Tensione
Una bella gornata di Sole era l'occasione perfetta per far fare la prima esperienza terrena a Malachia. Sistemato per bene il ragazzo e preparato un'ultima volta sulle regole da seguire, Febo gli aprì il cancello. Sarebbe stato difficile capire chi di loro fosse il più teso a quel punto. Il corvino prese un bel respiro e, tenendosi al suo fianco, lo seguì lungo il marciapiede. L'uomo si era già preparato a doverlo reguardire chissà quante volte, ma si ritrovò a sorprendersi positivamente. L'altro stava mantenendo un atteggiamento naturale e controllato, nonostante tutto ciò che gli si stesse parando davanti fosse una totale novità. Superato il parchetto, il parcheggio della zona residenziale, perfino il piccolo gattile pubblico, Malachia non emise un suono, restò composto e solo i movimenti del suo capo e del suo sguardo lasciavano intendere la portata delle sue emozioni. Si stava rempiendo di ogni esperienza, nel più completo silenzio. Gli diede un colpetto con il braccio e, quando lo vide sussultare, capì quanto fosse nervoso.
<< Rilassati, stai andando alla grande >>
Il minore annuì e tirò un sorriso. Poco più avanti, una coppia di umani si diresse verso il centro. Malachia si paralizzò e li osservò sino a quando non sparirono lungo la via. Ovvio che non fossero stati loro a farlo sbiancare così. Erano entrambi accompagnati dai rispettivi angeli custodi.
<< Non assomigliano a... >>
Malachia si morse la lingua e tornò a camminare a testa bassa. Ovvio che ne fosse rimasto sorpreso, in effetti gli angeli custodi non avevano affatto la forma umana tanto amata dagli arcangeli e dalle schiere celesti. Erano più simili a un velo sottile. Febo lo fermò e si rese conto che stava tremando.
<< S-Scusa, non l'ho detto! Non torniamo di già! >>
<< Lo so, lo so, non stiamo tornando. Ma non mi va di vederti così. Non ti stai godendo niente, sei troppo agitato >>
Ci pensò un momento e poi gli venne un'idea. Aperto il borsone, vi frugò dentro e tirò fuori il telefono e le cuffie. Incuriosito, Malachia lo osservò mentre scrollava lo schermo, non aveva alcuna idea di cosa avesse in mente, non aveva mai visto nulla del genere, ma Febo era sicuro che ne sarebbe andato matto. Passandogli una delle due cuffie, gli fece vedere come indossarla e, quando il minore l'ebbe fatto, fece partire la musica. Le pupille di Malachia si dilatarono e, incredulo, tolse e rimise la cuffietta diverse volte.
<< Wow... >>
<< Incredibile, vero? Serve a distrarre la mente, quindi non preoccuparti e divertiti. Non possono vederti >>
<< M-Ma non si chiederanno perché noi non... ne abbiamo uno? >>
<< Vedrai >>
Dirigendosi verso il centro, i mortali si moltiplicarono in fretta, attirati dal calore del Sole e dal vento tiepido. E, proprio come aveva detto a Malachia, non tutti loro avevano un angelo custode ad accompagnarli. Peccato che il ragazzo fosse troppo preso dalla canzone per preoccuparsi ancora della questione, muoveva la testa a ritmo, così come i suoi passi e piccoli movimenti del suo corpo facevano intendere che, se avesse potuto, si sarebbe messo a ballare.
<< Ti piace? >>
<< Un sacco, non avevo mai... Insomma, ho sentito lo stesso canto per tutta la vita, ma non era così movimentato >>
<< E ci sono tanti artisti diversi, non puoi nemmeno immaginarlo >>
<< Ci sono tante cose di questo posto che non avrei mai immaginato... >>
Rise. Era il momento giusto per passare all'esperienza successiva. Superata la zona pedonale della città, gli hotel già gremiti di turisti, i bar con il loro chiacchiericcio, Febo si pregustò la reazione di Malachia a ciò che stava per fargli provare, quando, girando lo sguardo, si rese conto che l'altro non era più al suo fianco. Perse un battito, ma poi lo notò a pochi passi indietro, intento ad osservare le statue bronzee poste al centro di una fontana. Lo raggiunse.
<< Ehi, avvisa se ti fermi >>
<< Scusami, è solo che... >>
Piegò leggermente la testa.
<< Cosa sono? Sembrano persone, ma nonn si muovono... A cosa servono? >>
Le osservò a propria volta.
<< Ad abbellire la fontana. Sono statue >>
<< Perché abbellire qualcosa che serve solo per bere e lavarsi? >>
<< No, no >>
Febo si lasciò scappare una risata.
<< La fontana abbellisce la piazza, non si può bere quest'acqua e nemmeno farci il bagno >>
<< Oh... Quindi è qui perché... è bella? >>
<< Esatto >>
<< Ma non... ha senso. Non serve a niente >>
<< Vedi, non tutto quello che viene fatto è perché è utile o serve a qualcosa >>
Non sembrava completamente soddisfatto da quella spiegazione.
<< Perché preferisci i vestiti che ti ho dato rispetto a quelli di quando sei arrivato? Non servono entrambi alla stessa cosa? >>
Malachia diede uno sguardo alla propria maglietta, su di essa era stampata la porzione di un quadro di Van Gogh. Anche se il ragazzo non ne aveva idea, stava indossando arte in quel momento, le emozioni di un artista, il suo vissuto, le scelte del suo gusto trasmigrate su una tela. Il quadro aveva vinto la prova del tempo ed era giunto sino a loro, sino ad un designer che, infine, l'aveva prescelto per posarsi su una maglietta, distribuita in un negozio tra milioni per poi essere acquistata. Incredibile.
<< Se una cosa ti colpisce, sia nel bene che nel male, ti parla, risveglia una parte di te e ti fa reagire. Questa è l'arte >>
<< Incredibile >>
Sentirlo far da eco ai propri pensieri fece sorridere Febo.
<< Andiamo. Abbiamo una cosa importantissima da fare >>
E così, nemmeno dieci minuti dopo, se ne stavano seduti sulle altalene di un parco giochi ad osservare i passanti. Per interminabili istanti, lo sguardo di Febo fu completamente per Malachia, nella smaniosa attesa che assaggiasse il gelato che teneva fra le mani. Quella sì che sarebbe stata una prima volta indimenticabile per il minore.
<< Coraggio, provalo! >>
Affondandoci i denti, il ragazzo venne preso da un brivido improvviso. Rise.
<< Cervello ghiacciato? >>
Malachia annuì e, divertito, Febo prese un assaggio dal proprio. Al cioccolato, il suo preferito. Strano che il ragazzo non avesse voluto prenderlo simile al suo, aveva scelto frutti di bosco con la scusa di voler provare lo stesso sapore di cui aveva sentito parlare Gordon. Però questo non spiegava affatto perché, il solo sentir nominare il cioccolato, lo avesse rimesso in crisi. C'era tanto che non sapeva del corvino, ma non se la sentiva di forzarlo a parlare. Dandosi una spintarella, ondeggiò poco a poco. Stupito, l'altro lo imitò, ma dovette presto tenersi alla catena dell'altalena, spaventato. Non riusciva ad andare ben dritto.
<< Brividi lungo la schiena? >>
<< C-Come lo sai? >>
<< Perché quello è il bello delle altalene >>
<< Se lo dici tu... >>
<< Finisci il gelato, poi ti insegno ad andarci come si deve >>
Un merlo volò basso a qualche metro di distanza e Malachia si alzò subito in piedi e ne seguì il movimento sul prato. Febo gli si affiancò, principalmente per evitare al gelato del ragazzo di finire spiaccicato al suolo. Rimasero in silenzio per un po', fino a quando l'animale si allontanò sparendo tra i rami di uno degli alberi del parco. Uscito dalla trance, il ragazzo tornò all'altalena.
<< Stai bene? Hai sentito qualcosa di strano? >>
Malachia arrossì imbarazzato e, recuperando il gelato, gli diede un altro assaggio, più impaziente.
<< No, no, non preoccuparti >>
<< Non torneremo a casa se non vuoi, però ricordati del nostro accordo, me lo devi dire se... >>
<< Lo so... Ho solo avuto come una sensazione. La stessa di quando sono uscito in guardino e ne ho visto un altro, ma mi sento bene, niente "stranezze" >>
<< D'accordo, ti credo >>
Riprendendo la passeggiata e terminando lo spuntino, Febo tenne ben d'occhio Malachia, ma in effetti non vi fu alcun cambiamento nel ragazzo. Mantenne un comportamento impeccabile, e stette bene attento a come formulava le domande per non sembrare troppo strano. Conosceva già molto del mondo umano, bastava che venisse a conoscenza del nome di una cosa o di un'altra per unire i puntini con le informazioni che aveva già avuto dai racconti delle anime del Limbo. Se procedeva così bene, non ci sarebbe voluto molto perché si integrasse alla perfezione, il piano sarebbe proseguito ben più speditamente di quanto Febo avrebbe mai sperato. Bastava solo convincerlo ad aiutarli. Attirato da una coppia di colombi, il giovane ne seguì il volteggiare fino al doppio tetto di una casa.
<< Sta per piovere... >>
<< Come? >>
Guardò in alto, il Sole era ancora alto, c'era qualche nuvola sporadica, ma nessuna di esse minacciava un temporale, inoltre il piacevole venticello che si era alzato le stava addirittura soffiando via.
<< Come lo sai? >>
Malachia fece spallucce.
<< Solo una sensazione. Credo stia per piovere, molto forte, dovremmo tornare >>
<< D'accordo, va bene, conosco una scorciatoia >>
Se il corvino stava cercando una scusa per tornare, ne aveva trovata una davvero poco credibile, per questo Febo fu propenso a credergli. E così, gli ultimi metri fino al cancello, dovettero farseli di corsa, tra il vento sempre più forte e le prime gocce di pioggia a pungere la pelle delle braccia e del viso. L'onniscenza, Malachia stava già iniziando a mostrarne i primi sintomi, proprio come previsto. Rientrati in casa, il ragazzo tentò di togliersi le scarpe senza slacciarle, con ben pochi risultati, quindi lasciò perdere e si stese sul divano con le gambe a penzoloni in attesa che fosse lui ad andare in suo soccorso.
<< Non ci pensare proprio. Tira un lembo e scioglile da solo >>
Nessuna risposta.
<< Mal? >>
Guardando il temporale attraverso la porta a vetri, il ragazzo si rimise seduto. Era intensamente concentrato su qualcosa al limitare del giardino, stava quasi per dire qualcosa, ma poi accadde. Nel silenzio, un suono profondo si liberò dal suo ventre. Lo stomaco gli brontolò così forte da farlo sobbalzare.
<< C-Cos'era quello?! >>
<< Quello è il tuo corpo che ha bisogno di cibo. Hai fame >>
Vi posò cautamente sopra una mano e se lo massaggiò.
<< Quindi è questo di cui parlava Abele... la fame... Un sacco di anime nel Limbo sono morte per questo... più volte >>
<< Ci vuole del tempo per morire di fame. Non è il tuo caso, ora pranziamo >>
Mostrandogli come sciogliere il primo laccio, lasciò che si occupasse del secondo personalmente. A piccoli passi, un piccolo gesto dopo l'altro, per quanto il tempo non giocasse a loro favore, Malachia avrebbe imparato ogni cosa del mondo dei mortali e, se il piano andava come previsto, il Creato sarebbe stato salvo.
***
Essere visibile agli umani, era una cosa che Samael aveva sperimentato molto di rado. Di norma era un'ombra, un soffio gelido al loro fianco, una forma indistinta quando la vita stava per abbandonarli, un'apparizione o un'allucinazione quando il dolore sarebbe stato troppo intenso per essere sopportato. Ora però, lo potevano effettivamente vedere e ciò lo stava mettendo a disagio. Desiderava solo sparire e tornare al proprio dovere, ma quel periodo di pace era un ricordo lontano ormai. Michele era stato chiaro. Doveva aspettarlo lì, seduto in quell'anonimo bar, ed il suo marchio bruciava ogni qualvolta la sua mente vagava troppo intensamente in pensieri di fuga. Almeno era protetto da quel brutto temporale che si era scatenato all'esterno. Sospirò ed abbassò lo sguardo. Quello imposto dal fratello, non era il solo patto a bruciare il suo corpo. Si massaggiò il polso e osservò quel piccolo neo un istante prima di coprirlo con la manica della giacca. Stava bruciando sempre di più. Malachia. Chissà come stava. Sorrise. Felice. Come mai in vita propria. Emozionato per tutte quelle novità, nervoso al pensiero di commettere un passo falso. Presto si sarebbe dimenticato di lui. Con tutta quella libertà, le opzioni che aveva davanti erano illimitate, presto una migliore gli si sarebbe presentata e allora il loro ricordo sarebbe sbiadito per poi essere cancellato definitivamente. Per quanto gli avrebbe fatto piacere poter far parte della nuova vita di Mal, sarebbe sempre rimasto un simbolo della sua prigionia, non potevano stare insieme, non c'era via per loro. La porta del bar si aprì di colpo facendolo sussultare, ma non si voltò, non voleva attirare troppa attenzione su di sé, ma poi il nuovo arrivato gli si portò davanti e finì per sbiancare.
<< Scusa il ritardo, caro genero >>
B scosse la giacca bagnata e la avvolse sulla sedia prima di prendere posto.
<< E il fratellone? >>
Samael si guardò intorno confuso.
<< C-Cosa ci fai qui? >>
<< Non agitarti, è stato Michele ad invitarmi... Allora, come vanno le ricerche di Mal? Notizie dal suo marchio? >>
L'angelo avvolse il polso nella mano. Ecco perché gli stava facendo così male prima. Non seppe cosa dire o fare, non aveva ricevuto ordini a riguardo. Michele non era lì, poteva osare un cenno. Malachia aveva bisogno di tutto l'aiuto che poteva dargli, non poteva tornare nel Limbo. Scosse di poco la testa e l'altro sorrise.
<< Lasciagli il tempo, non è qui da nemmeno ventiquattr'ore, vedrai che ti contatterà appena saprà come fare >>
Arrossì. Si sentì rassicurato da quelle parole più di quanto avrebbe voluto. La porta si aprì di nuovo, ma non era affatto chi si aspettavano. Poco dopo, Geudiele si unì a loro. Senza che nessuno dei tre avesse bisogno di dire una parola, un'umana portò loro delle bevande del cibo e si allontanò.
<< Che fai qui, Geudiele? Michele prima mi invita e poi nemmeno si presenta? >>
Spostando indietro i capelli, l'arcangelo emise un profondo respiro.
<< Allora? >>
<< Sono qui in sua vece, ha avuto un contrattempo. Vuole proporti un accordo >>
Samael osservò il fratello incredulo. B si fece serio.
<< Sapete già cosa voglio >>
<< Malachia tornerà nel Limbo non appena lo avremo trovato >>
<< Vuoi dire, "SE" lo troverete prima voi. Ma non accadrà >>
L'aria intorno a loro iniziò a farsi paurosamente pesante, l'angelo ne venne schiacciato e dovette per forza intromettersi nello sguardo gelido che i due si stavano scambiando.
<< S-Scusate, non vorrei, ma... P-Per favore, possiamo procedere? >>
<< Ah, già, ci sei anche tu... >>
Geudiele incrociò le braccia al petto. B distolse lo sguardo ed accavallò le gambe lasciando dondolare la destra mentre prendeva un sorso di caffé dalla propria tazza.
<< Sono molto occupato, facciamola breve. Cosa vuole Michele? >>
<< Ratti >>
B parve improvvisamente interessato e un po' sorpreso.
<< Abbiamo entrambi un grosso problema di ratti >>
<< A quanto pare siete ben informati... E come mai proprio adesso chiedete il mio aiuto per risolverlo? >>
<< Finché gironzolavano per casa senza far danni era un conto, ma adesso si sono messi a rosicchiare le pareti... >>
<< E hanno fatto un bel buco dal quale ho potuto recuperare il mio bambino. Quindi perché dovrei sterminarli? >>
Geudiele sorrise.
<< Perché oltre a permetterti di liberarlo, hanno cancellato la fede e la speranza che lui aveva in te. Non te lo hanno restituito, te lo hanno fatto vedere e poi te lo hanno strappato. Infatti, ora lui è con loro, non con te. Mi sbaglio? >>
<< Non per molto >>
<< Collaboriamo e ce ne libereremo molto più in fretta >>
Samael li osservò confuso. Michele gli aveva chiesto di restare lì, assistere a quella discussione, ma perché? Non aveva senso. Non c'era niente che potesse fare o dire. Era di troppo, ma l'ordine ricevuto era chiaro. Doveva restare, per forza.
<< E, in cambio della mia partecipazione? Dubito che abbiate un qualche tipo di merce di scambio che mi interessi >>
Le iridi di Geudiele brillarono d'oro per un istante.
<< Ti affiancherò uno dei miei fratelli. A tua scelta. Sarà sotto il tuo comando sino alla conclusione della caccia >>
La sua voce, era quella di Michele.
<< Campo libero, nessuna intromissione, nemmeno da parte mia. Quando avrai trovato ed eliminato i disertori, ti permetterò di vedere Lucifero >>
B fremette ed un sogghigno gli curvò le labbra.
<< Gabriele. Lo voglio alle porte dell'Inferno entro l'alba di domani o non se ne fa niente >>
<< Accordato >>
Lo sguardo di Geudiele tornò normale. Samael gli posò una mano sulla spalla ed emanò la propria luce per tranquillizzarlo. Anche se era da molto tempo che non avveniva, non era la prima volta che Michele utilizzava uno dei propri fratelli come tramite, ma non era mai una bella esperienza sentire la propria volontà venir assopita e schiacciata da quella del maggiore.
<< Tutto bene? >>
L'altro annuì.
<< Sarai contento, Samael. Torni sul campo >>
<< P-Perchè hai scelto Gabriele? Qual è il tuo piano? >>
B si alzò e, dirigendosi all'uscita, gli diede un paio di pacche sulla spalla. Accettò il silenzio dell'altro senza reagire, erano gli ordini di Michele dopotutto. Poco dopo anche Geudiele si alzò e, facendogli un cenno con il capo, lo convinse ad alzarsi. Ci riuscì, ora che Gabriele non era più assegnato alla sua mansione, era libero dalla costrizione di Michele. Uscendo nella tempesta, i due fratelli riassunsero la propria forma eterea.
<< Cos'è accaduto lì dentro? >>
<< Quello che hai visto e sentito >>
<< Non direi... Michele e B, è come se... se stessero avendo una specie di... scontro segreto fra loro. Non pensi che gli farà davvero rivedere Lucifero, giusto? >>
Geudiele iniziò ad innervosirsi.
<< Smettila! Non possiamo questionare le decisioni di Michele! Lui sa cos'è meglio per il Paradiso, se sta scendendo a patti con quel disgustoso mostro è perché, di certo, fa parte del piano di nostro padre! >>
<< Non sto questionando! Dico solo che... >>
Quando tentò di avvicinarsi al fratello, esso si ritrasse.
<< Fa quello che ti viene ordinato! Michele vuole che riprendi con il tuo lavoro, fallo e basta! >>
<< Geudiele! Michele ha preso il tuo posto poco fa! Ed ha praticamente venduto Gabriele al nemico per chissà quanto tempo! >>
<< Era necessario! B ha accettato! Presto risolverà il problema dei disertori e così Gabriele potrà tornare ai suoi doveri! >>
<< Lo so, ma non era necessario prendere questa decisione a sua insaputa... Michele poteva almeno chiederglielo... Gabriele non avrebbe detto di no, lui farebbe qualsiasi cosa per nostro padre... >>
<< Non lo so! Non so perché Michele ci stia tenendo fuori! So solo che mi fido di mio fratello! Lui è la nostra luce e se non gli obbediamo, cadremo! >>
Aperte le ali, Geudiele tornò dritto in Paradiso. Samael si abbassò il cappuccio sulla testa. Un paio di umani gli passarono attraverso. La morte lo chiamava. Lavorare, certo. Bastava chiudere gli occhi. Bastava farsi guidare da Michele e tutto sarebbe andato per il verso giusto. Bastava non immischiarsi. Il marchio di Malachia bruciò sempre meno contro il suo polso, B era ancora sulla Terra, ma si stava allontanando. Sospirò. Aveva già perso due paia d'ali per non essere riuscito a farsi gli affari propri. Malachia era stato reincarnato così tante volte e non si era mai piegato al volere di Michele, cosa sarebbe stato affrontare la Caduta a confronto. Aveva deciso. Stava per raggiungere B per interrogarlo, ma si trovò la strada sbarrata dalla luce di Michele. Attraverso le nuvole, il fratello trafisse il cielo, si specchiò nella pioggia e gli diede un chiaro segnale al quale non poté sottrarsi. L'atto di ribellione si spense e, aperte le ali, si girò nella direzione opposta. Aveva del lavoro da fare.
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