Blood Stains

Chat Noir si sentiva strano al mattino, quasi stordito e cambiò l'acqua nella vasca per la sua sirena, che stava ancora dormendo tranquillamente nel suo letto.

Quella mattina si era comportato normalmente: si era vestito, aveva cambiato l'acqua e così via.

Aveva dormito pochissimo durante la notte, e ancora si stava chiedendo cosa diavolo era successo ad entrambi.

Il pirata conosceva benissimo la lussuria, e lussuria era ciò che aveva provato la notte scorsa; ma questa volta non sembrava volesse sparire, non importa cosa avesse provato.

Il calore che aveva provato si era spostato dalla bocca dello stomaco al petto, facendogli sentire come una stretta attorno al cuore; involontariamente, gli tornò in mente il discorso fatto con Nino dopo quella notte che avrebbe preferito scordare.

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«E non ha senso, perché questo calore non se ne va.» spiegò stringendo gli occhi, cercando di combattere il mal di testa.
«Amico...» lo chiamò serio Nino. «Non riesco a credere che di tutte le persone di cui ti potevi innamorare, per forza la sirena che dovremmo vendere scegli? O sbaglio
Chat scattò: «Io non sono innamorato di lei!»

In realtà, non si ricordava neppure cos'era l'amore, pensò lui.

«Devo per forza essere malato. Una malattia causata dalla sirena.» spiegò massaggiandosi le tempie, cercando di placare il mal di testa.
«Oh sì, ed io so il nome della malattia.» esclamò Nino, attirando su di sé lo sguardo sorpreso del capitano. «Si chiama amore.» ridacchiò, mentre il biondo gli lanciò un'occhiataccia. «Non prenderla male.»

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«Non è così.» ringhiò il pirata, mettendosi il cappello nero.
«Non è così cosa?»

Chat si voltò, vedendo la sirena guardarlo con occhi assonnati.

«Niente, tesoro. Vuoi entrare nella vasca?»
«Sì per favore.» sbadigliò in risposta.

Il capitano camminò verso il letto, prendendo in braccio la ragazza e camminando verso la vasca colma d'acqua salata tiepida.

Stava per dirle che presto le avrebbe mandato la prima colazione, quando si udì un'esplosione sul ponte.

«Cos'è stato?» chiese preoccupata la corvina.
«Abbiamo compagnia.» sbuffò lui.

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Marinette aveva un brutto presentimento.

Riusciva a sentire tutto ciò che succedeva sul ponte: le urla dei pirati, gli spari delle armi e le spade che si scontravano.

Nulla di tutto questo le piaceva.

C'era qualcosa che non andava, lo sentiva nello stomaco e lungo la spina dorsale.

La ragazza si abbracciò, cercando di calmarsi; Chat aveva detto che se ne sarebbe occupato lui con il suo equipaggio.

Un rumore di passi attirò l'attenzione della giovane.

Era possibile che il capitano Noir fosse già tornato?

Il suo cuore smise di battere quando un pirata mai visto prima entrò nella cabina, guardandola con un ghigno.

«Beh, sarei rimasto fregato se quel fottuto pirata non avesse avuto una cazzo di sirena.» disse. «Tu vieni con me.»

L'uomo si avvicinò a Marinette e lei reagì d'istinto, alzando la mano e graffiandolo al viso.

Lei non aveva gli artigli come le sue sorelle, ma le unghie furono abbastanza per lasciargli dei segni sanguinanti sulla guancia.

«Tu, brutta puttana!» ringhiò l'uomo.

La sola cosa che la corvina sentì subito dopo fu un dolore acuto alla guancia e qualcosa di caldo iniziare a gocciolare dalla ferita; non ebbe più il tempo di reagire poiché il pirata la caricò sulla spalla, iniziando a trascinarla fuori dalla cabina.

La ragazza iniziò ad agitarsi, tirando pugni sulla schiena dell'uomo e colpendogli l'addome con la coda, ma i suoi sforzi furono vani.

Quando arrivarono sul ponte, Marinette si sentì la testa esplodere non appena toccò il pavimento duro.

«Se non riusciamo a prendere l'intera sirena, direi che solo la coda dovrebbe andare.» ghignò il pirata, sfoderando la sciabola.

Marinette cercò di allontanarsi il più veloce che poteva, ma la coda la rallentava e l'uomo era già sopra di lei, con l'enorme spada che brillava alla luce del sole.

La corvina alzò le mani, cercando di proteggersi pur sapendo che era tutto inutile; chiuse gli occhi, preparandosi per il dolore lancinante che avrebbe provato, ma un urlo di rabbia sferzò l'aria.

Facendosi coraggio, aprì gli occhi e vide il pirata che l'aveva aggredita cadere a terra senza vita, con una spada che gli trapassava il petto, ed il suo salvatore come un'ombra in contro luce.

Al riconoscere il suo soccorritore, il sollievo di Marinette divenne un grido di terrore quando vide Chat Noir cadere a terra: la lama del pirata lo aveva trafitto al fianco mentre stava lottando per salvarla, ed ora era immerso in una pozza del suo stesso sangue.

La ragazza si trascinò verso di lui, per poi sollevargli la testa e poggiarla sul suo grembo.

Rosso. C'era una pozza rossa attorno a lui. C'era troppo sangue.

Doveva fermarlo. Doveva salvarlo.

Le sue dita tremanti si fecero strada fino al suo fianco ferito, cercando di concentrarsi per liberare il suo potere guaritore.

La ragazza era in grado di guarire solo se stessa completamente e correttamente, ma sperava che fosse abbastanza brava da poter almeno fermare l'emorragia.

Aveva aiutato soltanto creature marine, ma con un essere umano era diverso, però doveva provarci.

Marinette concentrò l'energia sulle sue mani, sentendo le forze abbandonarla piano piano.

Infuriata, strinse i denti, facendo del suo meglio per non urlare dalla rabbia.

Non aveva mai desiderato così tanto di avere gli artigli e le zanne come in quel momento.

Voleva far del male a tutti loro, voleva ucciderli.

Voleva ucciderli lentamente e sentirli urlare in agonia.

Come avevano potuto fare quello a Chat?

Maledetti pirati, se solo fosse stata una vera sirena li avrebbe uccisi uno ad uno.

Ma li avrebbe uccisi comunque.

L'avrebbero pregata di essere uccisi.

«Cazzo...»

Marinette guardò Chat stringersi il fianco ferito, mentre teneva gli occhi chiusi.

Il pirata continuò ad imprecare a denti stretti, corrugando la fronte per il dolore.

«Chat!» lo chiamò, notando che i suoi occhi si aprirono solo per guardarla; poi, i suoi occhi verdi si spostarono sul taglio che aveva sulla guancia, e la sua mano si posò delicatamente su di essa.
«Ti hanno fatto del male.» mormorò. «Chi cazzo è quel lurido bastardo che ti ha fatto questo? Dimmelo e lo uccido, e se l'ho già fatto ammazzerò il suo cadavere. Nessuno ha il permesso di toccarti.»
«Chat, hai un buco nel fianco!» strillò con sdegno.

Stava sanguinando e lui riusciva a preoccuparsi per lei?

Come se glielo avesse appena ricordato, il capitano gemette di dolore, chiudendo nuovamente gli occhi prima di riaprirli leggermente.

«Tesoro...»

Sicuramente si sforzava di parlare: i suoi pugni erano serrati, il suo viso trapelava dolore e Marinette era in grado di vedere i suoi occhi annebbiarsi sempre di più.

No, no, no! Non poteva essere vero.

Chat la guardò con uno sguardo che sembrava essere sempre più lontano.

«Marinette!» sbottò lei, notando la sua espressione crucciata. «Il mio nome è Marinette.»
«Marinette...» sussurrò il biondo, accarezzandole dolcemente il viso.

E fu proprio in quel momento che la corvina vide il sorriso più genuino che avesse mai visto.

Quel sorriso che rimase anche quando i suoi occhi verdi si chiusero ed il suo corpo poggiò inerte contro di lei.


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Ma quanto mi piace il fatto che io so come continua MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! >:D

Non vi dico nulla e ci vediamo giovedì, quando saprete se l'equipaggio de La Coccinelle sarà costretto a trovarsi un nuovo capitano o a tenersi quello vecchio ;)

Bye :D

FrancescaAbeni

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