Single ladies

Dopo essere stati dimessi, passammo due giorni in casa per riprenderci totalmente, mangiando leggero e stando poco al sole per evitare ricadute, ma una volta ristabiliti completamente, ci recammo nuovamente al mare. 

La giornata prometteva bene, il cielo era limpido e l'acqua fresca nonostante l'afa nell'aria.

Poggiai il mio telo sulla sabbia asciutta, lontano dalla riva perché c'era molta gente quel giorno e mi stesi sopra a pancia in su, godendomi il sole caldo che batteva sulla pelle.

I ragazzi erano in acqua e Benedetta era andata a fare una passeggiata fino agli scogli, ma sapevo che era una scusa, voleva restare sola per stalkerare il profilo instagram di Riccardo.

Spalmai un po' di crema protettiva sul corpo e sul viso, spostai la frangetta dalla fronte e aspettai che i raggi facessero il loro lavoro, abbronzandomi.

Presi il mio cellulare e, dopo avervi collegato le cuffiette, le infilai nelle orecchie e feci partire la riproduzione casuale della playlist. Poi poggiai la testa, abbassai le palpebre e finalmente cominciai a rilassarmi mentre la musica si scatenava nella mia testa.

All the single ladies, all the single ladies

(Tutte le donne single, tutte le donne single)

Immaginai nella mente il balletto di Beyoncé, tre ragazze dalle lunghe gambe, girate di schiena che sculettavano.

All the single ladies, all the single ladies

(Tutte le donne single, tutte le donne single)

In qualche modo mi pareva fosse diverso il video della canzone, forse lo stavo riproducendo male...

All the single ladies, all the single ladies (Tutte le donne single, tutte le donne single)

Eppure sembravano così reali, come se fossero davvero davanti ai miei occhi concentrate sui loro movimenti.

Cause if you liked it then you should have put a ring on it. (Perché se ti piaceva, avresti dovuto metterci un anello)

Le tre ragazze si girarono contemporaneamente e rimasi senza fiato: quelle erano identiche a me, ma con differenti colori di capelli. Una era mora, una castana e una bionda.

If you liked it then you should have put a ring on it. (Se ti piaceva, avresti dovuto metterci un anello)

Ma che accidenti stava succedendo? Quelle non potevano essere Liv, ballavano troppo bene...

Don't be mad once you see that he want it (Non arrabbiarti una volta se vedi che lui vuole)

Le tre continuarono la loro danza, strizzate nei body neri, mentre si indicavano la mano sinistra.

If you liked it then you should have put a ring on it. (Se ti piaceva, avresti dovuto metterci un anello)

La luce che le illuminava da sopra, improvvisamente si oscurò e, proprio mentre cantavano oh oh oh oh oh oh oh oh o-oh, una goccia gigante cadde dall'alto e le investì, facendole scomparire.

Ma che diamine...?

Un'altra goccia atterrò ma stavolta la percepii distintamente sul naso, poi sulla fronte, sul collo, sulla spalla, sulle labbra...

Spalancai gli occhi di colpo, svegliandomi definitivamente da quello strano sogno, e mi ritrovai a fissare il viso divertito di Edoardo, troppo vicino al mio. Le sue mani poggiavano sul telo, ai lati della mia testa, i muscoli delle braccia erano in tensione per lo sforzo di tenere sollevato il suo corpo, che era allineato sopra il mio, sospeso e bagnato.

Il cuore prese a correre all'impazzata e aumentò la sua andatura quando Edoardo sollevò una mano, sostenendosi con l'altra, e la avvicinò al mio orecchio, sfilandomi la cuffietta.

Si dipinse sul volto un sorriso malizioso e domandò: "Non hai caldo?"

Una goccia cadde dai suoi capelli e si schiantò sulla mia guancia rossa. Deglutii e sussurrai: "Un po'"

Altro che un po', qua stavo andando letteralmente a fuoco, e sicuramente non era colpa del sole!

"Vieni a farti un bagno" esclamò allora lui, sollevandosi in piedi con un agile scatto e riportando i raggi del sole sulla mia pelle.

Annuii debolmente, ancora scossa, mentre lui già si avviava verso la riva in totale tranquillità. Poco dopo seguii il suo invito e mi fiondai in acqua, sperando che il freddo mi permettesse di riacquistare un minimo di lucidità, ma quando i tre ragazzi mi raggiunsero per giocare a palla, diedi definitivamente il via libera alla mia fantasia.

Dopo mezzora di tiri, tuffi in acqua, contatti ravvicinati, batticuore e fatica, notai in lontananza il carretto dei gelati e annunciai che sarei andata a prenderne uno, conquistando così l'attenzione di Enrico che decise di accompagnarmi.

Optai per un cornetto mentre Enrico scelse una granita all'anguria e ci sedemmo sulla sabbia umida, uno di fianco all'altro, poggiando i piedi nell'acqua e gustandoci i nostri acquisti.

Più in là, lungo la spiaggia, potevo vedere Edoardo che cercava di insegnare a Elia lo stile a rana, evidentemente c'era qualcosa in cui anche lui non era bravo, perché risultava piuttosto impacciato e ridicolo. Ogni volta che sbagliava, Edoardo provava a trattenere una risata, ma Elia lo intercettava sempre e finiva per insultarlo.

"Volevo ringraziarti, Liv" disse all'improvviso Enrico, strappando la mia attenzione dagli altri due ragazzi, e portandola su sé stesso.

"Per cosa?" chiesi ingenuamente, dando un morso al pezzo di cioccolato che ricopriva la crema.

"Per aver affrontato mio padre come io non ho mai avuto il coraggio di fare" spiegò il ragazzo, piegando la testa di lato per osservarmi.

"Ah" esclamai impreparata, non ero pronta per questo discorso serio, indossavo uno stupido costume arancione con i brillantini!

"Non ho fatto niente, in realtà" balbettai, spostando lo sguardo da Enrico al mare di fronte a me.

Notai con la coda dell'occhio che stava sorridendo e poi rispose: "Invece sì. Da quando l'hai convinto a venire al concerto, ha cominciato a farmi molte domande sulla musica" istintivamente tornai a guardarlo mentre lui continuava "si sta interessando a me. Ed è solo grazie a te"

Sul mio volto si formò un'espressione sorpresa ma al tempo stesso estasiata, forse il sogno di Enrico non era perso per sempre, forse c'era uno spiraglio di luce nel buio che lo avvolgeva, questi pensieri mi fecero sorgere un sorriso sulle labbra che automaticamente rivolsi a Enrico.

Lui incatenò i suoi occhi nei miei e notai le sue pupille dilatarsi leggermente, poi il suo sguardo si spostò sulle mie labbra e con un filo di voce mormorò: "Sei sporca di panna..."

Non feci in tempo a reagire alle sue parole che Enrico allungò una mano verso il mio volto e con delicatezza la poggiò sul mio mento, passando poi il pollice a lato del mio labbro inferiore, per pulirmi.

La tachicardia tornò prepotentemente mentre restavo senza fiato, gli occhi ancora ancorati in quelli del ragazzo, incapace di fare un qualsiasi movimento, troppo concentrata su quel lieve ma intenso contatto tra noi.

Enrico lentamente si allungò verso di me, continuando a mantenere il contatto visivo. Si stava avvicinando pericolosamente... non aveva mica intenzione di baciarmi davanti a tutti?!

E, come un aiuto dal cielo, ecco che alcuni bambini corsero verso il mare, passando vicino a noi e spezzando la magia del momento. Enrico si scostò di scatto e si schiarì la voce, mentre io abbassavo gli occhi sulle mie mani per l'imbarazzo.

Accidenti, ma quando mai imparerò a non andare in blackout in queste situazioni?

***

Quella sera decidemmo di uscire a cena per festeggiare la nostra guarigione e evitare di incorrere in una seconda intossicazione, così Edoardo ci portò in un ristorante molto carino a quindici minuti di distanza a piedi, da percorrere lungo una stradina che costeggiava il mare, con una vista molto suggestiva.

Il posto era all'aperto e adornato con tante lucine e candele sui tavoli, Edoardo ci aveva avvertito che era un locale un po' elegante perciò ci eravamo vestiti bene per l'occasione, avevo pure optato per dei sandali bassi con delle pietre come decorazione e mi ero sistemata i capelli in una morbida treccia.

Mangiammo delle pietanze squisite e scherzammo sulle avventure e disavventure della vacanza, costatando che mancava ormai poco al ritorno, ma ci eravamo divertiti più di quanto ci saremmo mai aspettati, tolta la parentesi dell'ospedale, quello sarebbe stato un aneddoto divertente solo in seguito.

Proprio mentre pagavamo il conto, il cielo si fece nuvoloso e fitte gocce di pioggia presero a cadere su di noi, che ovviamente eravamo senza ombrello. Cominciammo a correre lungo la strada illuminata dai lampioni, ma con le mie stupide scarpe che erano carine, ma poco pratiche, presto rimasi indietro rispetto agli altri. 

La frangetta si stava ormai appicciando totalmente alla fronte e guardando davanti a me notai che mi ero distaccata di parecchio. Dannazione perché non mi impegnavo mai a fare i giri di corsa intorno al campo durante l'ora di ginnastica?

Nell'esatto momento in cui decisi di rallentare l'andatura perché tanto ero destinata a lavarmi e probabilmente a buttare queste stupide scarpe, notai che qualcuno stava tornando verso di me, correndo.

Aguzzai la vista e riconobbi i capelli scuri di Elia, che erano quasi totalmente bagnati, così come il resto dei suoi vestiti. Quando fu abbastanza vicino per essere sentito disse, sempre avanzando verso di me: "Ma quanto sei lenta?"

Poi, senza aggiungere altro, si affiancò a me, sollevò un lembo della giacca scura che indossava e mi avvolse dentro essa, attirandomi a sé. Mi aggrappai alla sua camicia per non cadere, destabilizzata da quel gesto inaspettato e dalla sua vicinanza.

"Andiamo!" esclamò Elia, riprendendo a correre, ma adattandosi alla mia velocità per evitare di farmi cadere, continuando a coprirmi la testa con la sua giacca e con il suo braccio.

Sentivo il calore del suo corpo, il suo profumo irresistibile, il suo cuore che batteva... sentivo Elia.

Se questo era il suo modo di evitare gesti conturbanti, allora ero davvero nei guai. 

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