VII
Hermione's pov
Rimasi a guardarlo mangiare e sorrisi.
Per fortuna gli era tornata la fame.
La sera prima aveva mangiato insieme a me anche se non era stato convinto, ma quella mattina faceva colazione con gusto ed era la seconda volta che si metteva nel piatto i pancake.
Lentamente lo stavo riportando alla normalità, anche se con fatica e per ora mi bastava.
Dopo la sentenza avevo sempre cercato un modo per riprendermelo, con la speranza che non gli avessero fatto del male e quando, settimane dopo, il Ministro mi aveva detto che potevo chiedere una qualsiasi cosa non avevo avuto dubbi sulla mia scelta.
Non era solo perché mi sentivo in colpa per non averlo aiutato, o perché mi sentivo in debito nei suoi confronti perché ci aveva aiutato, era diverso, era una cosa più radicata che rientrava anche nel motivo per cui avevo lasciato Ron all'inizio dell'anno.
Come una stupida e contro ogni logica, durante i nostri incontri segreti per salvare il mondo magico mi ero...probabilmente, innamorata del mio nemico.
Ma era una cosa che non avrei mai ammesso, né a me stessa, quella era la prima e ultima volta, ne a nessun altro, ne tantomeno a Draco.
- Smettila di fissarmi, è imbarazzante - disse con la bocca piena e arrossendo leggermente.
Sorrisi di nuovo e continuai a fissarlo.
- Sul serio Granger - borbottò.
- Granger...è da un pó che non ti sentivo chiamarmi così -
Sospirò e smise di mangiare, fissandomi a sua volta con i suoi occhi chiari.
Abbassò lo sguardo poco dopo.
- Scusa -
- Per cosa ti stai scusando Draco? -
- Non lo so...ho solo, la sensazione...di doverlo fare - disse.
Mi alzai e andai dalla sua parte del tavolo. Lo abbracciai da dietro, mettendogli le braccia intorno al collo.
- Non farlo, non scusarti perché senti il bisogno anche se sai di non aver fatto nulla - gli sussurrai all'orecchio.
Lo sentii rabbrividire e resistetti all'impuloso di dargli un bacio sotto l'orecchio, là sotto dove sapevo che era più sensibile.
Girò leggermente la testa nella mia direzione, guardandandomi da sotto le ciglia e deglutì, fissandomi le labbra...
...e suonò il campanello facendoci sussultare.
O meglio, io sussultai, Draco saltò proprio sulla sedia e sentii il suo battito accelerare visto che avevo ancora le braccia intorno al suo collo.
Mi staccai e andai verso la porta, non prima di avergli lanciato un'occhiata, notando che era diventato mortalmente pallido.
Ora l'unica cosa che mi restava da capire era se si stava rilassando solo con me e verso gli altri era ancora bloccato.
Guardai dallo spioncino e vidi che si trattava della McGranitt.
Aprii la porta.
- Professoressa, tempismo perfetto - dissi facendola entrare.
Si guardò intorno e fissò Draco che si era irrigidito e la guardava terrorizzato.
- Malfoy - lo salutò - Come ti senti? -
Lui guardò me ad occhi sgranati.
Annuii, sorridendogli.
- La professoressa è qui per aiutarci, per...la spalla - gli spiegai.
D'istinto si portò la mano dove sentiva dolore, ma non rispose continuando a fissarla.
- È ancora in questo stato? - mi chiese la mia insegnante preferita con un sospiro.
- Con me...si è calmato - spiegai - Ma è la prima volta, da quando è qui, che vede qualcun'altro -
Lei annuì.
- Volevo chiederti, prima di farlo vedere da un medico, hai inciso il legame? - mi chiese.
La guardai confusa, non capendo a cosa si riferiva.
- Se non lo leghi a te potrà farlo qualcun'altro alla prima occasione e portatelo via - mi spiegò - Quando...quando li hanno schiavizzati hanno lanciato un incantesimo di appartenenza, che va attivato quando vengono comprati da qualcuno, se non lo attivi, nonostante sia qui con te rimane uno schiavo senza un padrone e chiunque potrà reclamarlo una sua proprietà. Posso farlo io, o una qualunque altra persona che scopre che è qui. È girata già la voce che lo hai preso con te -
Strinsi i pugni.
Ero stata una cretina e non mi ero informata.
- Solo un pazzo oserebbe sfidarmi - dissi.
- Non lo metto in dubbio, ma mai essere troppo prudenti, signorina Granger -
Incassai il colpo, afflosciando le spalle.
Che idiota, per una mia mancanza rischiavo di farmi soffiare Draco da sotto il naso.
Non era giusto, lo sapevo, avrei solo confermato e rafforzato la sua condizione di schiavo, ma come avevo detto anche ad Harry, meglio in mano nostra che a quella di chiunque altro.
Ne avevo sentito parlare, di quella condizione, ma farla...significava privarlo definitivamente della libertà e dei suoi diritti, non sarebbe stato nemmeno più considerato un uomo, solo...un oggetto, una proprietà di qualcuno.
Se questa non era crudeltà non sapevo come definirla.
Ne avevo sentito parlare ma non avevo imparato l'incantesimo, non era contemplato per me.
Mi voltai a guardarlo...
- La scelta sta a te - gli dissi - Non ti obbligherò a fare nulla che non vorrai -
Draco si alzò e mi si avvicinò.
All'inizio pensai che voleva dire che si rifiutava ma poi...una volta di fronte a me, abbassò la testa e si inginocchiò.
- Lo sai - disse - Fa di me ciò che vuoi-
Guardai la McGranitt.
- È già sottomesso a te, non farà più male di quanto fa a chi si rifiuta - mi disse.
Annuii e deglutii.
Un giorno, quando ne avrei avuto il potere, avrei fatto finire quella storia e avrei messo davvero un confine tra bene e male, perché lì non c'era più.
- Prendi la bacchetta e ripeti con me - disse e obbedii puntandola contro Draco.
L'incantesimo era stata formulato nella lingua della Magia, come qualunque altro, il che significava che era impossibile da spezzare, dalle parole era un incantesimo infrangibile.
Parlava della privazione della libertà e dei diritti, asservendo e sottomettendo lo schiavo.
L'incantesimo parlava da sé, se avesse fatto qualcosa contro la mia approvazione e volontà sarebbe stato trafitto dal dolore a seconda della gravità.
Ripetei le ultime due parole dette dalla McGranitt e Draco urlò, si accasciò a terra tremando e continuò a lamentarsi mentre sul sua pelle apparivano due linee parallele che giravano intorno a tutto il collo, come un doppio laccio.
Lo stesso apparve sul mio polso come un bracciale intrecciato, ma al contrario di Draco non sentii dolore.
Quando finì mi inginocchiai al suo fianco, mettendogli le mani tra i capelli, mi guardò con il volto sofferente.
- Mi dispiace - gli dissi.
Gli presi la testa e gliela poggiai sulle mie gambe, poi guardai la professoressa.
- Quando finirà tutto questo? -
Lei sospirò.
- Non lo so, ma spero presto - disse - Nel frattempo, prenditi cura di lui, può contare solo su di te -
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