XII
Draco's pov
- Sei una nullità! Vali meno di zero! - esclamò mio padre. Anche se erano anni che non meritava di essere più chiamato così dal sottoscritto.
- Dirigo le operazioni che tu ordini e adesso sarei anche inutile? - ribattei scocciato.
- Il problema sta nel fatto che non sei mai in grado di finire il lavoro -
Lo guardai male mentre il marchio del Signore Oscuro mi prudeva sul braccio ricordandomi la mia condanna.
- Fa come ti pare - ribattei dandogli le spalle pronto ad uscire dalla stanza.
Non volevo essere un Mangiamorte prima, e quando Voldemort era morto avevo tirato un sospiro di sollievo, dando per scontato che da quel momento in poi sarei stato lasciato in pace e invece niente. Mio padre aveva avuto la brillante idea di aizzare i Mangiamorte per vendicarsi della morte di Voldemort e c'era riuscito.
E io?
Non avevo potuto mandarlo a fanculo come avrei voluto.
- Non ti sei mai nemmeno preso la briga di impararlo l'Avada Kedavra- mi disse.
Lo guardai con la coda dell'occhio.
- Ringrazia piuttosto- dissi - Altrimenti te lo avrei già lanciato contro -
Spalancò la bocca, scioccato. Non si aspettava ribellione da me.
Peccato per lui però che avevo già dato inizio al piano per eliminarli tutti.
- Sei un figlio ingrato! - mi urlò dietro.
Già, e non sapeva ancora quanto...
***
Aprii gli occhi e mi portai una mano al viso.
La notte prima avevo lasciato le persiane aperte e ora entrava una luce fastidiosa.
Nonostante era più di un mese che Hermione mi aveva tirato fuori da quel buco di cella avevo ancora dei problemi: sia fisici che mentali.
E ora, oltre ai ricordi legati alle torture, di notte mi perseguitavano anche quelli del periodo in cui ero io il carnefice.
Non sapevo che cosa era peggio in realtà.
Mi alzai dal letto di malavoglia, non mi andava di alzarmi e di non fare niente a prescindere, in realtà, ma non poteva nemmeno restare a poltrire.
Inoltre, mi annoiavo e volevo provare ad essere utile ad Hermione...oltre al bè...quello che facevamo tra le lenzuola.
Mi avvicinai alla finestra e l'aprii, respirando l'aria che proveniva da fuori. Non era acida e pesante come quella di Diagon Alley, era più pulita e non mi veniva la nausea quando ispiravo.
- Sei sveglio? - sentii chiedere da Hermione alle mie spalle.
Mi voltai facendo un sorriso tirato mentre si avvicinava.
Mi prese la mano e intrecciò le dita alle mie.
- Stavo pensando... -
- Odio quando lo fai, l'ho mai detto? - la fermai.
- Sai che posso tapparti la bocca quando mi pare e piace - mi disse avvicinandosi e passandomi un dito sul petto - Non farmi arrivare a tanto -
- Mi piace invece...quando comandi - dissi mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio - Quando ci provi almeno -
- Ah ah - fece alzandosi sulle punte e posandomi un bacio all'angolo della bocca.
La guardai allontanarsi, lasciandomi la mano.
- Dicevo...ti va di andare fuori? Solo una passeggiata all'aria aperta, dico - disse.
Guardai fuori e guardai lei.
Io, personalmente, non ci sarei mai andato. Avevo già detto che avevo dei problemi no?
Ma lei...se era Hermione a chiedermelo potevo sforzarmi almeno un minimo.
- Qui non ci conosce nessuno se è questo che pensi...che ti preoccupa -
- No non...ok - feci - Voglio provarci, se do di matto sei autorizzata a darmi una botta in testa -
- Lo sai, posso fare molto, molto di più - mi disse guardandomi con malizia.
***
Hermione's pov
Mi stringeva la mano e si guardava intorno circospetto.
Dicevo sul serio prima, qui non c'era pericolo. Eravamo tra i babbani, nessuno sapeva chi era Draco Malfoy, ne sapeva in che stato era stato spinto, che era un servo, uno schiavo.
Aveva indossato una maglia lunga che gli copriva i segni sulle braccia e i graffi che erano rimasti sui polsi a causa delle catene e intorno al collo portava una sciarpa che nascondeva sia il "collare" inciso, che la bruciatura.
- Ti fa strano, stare tra le persone normali? Senza magia? - chiesi.
- Nemmeno io sono più un mago - disse con un sospiro - Da quando...non lo so cosa è successo esattamente, ma da quando mi hanno "schiavizzato" è come se non sentissi più la mia magia. Nemmeno gli elfi domestici perdono i poteri e io si, probabilmente pensano che siamo pericolosi? O forse non lo meritiamo? Siamo sullo stesso livello degli animali, praticamente-
Gli strinsi la mano, facendolo voltare verso di me, per concentrarsi sul mio viso.
Odiavo che si sentiva così, inferiore, inutile...che lo avevano costretto a sentirsi così. Non capivo come fare per tirarlo fuori del tutto, avevo il terrore che non ci sarei mai riuscita, che i sentimenti che provavo nei suoi confronti non fossero abbastanza.
Inoltre...aveva una strana espressione da quando si era svegliato.
Mi chiedevo che cosa gli passava per la testa.
- Sono sicura che una volta risolto il problema del...di questo! Riuscirai a recuperare anche i poteri- dissi più per rincuorare lui che per una teoria vera e propria.
- Hermione... - mi disse facendomi fermare - Lo so che...ne abbiamo già parlato e che tu non mi vedi come sono ma...lo sono. Sono uno schiavo e non si possono cambiare le cose. Tu non hai colpe, anzi...cerchi di aiutarmi e...niente. Voglio solo dirti che mi sta bene così. Non voglio cambiare le cose, sto con te e ne sono felice, davvero. Non cercare di rincuorarmi o dirmi che farai tornare le cose come prima. Non dubito che ci riusciresti, sei la migliore in questo ma...lo merito. Merito questa punizione. Ho fatto cose, mentre ero con i Mangiamorte che meritano tutto il male che mi hanno fatto ad Azkaban -
Gli strinsi la maglia tra i pugni, guardandolo negli occhi.
- Non lo meritavi - dissi convinta - Nessuno lo meritava, punto. Tu più di tutti. E prima che dici altro ti ordino di non parlarne più finché non sarò io a chiedertelo, è chiaro? Il mio è un ordine Draco -
Lo vidi fare una smorfia di dolore e deglutire, strinse gli occhi e sospirò.
- Ti odio...quando fai così - disse.
Non replicai, non aggiunsi altro. Aveva ragione in fin dei conti, io avevo potere su di lui e questa cosa lo innervosiva non poco. Odiavo me stessa quando lo obbligavo ma non gli avrei più permesso di dire quelle cose. Avrei voluto però avere il potere di farlo anche smettere di pensarci.
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