Pettegolezzi

La sveglia non aveva suonato perciò mi ero alzata tardi nel mio primo giorno di scuola del nuovo anno. Avevo bevuto un caffè molto velocemente e mi ero vestita a caso, nonostante volessi fare buona impressione, non ne avevo il tempo. Avevo perso l'autobus perciò ero stata costretta a prendere un taxi per non saltare la prima ora di lezione, ma fortunatamente ero riuscita ad arrivare giusto prima del suono della campanella.

Quella mattina pareva non avere mai fine, i professori erano stati particolarmente noiosi e io ero riuscita a distrarmi più del dovuto, ma la colpa era sicuramente di Elia che continuava a catturare la mia attenzione.

Spesso mi ritornavo a guardarlo senza nemmeno rendermene conto, ma lui non pareva minimamente distratto da me, anzi non staccava mai gli occhi dalla lavagna o dal quaderno, per dirla tutta, non mi aveva degnato del minimo sguardo.

Era vero che gli avevo chiesto di mantenere segreta la nostra relazione, per il momento, ma poteva anche dimostrarmi il suo amore in maniera discreta. Volevo prima sistemare le cose con Edoardo e Enrico, senza ferirli più del dovuto, per questo avevo deciso di essere riservata finché non avessi trovato l'occasione e anche il coraggio per parlare con loro.

Prima di pranzo avevo trovato un nuovo bigliettino nascosto tra le mie cose, ma non avevo ancora raccolto nessun indizio che mi aiutasse a risolvere il mistero: "Il tempo senza te è come una lenta agonia. Tuo E."

Drammatico il ragazzo...

Ci ritrovammo al nostro solito tavolo, a chiacchierare come sempre, ma io sentivo un peso gravare su di me ogni volta che incrociavo la sguardo di Edoardo o di Enrico.

"Non pensate che il professore di ginnastica sia ingrassato durante le vacanze?" stava chiedendo Edoardo, osservando l'uomo in piedi qualche metro più avanti, con la sua pancia enorme stretta dentro una maglietta grigia.

"Dovrebbe essere dimagrito invece" specificò Benedetta, assottigliando gli occhi per studiarlo meglio "ha girato in bicicletta tutta l'estate con la professoressa di arte."

"Come fai a sapere queste cose?" domandai sempre più stupita dalle informazioni di cui disponeva la mia amica.

"La professoressa di arte?" domandò perplesso Enrico, corrugando le sopracciglia e volgendo anche lui la sua attenzione sull'uomo.

"Stanno insieme?" chiese curioso Elia, intervento anche lui in questo discorso pieno di pettegolezzi.

Benedetta annuì con energia e sembrò anche un po' fiera di fornirci sempre nuovi spunti di conversazione eclatanti.

"Anche il bidello e la cuoca della mensa sono una coppia" continuò lei che evidentemente ci aveva preso gusto.

"La signora Mariuccia?" esclamò Edoardo con gli occhi sbarrati rivolti a Benedetta.

"No, la signora Giuseppina" lo reguardì lei, indicandola poi con un cenno del capo, dall'altra parte delle mensa.

"Tutti questi legami mi confondono, c'è qualche altra coppia della quale non sono a conoscenza?" chiese Edoardo ingenuamente, provocandomi un vuoto allo stomaco.

Panico e senso di colpa si alternarono dentro di me e istintivamente afferrai con la mano il bordo della mia maglietta, sotto al tavolo, e strinsi con forza, cercando di controllare la preoccupazione che sentivo crescere.

Poco dopo però sentii la mano di Elia avvolgersi intorno alla mia e improvvisamente allentati un po' la presa. Spostai i miei occhi dalle nostre dita intrecciate al suo volto impassibile, ancora rivolto agli altri, dal momento che era immerso in una conversazione con Enrico.

Anche se non dimostrava spesso il suo affetto, Elia era in grado di comprendermi e intervenire quando più ne avevo bisogno.

Dopo aver pranzato tutti insieme, ci avviammo lungo il corridoio che portava alle rispettive classi, perché mancava poco al suono della campanella.

Stavo camminando tranquillamente, chiacchierando amabilmente con i miei amici, quando spostai gli occhi davanti a me e mi ritrovai a fissare il suo volto.

Mi bloccai mentre la ragazza camminava verso di me, ma la sua attenzione era rivolta all'amica che procedeva al suo fianco, finché non girò lo sguardo e mi individuò.

Si immobilizzò in mezzo al corridoio con un'espressione stupita sul viso e restammo così a osservarci sbalordite per quelle che parvero ore.

"Liv, cosa succede?" sentii in lontananza Edoardo farmi questa domanda, ma non ero in grado di rispondere, il mio intero corpo era bloccato mentre la mia mente era invasa da spiacevoli immagini del passato.

Notai gli occhi della ragazza di fronte a me assottigliarsi e il suo sguardo farsi di fuoco, così feci istintivamente un passo indietro, senza riuscire però a distogliere gli occhi da lei.

Benedetta trattenne il respiro e sussurrò al mio orecchio: "Non sarà mica..."

La ragazza cominciò a marciare a passo deciso verso di me e fu allora che il panico prese il controllo della mia persona.

Senza un attimo di esitazione mi voltai e iniziai a correre più veloce che potevo, svoltando presto l'angolo che conduceva alle scale e lanciando un'ultima occhiata alle mie spalle per controllare la situazione.

La ragazza aveva rallentato la sua andatura ma non aveva smesso di tenermi d'occhio, mentre i miei amici erano ancora fermi nello stesso punto: Benedetta aveva lo sguardo preoccupato, i ragazzi avevano diverse sfumature di confusione e stupore dipinte sulla faccia.

Ma io non accennavo ad interrompere la mia maratona verso la salvezza e fui bombarda da tante domande silenziose: da che parte stavo andando? Dove potevo nascondermi? Come potevo proteggermi? Ma soprattutto che accidenti ci faceva Mara nella mia scuola?

Mi nascosi nel primo bagno delle donne che incontrai e quando sentii il suono della campanella, decisi di uscire e tornare in classe, sperando di essere al sicuro.

Mi scusai con la professoressa di arte per il ritardo e presi posto al mio banco, ricevendo un cenno di comprensione da parte di Benedetta e uno sguardo perplesso da parte di Elia, ma decisi di rimandare la questione ad un momento più tranquillo per il mio cuore.

Non aveva mai battuto tanto forte. Non aveva mai battuto tanto forte per la paura.

Quando finirono le lezioni, Benedetta si precipitò da me e mi chiese subito: "Era lei vero? Era Mara quella?"

Annuii tremante e subito sentii la voce di Elia farle eco: "Chi è Mara?"

Cavolo, speravo di poter evitare questa domanda, ma ormai era troppo tardi. Sollevai gli occhi sul ragazzo e notai che la classe era ancora mezza piena, perciò mi alzai dalla sedia e mi spostai fuori dalla classe, seguita dai miei due compagni di lezione.

Volevo evitare di attirare pettegolezzi imbarazzanti, meno persone sapevano di questa storia, meglio era.

"Quindi chi è questa Mara?" insisté Elia, piazzandosi davanti a me in corridoio.

"Chi è Mara?" mi giunse la stessa domanda, ma da una voce diversa, quella di Edoardo che si stava avvicinando insieme a Enrico.

"Cosa ci fate qua?" chiesi confusa, sentendo improvvisamente una sensazione di claustrofobia. Era sempre stato così stretto questo corridoio?

"Eravamo preoccupati per te. Sei scappata all'improvviso" spiegò Enrico, portandosi al mio fianco e rivolgendomi uno sguardo apprensivo.

Forse era semplicemente troppo affollato questo corridoio.

Inspirai profondamente ed espirai con calma per regolarizzare il battito del mio cuore e cominciai a dire: "Mara era una mia compagna di classe alla vecchia scuola"

"E perché hai paura di lei?" chiese a bruciapelo Elia, avendo già intuito qualcosa.

"Perché lei..." provai a cercare le parole giuste per esprimere il concetto, ma c'era un solo modo per dirlo "Lei mi infastidiva"

"Diciamo pure che spesso alzava le mani anche" intervenne Benedetta con un certo disprezzo nella voce.

L'espressione dei tre ragazzi si fece dura mentre io sentivo le guance andarmi a fuoco per l'umiliazione. Non ci facevo certo una bella figura, anche se a uscirne peggiore era Mara.

"Non preoccuparti, Liv. Noi..." continuò a dire Benedetta, facendo per avvicinarsi a me, ma proprio in quel momento si udì un grido: "Eccoti!"

Dal lato opposto rispetto a dove ci trovavamo noi apparve Mara e, quando mi girai nella sua direzione, iniziò ad avanzare come una furia.

Decisamente era troppo affollato questo corridoio!

Istintivamente feci qualche passo indietro, ma la mia ritirata fu interrotta dal petto di Enrico, contro il quale la mia schiena andò a scontrasi. Sentii le sue mani posarsi sulle mia spalle con fare rassicurante, ma ero troppo concentrata sulla marcia di Mara per pensare ad altro. 

Notai Elia, al mio fianco, che si mosse leggermente in avanti, come a volersi mettere tra me e lei, ma questo non fermò la mia nemica, che giunse a pochi metri da me e si bloccò, continuando a fulminarmi con lo sguardo.

"Tu" tuonò con voce grave "brutta stronza" continuò, tendendo il braccio davanti a sé e puntandomi l'indice contro "mi hai rotto il naso!"

Deglutii vistosamente, terrorizzata dal fuoco che credevo di vedere nelle sue pupille, mentre alle mie spalle sentivo la voce di Edoardo, rivolto verso Benedetta, che diceva confuso: "Ma non era Mara che picchiava Liv?"

Già, era Mara che mi picchiava e quando mi ero difesa, ero stata espulsa dalla mia vecchia scuola.

E lei con me. 

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