Maniaca
Quando tornai a guardare i ragazzi, notai che Edoardo e Enrico erano entrati in acqua, ma Elia stava tornando verso di noi ancora asciutto.
Ci raggiunse in poco tempo e prese il suo telo, stendendolo di fianco a me e prendendovi posto, le ginocchia piegate davanti a sé, le braccia poggiate sopra di esse, gli occhi tormentati.
Mi voltai verso di lui, percependo un certo disagio e domandai: "Non fai il bagno?"
"No" si limitò a dire, abbassando lo sguardo sulla sabbia e incurvando un po' le spalle. Per la prima volta mi sembrò insicuro, ma non avrei saputo spiegare per quale motivo.
Poco dopo Enrico e Edoardo tornarono gocciolanti e... sexy!
Non fissarli, Liv. Non fissarli!
Mi imposi di distogliere la mia attenzione dalla loro camminata verso di noi e questa ricadde sugli addominali di Elia, troppo vicini a me. Deglutii nervosa e mi ritrovai a scuotere la testa per ritrovare il controllo di me stessa.
Andiamo Liv, non sei mica una maniaca! Datti un po' di contegno...
"L'acqua è fantastica" esclamò Enrico, allontanando con la mano i ricci bagnati dalla fronte.
"È il momento di una sfida" dichiarò Edoardo fissando divertito Elia che lo stava apertamente ignorando.
"Ma non ti stanchi mai?" intervenne Benedetta che considerava le vacanze al mare come un momento di totale rilassamento.
"Non sto parlando con te" tagliò corto lui che si era già fatto prendere dalla competitività. Spostò il suo sguardo da Benedetta al suo sfidante e lo apostrofò: "Elia?"
"Cosa?" chiese brusco lui, sollevando la testa per guardarlo negli occhi, dal momento che Edoardo era in piedi di fronte a lui.
"Andiamo fino alle boe, chi arriva primo vince" spiegò il ragazzo con entusiasmo.
"Ma quanti anni avete?" riprese a dire Benedetta che evidentemente trovava spassoso stuzzicarli.
"E tu, quante volte fai questa domanda?" ribatté risentito Edoardo.
"Vengo io con te alle boe" provò a convincerlo Enrico, notando una certa tensione nell'aria e la mancata risposta di Elia che stava fissando l'orizzonte corrucciato.
"Deve venire anche Elia" sentenziò il ragazzo incrociando le braccia al petto e mettendo in risalto i bicipiti.
Mi affrettai a guardare altrove e i miei occhi ricaddero sul profilo di Elia: sembrava combattuto e aveva la mascella contratta come quando provava irritazione.
Fece un profondo respiro e poi rispose secco: "Non vengo"
"Cos'è" cominciò a dire Edoardo con fare provocatorio "hai paura di perdere?"
"No" ribatté infastidito Elia, inchiodando le sue pupille in quelle di Edoardo.
"Non vuoi darmi la soddisfazione di vincere?" indagò Edoardo che non aveva intenzione di mollare.
"Non è questo..." ribatté Elia che iniziava a cedere.
"Dai Edo" provò a tergiversare Enrico "viene Liv con noi" e così dicendo mi fece l'occhiolino.
"Che?!" esclamai io che mi ero appena asciugata dopo l'imbarazzante tuffo davanti a tutti.
"Forse non sei capace di perdere?" rincarò la dose Edoardo, sempre rivolto al suo sfidante che iniziava a non avere più pazienza.
Assottigliò gli occhi e replicò con rabbia: "Sei proprio un idiota"
Edoardo spalancò gli occhi per quell'insulto inaspettato, ma subito dopo accolse la provocazione: "E tu un perdente"
"Sei così insistente" replicò Elia.
"E tu così arrogante"
"Ignorante"
"Presuntuoso"
"Codardo" concluse Edoardo con tono sempre più alto e il viso accaldato "neanche mi dici perché non vuoi accettare la sfida!"
Elia strinse i denti e socchiuse le palpebre maggiormente, assumendo un'espressione abbastanza spaventosa, poi con le guance un po' rosse, sbottò: "Perché non so nuotare!"
Il silenzio calò tra noi e tutti fissammo Elia con sorpresa, mentre lui era evidentemente a disagio.
Era la prima volta che perdeva il controllo in questo modo davanti a noi e, se avevo imparato a comprenderlo un po', probabilmente era perché odiava non avere la situazione sotto controllo.
Elia rimase con lo sguardo fisso sulla sabbia, poi con uno scatto si alzò e si allontanò, incamminandosi lungo la riva, verso gli scogli.
"Hai esagerato mi sa" puntualizzò Enrico, rimproverando il carattere competitivo di Edoardo.
"Come potevo saperlo? Quello è capace di fare tutto" si difese il ragazzo, ma dalla sua espressione capii che si sentiva in colpa.
Benedetta si sollevò dal suo telo, con l'intento di alleggerire il clima e, dopo aver preso a braccetto i due ragazzi, esclamò: "Andiamo noi fino alle boe"
I tre si avviarono verso il mare e Benedetta girò la testa verso di me e mi fece l'occhiolino, accompagnato da un cenno con il capo verso la direzione che aveva preso Elia.
Non ero sicura che stare sola con lui fosse una buona idea, ma volevo controllare il suo stato d'animo, perciò accantonai i miei dubbi e mi avviai verso gli scogli.
Lo trovai seduto su uno di essi, le gambe mollemente abbandonate nel vuoto e lo sguardo scuro. Con un po' di fatica e tanta goffaggine, mi adagiai al suo fianco e lasciai che il silenzio calasse tra noi.
Poggiai le mani dietro di me per sorreggermi, ma senza farlo apposta, con il mignolo sfiorai quella di Elia. Lui rimase impassibile, perciò decisi di mantenere quel lieve contatto che provocava una forte emozione in me.
Stavo cercando la frase giusta con la quale avviare la conversazione, quando Elia mi precedette e disse con voce profonda e meno decisa del solito: "Non è solo perché non so nuotare..." girò lo sguardo verso di me e mi fissò con occhi intesi "la verità è che ho paura dell'acqua"
Sul mio volto si dipinse un'espressione di tenerezza e incrociai il mio mignolo con il suo, questa volta di proposito.
Lui fece un debole sorriso, poi tornò a osservare la distesa azzurra davanti a sé, ma continuò a parlare: "Quando Sofia ebbe i primi sintomi della malattia, aveva solo quattro anni e camminava felice a bordo piscina. A causa di un malore, cadde in acqua e istintivamente mi buttai per salvarla. Ma anch'io ero piccolo e non sapevo nuotare. Rischiammo di affogare entrambi e fu nostro padre a tiraci fuori da lì"
Fece una pausa e poi continuò: "Da allora non sono più entrato in acqua"
Sentii una stretta al cuore e una folata di vento mi investì, scompigliandomi i capelli e muovendo quelli di Elia che non si scompose minimamente nonostante la situazione.
Si capiva che era abituato a celare tutte le sue emozioni, anche le più dolorose.
"Se vuoi, possiamo passare l'intera vacanza sotto l'ombrellone. Compriamo tante enigmistiche" risposi con dolcezza, cercando di confortarlo.
Lui mi guardò con un misto di malinconia e divertimento mentre le sue labbra si sollevavano leggermente. La sua paura non era legata solamente all'acqua, ma era strettamente connessa con l'inizio della malattia di sua sorella.
Era come se quel giorno il suo corpo fosse stato salvato dall'annegamento, ma la sua anima avesse cominciato ad affogare nel dolore.
Un dubbio mi occupò la mente così chiesi: "È per questo motivo che non volevi venire in vacanza con noi?"
Lui distese le labbra in una linea sottile e rispose: "Sì"
Non sapevo se era il momento migliore per domandarlo, ma la curiosità ebbe la meglio: "E cosa ti ha fatto cambiare idea?"
Nella mia ingenuità credevo che fosse una frase innocente, ma lo sguardo penetrante che mi rivolse Elia mi fece mancare il fiato nei polmoni e provocò piccoli brividi lungo la mia schiena.
Non disse una parola, si limitò a fissarmi, accelerando i battiti del mio cuore, mentre il vento continuava a scompigliarmi i capelli e poi avvertii qualcosa.
Il mignolo di Elia strinse leggermente la presa sul mio.
Aveva cambiato idea per me?
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