Vero o Falso
Il mondo era tornato completo. Tutto era proprio dove doveva essere. Voltandosi verso il tavolo della sala da pranzo, Lucifero incontrò lo sguardo di Malachia e gli sorrise. Il ragazzo rimase teso, pareva a disagio. Comprensibile che si sentisse così, dopotutto non esiste la perfezione e perfino ora che erano insieme, sarebbe stato difficile godere pianamente della reciproca compagnia data la presenza inopportuna di Gabriele. Cercando di ignorare il fratello, sedette accanto al proprio bambino e gli scompigliò i capelli, ma questi si ritrasse leggermente. Quando era piccolo, quel gesto affettuoso lo faceva sempre arrossire per l'imbarazzo, meraviglioso che, anche crescendo, non fosse cambiato di una virgola. Era davvero carino con quel taglio di capelli, gli dava una strana sensazione di nostalgia. Non era spiacevole, ma lo riempì di malinconia.
<< Sono così felice che tu sia tornato a trovarmi, la volta scorsa mi sono fatto prendere un po' troppo dall'emozione e ti ho spaventato, perdonami >>
Spostando la sedia di poco, Malachia sospirò e si rivolse a Gabriele. I due si scambiarono uno sguardo d'intesa e poi il maggiore fece un lieve movimento con le spalle. Lucifero lo trovò seccante. Una presenza davvero seccante. Non disse nulla, meglio non surriscaldare la situazione o il corvino avrebbe potuto decidere di andarsene di nuovo e non poteva permetterlo. Riottenuta l'attenzione del figlio, si addolcì.
<< Non... Non è successo niente di grave... >>
<< Quindi mi perdoni? >>
Gli si fece vicino.
<< C-Certo... >>
Lo strinse a sé. Approfittò della distrazione di Malachia per lanciare un'occhiataccia a Gabriele e questi si irrigidì. Non aveva ancora ben capito come mai fossero arrivati insieme, ma una cosa era sicura, non gli avrebbe permesso di portare via il suo bambino. Se era tutto un trucco di Michele non l'avrebbero passata liscia.
<< Grazie, piccolo mio! Non puoi nemmeno immaginare quanto tu mi sia mancato! Ero così preoccupato per te! >>
Il giovane lo allontanò e si mise in piedi, la sedia finì a terra alle sue spalle. Aveva il viso paonazzo e gli tremavano le mani. Gabriele si mise in piedi ed appoggiò una mano alla sua spalla.
<< N-Non chiamarmi in quel modo! >>
Alzandosi a propria volta, lentamente, si sentì pervadere dalla rabbia, ma tirò le redini. Non voleva spaventare Malachia più del necessario. Questa volta avrebbe fatto qualsiasi cosa per non farselo sfuggire. Sorrise.
<< Scusami... >>
Lasciò che un paio di lacrime corressero lungo le guance.
<< S-Sono solo... >>
Singhiozzò. Malachia si stupì a quella reazione e sembrò tranquillizzarsi. Era fin troppo facile da leggere, fin troppo facile da far capitolare.
<< Così felice di averti di nuovo qui con me... sei così... così cresciuto, mi si riempie il cuore >>
Il ragazzo abbassò la guardia.
<< L-Lucifero... senti... >>
Una fitta. Ora la rabbia fu davvero difficile da contenere. Che razza di scherzo crudele poteva mai essere quello? Chi era stato a dire a Malachia di rivolgersi a lui con tutta quella freddezza? Michele? Un altro dei suoi fratelli? Guardò male Gabriele.
<< Perché... mi chiami per nome? >>
Il corvino fece un altro passo indietro. Un bel respiro e Lucifero riprese il sorriso perduto. Gli andò incontro.
<< Malachia, sono il tuo papà. Chiamami papà >>
<< Non... Non me la sento... Non ti ho mai... >>
Sospirò.
<< Insomma, non ci vediamo da quando ero piccolo, quindi... >>
<< E di chi è la colpa? >>
Sibilò a denti stretti. Si mise fra Malachia e Gabriele e fronteggiò il fratello tenendo il proprio bambino dietro di sé, al sicuro.
<< Michele ti ha strappato a me ed ora, solo perché Gabriele ti ha riportato qui, pensa che lo perdonerò? Beh, si sbaglia! >>
Incrociò le braccia al petto.
<< Puoi anche andare a riferirglielo. Se si aspettava che le cose fra noi si risolvessero, non è così! Non lo perdonerò mai! >>
Dando le spalle al fratello, sorrise a Malachia portandoglisi più vicino, bloccandolo nell'angolo della cucina, passo dopo passo.
<< Non riusciremo mai a parlare come si deve se lui resta qui, non è vero, piccolo mio? >>
<< Lucifero, smettila! Non è così! Gabe non c'entra nulla! Non mi ha portato qui per volere di Michele! >>
Malachia fece un paio di tentativi di superarlo, ma glielo impedì tenendolo ben fermo dove si trovava. Strinse i denti.
<< Fammi capire... >>
<< Io sono entrato qui tramite i sogni e... >>
Alzò la mano per zittirlo.
<< No, non questo... perché io sarei "Lucifero", ma Gabriele invece sarebbe "Gabe" per te?! Io sono tuo padre! Ho fatto sempre tutto il possibile per te! Lavorando giorno dopo giorno, solo per te! >>
<< È questo che non capisci! >>
Le iridi tempestose di Malachia si tinsero di nero.
<< Tu non mi hai cresciuto! Gabe e gli altri arcangeli lo hanno fatto! >>
Iniziando a singhiozzare, il corpo del ragazzo prese a deformarsi.
<< Te l'ho già detto la volta scorsa! Perché non mi ascolti!? Tra me e te non c'è alcun tipo di rapporto se non quello di sangue! >>
<< Mal... no... piccolo mio... >>
Ad un tratto, Lucifero sentì del tepore alle spalle e, voltando di poco lo sguardo, vide che Gabriele aveva aperto le ali e, irradiando la propria luce, stava cercando di far mantenere il controllo a Malachia e, indirettamente, perfino a lui stesso.
<< Ma che cosa... ti hanno messo in testa? Non è affatto così... I-Io non volevo che ti portassero via da me, sono stati loro che... >>
Ringhiò e, drizzando la schiena, aprì a propria volta le ali. Erano ben più maestose di quelle del fratello.
<< Ti hanno strappato a me! Ti hanno marchiato! >>
La stanza si riempì di luce, sempre di più, di secondo in secondo. Malachia si irrigidì.
<< Tu sei Mio, Malachia! >>
<< Non sono tuo, Lucifero! Né tuo, né di B! Nemmeno lui riuscirei a chiamarlo papà! >>
<< Chi?! >>
Ma di chi stava parlando adesso? Possibile che fosse bastato perdere di vista Malachia per qualche anno perché diventasse completamente un'altra persona? Erano sempre stati insieme, inseparabili, il suo bambino non aveva occhi che per lui. Adesso lo teneva a distanza, era spaventato, non era più in sé.
<< C-Come di chi sto parlando?! B, mio... insomma, l'altro mio padre >>
<< Altro cosa? Tu hai un solo padre, Malachia e sono io! >>
Il ragazzo lo scansò affiancandosi a Gabriele e fu solo allora che Lucifero si rese conto dell'espressione del fratello. Era incredibile. Il suo austero e pacato fratellino, muto e tranquillo, era nero di rabbia. A dirla tutta, non era solo arrabbiato, ma al limite del furente, tanto che stava cominciando a rivelare il proprio aspetto reale. Non era mai successo prima. Davvero divertente. Sorrise, soddisfatto e pronto ad incenerirlo con la propria luce al minimo gesto ostile, ma poi Gabriele sembrò ricordarsi di qualcosa e sospirò sereno rivolgendosi a Malachia utilizzando il linguaggio dei segni.
<< Che intendi dire con "non sono quello vero"? >>
Il ragazzo si rilassò all'istante e sorrise già più sereno. Entrambi presero ad indietreggiare verso la porta.
<< Solo un sogno... >>
Lucifero strinse saldamente i pugni. Sulle proprie ali si aprirono centinaia di occhi, le loro iridi erano intense e gelide. Era la fiera delle cavolate. Adesso suo fratello voleva convincere Malachia di trovarsi davanti ad una specie di illusione. Gabriele gli si rivolse direttamente, ogni movimento era secco e deciso.
<< Sei chiaramente frutto dei sogni di Malachia! Il vero Lucifero non potrebbe mai dimenticare B ! Tutto ciò che B ha fatto per lui! A cui ha rinunciato! Le sue sofferenze, la sua promessa! Sono legati e destinati a stare insieme eternamente! >>
<< Follia! >>
Un paio d'ali a coprire il proprio volto, un secondo i propri piedi, un terzo a sollevarlo da terra. Lucifero si innalzò su di loro.
<< Non esiste nessuno del genere! Nostro padre mi ha dato Malachia, io gli devo ogni cosa! >>
Irradiò la stanza costringendo Gabriele a rifugiarsi dietro le proprie ali per non venir consumato. Malachia rimase paralizzato, ma non subì alcun danno, era il suo bambino dopotutto, era nato e cresciuto irradiato da lui. Era parte di quella luce. La sicurezza di Gabriele si spense e, presa la mano del corvino, cercò di guidarlo verso l'esterno.
<< È giunto il tempo di andartene, fratellino. Grazie per la visita, ma non ripetiamo più l'esperienza in futuro >>
Le piume dell'altro iniziarono a cadere, la sua pelle a bruciare.
<< E dì lo stesso ai nostri fratelli. Io e Malachia resteremo qui, per sempre, da soli. Niente più intrusioni >>
Fu allora che il giovane si mise fra loro e, iniziando a trasformarsi, tentò di proteggere come possibile l'arcangelo. Inutile, la sua luce non conosceva barriere. Gabriele iniziò a gridare, la sua voce giunse così chiara che Lucifero si bloccò stupefatto. Quell'urlo di dolore. Era davvero ... familiare.
<< Ma tu guarda, perfino i muti gridano adesso? >>
Divertito, irradiò maggiormente e fu allora che, dalla porta, iniziarono ad arrivare dei colpi secchi. Uno, due, al terzo l'ingresso si spalancò rivelando un velo d'oscurità impenetrabile. Prima che Lucifero potesse reagire, dalle tenebre uscirono due gigantesche mani d'ombra le quali, protendendosi in avanti, afferrarono Gabriele e Malachia trascinandoli all'esterno.
<< No!!! >>
In un attimo la porta tornò al proprio posto. Ristabilita la propria forma, Lucifero corse all'ingresso, provò a colpirlo più e più volte, ma nulla. Era bloccato. Malachia era sparito. Di nuovo. Era di nuovo solo.
***
<< Gabe!!! >>
Scattando in avanti, Malachia finì faccia a terra sul tappeto del salotto. Alzò la testa dolorante e, in preda al panico, si guardò intorno confuso.
<< Mal! Ehi! Tutto bene?!? >>
Febo gli si portò davanti aiutandolo ad alzarsi.
<< Accidenti, ti sei fatto male?! >>
<< N-No... io... io... >>
Rimettendo a fuoco la stanza, il corvino riprese fiato e ripercorse mentalmente l'accaduto. Giusto, era nel mondo umano, era a casa di Febo, stava riprovando a meditare per vedere cosa sarebbe accaduto ed aveva rivisto Lucifero. Era fradicio di sudore, stava andando a fuoco. Gabriele! Si aggrappò immediatamente a Febo.
<< Gabe! Dov'è Gabe!? Era con me! >>
<< Gabe? Chi è Gabe? >>
<< Gabriele! L'arcangelo Gabriele! >>
Febo lo osservò confuso.
<< Malachia, stavi solo sognando, te l'ho già spiegato che gli arcangeli non ti troveranno mai qui... >>
Abbassando lo sguardo, il giovane ricordò l'oscurità, quelle gigantesche mani che li avevano tirati fuori dal sogno. B. Era stato lui. Gabe gli aveva detto che stavano lavorando insieme, doveva essere stato lui ad aiutarli. Una cosa era certa, non si era trattato di un sogno, e quello era sicuramente Lucifero. In qualche modo era in grado di raggiungerlo sin nelle più alte sfere del Paradiso grazie alla meditazione. Peccato che suo padre fosse completamente fuori di testa. Febo gli posò una mano sulla fronte, era fresca, fu davvero piacevole.
<< Ti serve un bel sonnellino... basta con questa stramberia della meditazione, ti ha suggestionato troppo... >>
<< N-Non voglio dormire! E se ritorno di nuovo lì!? Non lo voglio rivedere Lucifero! È completamente impazzito! >>
L'altro gli sorrise dolcemente.
<< È stato solo un brutto sogno, Malachia... >>
<< Non era un sogno! Ne sono sicuro! >>
Si scostò, era troppo agitato, non sarebbe comunque riuscito a chiudere occhio. Gabriele era ferito. Michele in passato lo aveva irradiato in quel modo, ma la sua aura non era niente in confronto a quella Lucifero. Se Gabe era con B sicuramente suo padre avrebbe saputo come aiutarlo a riprendersi. Malachia prese a camminare in tondo per il salotto. Febo rimase ad osservarlo per un po' e poi emise un lungo sospiro.
<< Malachia, l'intera casa è schermata. Ti assicuro che non c'è modo per Gabriele di accedere ai tuoi sogni e nemmeno per te di metterti in contatto con Lucifero >>
Gli si portò vicino appoggiandogli le mani sulle spalle e incontrando il suo sguardo. Era così sicuro che per un momento Malachia mise in dubbio l'accaduto, ma poi ricordò ciò che aveva fatto a Gordon.
<< E come te la spieghi la guancia di Gordon? Mi sono trasformato di nuovo mentre meditavo?! >>
<< No, te lo assicuro >>
<< M-ma nemmeno un po'? Non... non mi sono trasformato del tutto perché Gabe mi ha tenuto sotto controllo con la sua luce, ma... >>
<< Malachia... >>
Febo gli sorrise comprensivo.
<< Lo so che vorresti davvero tanto conoscere i tuoi genitori... soprattutto Lucifero visto che sei stato cresciuto dai suoi fratelli e loro ti hanno raccontato un sacco di cose su di lui... >>
Il corvino abbassò lo sguardo.
<< Io... tu credi che io... mi sia davvero immaginato tutto? M-Ma era così... vero... >>
<< I sogni per te sono una cosa nuova. Certo che ti sembrano veri, ma non lo sono >>
La situazione era strana. A dirla tutta, l'idea che si trattasse davvero solo di un sogno lo avrebbe fatto sentire un po' più tranquillo, ma non poteva essere così. Seccato, guardò Febo con sicurezza.
<< Gabe mi ha detto che mio padre era venuto a prendermi quando sono arrivato qui... è la verità? >>
<< Ecco, questa è un'altra prova che si sia trattato solo di un sogno... Tuo padre non c'era quando sei arrivato e, anche se avesse saputo che eri finalmente libero nel mondo dei mortali, non gli sarebbe importato >>
L'uomo si mise a sedere sul divano e sospirò. Lo stette ad ascoltare, ma non credette a neanche una parola.
<< Allora perché hai messo quella clausola quando abbiamo fatto il patto? Tu sapevi che mio padre si sarebbe occupato dell'altra metà della mia fuga e non volevi che lo incontrassi! >>
Alla sua insinuazione l'altro iniziò ad arrabbiarsi.
<< L'unica ragione per la quale ho messo quella clausola era per farmi trovare da te più facilmente! Non sapevo dove saresti comparso! >>
<< Ma mio padre sì! >>
<< Se avesse voluto saperlo sì, ma non voleva! Non gli importava di liberarti! Non gli importa di te! >>
Si alzò e lo fronteggiò senza alcuna paura.
<< Hai solo fatto un sogno, Malachia >>
Gli posò le mani sulle spalle.
<< So che vuoi che sia vero! So che lo desideri con tutto te stesso al punto da mettere in dubbio ciò che ti dico... ma non puoi mettere in dubbio ciò che ho fatto e sto facendo per te... >>
Questo in effetti era vero. Il corvino si incupì. Da quando era lì Febo non aveva fatto altro che aiutarlo. Gli aveva mostrato un sacco di cose meravigliose del Creato, non lo trattava come un prigioniero ed anzi, lo stava incoraggiando a disubbidire, a vivere davvero. Non c'era ragione per cui non avrebbe potuto farsi aiutare da B, se quest'ultimo avesse voluto prendere parte alla cosa. Forse si era davvero trattato di un sogno. Si intristì.
<< Mi dispiace, Mal. C'è qualcosa che posso fare per tirarti su di morale? >>
Ci rifletté e sospirò leggermente.
<< Ho meditato di nuovo, mi devi delle risposte... >>
Febo rise e gli scompigliò i capelli. Fu una sensazione molto diversa da quella causata da Lucifero nel sogno, molto più sincera e fraterna.
<< Hai ragione, ma vacci piano, okay? Non mi andrebbe proprio di subire un interrogatorio >>
Malachia annuì.
<< Allora inizia, intanto ti faccio il tè, così poi dormirai meglio >>
L'uomo si avviò verso i fornelli, il corvino gli stette accanto.
<< Come sapevi come farmi uscire dal Limbo? >>
<< Me l'ha detto un uccellino >>
Il ragazzo mise il broncio.
<< Ehi, rispondi sinceramente! >>
<< L'ho fatto, me l'ha detto un corvo. Un amico di vecchia data... davvero vecchia data... >>
<< Tu parli con gli animali? >>
<< No, quel corvo sa parlare >>
Malachia si sedette a tavola seccato e affondò il viso tra le braccia incrociate.
<< Uffa... Lo sapevo che non dovevo crederti... io ho meditato, ho fatto quel sogno terribile ed ora mi prendi in giro... >>
Febo rise. Il ragazzo si voltò a guardarlo, la situazione si era già fatta più leggera.
<< Prossima domanda? >>
<< Come sai tante cose della mia famiglia? >>
<< In tanti sanno tante cose della tua famiglia, per sentito dire, per esperienza diretta, è solo che decidono cosa dirti e cosa no >>
L'acqua iniziò a bollire nel pentolino e Febo vi versò all'interno della polvere scura.
<< Non vale! Voglio una risposta diretta! >>
<< Ho conosciuto personalmente i tuoi genitori, entrambi, in periodi e posti diversi, per quanto riguarda la loro travagliata storia d'amore è di dominio pubblico, eccetto che per i mortali >>
<< Lo sapevo! Non sei umano! >>
<< Sì, lo sono >>
Gli porse una bella tazza e vi versò il tè.
<< Ma hai appena detto... >>
<< Ho parlato di mortali, io non posso morire, ma sono umano >>
<< In che senso non puoi morire? Se sei umano, prima o poi, dovrai morire. Sam verrà per la tua anima >>
Soffiando sulla bevanda, Febo scosse di poco la testa e sorrise.
<< Chiunque provasse a ferirmi o tentasse di strappare l'anima dal mio corpo, riceverebbe indietro sette volte il dolore inflitto. Per questo riesco a dire il nome di Blake Bowmann senza conseguenze >>
Ammirato, Malachia non credette alle proprie orecchie. Non aveva mai sentito parlare di qualcuno del genere nel Creato, nemmeno dagli arcangeli.
<< Bevi o il tè si raffredda >>
Prese un sorso a propria volta, poi un altro, aveva fin troppo a cui pensare, le parole e tutta la voglia di sapere si stavano accavallando e fomentando come una fiammata contro il cielo notturno. Febo era qualcosa di unico, di sicuro. Malachia sentì la lingua bruciare e sussultò.
<< Ehi, fai attenzione. Con calma, non ti corre dietro nessuno >>
Appoggiò la tazza.
<< Perché mi stai aiutando? Cosa vuoi da me? >>
<< Ecco... >>
Sospirò e si morse il labbro inferiore, il suo sguardo cominciò a vagare per la stanza, non era più così sereno.
<< Non me lo vuoi dire? >>
<< No >>
Alzò la testa e tentò di recuperare il sorriso, ma era chiaro quanto fosse teso.
<< Cioè, sì... è solo che... speravo di avere più tempo per mostrarti il Creato prima di dirti tutto... Ho davvero paura che, se lo facessi adesso, potresti decidere di non aiutarmi e sei l'unico che possa farlo >>
Malachia gli posò una mano sulla spalla.
<< Perché non dovrei aiutarti? Mi hai liberato dal Limbo, mi hai mostrato e insegnato un sacco di cose... ti devo molto >>
<< Non vorrei lo facessi per restituirmi il favore, ma perché lo vuoi davvero >>
Gli piaceva quel posto, certo, ma al punto da fare qualsiasi cosa per proteggerlo, di questo non ne era affatto sicuro.
<< Se me lo dicessi, potrei finire per odiarti? >>
<< No, non credo, però sappi che sono disposto a tutto per salvare il Creato, anche a farmi odiare da te >>
Ora era davvero curioso. Tanto valeva farselo dire, anche perché, probabilmente, Febo non gli avrebbe più risposto con altrettanta sincerità.
<< Dimmelo... Cosa vuoi che faccia? >>
<< Voglio che mi aiuti a fermare l'Apocalisse >>
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