Sei proprio bello


Mi svegliai il mattino seguente con il sole sul viso e un tremendo mal di testa, così mi lavai il viso per riprendermi e mi recai in cucina per bere un caffè rigenerante.

Ricordavo davvero poco della sera precedente, ma era necessario fare mente locale e rimettere insieme i pezzi perché dovevo sapere se mi ero messa in ridicolo in qualche modo.

Com'ero arrivata nel mio letto?

Mi misi seduta al tavolo di legno che occupava una parte dell'open space, proprio vicino alla cucina e afferrai il cellulare per mandare un messaggio a Benedetta, ma immaginai fosse ancora nel mondo dei sogni.

Prima ancora, com'ero arrivata a casa?

Mi portai le mani alle tempie e cominciai a riassumere la serata, passo dopo passo: ero arrivata al locale e avevo bevuto troppo. Decisamente troppo. Ricordai Edoardo e rividi Benedetta che flirtava con Riccardo e poi mi tornò alla mente la mano di Edoardo sul mio ginocchio e la frase: È ora di andare

Oh no...

Sei proprio bello.

Oh no, non l'avevo detto davvero...

Sei tu il mio ammiratore segreto?

Oh no, era un incubo, doveva essere un incubo, non potevo averlo detto davvero...

Non credo nell'amore.

Su quest'ultima frase che rimbombava nella mia testa, afferrai il cellulare e composi il numero di Benedetta, incurante di disturbarla, in qualsiasi stato si trovasse.

Dopo diversi squilli rispose con voce assonnata, mugugnando un poco chiaro: "Olivia"

"Benny, accidenti a te, perché mi hai lasciato tornare con Edoardo?" la accusai senza neanche lasciarle il tempo di svegliarsi.

La mia amica rimase qualche secondo in silenzio, probabilmente stava cercando di riformulare gli eventi della sera precedente e poi si giustificò dicendo: "Scusa, ero ubriaca anch'io ieri"

"Allora saremmo potute tornare insieme in taxi" continuai ad attaccarla, incolpandola per la mia stupidità.

"Liv..." esordì lei con tono piatto "io ho vomitato nella mia borsetta quindi..."

"Ah" dissi un po' disgustata "Ma con chi sei tornata?"

"Mi ha riaccompagnato Riccardo" disse, abbinando la frase con un sonoro sbadiglio.

"È successo qualcosa tra di voi?" esclamai entusiasta, aspettandomi qualche risvolto positivo.

"No" rispose secca Benedetta, facendomi capire che era rimasta delusa.

"Benny" sospirai, come se io fossi migliore di lei in queste cose "dovevi approfittare dell'occasione"

"Senti chi parla" mi rimbeccò lei, lasciandomi interdetta ma colpevole.

"Dovresti essere il mio esempio allora" continuai, ma ricevetti solo silenzio dall'altro capo del telefono, così aggiunsi: "Benny?"

"Liv..." tornò a dire lei, utilizzando lo stesso tono piatto di prima "...io ho vomitato nella mia borsetta davanti a lui"

Mi mancarono le parole per confortarla perché non avrei saputo cosa dire per rendere quella situazione migliore.

Dopo diversi attimi, decisi di riempire il vuoto e replicai: "Io mi sono fatta avanti ieri comunque"

"Quindi?" domandò Benedetta per esortarmi a continuare.

"E. non è Edoardo" tagliai corto, cercando di evitare ulteriori dettagli imbarazzanti.

"Cosa?!" esclamò lei, riemergendo finalmente dalle tenebre e interessandosi veramente a quello che stavo dicendo.

"Mi resta solo Enrico e prima di fare ulteriori figure, voglio esserne sicura davvero" spiegai, ricevendo il consenso della mia amica.

Non avrei fatto altre mosse idiote, non avrei più illuso il mio povero cuore, non avrei più immaginato amori che esistevano solo nella mia testa. Stavolta sarei stata davvero meticolosa.

Chiusi la telefonata e mi buttai sul divano, chiedendomi se latte e cereali per pranzo fossero un pasto decente, quando il mio cellulare vibrò, mostrandomi un numero che non conoscevo. Aprii il messaggio e quasi mi sentii mancare mentre leggevo il testo: Ciao raggio di sole, oggi pomeriggio allora compriamo il regalo insieme? Ti aspetto al centro commerciale per le tre. Edoardo.

Accidenti il regalo! Me ne ero completamente scordata e non avevo assolutamente voglia di vedere Edoardo dopo l'imbarazzo della sera precedente. Chissà cosa pensava di me!

Tuttavia, avevo promesso che l'avrei aiutato e non volevo venire meno alla parola data, perciò confermai l'appuntamento e, dopo aver pranzato, mi preparai con calma: feci una lunga doccia riflessiva, stirai i capelli e la frangetta e indossai un paio di jeans e una canotta verde.

Mi recai al centro commerciale con l'autobus e quando giunsi all'ingresso, trovai Edoardo ad aspettarmi con la sua solita aria da figo. I capelli biondi erano un po' scompigliati e gli ricadevano sulla fronte, illuminando i suoi occhi chiari, teneva le mani nelle tasche dei jeans, che gli calzavano perfettamente sulle gambe snelle. Indossava una maglietta nera abbastanza larga che ne evidenziava le spalle e portava al collo una collana con delle targhette, che gli ricadevano sul petto.

Quando alzò lo sguardo e mi vide, mi salutò con la mano e un sorriso sulle labbra, ma appena lo raggiunsi, non mancò di prendermi in giro dicendo: "Sei proprio bella"

Avvampai, non tanto per il complimento che non era propriamente voluto, quanto per l'imbarazzante ricordo della sera precedente. Da dove mi era uscita una farse del genere?

"Finiscila" lo rimproverai, dandogli un colpo sulla spalla con la mano.

Edoardo ridacchio divertito e poi si avviò verso l'entrata, facendomi un cenno per invitarmi a seguirlo. Non sarebbe stata una giornata facile.

"Quindi" esordì il ragazzo, una volta dentro l'ampio spazio contornato da negozi di vario genere "parlami di questo ammiratore segreto"

Annaspai impreparata da questa frase, ma ormai il danno era fatto, tanto valeva svuotare il sacco: "Da quando mi sono trasferita, ricevo dei bigliettini d'amore da qualcuno che si firma Tuo E."

Il ragazzo mi guardò sorpreso e divertito al tempo stesso e concluse: "Ora capisco! Un po' mi dispiace di non essere quella persona"

Gli rivolsi un'occhiata sconvolta, che cavolo di frase era mai quella?

"Ma per te è una vera fortuna" continuò, facendomi l'occhiolino e riportandomi alla mente la farse che aveva detto la sera prima.

Non credo nell'amore.

Abbassai gli occhi sul pavimento, sconsolata e vidi le scarpe di Edoardo muoversi verso una vetrina.

"Che ne dici di quello?" mi domandò, indicando un vestito da neonato rosa confetto.

"È molto carino" dichiarai, ritrovando il buonumore. Come si poteva guardare un oggetto tanto tenero e restare tristi?

"Hai un buon rapporto con tuo fratello?" mi informai mentre lo seguivo dentro al negozio.

"Abbastanza" rispose lui, osservando la merce sugli scaffali con attenzione "Lui è molto più grande di me"

"Per questo ha già una figlia" mormorai tra me e me, ma abbastanza forte da essere udita anche da lui.

"In realtà siamo fratellastri, mia madre l'ha avuto durante il suo primo matrimonio, io sono nato dal secondo" riprese a dire Edoardo, sorprendendomi per tutte quelle rivelazioni inattese.

"Però dev'essere bello avere un fratello, qualunque sia il grado di parentela" meditai, pensando che anche a me sarebbe piaciuto, mi sarei sentita meno sola.

"È più come un padre in realtà. Sostituisce quello che non ho mai avuto" rispose, prendendo tra le mani il vestito in questione e studiandolo da vicino.

"Mi dispiace" mormorai, era sempre così allegro Edoardo, non avrei mai pensato che avesse una situazione familiare difficile alle spalle. Era proprio vero che certe volte le persone non erano come apparivano.

"E te, hai fratelli?" riprese lui, spostando la sua attenzione su di me.

Mi venne quasi da ridere per quella domanda, sarebbe stato un dramma se ci fossero stati due figli abbandonati a loro stessi anziché una: "No. Anzi, sono stata una sorpresa pure io per i miei genitori"

Edoardo mi fissò negli occhi e mi sentii improvvisante vulnerabile, come se potesse capirmi solamente con quello sguardo, ma quando provai a guardare altrove, chissà perché non ci riuscii.

Il cuore mi batteva fortissimo e nonostante ci fosse solo silenzio tra di noi, riuscii a sentire una connessione più profonda delle parole. Il tempo sembrò fermarsi, eravamo solo io e Edoardo, le mie pupille riflesse nelle sue, la mia mente catturata dal suo pensiero, il mio corpo percorso da quelle che sembravano scosse elettriche.

Ad un tratto Edoardo sbatté le palpebre e la magia sembrò interrompersi. Si girò nuovamente verso l'indumento che teneva tra le mani e dichiarò con voce allegra: "Allora prenderò questo!"

Senza aspettare una mia conferma si avviò verso la cassa, lasciandomi lì, nel reparto bambini, turbata e con le emozioni in subbuglio.

Cosa accidenti era stato? 

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