Perso
Più il male è grande, più il sacrificio per richiamarlo a sé deve essere grande. Il sangue di un Discendente di Abele era un pegno sufficiente da permettere al peggiore di tutti i mali di scendere sulla Terra, ma, non avendone più a propria disposizione, B aveva dovuto improvvisare. Il suo bambino era stato evocato, ma la sua anima strappata dal Limbo, per poter giungere nel mondo umano, chiamava a sé sangue, molto sangue. Raccogliere abbastanza anime in un solo luogo senza attirare i sospetti delle alte schiere sarebbe stato difficile, a meno che non si trattasse di una festa. Asmodeus era il migliore in questo, ma aveva una bocca fin troppo larga per rivelargli la vera ragione dietro quella richiesta, quindi per convincerlo a prepararne una ancora più gremita dal solito, gli aveva annunciato la propria partecipazione ed, integrando nell'organizzazione anche Lilith ed il suo disperato bisogno di sorprenderlo in ogni modo, era certo di avere abbastanza umani. Un piano perfetto e riuscito alla perfezione. Mentre il sangue dei mortali scivolava dal suo corpo e scendeva a terra formando un gigantesco simbolo al suolo, B rimase immobile memorizzandone ogni parte con maniacale accuratezza. Se qualcosa fosse andato storto, il marchio di Malachia sarebbe stato il solo modo di riportare indietro il suo bambino. Scostò a pedate i cadaveri che intralciavano la sua visuale e quando infine ogni goccia venne assorbita, si aprì un fascio di luce blu che frantumò ogni finestra del locale e lasciò che l'aria fresca scacciasse l'odore di chiuso, sudore ed alcol. Quand'essa si spense, al centro di essa rimase un ragazzo, di non più di diciotto anni, lunghi capelli neri mossi, occhi cangianti dal verde all'azzurro, identici ai suoi, e l'ombra del volto di Lucifero sulla propria. Pelle chiara e solo una sgualcita tunica scolorita a ricoprirlo. B sentì le lacrime premere. Il suo bambino era lì. Piegando le ginocchia, si abbassò all'altezza del suo sguardo, ma l'altro rimase immobile per qualche secondo, paralizzato dallo shock, come praticamente tutti i presenti rimasti. Gabe, Lilith, Asmodeus, Baal, nessuno si mosse o ebbe il coraggio di dire nulla. Prendendo un bel respiro, B allungò una mano verso il figlio.
<< Benvenuto sulla Terra, Mal... Io... Io sono... >>
Il ragazzo alzò di colpo la testa, i loro sguardi si incrociarono. B provò una strana sensazione, era come se Malachia non lo stesse guardando davvero. Il corvino si alzò in piedi a fatica, tremando mentre tentava di non toccare i cadaveri. Comprensibile che una tale visione lo stesse sconvolgendo. Alzandosi a propria volta, B fece per appoggiare una mano sul volto del giovane, ma quando fu sul punto di sfiorarlo, Malachia si bloccò, come se avesse sentito qualcosa e, dirigendosi verso l'ingresso, gli passò attraverso come se fosse uno spettro. Portandosi le mani nel punto in cui il figlio lo aveva attraversato, B si sentì mancare il fiato. Dopo l'iniziale sorpresa, si girò e, immergendosi nelle tenebre, tentò di nuovo di portarsi davanti al minore i cui passi, da prima incerti, stavano diventando mano a mano più sicuri.
<< Mal! S-sono io... sono papà! >>
Riassunse la stessa forma che aveva la volta precedente in cui si erano visti, ma nulla. Malachia inizò a correre e gli passò di nuovo attraverso. Non lo vedeva. Inginocchiandosi a terra, B sentì venir meno la presa di Baal il quale scese e, voltandosi verso il ragazzo, provò ad afferrarlo, ma non riuscì a sfiorarlo. Un istante dopo, Malachia aveva varcato l'uscita sparendo nella notte.
<< B! >>
Lilith lo raggiunse e, quando percepì le mani dell'amica sulle proprie spalle, iniziò a tremare. Loro sì, Baal e Lilith potevano toccarlo, perché Malachia no? Si sentì disgregare in ogni parte. Oh, no. Stava accadendo di nuovo. Era da più di un secolo che la linea tra il suo reale aspetto e la gabbia di autocontrollo in cui era riuscito a rinchiudersi, non era così sottile da spezzarsi. Voltandosi verso l'amica, le lanciò uno sguardo più che eloquente che la spinse a staccarsi come su una piastra rovente. Non fece in tempo a dirle di fuggire che tutto divenne buio e, come previsto, perse il controllo. La demone si rivolse agli altri presenti indietreggiando verso l'uscita.
<< F-Fuori! Tutti fuori! Usciamo subito! >>
Asmodeus e Baal non se lo fecero ripetere due volte e sparirono all'istante all'esterno del locale. Lilith, notando la confusione di Gabe, lo raggiunse e, afferrandolo, lo trascinò fuori giusto un attimo prima che le tenebre si sprigionassero dal corpo di B. Avvolgendo ogni cosa intorno a sé, l'oscurità iniziò a corrompere i cadaveri circostanti deformandone le anime rimaste in mostruosità ancor peggiori a cui i loro marchi demoniaci le avrebbero obbligate nel trapasso. Osservando le tenebre uscire dalle finestre spaccate, Lilith iniziò ad entrare in panico.
<< Si propagherà su tutta la Terra! Dobbiamo fermarlo! >>
Asmodeus le si mise dietro tremando.
<< N-Non sei tu la sua migliore amica? F-Fallo tu! Io me ne ritorno all'Inferno! >>
Avrebbe voluto fermarlo, ma l'altro era già sparito. Lilith era troppo spaventata per arrabbiarsi in quel momento, così si voltò verso Baal in cerca di sostegno.
<< M-Mi dispiace, ma i miei poteri sono limitati... E' già tanto che il marchio dell'invisibilità che avevo posto sul locale abbia nascosto B fino ad ora! >>
<< Te lo aveva chiesto B immagino... >>
<< Aveva detto che, se il Paradiso avesse saputo che saremmo stati tutti qui, la festa non si sarebbe fatta... Adesso capisco la vera ragione ... Lilith, dovresti venire via anche tu! Fino a quando la sua rabbia non si sarà placata, siamo tutti a rischio! >>
Baal aveva ragione, ma Lilith non voleva andare e lasciare B da solo. Inoltre non era rabbia, ma, chiaramente, disperazione. Quando anche l'altro sparì, la demone osservò impotente le tenebre inglobare ogni luce al proprio passaggio e fu allora che si rese conto della presenza di Gabe a poca distanza dall'ingresso del locale. Sbiancando, gli si avvicinò di corsa, gli umani non potevano vedere l'oscurità di B, inoltre chissà cosa pensava fosse accaduto alla festa. Doveva portarlo via prima che venisse corrotto. Quando il buio lo sfiorò, una luce splendente si liberò dal suo corpo e tre paia di enormi ali si aprirono lungo la sua spina dorsale. Bloccandosi, Lilith temette di star per avere un infarto. Gabe si girò verso di lei e, sorridendole, fece dei gesti con le mani nella sua direzione, dopodiché si immerse nel buio. L'oscurità si aprì al suo passaggio tentando di soffocare la sua luce, ma essa restava salda e brillante, senza nemmeno un cenno di cedimento.
<< Gabe... Ga...briele... >>
Le tenebre sembrarono bloccarsi e ritirarsi all'interno del locale cercando di convogliarsi per corrompere l'arcangelo. Lilith rimase dove si trovava, pronta a fuggire o a intervenire, anche se non aveva bene idea di cosa fare, a differenza di B a quanto sembrava. Ecco perché aveva invitato quel misterioso amico umano a restare, sapeva che, se qualcosa fosse andato storto nel piano, non sarebbe riuscito a mantenere l'autocontrollo ed avrebbe avuto bisogno di una luce alla quale aggrapparsi per tornare in sé. Solo il Creatore e la Stella del Mattino illuminavano il Creato con più intensità di un arcangelo e, non potendo ricorrere al loro aiuto, Gabriele era il giubotto di salvataggio che B aveva scelto. Era folle quanto lontano le sue macchinazioni si fossero spinte. Quanto lontano il suo amico fosse da lei ormai. Singhiozzando, Lilith si rivolse al cielo e, osservando il pallore di Lucifero, sospirò.
<< Tutto per lui >>
Quanto lontano poteva spingersi l'ossessione umana. Un nuovo tremore dall'interno del locale la fece sussultare. Attese qualche istante, ma non accedde nulla, la cosa la fece sentire un po' più sicura, così si fece più vicina nel tentativo di spiare all'interno cosa stesse capitando. Se non avesse passato del tempo in compagnia di Gabe avrebbe avuto il dubbio che l'arcangelo avesse organizzato il tutto per ferire B, invece si ritrovò a temere più per la vita del proprio nemico. Il coraggio con cui si era spinto nel buio eterno, quelle stesse tenebre che al solo posarvi lo sguardo intrappolavano la tua anima per sempre. Non avrebbe mai più dubitato della sua fedeltà a B e, soprattutto, della sincerità della loro amicizia. Certo, solo se fosse sopravvissuto.
***
Era buio pesto. Non sembrava esserci niente intorno. Per quanto Gabriele camminasse, gli fu difficile capire quanta distanza avesse già percorso. Sperò davvero di non star girando intorno. Mosse le ali stiracchiando le penne primarie in modo che si flettessero e raddrizzassero il più possibile mentre vi apriva i propri occhi per guardarsi intorno, tutti quanti. Schioccò le dita, ma il suono si spense all'istante, come in una stanza insonorizzata. Il buio assorbiva anche quello, non che potesse parlare per chiamare l'altro visto che, in effetti, tutto intorno a sé era, in effetti, B. Si fermò e si mise a sedere. Non dovette attendere molto, una pressione alle proprie spalle iniziò ad indirizzarlo verso una specifica direzione. Alzandosi, si lasciò guidare da essa. Provò a bloccarsi un altro paio di volte, poi a spingere in direzione opposta per contrastarla, ma quando fece quel tentativo, dall'oscurità circostante presero forma delle mani che, prendendo delicatamente le sue lo invitarono a tornare sulla strada corretta.
<< Quandi da qualche parte devo arrivare... >>
Pensò rassicurato e sorrise. Chiamò B utilizzando il linguaggio dei segni, spostando le mani in una direzione o nell'altra. Per metterle in evidenza utilizzò le ali. Sentì l'oscurità stringersi intorno al busto e venne sollevato da terra, aveva perso anche l'ultimo contatto tangibile che gli era rimasto, ma non era spaventato. Era come volare.
<< B, sono Gabe >>
Sentì una carezza lungo la guancia, ma quando si girò per cercare l'altro, vide solo tenebre. Lo aveva trovato, la sua consapevolezza era tornata, ma doveva essere ancora piuttosto scosso visto che non aveva ancora assunto una forma definita.
<< So che stai male. Prenditi il tempo che ti serve. Ti tengo io compagnia intanto >>
Certo, non era facile continuare a mantenere la propria luce così intensa da non venir corrotto, ma poteva farcela, fintanto che restava concentrato e la propria volontà non crollava, le tenebre non avrebbero mai potuto inghiottirlo. Non sapendo bene come trascorrere il tempo necessario a B di tornare in sé, Gabriele decise di ignorare la questione scottante di Malachia e concentrarsi sulla festa trascorsa con l'amico e con Lilith.
<< Pensi che potremmo andare di nuovo a delle feste insieme? >>
Come accaduto prima, un paio di mani uscirono dall'oscurità e cominciarono a rispondergli utilizzando sempre la lingua dei segni.
<< Mi piacerebbe >>
<< Così potrei imparare a ballare meglio! Magari Lilith vorrà... >>
Si bloccò. Giusto, si era rivelato all'altra. Si intristì.
<< Che cosa succede? >>
<< Scusa B, è solo che... Entrando qui, mi sono dovuto trasformare davanti a Lilith. Non penso che vorrà venire ad un'altra festa con me ed insegnarmi a ballare come si deve >>
<< A me piace come balli, non preoccuparti di lei, non può impedirmi di continuare a vederti >>
<< Lo so, però... Mi piaceva ballare con lei >>
La sua luce vacillò per un istante e perse il fiato, ma si riprese in fretta.
<< Scusa, non riesco a fermarmi. Almeno grazie a te ho smesso di espandermi >>
<< Certo, l'oscurità non vuole il mondo, vuole la luce. Ed io sono la più chiara in circolazione al momento >>
<< Non volevo costringerti a questo >>
<< L'ho fatto con piacere. Non mi hai costretto... Ora che Malachia è qui, questo è tutto ciò che posso fare per te... >>
Nonostante non avesse emesso alcun suono, si morse la lingua e abbassò subito le mani. Ecco, per fortuna aveva deciso di non tirare fuori l'argomento. Non era un problema di B se adesso non aveva più alcuna utilità e valore da offrire alla sua causa. Poteva solo biasimare sé stesso se, oltre ad essere un arcangelo, non aveva null'altro. Uriel era un guerriero, Raffaele curava qualsiasi ferita o malattia, Geudiele insegnava il valore della vita attraverso il dolore, Barachiele dava la luce agli angeli custodi, Azrael guidava le anime nel Limbo, per non parlare del perfetto ed infallibile Michele o del pupillo di loro padre, Lucifero. E lui. Lui era solo un altoparlante. Una cassa senza musica, collegata ad un microfono al quale non aveva possibilità di accede. Utile, davvero. B gli aveva dato uno scopo, riferirgli di Malachia, ma ora era finita.
<< Gabe >>
Abbassò lo sguardo, ma una terza mano uscì dalle tenebre e lo costrinse a risollevare il capo.
<< Sto ingigantendo le tue insicurezze. Riprenditi o finirò per soffocarti >>
<< Scusa... >>
<< No, scusami tu. Vorrei dirti di andartene, ma non ce la faccio. Non voglio che tu te ne vada. Quindi il buio non ti lascerà mai andare >>
<< Certo, altrimenti ricomincerai a... >>
Gli fermò le mani.
<< Perché ti voglio >>
Gabriele arrossì di botto e la sua luce si ravvivò. Con le mani di nuovo libere, poté tornare a parlare, ma il brivido che le colse non gli rese le cose facili.
<< M-Mi vuoi qui? Per... chiacchierare? >>
<< Non ho detto questo >>
Nell'oscurità, l'arcangelo sentì dei tocchi delicati cominciare a posarsi sui punti in cui la tunica gli lasciava la pelle scoperta. Lungo le gambe ed i piedi nudi, le scapole, la schiena e le ali, ma non riusciva a vedere nulla che gli permettesse di capire come evitare che accadesse.
<< B-B! >>
Chiuse le ali per impedire all'altro di proseguire oltre e posò le mani sul petto, gli stava scoppiando per l'ansia. Non poteva star dicendo sul serio. Era già difficile normalmente quando manteneva la propria forma consueta, figurarsi ora. Chiuse gli occhi e, un attimo dopo, sentì un toco delicato sulla punta delle orecchie e divenne paonazzo coprendole come possibile. Riaprendo gli occhi, trovò di nuovo le mani create dall'altro davanti a sé.
<< Sei già diventato tutto rosso >>
Per parlare avrebbe dovuto riaprire le ali e spostare le mani dalle orecchie, era bloccato, letteralmente.
<< Mi piace quando fai il difficile anche se in realtà non vedi l'ora che ti salti addosso >>
Non rispose e si sentì infiammare.
<< Ancora niente da aggiungere? Peccato... >>
Rimettendolo a terra, B gli concesse di rimettersi in piedi. Per un attimo l'arcangelo pensò che avesse desistito dal suo intento, ma dovette ricredersi molto rapidamente. Gabriele si sentì accarezzare la caviglia destra e un mugolio abbandonò le sue labbra mentre il tocco prese a salire paurosamente. Abbassò le mani per tentare di fermare B, ma questi colse in fretta lo spiraglio lasciato libero e riprese ad accarezzargli le orecchie e passare lungo i suoi capelli. Stirando la schiena, Gabe spalancò due paia di ali nel tentativo di scacciarlo con la propria luce. Ebbe successo, per un mero istante, prima che l'altro avvolgesse il suo busto e scorresse lungo la sua spina dorsale. Non poterlo vedere rendeva il tutto più complicato e il fatto che non avesse una forma definita, impediva all'arcangelo di prevedere da dove sarebbe arrivato il tocco successivo e quanto in profondità si sarebbe spinto.
<< B! Aspetta! Aspetta! >>
Mosse le mani disperatamente.
<< Non è il caso! Non sei ancora tornato in te! >>
<< Te la voglio mettere facile. Non tornerò normale fino a quando non ti avrò nudo e gemente sotto di me >>
<< Eh?! Ma si può sapere come funziona il tuo autocontrollo? Non credo che la prima volta tu ci sia riuscito per una ragione del genere? >>
<< Invece sì >>
Gabriele si bloccò.
<< Davvero? >>
<< Mi ferisce che non ricordi più la nostra prima volta >>
L'arcangelo tentò di ricordare. Erano in un sogno, questo era certo.
<< Era il sogno con il lago? Giusto? O quello con il grande prato? >>
<< No, ma che dici? Aspetta... non la ricordi? >>
<< Ecco... nei sogni è difficile ricordarsi cosa è successo prima o dopo... >>
<< Ora sono seriamente offeso >>
Arrossì e, vedendo le mani sparire e, con esse, il tocco dell'altro, entrò in panico. Provò con tutte le proprie forze a ricordare, ma non gli venne in mente nessuna occasione specifica in cui il suo intervento, beh, fisico, avesse permesso a B di assumere una forma definita.
<< Scusa! Scusa! B! Ti giuro che non me lo ricordo proprio! >>
Nessuna risposta. Oh oh. Si guardò intorno. Niente. Di nuovo tenebre senza fine. Adesso sì che era nei guai.
<< B? >>
Non poteva crederci. Lo aveva seriamente offeso. Abbassò le ali.
<< B? Mi dispiace! Me lo dici, per favore? >>
Niente. Gabriele si morse il labbro inferiore.
<< Non essere arrabbiato... Finirai per perderti di nuovo... >>
Provò a pensare a come riportare l'altro allo scoperto e, quando gli venne in mente il modo giusto per farlo, emise un breve lamento. Avrebbe davvero voluto che ci fosse un metodo diverso, una qualsiasi altra esca per attirarlo, ma non è che avesse altro a disposizione in quel momento. Portando le mani all'orlo della tunica, la sollevò verso l'alto e se la sfilò di dosso con non poche difficiltà vista la mole di ali e piume sulla propria schiena. Ecco perché normalmente preferiva avvolgersi in un peplo. Quello stava su con un unico nodo o una spilla, e scivolava a terra non appena il punto portante veniva eliminato. Quando infine rimase nudo, fu certo di sentire l'oscurità sotto i propri piedi emettere un fremito.
<< B? >>
Mosse delicatamente la pianta a terra per cercare una nuova reazione, ma era tornato immobile, come poco prima. Si abbassò e vi posò l'orecchio, portando consapevolente il proprio sedere ad esporsi verso l'alto. Ecco un nuovo fremito, un po' più lungo del precedente. Si mise a sedere, era paonazzo, non poteva star davvero credendo che stesse funzionando.
<< B, per favore, puoi... parlare di nuovo con me? Non costringermi a continuare ancora! >>
Si guardò intorno ed emise un gemito quando, fra le sue natiche, colse il tocco rapido dell'altro, non più quello delle sue dita, ma della sua lingua. Inarcò la schiena e si sollevò sulle ginocchia.
<< E-Ehi! Se non vuoi parlarmi non dovresti nemmeno fare cose del genere! >>
Ne aveva abbastanza di quel giochetto di provocazione. Non era bravo come B nel farlo e anche solo provarci lo faceva sentire profondamente imbranato. Seccato, Gabriele lasciò da parte anche l'ultimo frammento di orgoglio rimasto e, aprendo le cosce in modo che la propria intimità fosse a contatto con il buio, cominciò a strusciarvici lentamente. Fatto ciò, sollevò le mani.
<< Forse non ricorderò la nostra prima volta, ma... questa... potremmo renderla indimenticabile, no? >>
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