Legami Segreti

Blake Bowman era stato tante cose, ma da tempo ormai non è più nessuna di queste, né mai più tornerà ad esserlo. Era bastato poco, un innocuo atto sconsiderato, una follia nata dalla noia, una scelta in una tela, fittissima di mille altre, guidata da un abile artigiano, per porre fine a tutto. Ma anche il più talentuoso dei Maestri, presto o tardi, terminerà il suo ultimo capolavoro. 

***

Labbra schiuse in un respiro tanto cercato. Le dita che si stringono al palmo, afferrano, tirano, strattonano indietro con violenza. Un gemito. B aprì gli occhi. Sopra di sé, vide lo sconfinato soffitto di roccia dell'Inferno e, come una stella nella notte, l'unico spiraglio scavato in esso accecarlo con le prime luci del mattino. Da lì era arrivato e sparito Lu per poi non tornare mai più. Allungò il braccio libero nel vano tentativo di raggiungerlo, proprio come accadeva nei suoi sogni. Niente, non ottenne alcuna risposta, sempre lo stesso, amaro, silenzio.

<< B, sei  sveglio? Ancora non abbiamo finito... >>

Abbassò lo sguardo davanti a sé e lo vide lì, nudo, tra le proprie braccia. La sua pelle chiara era solcata da morsi, arrossata, ovunque le sue labbra vi si erano posate, come fiori nella neve, ma dalla vita in giù quella stessa coltre candida si era ormai completamente sciolta. Non era una posizione comoda, riprendendo quel poco di conoscenza aveva finito per mettersi seduto ed ora sentiva il proprio membro stretto nelle calde carni del compagno, che però non aveva più possibilità di muoversi liberamente. Il viso del corvino era coperto di sudore, le labbra sanguigne per i baci feroci, i boccoli disordinati sul volto a coprirne le iridi dorate. 

<< B, n-non riesco a muover... >>

Ribaltò le posizioni spingendo l'altro schiena a terra, sovrastandolo con la propria mole, intrappolandolo sotto di sé in modo che non potesse sfuggirgli. Afferrò le sue cosce e, nonostante i mugolii di protesta dell'amato, cominciò a spingere dando colpi di fianchi secchi. Lo lasciò senza fiato, tremante mentre cercava in vano di sorreggersi al terreno, agli unici fili d'erba cresciuti in quelle tenebre su cui mai si era posato lo sguardo del Sole. 

<< P-pia... no... >>

Era perfetto, proprio come nei suoi ricordi, nell'unico amplesso che avessero mai condiviso a ruoli invertiti. B cercò di concentrarsi sul momento, evitando in qualunque modo di soffermarsi su Lu, sulla sua voce, su quei piccoli errori che avrebbero potuto disfarne l'illusione. Solo per un attimo, un istante ancora di dormiveglia, era tutto ciò che chiedeva. Strinse a sé il compagno e ne sentì tutti i muscoli flettere quando venne fra i loro corpi. Lui non fu altrettanto fortunato. Era completamente sveglio ora. La sua eccitazione si dissolse nel nulla così uscì lentamente e sospirò seccato. 

<< Scusa B, avrei dovuto... fare più attenzione >>

Lasciò la presa.

<< Non importa Lili, va bene così >>

Ispezionò il corpo dell'amica, i segni che aveva lasciato su di esso erano come enormi ematomi neri, la tinta zaffiro della pelle rendeva più semplice mascherarli, ma farlo del tutto sarebbe stato impossibile. Le sistemò i capelli arruffati, sembravano un cielo in fiamme, per fortuna non ne aveva strappati nemmeno troppi a causa della foga, in passato aveva finito per ridurla in stati molto peggiori durante il sonno, quindi, almeno in parte, si sentì rincuorato. Lilith arrossì e fece lo stesso con i suoi.

<< Allora... novità? >>

Mettendosi seduta, la demone cercò di svicolare da quella situazione scomoda mentre recuperava dei panni insospettabilmente pronti a pochi centimetri da loro. 

<< Evitiamo di nuovo la discussione? Approvo, anche perché temo sarebbe inutile ripetere per l'ennesima volta che non voglio che prendi le sembianze di Lu per abusare di me nel sonno >>
<< Non lo definirei abuso... è solo un... approccio amichevole? >>

Tirò a fatica un sorriso.

<< Ci si da una mano fra amici, a te lui manca ed io... io... >>

La strinse. 

<< E tu sei tu e vai benissimo così. Sai che vorrei poter cambiare ciò che sento, ma non posso >>
<< Ed io non voglio che tu lo faccia! Solo... lasciami almeno... fare qualcosa per te >>

Quante volte quel discorso si era concluso allo stesso modo, ma, forse grazie a quel briciolo di onniscenza che aveva conservato dopo la Caduta, era certo che non sarebbe mai riuscito a negare all'amica la libertà di fare ciò che volesse. La amava troppo per ingabbiarla. 

<< A me basta non farti del male... a nessun livello... >>
<< Non lo fai! >>

Si fece indietro e cominciò a ripulirsi aiutandolo a fare lo stesso. 

<< Basta perdere tempo! Novità? Come sta Malachia? >>

Le sorrise. Se solo avesse potuto dirle la verità.

<< Niente... il solito... chiacchiere padre e figlio, ora che parla almeno non sono più discorsi unilaterali con un neonato >>

Lilith gli si mise alle spalle e cominciò a pettinarlo intrecciandogli le lunghe ciocche di capelli castani. Li stava facendo crescere solo per lasciarla divertire ad acconciarlo.

<< Quanto ha adesso? Sei, sette anni? >>
<< No no, due, massimo tre >>
<< Cosa?! Ancora !? Ma quanto ci mette a crescere !? Pensavo che gli umani fossero molto più veloci... Anche se in effetti Mal non è proprio umano... >>

A dirla tutta, al momento non aveva idea di quanti anni avesse Malachia o quanto rapida fosse la sua velocità di invecchiamento. Nella nuova forma che aveva assunto, B si sentiva scivolare tutto addosso in un istante, la realtà si era fatta intangibile ed effimera in più suo figlio era di certo un caso unico nel creato. Al tempo del suo concepimento, Lucifero era ancora un angelo caduto, un demone infernale, invece, su ciò che fosse stato lui stesso all'epoca, B era certo non vi fosse un nome esatto, quindi la logica non li aiutava. Se si fosse basato esclusivamente sull'età umana sarebbe stato comunque complicato visto che nel Paradiso teoricamente tutto resta immutato ed eterno. Calcolare l'effettiva età di Malachia però non era la cosa importante, se il piano fosse andato come previsto, quantomeno avrebbe potuto stringerlo a sé di nuovo. Si alzò in piedi e osservò all'orizzonte la schiera di anime vagare nel silenzio, mute come ombre prive di volto, d'identità, di passato. Erano indistinguibili. Sopra di esse, un corvo giunse ad ali spiegate, volando veloce, pronto a raggiungerlo.

<< Spero per te che non si accorga del disastro che abbiamo combinato nel suo giardino... >>

Gli sussurrò Lilith all'orecchio.

<< Abbiamo? Io non ero nemmeno qui >>

Un attimo dopo B era già dall'altra parte dell'Inferno, poteva ancora sentire nella testa l'eco delle proteste dell'amica. Voltandosi di nuovo verso l'Eden, per un momento rivide al suo posto l'immagine sfocata del vecchio castello di Lu. Si ritrovò in quell'enorme salone, al cospetto del gigantesco trono, di nuovo seduto sulle gambe di Lucifero. Nella visione, il tempo era immobile, congelato, tanto che poté camminare verso la finestra più vicina, senza che il corvino si lamentasse, per osservare il regno dell'eterno dolore e poi voltarsi di nuovo verso il proprio re. Si crogiolò in quel flebile ricordo, mentre, a distanza, giungeva il gracchiare furibondo di Cornelius. 

<< Ops... >>

Si lasciò scappare uno sbuffo divertito e si sedette a terra piegando la testa leggermente di lato mentre tornava a visualizzare il fantasma del proprio passato. Lui stesso, ancora umano, il suo primo sguardo al castello, la prima volta in cui Lu lo aveva portato nelle proprie stanza. Sorrise. Non c'era più niente che potesse fare per quel povero ragazzo, intrappolato in una tela di bugie costruita per il tornaconto di qualcun altro, poteva solo accettare il proprio destino e presto, come una preda qualunque, venirne consumato. 

***

<<Dì: "Vi farà morire
l'Angelo della Morte, a voi preposto,
poi al vostro Signore sarete ricondotti">>
Corano, sura XXXII, versetto 11


<<Mal?>>

Niente. Si guardò intorno, in ogni direzione, ma vide solo colonne bianche e bruma. Fletté le proprie ali e poi fendette l'aria scacciando la foschia di parecchi metri, ma servì solo a riportare alla luce le anime nascoste sotto di essa. Erano principalmente bambini, ma non vennero disturbati dal suo gesto, alcuni cambiarono semplicemente la direzione in cui stavano camminando, altri si stiracchiarono per poi tornare a stendersi a terra, vacui nella loro condizione momentanea. Gli mancavano i tempi in cui poteva limitarsi a rilassarsi dopo il solito andirivieni dal mondo dei vivi, in più odiava quello stupido gioco, ma, per fortuna, non aveva mai perso. Ritirò le ali e mutò il proprio aspetto unendosi alla nebbia circostante e si spostò da una parte all'altra del Limbo sino a quando non l'ebbe colmato. 

<<Cosa si sarà inventato questa volta? Non riesco a individuarlo... Ma deve essere qui, per forza... Perciò...>>

Compiaciuto, si portò ai confini del proprio dominio e cominciò a compattare la foschia, spingendola verso un unico punto per costringerlo a cedere, poteva sentirla opporre resistenza, ma fu tutto inutile. Alla fine, compresso e sconfitto, Malachia tornò normale sbuffando seccato. 

<<Hai perso, di nuovo>>

Riprese a propria volta forma fisica e si avvicinò all'altro, ancora seduto a terra a testa bassa, e si abbassò alla sua altezza. Frugando attraverso gli strati della propria tunica marrone scuro, ne estrasse una seconda veste e gliela passò in modo che potesse rivestirsi. Non ottenendo alcuna reazione, gli posò una mano sul capo, i suoi ricci neri erano intricati come un cespuglio di rovi, ma morbidi come una carezza.

<<Dovresti davvero imparare a trasmutare anche i tuoi vestiti quando ti trasformi, non dimenticare che...>>

Fu allora che Malachia scattò nella sua direzione e lo abbracciò strusciando il viso contro il suo petto, insoddisfatto. Le sue mani corsero lungo il tessuto dei suoi abiti in modo così intenso che sembrò pronto a strapparglieli di dosso da un momento all'altro.

<<Uffa! Speravo davvero di avercela fatta questa volta! Non è giusto! Non è giusto!>>

Sospirò.

<<Non sei un po' cresciuto per piagnucolare così? Ed anche per questa storia del nascondino?>>
<<Mai!>>

Alzandosi imbronciato, il ragazzo gli diede le spalle. Per un momento, gli parve di scorgere lo stesso adorabile bambino che gli era stato affidato anni ed anni prima, ormai quattro vite fa. Quanto era carino allora, a malapena capace di pronunciare correttamente il proprio nome, scorrazzava per il Limbo giocando con le anime, curioso e dolce, lo ascoltava sempre e faceva di tutto per essergli d'aiuto in ogni modo. Quel fanciullo però era cresciuto, ormai era la quarta volta che stava per raggiungere i diciotto anni mortali e si era trasformato in un adolescente ingestibile e capriccioso in grado di mandarlo ai matti. 

<<Perché mi fissi così, Sam?>>

I loro sguardi si incrociarono e si sentì in trappola. Quegli occhi, ciano e smeraldo, mutevoli come il cielo, lo scrutavano voraci accendendo il suo istinto di vigore e desiderio. Un sorrisetto attraversò il viso di Malachia, non prometteva niente di buono. Il giovane gli porse una mano.

<<Intendi restare lì a terra ancora a lungo? Dai, ti aiuto io>>

Anche se reticente, l'angelo accettò l'offerta, ma non si sorprese affatto quando, una volta afferrato, Malachia lo trascinò a sé, una mano lungo la schiena e l'altra saldamente nella sua, i visi vicini, quasi labbra contro labbra. Il suo fiato era caldo come brace, il solo che avesse mai conosciuto quei gelidi luoghi. 

<<Per essere l'arcangelo più furbo del Paradiso, ci caschi sempre. Devo cominciare a pensare che tu lo faccia di proposito per farti rubare baci da me?>>

Gli coprì la testa con il tessuto della tunica, ancora stretta nella mano libera. 

<<Non ti sopravvalutare, è solo che ho fiducia nelle buone intenzioni, inoltre... piantala con questa storia dell'arcangelo>>
<<Perché ? È ciò che sei>>
<<Ero>>

Mal tentò di togliersi di dosso l'abito e ciò gli diede il tempo di scostarsi.

<<Sei e sarai sempre>>

Cavolo, era senza fiato. Quando infine l'altro si fu sistemato, ne ricevette uno sguardo seccato. 

<<Seriamente? Ancora verde?>>
<<Perché, che problema c'è con il verde?>>
<<Nessuno, se non lo indossi per tutta la vita... Inoltre è così verdognolo e chiaro da sembrare smorto...Tanto varrebbe indossarla bianca!>>

Fece spallucce. Non aveva idea di dove fosse il problema.

<<Si intona ai tuoi occhi>>
<<Oh, questo lo so. So che ti piace raccontarmi questa cosa, ma magari, se ne provassi altri, capiresti che anche altri colori si intonano ai miei occhi...>>
<<Ne dubito. Inoltre qualche volta te ne ho date in azzurro, rovina questa e te la porterò così...>>

Non è che qualcun altro dovesse vederlo, le anime presenti nel Limbo nemmeno si rendevano conto di essere lì fino a quando non ci interagivano direttamente. Certo, poi c'era la questione degli arcangeli, ma nessuno di loro si interessava ai suoi indumenti da quanto ne sapeva.

<<Sammy, l'azzurro? Mi prendi in giro? Non sono più un bambino!>>

Si sfilò la tunica restando di nuovo nudo. 

<<Mal...>>

Incrociò le braccia al petto.

<<Che c'è?!>>
<<Devo ricordarti chi ha vinto oggi?>>

Sbuffando, il ragazzo raccolse l'abito da terra e lo legò in vita arrabbiato. La sua pelle era così candida, solo i marchi sacri lasciati dagli arcangeli la valicavano spezzandone la marmorea perfezione. 

<<Ecco, contento? Niente parti intime in vista!>>

Gli si avvicinò e gli accarezzò i capelli corvini. Un tempo erano dorati, come quelli degli angeli più belli, ma con gli anni si erano scuriti ed ora tradivano la natura del ragazzo più del suo sguardo ardente. 

<<Sì, grazie>>

Malachia arrossì per un momento, poi lo abbracciò alla vita e lo alzò da terra a tradimento appoggiando di nuovo la testa sul suo petto. Lo stava tenendo sollevato con un solo braccio senza alcuna difficoltà, aveva una forza spaventosa, ma lui non ne aveva paura, non ne aveva mai avuta, perché niente era più terribile del potere che il Creatore aveva affidato a lui stesso. 

<<Sam... Ho fatto il bravo, ho anche letto quei libri noiosi che mi hai portato...>>
<<Lo so che sei bravo, ma non serve che mi stringi per dirmi queste cose, mettimi giù>>
<<Sono stato obbediente...>>

L'angelo sentì la mano libera del ragazzo correre lungo la coscia. 

<<Mal...>>
<<So che a volte ti provoco un po', ma alla fine faccio quello che chiedi... Sempre...>>

Le dita del corvino premettero contro il tessuto mentre le sue labbra si appoggiavano su di esso salendo un bacio dopo l'altro verso il suo collo, cercando un punto scoperto nel cappuccio.

<<Samael, io...>>

L'angelo lo zittì posandogli sopra le labbra la mano, le sentì bollenti contro il palmo. Non era più conosciuto con quel nome da molto, molto tempo, solo Malachia insisteva imperterrito nel chiamarlo così e, per questo, gli era infinitamente grato. Incrociarne lo sguardo colmo di desiderio lo riempì di brividi, ma recuperò subito il controllo, chiuse gli occhi, fece un bel respiro e poi riottenne la calma. Gli occhi di Malachia si fecero liquidi per un momento, ma poi inspirò a propria volta e, quando espirò, lo rimise a terra. Rimasero a guardarsi in silenzio per un tempo che parve ad entrambi fin troppo breve, ma poi il corvino si grattò la nuca e ridacchiò. 

<<Ecco, penso che ora dovrai tornare a lavoro ed io ho ancora da leggere un bel po' quindi...>>

Indietreggiò e gli diede di nuovo le spalle portandosi le mani dietro la nuca. 

<< Aspetta, credevo avessi già letto i "libri noiosi" >>
<< Ops >>

Malachia si girò con un enorme sorriso sornione. 

<< Forse non sono così bravo ed obbediente >>
<< Tutto qui? >>

Rise ed il suo viso si illuminò. 

<< E... chiedo scusa per aver mentito al nobile Angelo della Morte >>

Fece un piccolo inchino. Ed eccolo di nuovo con quel suo tono provocatorio insopportabile. Samael aprì le ali e si preparò ad andare quando il calore della fiamma gli passò accanto al volto e, un attimo dopo, Malachia fu a terra, la testa schiacciata sotto un piede e una spada infuocata ad un centimetro dal decapitarlo.

<< Uriel, vacci piano! >>
<< Come fai tu? Ho visto la bella scenetta di poco fa. Carina, davvero adorabile >>

Il ragazzo rispose all'assalto afferrando la caviglia dell'Arcangelo della Saggezza e, stretta la presa, lo obbligò a sollevare il piede, ma la posizione difficile gli fece perdere forza e così Uriel poté schiacciarlo nuovamente al suolo. 

<< Uriel! Mollalo! Così gli fracasserai il cranio! >>
<< Fosse stato così facile ci sarei riuscito quando era un infante... Non hai del lavoro da fare, Azrael? Guarda che Gabriele è già risalito in Paradiso da un pezzo, quindi adesso è il mio turno di occuparmi del marmocchio, sloggia! >>

Per un momento, l'angelo venne pervaso da una furia cieca, ma la scacciò subito e, voltandosi, fece per andarsene, ma un sonoro tonfo alle spalle lo mise all'erta. Malachia era ora su Uriel, il volto ancora marcato dal punto in cui era stato colpito, come una bruciatura profonda già in procinto di rimarginarsi. Il giovane si voltò nella sua direzione e sorrise di nuovo. 

<<Ciao Sammy! Ci vediamo dopo!>>

Sempre il solito spaccone. Gli fece un cenno con la mano e si allontanò. Non importa per quanti anni lui e gli arcangeli ci avessero provato, con le buone, con le cattive, con l'inganno, con il dolore, con l'affetto e l'amore, la volontà di Malachia era incrollabile. Perfino lui stesso, capace di leggere l'anima dei viventi, non era stato in grado di scalfire il ragazzo e di scoprire cosa mai lui e suo padre si dicessero nel mondo onirico ed anzi, era stato il corvino a distruggere indissolubilmente la sua corazza. Era davvero nei guai, ma sapeva cosa fare. Doveva resistere, doveva reagire a quei sentimenti perché in fondo, quale senso hanno se, alla fine, lui sarebbe rimasto inesorabilmente solo, se dopo la Morte, niente resta. 

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