bloccando la spada nel tentativo di tagliarla in due.
Entrambi si girarono per notare la figura scura che stava lì: Marinette aveva visto Adrien in molte posizioni dove sembrava un pirata sanguinario e crudele, ma ora, con la pioggia che batteva, i suoi vestiti neri rivestiti di sangue fresco e con uno sguardo che poteva congelare l'inferno, sembrava proprio Chat Noir, il Gatto Nero dei sette mari, l'unico pirata dalle cui mani non potevo scappare vivo.
«Questa è la nostra battaglia.»
«Oh, quanto commovente.» disse Gabriel in tono spaventoso, tirando indietro la spada e rivoltando la sua attenzione verso il figlio. «Sei venuto a salvare il tuo mostro. Sei sempre stato troppo gentile, Adrien, e non hai mai finito la tua formazione sulla spada. Non puoi battermi.»
Cambiò la sua posizione in una posizione di attacco.
I suoi occhi scivolano su Marinette per un attimo e lei gli mormorò "buona fortuna".
Lui annuì e poi si concentrò su Gabriel. «Lotta contro di me, padre.»
«Oh, sarà un piacere.»
L'acciaio si schiantò contro l'acciaio mentre i due combatterono.
I loro stili erano simili, ma Gabriel era più rigido mentre lo stile di Adrien era più selvaggio, e la furia che lo stava travolgendo, certamente non aiutò a calmarlo e a fargli controllare i suoi colpi forti: con ogni colpo che dava, ogni cucitura bianca si staccava e si colorava di rosso, rendendolo sempre più soddisfatto.
«Questo è per mia madre!» gridò, sovrastando il rumore della pioggia mentre lo colpì sul petto, tagliandolo abbastanza forte per riempire il materiale bianco con gocce di sangue. «Questo è per aver cercato di far male a mia moglie!» Questa volta, la sua lama tagliò la spalla sinistra di Gabriel.
L'uomo sembrava sinceramente sorpreso dalla forza pura degli attacchi di suo figlio: era quasi impossibile da contrastare.
«E questo è per tutto il dolore che mi hai fatto passare, fottuto bastardo senza cuore!»
Era così pieno di rabbia che a malapena si rese conto che riuscì a trapassare il cuore di suo padre con la spada.
Il sangue strisciò fuori dalla bocca e dal petto, coprendo la maggior parte dei suoi vestiti bianchi e trasformandoli in rosso.
Le labbra insanguinate di Gabriel si arricchirono di un sorrisetto pazzo. «Ci vediremo l'inferno, figlio mio.»
Chat Noir non fu abbastanza veloce per elaborare le sue parole e poi sentì che la spada trafiggergli lo stomaco.
E tutto il rumore che c'era stato fino a quel momento sembrava sparire in sottofondo, finché non smise del tutto.
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