Libertà

Morbido, stretto, caldo. Girandosi sull'altro lato, Malachia cercò un punto più fresco sul quale appoggiare il viso e scacciare via un po' di sudore. La luce cominciò a passargli attraverso le palpebre, ma ci era abituato, doveva solo coprirle con il braccio e sarebbe potuto crollare di nuovo nel sonno. Spostò la mano lateralmente, ma la trovò bloccata da qualcosa e, emettendo un lungo lamento, la sollevò verso l'alto. Non appena sfiorò la fronte con l'avambraccio, fu trafitto da un forte dolore e, spaventato, si svegliò subito mettendosi a sedere. Si sentì pesantissimo. Ebbe un capogiro e, per un attimo, migliaia di puntini scuri gli oscurarono la vista. Si stropicciò gli occhi e, dopo qualche secondo, essi si abituarono alla luce e anche la nausea si calmò permettendogli di mettere finalmente a fuoco il luogo in cui si trovava. Il primo impatto fu sconcertante. Colori. C'erano colori ovunque. Poi arrivarono le consistenze. Era avvolto in dei tessuti, posti a strati l'uno sull'altro e, sotto di essi, una specie di terreno, ma molleggiato e soffice. Non una di queste cose era identica all'altra. Guardandosi intorno, Malachia colse strane costruzioni, poi piccoli oggetti dalle forme uniche ed inusuali, tutte stranezze che mai avrebbe potuto immaginare esistessero e di cui non aveva alcuna idea dell'utilizzo. Liberando le gambe a piccoli calci, ebbe un'istantanea sensazione di fresco e benessere sulla pelle. Era sudato dalla testa ai piedi. La sola cosa familiare era la tunica sgualcita e sbiadita che indossava. Spostandosi sul bordo del misterioso giaciglio su cui stava dormendo, osservò il terreno, era marrone, a strisce e, su di esso, si intercambiavano striature più chiare ad altre più scure. Era qualcosa di vivo, riusciva a coglierlo, ma non aveva un cuore, bocca o arti, si muoveva impercettibilmente a seconda della quantità d'acqua presente qui o lì e della temperatura. Provò ad avvicinarvi cautamente la mano. Lo sfiorò, ma esso rimase immobile. Provò a tastarlo con il palmo per assicurarsi che fosse ben resistente, lo era, così fece un tentativo con il piede. Sorreggendosi al punto morbido, poco a poco, si alzò. Le ginocchia gli tremavano. Era nella propria forma normale, non era un abominio, perciò non riuscì a capire come mai fosse così pesante tenersi dritto, il suo corpo di solito era molto più leggero e facile da gestire. Fece un passo avanti, poi un altro, ci stava già prendendo la mano quando le sue dita sfiorarono un punto più chiaro del terreno e vennero scaldate da una luce tiepida proveniente dall'alto. Sulla parte superiore della barriera c'era un quadrato azzurro, macchiato di bianco, circondato da una striscia marrone. Era un buco, ma chiuso da una superficie trasparente. Malachia provò a sollevarsi in volo per raggiungerlo, ma poté solo allungare la mano, niente di più. I poteri dei marchi non funzionavano. Quanto avrebbe voluto capire da dove provenisse quel calore. Abbassandosi a terra, sfiorò il punto illuminato con le mani. Una luce calda, non c'era niente del genere nel Limbo, perfino quella degli arcangeli era fredda. Era intento a scaldarsi braccia e gambe quando una parte della barriera colorata in cui era stato rinchiuso si spalancò e, davanti ad essa, apparve un uomo alto. Un vero essere umano, capelli corti e scuri, barba incolta sul viso, la pancetta, i piedi avvolti in un tessuto strano e non nudi, gli abiti inusuali, era davvero un mortale. Nessun tipo di energia proveniva da lui, né angelica né demoniaca. Osservandolo stupefatto, Malachia si rimise faticosamente in piedi.

<< Ed ovviamente ti risvegli quando Febo è al supermercato... Magnifico... >>

Rimase immobile, quindi era davvero arrivato sulla Terra. Febo. Giusto, doveva trovare Febo. Peccato che fosse fin troppo pieno di emozioni per riuscire anche solo a ricordarne il viso.

<< Come va la testa? >>

Lo sconosciuto si indicò la fronte. Malachia toccò la propria e percepì chiaramente una protuberanza su di essa che lo fece sussultare per il dolore. Era fin troppo piccola e mal posizionata per essere una delle sue corna. Che si trattasse di una nuova deformazione? Proprio ora che si trovava nel mondo umano? Tentò di coprirla e spingerla indietro, ma la cosa gli fece solo più male e il punto dolente cominciò a pulsargli.

<< Piano! Non così! Hai preso una bella botta ieri! >>

L'umano gli si avvicinò, Malachia indietreggiò. Sapeva quanto sensibili fossero alla corruzione, era appena arrivato lì e già farsi bollare come mostro anche dai mortali non era proprio il massimo. Spostandosi vicino ad una delle misteriose costruzioni, l'uomo ne aprì una sporgenza rivelandone una parte nascosta. Meravigliato, Malachia provò a scorgere cosa vi fosse all'interno e l'altro ne estrasse un sacchetto che ruppe tra le mani prima di porgerglielo.

<< Tieni, è ghiaccio, appoggialo sopra il bernoccolo e vedrai che passerà presto. Già rispetto a ieri sera si è assorbito parecchio >>

Prendendo l'oggetto, il ragazzo fece come gli era stato indicato. Era freddo, davvero tanto freddo, ma la sensazione di benessere fu istantanea, come se la deformazione si fosse atrofizzata.

<< Come va? Meglio? >>

Annuì ed osservò ammirato lo strano disegno sull'abito dell'altro, era parecchio sbiadito e rovinato in più punti, per questo non ci aveva fatto completamente caso poco prima. L'immagine rappresentava un umano, dotato di molte braccia, proprio come lui quando si trasformava. Tirandola dall'orlo, l'uomo gli si avvicinò per fargliela vedere da più vicino.

<< Ti piace? Si tratta del Dio della danza Siva >>
<< Dio? Non un... demone? >>
<< No, è una divinità positiva >>

Ora era confuso.

<< Ma ha più braccia... >>
<< E quindi? Nella religione induista ci sono molti dèi con più di un paio di braccia >>
<< Religione... induista? Molti dèi? >>

Un suono metallico giunse dal punto in cui la barriera era aperta. L'umano si voltò e uscì senza sigillare il percorso dietro di sé. Malachia rimase immobile dove si trovava. Era già abbastanza stranito che quell'umano stesse parlando di altri esseri al pari del Creatore, ed ora gli lasciava una via di fuga, come se non fosse un prigioniero o un mostro da tenere in trappola. Il ragazzo provò a fare un passo avanti, l'altro non sembrò preoccuparsi della cosa e scese sulla sinistra.

<< Spero che non ti sia scordato di prendere la mia mousse proteica! >>
<< Sì, sì, l'ho presa! Quella ai mirtilli, giusto? >>

Arrivato davanti all'uscita, Malachia si bloccò e, sorreggendo sempre il ghiaccio alla propria fronte, provò a passare l'altra mano attraverso l'apertura. Non accadde nulla. Non venne respinto indietro, non ne venne bruciato, o ferito in alcun modo, quindi fece un passo fuori. Avviandosi per lo stesso percorso dell'umano, sicuro che non vi fossero pericoli o interdizioni, si rese conto che la zona misteriosa in cui l'altro era sparito, era una serie da gradini che portavano ad una parte inferiore molto illuminata.

<< Ah, giusto! Il ragazzino è sveglio >>
<< Eh?! E invece di dirmelo mi chiedi prima del tuo stupido yogurt!? >>
<< Gli ho anche dato del ghiaccio nuovo! Non lamentarti troppo! >>

Salendo di corsa, Febo superò l'angolo dei gradini e gli sorrise. Non appena lo vide di nuovo, tutti i suoi connotati gli ritornarono in mente. Per un attimo, il ragazzo temette che si sarebbe arrabbiato nel vederlo fuori, invece l'altro lo raggiunse appoggiandogli le mani sulle spalle.

<< Benvenuto sulla Terra! E ben svegliato! Spero che Gordon non ti abbia spaventato troppo! >>
<< Macché spaventato! Gli piace pure la mia maglietta! >>

Febo aveva vestiti diversi dalla volta passata e, non essendo traformato in abominio, Malachia si rese conto che era ben più alto di come avesse immaginato.

<< Se gli piace così tanto allora potevi prestagliene una invece di lasciarlo in stracci! >>

Riportandolo verso la stanza, Febo gli fece strada fino ad una delle costruzioni e, afferrata una delle protuberanze, la spalancò rivelando una serie di vestiti umani. Non erano tuniche, né pepli, non c'erano nemmeno spille per sorreggere questi ultimi. Malachia non aveva mai indossato nulla del genere.

<< C'è qualche colore che ti piace? Che ne dici di queste? Le uso per lavoro, ma mi stanno un po' piccole... >>

Gli divennero gli occhi lucidi. Poteva scegliere? Tirando fuori un paio di mezze tuniche a maniche corte, gliele fece vedere. Una era bianca, ma sopra c'era un disegno colorato, verde, blu, giallo, ma non definiti, mescolati fra loro per creare immagini di cose che non aveva mai visto. La seconda era grigia, con una specie di marchio sul fianco, sembrava simile a quello degli arcangeli, ma non lo riconobbe. Malachia abbassò lo sguardo al di sotto della propria tunica per controllare di non star facendo confusione e fu allora che se ne rese conto. Sbiancò ed il sacchetto del ghiaccio finì a terra.

<< Che succede? >>
<< Non... Non ci sono... >>

In preda al panico, il ragazzo si strofinò braccia e gambe, incredulo mentre Febo lo osservava preoccupato. Lasciando da parte gli abiti, controllò insieme a lui.

<< Che cosa? >>
<< I... I marchi! Sono... Sono spariti! >>

Febo sospirò.

<< No... non sono spariti, ce li hai ancora >>

Malachia lo guardò.

<< T-tu li vedi? >>
<< No, ma credimi, ci sono ancora. Solo che non funzionano qui sulla Terra >>
<< Oh... >>
<< Mi dispiace, ma è più facile se un patto lo scioglie chi lo fa, altrimenti bisogna strappare l'anima in pezzi >>

Il corvino osservò il proprio corpo per un istante. Andava bene anche così.

<< Aspetta, ho uno specchio, così puoi guardarti meglio >>

Poco dopo, da un punto della stanza che Malachia non aveva notato, Febo trascinò un alto oggetto e, attraverso esso, come nell'acqua, il ragazzo vide il proprio riflesso intero. Non era mai riuscito a vedersi totalmente prima. Nel fiume rifletteva il volto, parti del corpo, ma mai un'immagine completa non deformata dalle increspature. Provò ad appoggiarvi la mano, era una superficie liscia, non poteva passarvi attraverso come nell'acqua. Chissà di quali altri poteri incredibili erano dotati gli umani.

<< Su dai, spogliati, così ti metti qualcosa di più comoodo >>

Voleva scoprirli tutti. Voleva sapere della luce calda, degli altri dèi, come creare aperture nelle barriere, di cosa fosse uno yogurt e far sì che il proprio corpo non venisse inciso mai più dai marchi degli arcangeli. Mentre era assorto da quei pensieri, Febo gli mise davanti le due magliette.

<< Allora? Quale ti piace di più? >>

Senza pensarci troppo, Malachia scelse quella colorata e si tolse subito la tunica per provarla, ma quando fu sul punto di prenderla, si rese conto che Febo era appena sbiancato.

<< M-Mal, tu non... hai l'ombelico? >>
<< Il che? >>

***

Seduto al limitare del precipizio oltre cui le anime corrotte dilagavano, B sospirò giù di morale. La discussione tra Lilith, Adramalek, Asmodeus e Baal era il perfetto sottofondo del suo malcontento. Già gli mancava Gabe.

<< Ha ucciso decine dei miei figli! >>
<< Chissene dei tuoi figli, Adramalek! Ha quasi fatto fuori anche noi ! >>
<< Siete degli egoisti! Lui è il vostro Signore, non dimenticatelo! Può fare quello che gli pare con le anime che marchiate! >>

L'oscurità premette al di sotto dei suoi piedi nel tentativo di raggiungerlo e B lasciò che anche quella volta fallisse restandogli a debita distanza. Sarebbe bastato un leggero spostamento per tornare un tutt'uno con essa. Perdere il controllo, dimenticare la frustrazione nel buio, cancellare se stesso e non riemergere mai più. Alzò il capo verso la volta infernale, quel maledetto, unico spiraglio, da cui entrava la fioca luce di Lucifero, sempre più pallida, sempre più fragile. Adesso anche lui poteva rendersi conto di cosa significasse vivere separato dal proprio bambino, quanto potesse corrodere il pensiero di immaginarlo a crescere distante. Non che adesso B potesse avere un qualsiasi rapporto con Malachia, ma almeno lo aveva rivisto, per conoscersi davvero ci sarebbe stato modo, doveva solo pazientare. Un battito d'ali giunse dall'alto, osservando il corvo scendere verso la sua direzione, s'incupì ancora di più. Quando Cornelius lo raggiunse e riprese forma umana, incrociò il suo sguardo, ma non ebbe il coraggio di dire nulla tenendosi a debita distanza. Perfino il suo arrivo non fu sufficiente a far cessare la discussione in corso che continuò ad animarsi furiosamente. La rabbia salì tanto che i quattro demoni iniziarono a perdere le proprie apparenze mortali rivelando la corruzione ad accompagnarli. B non prestò loro attenzione e attese che il corvino gli si avvicinasse, azione che gli richiese molto più tempo del previsto, era chiaramente spaventato e teso. Sapeva bene che, ogni passo verso la sua direzione, era uno in più verso una voragine dalla quale era impossibile fuggire. Sin da quando aveva deciso di agire alle sue spalle, aveva firmato la propria condanna.

<< B. Era necessario... >>

Necessario. Non c'era altro modo. Una cantilena che aveva già sentito in passato.

<< Malachia è al sicuro. Sono persone fidate, non gli faranno alcun male! Hanno bisogno di lui, perciò... >>

B si alzò in piedi e parte del mantello di Cornelius ritornò ad essere piumaggio e si raddrizzò per la paura. Dalla voragine crebbe un profondo un tumulto mentre le tenebre si aggrappavano alla pietra nel disperato tentativo di uscire. B fece un profondo respiro, chiuse gli occhi e, quando risollevò le palpebre, era calato il silenzio.

<< B-B? >>

Lilith gli si affiancò confusa e gli posò una mano sul braccio.

<< Va tutto bene? >>

La demone passò lo sguardo da lui a Cornelius. Il corvino abbassò il capo.

<< Ti prego, ascoltami... Ho dovuto... Non volevi ascoltarmi quando ti ho messo in guardia... Le tue macchinazioni per riavere Malachia e Lucifero si stanno spingendo troppo oltre! Stai mettendo il Creato sottosopra! >>

Tornò a fronteggiare lo sguardo di B e fece un passo avanti con maggiore sicurezza.

<< Le cose devono restare come sono! Non posso lasciarteli riprendere! >>

B spostò leggermente Lilith con un gesto della mano e, portandosi davanti all'altro, fece un ampio sorriso.

<< Mi chiedo chi, tra me e Michele, troverebbe il modo più creativo per farti rimpiangere l'istante in cui hai deciso di immischiarti >>

Cornelius strinse i denti. B gli diede una spazzolata sulla spalla e poi gli sistemò il mantello. Il viso del demone era già deformato parzialmente in quello di un corvo, stava chiaramente lottando contro ogni parte di sè per evitare di trasformarsi.

<< Non solo non mi avevi detto di avere la capacità di creare un sigillo per evocare Malachia... ma ti sei anche assicurato che, il contraente, distruggesse qualsiasi brandello di fede in me che il mio bambino potesse aver custodito in tutto questo tempo. A quanto pare non sono l'unico bravo con le macchinazioni qui ... >>
<< Come... hai capito che sono stato io? >>

B strinse i denti.

<< Credi che non sappia leggere un marchio?! Mi stai prendendo in giro?! Me lo hai insegnato tu! >>

Cornelius posò le mani sulle sue e, nonostante stesse tremando, le accolse tra le proprie saldamente.

<< In passato hai lasciato che ti aprissi gli occhi sul vero piano che il Creatore aveva in serbo per te. Avrei potuto non farlo e tu non ti saresti presto la tua rivincita su di lui, non avresti nemmeno avuto Malachia... Perciò... ti prego... credimi... Questa è la scelta migliore >>

Le tenebre iniziarono ad avvolgerlo.

<< La scelta migliore... >>

Le guance di Cornelius si riempirono di lacrime, nella sua memoria cominciarono a rifiorire tutti i momenti trascorsi nella propria eterna esistenza. Mano a mano che questi si susseguivano, come neve al Sole, sparivano, lasciando solo il vuoto dietro di sé.

<< Avevi la possibilità di ridarmi il mio bambino ed invece lo hai lasciato marcire nel Limbo! Una reincarnazione dopo l'altra! >>
<< Meglio lì che qui a nutrire la tua ossessione! Pensi che non abbia già capito perché ci tieni tanto a riaverlo! >>
<< È mio figlio! >>
<< È il nuovo Discendente di Abele! È il tuo lasciapassare per il Paradiso! Niente di più! >>

L'Inferno tremò. B afferrò Cornelius per il collo e lo sollevò da terra senza alcuno sforzo.

<< Come osi?! Per chi mi hai preso?! Per Lucifero?!? >>

Il flusso del buio si liberò finalmente dalla voragine e corse al di fuori senza freni. I quattro demoni presenti si spostarono subito per evitare di venirne consumati, ma si resero conto che le tenebre li scansavano. B aveva ancora il controllo su di esse.

<< Io non sono come Lu! >>

Nessuno fece un passo, nessuno osò intervenire, erano troppo terrorizzati. La sincerità nelle parole di B sconvolse Cornelius al punto da portarlo alla disperazione.

<< B! Devi credermi! Ho fatto tutto questo per aiutarti! Per davvero! Il Creato non può esistere se tu e Lucifero continuate a lottare contro il ruolo che il Creatore vi ha dato! Dimenticati di Malachia! Se continuerai con la tua ossessione, sarà l'Apocalisse! >>
<< E sia! >>
<< T-ti prego! B! Il Creatore sa quello che sta facendo! Devi avere fede in lui! >>

Ne aveva abbastanza di quelle idiozie. Erano finiti i tempi in cui ascoltava in silenzio e accettava passivamente le idee o i piani che altri avevano deciso per lui. Lo aveva capito che qualcosa non andava quando Cornelius aveva smesso di seguirlo dappertutto, quando aveva ascoltato la sua idea della festa senza pretendere di venirvi incluso in alcun modo. Quel voltafaccia aveva già preso accordi con altri, gli aveva remato contro ed ora, a causa sua, Malachia non poteva vederlo, toccarlo o sapere che suo padre non aveva mai smesso di volergli bene e di cercare di riaverlo accanto.

<< Perché lo hai fatto evocare proprio adesso ?!? Perché non prima ?! >>
<< L-la visione che ha avuto. Ha previsto che sarebbe giunto sulla Terra, così doveva essere... era il Suo volere. Malachia è l'Oracolo del Creatore, ora che è giunto tra i mortali, porterà a compimento il progetto di suo nonno, questo è il compito che gli è stato affidato... Dovevo aiutarlo... >>

B rise. Lasciando la presa, abbandonò il demone nel mezzo dell'oscurità che, come un mare in tempesta, cominciò a sommergerlo senza lasciargli possibilità di fuga.

<< B, lo so che non mi credi! Perfino quando ho aiutato te, io sapevo di star facendo la cosa giusta! Il Creatore aveva deciso il tuo destino e guarda cosa sei diventato! Sei più potente e temuto di quando lo saresti mai potuto diventare! Eri un semplice umano e ti è stato dato un ruolo fondamentale! Il Creato non può esistere senza la tua oscurità! Tu e Lucifero... con la vostra testardaggine state mettendo a rischio tutto e tutti! >>
<< Proprio perché sai di chi è figlio Malachia ormai dovresti averlo capito ... >>

Cornelius chiuse gli occhi, ormai quasi assorbito completamente nelle tenebre.

<< ... che in famiglia non siamo bravi a seguire il grande disegno del Creatore. Il nostro destino, lo scriviamo noi! >>

Quando infine il corvino sparì, il buio ne cancellò ogni frammento dall'assistenza. Il Sommo Cornelius non c'era più e non era mai stato. Fin il più piccolo ricordo del demone cadde nell'oblio e, con sé, condusse anche il giardino dell'Eden che poco prima cresceva rigoglioso perfino all'Inferno. Ogni filo d'erba, ogni fiore, ogni goccia d'acqua. Non ne rimase nulla. Di nuovo calmo, B ricacciò indietro l'oscurità nella voragine mentre Adramalek riprendeva il discorso dal punto in cui si era interrotto poco prima, come se non fosse accaduto niente. Osservando il gruppetto, il castano emise un lungo sospiro e, gettando uno sguardo a terra, davanti ai propro piedi, vide una palla di piume iniziare a scuotere ali e coda e gracchiare sonoramente nella sua direzione. Si abbassò alla sua altezza e, in risposta, il corvo si zittì e rimase immobile ad osservarlo. Il castano sorrise e gli porse il proprio braccio come supporto, l'uccello vi si posò sopra obbediente. Non c'era vita nei suoi occhi.

<< Tieni d'occhio il mio bambino... >>

Un colpo d'ali e l'animale si allontanò verso l'uscita.

<< E adesso... troviamo chi ti ha messo contro di me >>

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