Hell Hath No Furry...

Chat Noir si appoggiò alla sedia con le dita che tamburellavano impazientemente sul tavolo; Marinette sospirò, appoggiando il mento sulla mano.

I suoi occhi verdi si concentrarono su di lei, guardando il minimo accenno di dubbio. Per quanto poté decifrare, tutto ciò che esprimeva era soltanto riflessione.

«Allora, cosa ne pensi?» chiese infine, con lo sguardo che cadde nuovamente sul libro di fronte a lui.
«Ma...» Marinette morse il labbro, non del tutto sicura se dire ciò che pensava ad alta voce. «Può veramente farlo?»
Chat sospirò, prendendole la mano. «Non lo so, Principessa. Da quello che si dice in questo libro questo stregone del mare sembra essere capace di molte cose, ma io continuo a pensare che Great Turtle sia un nome maledettamente stupido.»
Marinette ridacchiò e gli diede uno scherzoso pugno sul braccio. «Non essere cattivo.»

Gli occhi della ragazza si posarono ancora sul libro e la sua mente iniziò a vagare; era da un po' che pensava alla sua coda, alle gambe ed a tutto il resto.

La verità era che, ormai, non c'era più niente per lei nell'oceano: le sorelle l'avevano bandita e lei sapeva che non sarebbe mai potuta tornare con loro.

A questo punto, la coda era un inconveniente.

Non le importava quanto le mancava l'oceano, poteva ancora andare in acqua, anche senza coda.

«Marinette, sei...» qualunque cosa Chat stava per dire venne interrotto da un rumore proveniente da sopra le loro teste.

Entrambi alzarono lo sguardo ed una volta che il suono della battaglia scoppiò l'espressione di Chat si rabbuiò.

Prese un pugnale dalla cintura e lo diede a Marinette.

«Uccidi chiunque passi attraverso quella porta tranne i nostri. E resta qui.»
Marinette sbuffò infastidita e alzò gli occhi. «Non posso andare da nessuna parte.» disse indicando la sua coda, quasi in tono di rimprovero.

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Marinette stava per perdere il buon senso.

Afferrò il cappotto di Chat con una mano ed il pugnale con l'altra.

Finora a quel momento nessuno era andato sotto il ponte, almeno non da quello che aveva sentito, ma la battaglia sopra di lei era ancora in corso.

I suoi occhi vagavano fino alla finestra: il sole stava tramontando, ma non abbastanza in fretta.

Sentiva come se ogni secondo le portasse via un briciolo di vita.

I rumori sopra di lei morirono lentamente.

Marinette spirò come il fascio di luce rosa chiaro le inghiottì la coda.

Balzò in piedi non appena le sbucarono le gambe, aprendo di scatto la porta e rischiando di colpire Nino.

«Cosa, cosa è successo?» gridò, notando per la prima volta l'aspetto malridotto del nostromo.

Nino aprì la bocca e la richiuse di nuovo, ovviamente, non sicuro su cosa dire.

Ci fu una scossa di dolore nel petto Marinette.

«Dov'è Chat?»
Nino serrò la mascella. «Lo hanno preso. È stata una battaglia così strana...»

Il pirata continuava a parlare, ma Marinette non lo sentì più.

In testa le girava un solo pensiero: avevano preso Chat.

Lo hanno preso e lo uccideranno, o peggio, torturato.

Il suo cuore cominciò a battere più velocemente, pensando a Chat insanguinato, dolorante e...

«Lo andiamo a salvare, vero?»
Nino interruppe quello che stava dicendo e la guardò sorpreso. «Marinette...»

Non le piaceva quel tono.

Per lo più, non le piaceva la possibile risposta che seguì quel tono.

«Giusto?» ringhiò a denti scoperti.
Nino sospirò. «Se fossimo solo io e te? Diavolo sì. Anche Alix, Kim, Max e Ivan si sarebbero uniti. Se fosse solo per noi, ci saremmo andati, ma il resto dell'equipaggio sarà quasi impossibile sa convincere.»
Marinette strinse i denti. «Impossibile da convincere? Il loro capitano è stato rapito!»
«Rapito dalla Marina, portato alla capitale. È la città più protetta. Noi non possiamo fare nulla per salvarlo.»
«Non possiamo fare nulla per salvarlo...» ripeté le sue parole con un tono beffardo. «Come avete fatto voi esseri umani a sopravvivere anche quando tutto sembra impossibile? C'è sempre una soluzione.»
Nino sembrava preso alla sprovvista dal suo sfogo. «Non so se riuscirò a convincerli...»
«Non sarà necessario. Organizza una riunione.» Marinette incrociò le braccia sul petto. «Li convincerò io.»

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Marinette, non dovrebbe apparire così spaventosa nello stare di fronte a loro, quasi nascosta alla vista dal cappotto di pelle di Chat.

Eppure, lei era lì, il fuoco nei suoi occhi e che emanava un'aura di potere e di pericolo che nessuno dell'equipaggio aveva mai visto per lungo tempo.

«Credo che sappiate tutti quello che sto per dire.» Marinette finalmente ruppe il silenzio.

Ci furono vari sussurri tra l'equipaggio e uno sguardi d'intesa da Nino ad Alix e da Kim e Max.

«Io non sono così informata come voi sulla marina militare, ma è il vostro capitano! Non si può semplicemente abbandonarlo in quel modo!»
«Mari, lui è mio amico, l'inferno sa quanto mi piacerebbe andare a salvarlo.» dichiarò Nino facendo un paio di passi verso di lei. «Ma non possiamo salpare alla porte meglio custodite e riprenderlo.»
«Non sto dicendo questo.» sostenne lei. «Non dobbiamo avvicinarci più di tanto. Possiamo solo prendere una delle piccole imbarcazioni e andare sull'isola. Solo alcuni di noi.»
Max assunse uno sguardo pensoso. «Non è una cattiva idea, in realtà. Non so se voi lo sapete, ma ci sono le Zanne Dello Squalo molto vicine al lato ovest della città: la scogliera sarà una copertura decente, soprattutto durante la notte. E poi servirebbero soltanto una trentina di minuti per arrivare.»
«Sapete anche che il carcere è sulla scogliera sul lato ovest della città? C'è una spiaggia abbastanza grande in fondo alla scogliera, che si espande fino alle banchine di un piccolo mercato del pesce di cui mi dimentico sempre il nome. C'è questa piccola strada che sale verso la prigione, ed è piuttosto vecchio come passaggio dal momento che la prigione era, prima, veniva usato come forte. Possiamo passare da lì.» Tutti gli rivolsero degli sguardi sorpresi. «Cosa c'è? Sono cresciuto su quell'isola.»

I membri dell'equipaggio si guardarono gli tra loro, ancora incerti sul da farsi.

Marinette fece un respiro profondo e parlò. «Capisco che questa non è una bella situazione e non posso promettere che avrà successo, ma io non obbligo nessuno di voi ad andare. Andrò da sola.»
«Verrò anch'io.» aggiunse Nino.
«Sento odore di sangue.» sogghignò Alix. «Contami.»
«Vengo anch'io.» disse Kim incrociando le braccia.
«No, non verrai.» esclamò la corvina rivolgendo la sua attenzione sul pirata. «Tu sei il timoniere principale. Devi restare qui. Se non torniamo entro due ore, andrete via senza di noi.» Guardò la folla. «Come vi sembra come piano?» Un forte rumore di assenso collettivo si levò dalla folla. «Allora signori, tutti sul ponte.»

Mentre l'equipaggio si precipitò fuori, Nino aggrottò la fronte guardando Marinette.

Si chiese se fosse possibile che i suoi poteri di sirena si potessero manifestare anche fuori dall'acqua.

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Chat gemette, sentendo un dolore lancinante alla testa.

Quei fottutissimi codardi l'avevano messo fuori gioco pur di vincere una dannata battaglia.

Sperava che il suo equipaggio fosse ancora tutto intero.

Si mosse un po',sentendo la durezza del pavimento di legno sotto di lui.

Che diavolo? Perché il letto era dannatamente... Oh, merda.

Stringendo i denti, Chat aprì gli occhi e si accorse di essere in una stanza buia, incatenato al muro.

Fantastico.

Fottutamente incredibile.

Era stato fatto prigioniero.

Esattamente quello di cui aveva bisogno.

La porta si spalancò, rivelando quattro guardie con un uomo –di cui Chat aveva riconosciuto la divisa da ammiraglio–

«Ah, bene, vedo che sei sveglio.» dichiarò soddisfatto l'ammiraglio. «Non sei in vena di parlare?» mise in discussione, ma il pirata non rispose.

Non voleva sprecare il fiato per quella feccia che era la marina; tutti lo guardarono per ottenere una sua risposta.

«Divertente, ho sempre immaginato il terrificante Chat Noir essere più imponente, invece mi ritrovo un ragazzo con un taglio di capelli spettinato. Non sembri all'altezza per uccidere quattro ammiragli.»
Chat sbuffò. «I vostri soldati non sono stati all'altezza di sconfiggermi in una lotta cinque contro uno, tant'è che hanno dovuto mettermi KO per portarmi qui.»
L'uomo più anziano guardò Chat. «Ora ridi, ma sarai morto tra meno di due settimane e sarò ricordato come l'ammiraglio che ha catturato il Gatto Nero dei sette mari.»
Chat alzò un sopracciglio, del tutto disinteressato. «E questo è il motivo per cui mi hai sequestrato invece di spararmi direttamente sul posto? Così puoi annegare nella gloria?»
L'ammiraglio sorrise. «Ah, no. Sono stati ordini diretti dall'alto. Il comandate vuole vederti di persona, prima delle tue sofferenze.»

Il suo tono era minaccioso e Chat poteva facilmente sentire il modo in cui disse "comandate": doveva fargli paura, come se fosse l'uomo più temibile tra tutti.

Il ragazzo non poté fare nulla, tranne che ridere.

L'ammiraglio lo guardò come se avesse perso il senno.

«Se questa è la tua punizione, va bene.» alzò le spalle con noncuranza, per poi poggiarsi al muro, facendo un cenno con il capo per far cadere sugli occhi il suo cappello. «Allora puoi inviargli una lettera dicendo che non vedo l'ora del nostro piccolo incontro. Ora, se non ti dispiace, preferirei utilizzare il tempo che sto sprecando per parlare con te per fare qualcosa di produttivo, ad esempio, dormire.»

L'ammiraglio ringhiò e lasciò la stanza, sbattendo la porta dietro di sé.

Lasciato nella camera oscura, Chat Noir strinse i denti.

Sembrava che fosse giunto il momento di rivedere una sua vecchia conoscenza.




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Eccoci tornati con Turn Loose the mermaid :D

Lo ammetto, mi è mancata parecchio questa fic, così come tradurla.

Piccola nota dell'autrice (quindi di matinette-buginette): l'aggiornamento del nuovo capitolo, che si intitolerà "Tears forgotten so long ago", sarà nel mese di luglio, poiché –anche lei– ha gli esami e termineranno a fine giugno.

Quanto la capisco...

Beh, ci vediamo per quel tempo con questa fic e, intanto, continuiamo con Monster e Masque sans visage (che aggiorno tra poco poiché ho avuto problemi con Wattpad ^^')

A luglio :D

FrancescaAbeni

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