Lacrime

Il suono del campanello. Quando Lucifero lo sentì giungere all'orecchio, ne rimase così sorpreso che tutto il resto perse importanza. Alzandosi dal divano e mettendo da parte il libro che stava leggendo andò subito ad aprire.

<< Ciao, Lu, disturbo? >>
<< Michele! >>

Rumore di vetri infranti giunse dalla cucina, Lucifero si girò subito preoccupato.

<< Tutto bene, tesoro? >>
<< Sì! Non preoccuparti! Mi è solo scivolato un bicchiere, vado a prendere la scopa per raccogliere le schegge e torno! >>

Sospirando rassicurato, fece entrare il fratello in casa e lo accompagnò in cucina per farlo accomodare, per fortuna i cocci erano dall'altra parte del piano di lavoro. Lucifero si mise subito a sedere e, alle sue spalle, sentì il proprio amore ripulire il pasticcio. Stava per andare a dare una mano, ma Michele si schiarì la voce e riattirò la sua piena attenzione. Era da parecchio che non riuscivano ad incontrarsi, nonostante lavorassero entrambi nell'azienda di famiglia, i loro turni erano completamente differenti, tanto che non era mai capitato neppure che si incrociassero per caso. O almeno Licifero non riusciva a ricordare un'occasione in quel momento. Era però sicuro che stessero collaborando sullo stesso grande progetto, perciò, vista la grande precisione ed il rigore di Michele, il risultato sarebbe di certo stato impeccabile. Offrendo all'altro un bicchiere d'acqua, Lucifero cercò di metterlo a proprio agio e aiutarlo a rilassarsi un po', anche perché il fratello sembrava davvero teso, persino impensierito. A quanto pare pure mister perfezione poteva rivelare delle crepe ogni tanto, però non aveva la fortuna di un compagno o figli con i quali dimenticare le fatiche della giornata, perciò era comprensibile che fosse andato a trovarli per sollevarsi un po' l'umore.

<< Allora... come vanno le cose? >>
<< Bene, eccellentemente direi >>

Bevve un sorso. Non stava dicendo la verità. Era facile da leggere, si conoscevano da troppo tempo perché potesse nascondergli qualcosa.

<< Sicuro? Se c'è un problema sai che puoi contare su di me. Mi aiuti tanto con la mia famiglia, il minimo che io possa fare è ripagarti il favore >>
<< Già... hai ragione >>

Sorrise. Un sorriso obbligato che sparì in fretta in una smorfia quando Michele si voltò verso il salotto da cui provenivano il baccano del televisore e le risate di Malachia. Lucifero lo trovò strano. Poco prima era seduto sul divano e non ricordava di aver visto Malachia o che il piccolo stesse guardando i cartoni. Si voltò a propria volta, riusciva solo a vedere la nuca bionda del proprio bambino, era così concentrato da non essersi nemmeno accorto dell'arrivo di un ospite.

<< Mal! Vieni a salutare lo zio! >>

Ma il bambino non si mosse.

<< Malachia! C'è lo zio! >>

Era come se non riuscisse a sentirlo. Lucifero fece per alzarsi e raggiungerlo, ma il proprio amato si mise fra di loro e appoggiò al centro del tavolo un vassoio. Ben posizionati, facevano bella mostra un piattino di biscotti, un latte macchiato, il preferito di Michele ed un bel caffè macchiato caldo per lui. Le mani del suo amato tremarono leggermente quando servì il tutto, ma particolarmente quando si rivolse all'ospite.

<< S-scusate il piccolo, quando guarda la TV è come se finisse in un altro mondo... >>

Michele si schiarì la voce e così l'altro si allontanò subito. Lucifero avrebbe voluto ringraziare, ma quando vide il proprio amato tornare a concentrarsi sulla pulizia dei cocci, capì che la sua preoccupazione era dovuta alla sicurezza di Malachia e lasciò che concludesse in serenità.

<< Nostro padre è molto soddisfatto del tuo operato >>
<< Oh! Te... te l'ha detto lui? >>

Michele prese un sorso.

<< Naturalmente. Sei la Stella più radiosa del suo Creato >>

Lucifero finì per arrossire imbarazzato. Guardò il proprio riflesso attraverso il bicchiere d'acqua accanto al caffè e, per un secondo, gli sembrò che i propri capelli fossero neri nella deformazione dell'immagine. Un battito di ciglia e tornò normale. La stanchezza gli faceva davvero brutti scherzi. Bevve il proprio caffè, nella speranza di riprendersi dal torpore.

<< A volte vorrei che me le dicesse personalmente queste cose... non sono mai sicuro di star facendo la cosa giusta o di prendere le decisioni migliori >>
<< È proprio questo il tuo problema >>

Michele accavallò le gambe ed appoggiò i gomiti sul tavolo portandosi in avanti. Il suo bel completo bianco finì per stropicciarsi, ma non se ne curò troppo.

<< Noi non prendiamo decisioni sbagliate. Seguiamo la visione di nostro padre, perciò non sbagliamo mai. Devi mettertelo in testa e toglierti ogni dubbio >>

Lucifero si lasciò sfuggire una breve risata.

<< Vorrei essere sicuro come te... hai talmente tanta fiducia in nostro padre da superare quella di tutti noi altri sei messi insieme >>
<< Eppure Lui ha scelto te per portare avanti il suo progetto >>

Michele gli prese le mani e catturò il suo sguardo nelle proprie iridi ghiacciate, tanto che Lucifero percepì tutto il resto intorno a sé farsi vacuo, attenuarsi e spegnersi, come se stessero parlando in una stanza vuota.

<< Lucifero, nostro padre ha bisogno di te più che mai adesso >>
<< Lo so... >>

Si sentì leggero, quasi incorporeo.

<< Fino a quando questo critico periodo non si sarà concluso, nostro padre mi ha chiesto di sostenerti il più possibile, in modo che tu possa riposare appieno ed essere pronto per i tempi difficili che stiamo affrontando >>
<< Grazie, Michele... Io... non so cosa dire >>
<< Dimmi che accetti, tutto qui >>
<< Certo io... Farò come dici, come vuole nostro padre! Lui sa cos'è meglio per noi, giusto? >>
<< Te l'ho già detto. Niente dubbi >>

Lucifero venne accecato da una luce bianca e, quando infine si riprese, era di nuovo a tavola, il piatto di biscotti ancora pieno, la propria tazza vuota e quella di Michele praticamente intaccata, se non per un singolo sorso di latte mancante. Alzandosi confuso, si strofinò la testa, non ricordava più di cosa stessero parlando poco prima. La TV si spense e con essa il chiacchiericcio di sottofondo, poco dopo, il fratello giunse dal salotto, teneva Malachia in braccio, addormentato ed avvolto in un'ampia coperta. Lucifero fece per raggiungerlo, ma il fratello posò l'indice della mano libera vicino alle labbra intimandogli il silenzio. Allungando le mani per prendere il figlio e stringerlo, Lucifero venne bloccato dal proprio compagno che gli si strinse a fianco prendendogli una mano tra le proprie.

<< Ci rivedremo fra qualche giorno >>
<< Aspetta, cosa?! Dove... dove stai portando il mio bambino? >>
<< Ne avete appena parlato, Lu. Sei davvero molto più stanco del solito oggi... >>

Panico. L'immagine di Michele che gli strappava dalle braccia Malachia colpì Lucifero dritto al cuore e gli diede una tremenda sensazione di deja-vu. Senza poterlo impedire, iniziò a piangere e tremare.

<< N-No! No no! Aspetta! Aspetta! >>
<< Solo il tempo di sistemare la situazione. Hai accettato, ricordi? >>

Non riuscì a ribattere, nemmeno a muoversi. Voleva riprendersi il proprio bambino, anche a costo di far fuori Michele sedutastante, sventrandone il corpo pezzo dopo pezzo in modo che non si azzardasse mai più nemmeno a sfiorare Malachia. Il pensiero lo raggelò e terrorizzò, poté solo singhiozzare e piangere inerme mentre il fratello si avvicinava all'ingresso. Quando fu alla porta, Lucifero vide il proprio compagno raggiungere l'altro sussurandogli qualcosa all'orecchio prima di sistemare per bene la coperta intorno al piccolo. Se già prima non era stato in grado di scorgerne il visino addormentato, nemmeno per dargli un ultimo saluto, ora del suo terremoto s'ntravvedeva solo una sagoma, resa ancor più indistinta dal pianto.

<< M-Mal! M-Mal! >>

Provò a chiamarlo, ma non ottenne nemmeno un cenno.

<< M-Michele! Michele aspetta! Lasciamelo salutare! È il mio bambino! Ti prego! È il mio bambino! >>

Lo sguardo gelido che gli riservò il fratello lo fece sentire un mostro. Come se la sua richiesta, dettata solamente dall'amore per Malachia, non fosse stata altro che il capriccio di un moccioso, una lamentela senza ragione.

<< Tu continua con il lavoro che nostro padre ti ha assegnato ed io riporterò qui Malachia. Questo è il Suo volere >>
<< Ti... ti prego... >>

L'uscio si richiuse alle spalle di Michele e Lucifero cadde in ginocchio e si sorresse il ventre. Una fitta intensa lo aveva appena trafitto, salendo come un fulmine fino al suo cuore, ormai ridotto in cenere. Lasciandolo senza fiato, le lacrime bagnarono il pavimento una dopo l'altra mentre si trascinava a fatica fino al salotto, in mezzo ai giocattoli sparpagliati del suo terremoto. C'erano anche disegni, così tanti disegni, Malachia era in ognuno di essi, accanto ad un grande Sole giallo, in mezzo all'erba e agli alberi, mentre indicava degli stormi di uccelli bianchi nel cielo, o  giocava insieme ad altri bambini. Non aveva mai avuto modo di portarlo fuori personalmente. Troppo lavoro, ogni giorno, senza fine ed ora lo aveva perso. Chissà dove lo avrebbe portato Michele. Malachia avrebbe pianto per la sua assenza, pensando che il suo papà avesse deciso di abbandonarlo o si fosse dimenticato di lui, ma non era vero. Non sarebbe mai stato possibile.

<< Lu, perché non ti stendi un po'? Lo so che è stato difficile, ma vedrai che durerà poco! Prima ancora che tu possa rendertene conto, Malachia sarà di nuovo qui a mettere in disordine il salotto! >>
<< Come... co-come riesci a sopportarlo così... >>

Si coprì il volto e pianse. Anche quando venne avvolto dalle braccia del proprio amato, non riuscì a calmare i singhiozzi. Pianse. Il suo bambino, era sparito.

***

<< Com'è che non mi avevi mai detto del tuo amico Gabe prima? >>

Girando la cannuccia nel bicchiere, Lilith osservò dubbiosa Gabriele mentre tentava impacciatamente di scegliere qualcosa dal menù di alcolici. B lo guardò divertito, probabilmente non aveva la minima idea di cosa contenessero. Sedendosi meglio sullo sgabello, si girò verso Lilith e sorrise.

<< Io conosco tutti i tuoi amici qui sulla Terra? >>
<< Non stiamo parlando di me! Io sono vissuta sulla Terra sin dall'alba dell'umanità, tu... beh... da quando eri umano chiunque tu possa aver conosciuto non c'è più! >>
<< Infatti, io e Gabe ci siamo incontrati in un sogno >>

Sospirando insoddisfatta, la demone scosse il capo. Non stava mentendo e lei, come tutti i demoni, era in grado di riconoscere una menzogna, per questo sia lui che Gabriele avevano puntato il tutto e per tutto sulla verità. A chi mai verrebbe in mente di chiedere ad un comune umano se è in realtà un arcangelo sottocopertura, costretto a godersi una serata in un locale dal capo della fazione rivale, solo perché quest'ultimo apprezza la sua compagnia? Il vero problema sarebbero potuti essere gli altri demoni rimasti, erano tutti ex angeli, dunque fratelli di Gabe, con un minimo di attenzione non avrebbero fatto fatica a riconoscerlo. Per fortuna Adramalek non c'era, Belfagor ancora non pervenuto, Baal era all'esterno per fare buona guardia e Asmodeus... Asmodeus era già felicemente ubriaco a strusciarsi sulla pista da ballo con sconosciuti e sconosciute sopprimendo ogni loro bisogno ancora prima che potessero rendersi conto di averlo.

<< Non è che voglio ficcare il naso nella tua vita, ma mi piacerebbe che ti fidassi abbastanza di me da dirmi questo tipo di cose. Sono sicura che Gabe sia un bravo ragazzo, ma è sempre un essere umano quindi prima o poi... >>
<< Capisco il problema. Allora te lo presento come si deve >>

B si alzò in piedi e, dando un colpetto sul fianco a Gabriele, gli fece cenno di spostarsi e mettersi fra di loro. L'arcangelo obbedì ed arrossì rendendosi conto dell'intenso sguardo di Lilith su di sé. Nonostante anche lei avesse assunto le sembianze di una mortale qualunque, le sue iridi dorate fremettero ispezionandolo curiose da capo a piedi. Il castano sorrise nervosamente e allungò una mano verso l'altra.

<< Pia...piacere? >>

L'altra la strinse saldamente, ma non la lasciò.

<< Quindi... Sei amico di B e vi siete conosciuti in un sogno... E diventati amici così? Dal nulla? >>
<< Non... non proprio... >>
<< Inutile che fai tanto il timido! Il tuo odore è su di lui e il suo è su di te, in ogni parte di te! So che l'avete fatto! >>

Le orecchie di Gabe divennero color porpora, quelle reazioni erano impagabili e l'unica ragione per cui B ancora non aveva messo un freno alla lingua velenosa di Lilith. A dirla tutta però, a parte l'imbarazzo, l'anima di Gabriele non mostrava alcuna insicurezza. Non era spaventato e conservava quella stessa forza ed austerità che lo caratterizzava quando brillava della propria luce divina.

<< Se il tuo piano è diventare più che amici sappi che non esiste! B ha già un compagno e nessuno potrà mai strappare il loro legame! >>
<< Lo so, non voglio questo >>

Fu Lilith a sussultare a quel punto. Gabe era sincero e così lapidario che spezzò le parole dalle sue labbra. B si sentì andare in fiamme.

<< B mi ha donato qualcosa di inestimabile  per questo io gli sarò sempre riconoscente e accetterò qualsiasi gesto di affetto lui voglia darmi! >>
<< Oh... Posso, sapere cosa ti ha dato? >>

Lilith era curiosa a riguardo, aveva finalmente abbandonato la sua scorza da dura e si era rilassata.

<< Una voce >>
<< Voce? In effetti mi sembrava che... >>

Gabriele si schiarì la gola, si era fatto prendere dall'emozione ed aveva dimenticato di continuare a mascherare la somiglianza tra le loro voci.

<< Intendo dire... Dopo una vita di silenzio... in cui potevo solo dire ciò che mio padre mi ordinava. È l'unica ragione per cui la mia famiglia mi considera degno, il solo valore che ho...  >>

Facendo ruotare lo sgabello, B voltò Gabe verso di sé e gli asciugò il viso dalle lacrime. Ovvio che non si fosse accorto di aver iniziato a piangere, con quella maschera umana non riusciva a trattenere le emozioni che di solito celava nella propria luce divina. Gli posò un bacio a fior di labbra.

<< Dimenticati di loro per oggi, Gabe. Ti ho invitato per vederti brillo, non triste >>
<< S-Scusa, B >>

Lilith avvicinò all'altro un drink chiaro con dentro qualche foglia di menta.

<< No, sono io a dovermi scusare... Mi dispiace per l'interrogatorio >>

L'arcangelo osservò il bicchiere incuriosito e prese un sorso dalla cannuccia nera. B incrociò lo sguardo con quello della demone e sorrise. Nella propria mente sentì la voce dell'altra.

<< Ok, è carino... >>
<< Vero? >>
<< Ti somiglia pure... >>

Confuso, B ossevò Gabriele smuovere il ghiaccio nel bicchiere. No, il loro aspetto era molto diverso.

<< Non il te di adesso, il te passato... >>
<< Intendi... Un imbecille con una vita perfetta che, per noia, si è immischiato con il peggior mostro in circolazione? >>
<< No, sai... fuori posto in un mondo di mostri... eppure pronto a fare qualsiasi cosa pur di farne parte >>

Passando una mano attraverso i capelli di Gabriele e poi lungo la sua schiena, B fu sollevato nel rendersi conto che l'amica si stava sbagliando, e di grosso.

<< Io e lui non abbiamo mai avuto niente in comune. Il suo spirito è intatto, incrollabile. Nonostante sappia di non poter scappare dal destino che gli è stato assegnato, mette tutto a repentaglio per ciò che ritiene giusto. Non si è piegato a suo padre o a me come ho fatto io con Lucifero, rinunciando alla mia vita, alla mia integrità, corrompendo la mia anima immortale, pur di renderlo Mio >>

Gabriele non era lì con loro perché voleva stare dalla parte del male, abbandonare il Paradiso e lasciare indietro la propria famiglia per lui. Semplicemente avrebbe voluto che la sua famiglia lo amasse per ciò che era, desiderio impossibile visto che, chiaramente, gli angeli e il Creatore non avevano idea di cosa fosse l'amore. Per quest'ultima regione, ciò che li aveva portati ad incrociarsi ed a finire per essere amici, non era il possesso dell'altro, ma il desiderio di essere liberi e vivere secondo la propria morale e non quella imposta da altri. Era giusto finire a letto insieme? No, avrebbe detto il Creatore, qualsiasi demone e chiunque nel Creato, ma lo volevano entrambi, nel farlo non avrebbero ferito nessuno, quindi sì, era giusto ed era stato fantastico.

<< B? Va tutto bene? >>

La voce dell'arcangelo lo riportò alla realtà e spezzò il contatto fra lui e Lilith.

<< Vi siete zittiti di colpo >>

Passò lo sguardo da lui all'altra un paio di volte. Imbarazzata, la demone indicò il suo drink.

<< Stavamo aspettando di capire se ti stesse piacendo o meno >>
<< E' dolce, forse un po' troppo... >>
<< Qualcosa di più forte? Non sembravi il tipo, Gabe >>

B lo strinse a sé e gli fece preparare una bibita diversa, quella con il maggior tasso alcolico presente sul menù e poi stette ad osservarlo mentre la provava. Inizialmente bevve un piccolo sorso, ma, allungata la mano, gli sollevò il bicchiere in modo che ne prendesse uno maggiore. Tossendo, Gabriele divenne rosso per un momento.

<< B-brucia! >>

Lilith rise.

<< Passa in un attimo. Allora, Gabe? Ti è piaciuto? >>
<< E' amaro... e aspro sulla lingua... >>
<< Credo ci fosse del limone dentro >>

Gabe annuì e, non appena l'attimo di sorpresa finì, sorrise e prese un altro ampio sorso. Il primo istinto di Lilith fu quello di fermarlo, ma quando lo vide finire il bicchiere in un attimo, sgranò lo sguardo sinceramente sorpresa da come un semplice umano stesse riuscendo a reggere una simile botta di alcol senza battere ciglio. Quando Gabriele appoggiò il drink ormai vuoto, B sperò che non fosse così ubriaco da far saltare la loro copertura, ma l'altro lo guardò serenamente. Il suo spirito sembrava più leggero, ma ancora ben lucido.

<< B, andiamo a ballare adesso? >>
<< Vuoi ballare? >>

Annuì e prese la sua mano scendendo dallo sgabello.

<< Andiamo! Andiamo! >>

Tirò un paio di volte e B lo seguì divertito. Ok, il suo spirito era lucido, ma questo non si poteva dire lo stesso del suo corpo. Sembrava che le sue inibizioni e la paura di venir scoperto si fossero acquietate. Probabilmente se avesse potuto ritrasformarsi avrebbe smaltito tutto l'alcol purificandosi in pochi istanti, non gli avrebbe mai lasciato questa opportunità o il divertimento si sarebbe spento troppo in fretta. Stavano per entrare in pista, ma l'arcangelo si fermò e, lasciando la presa su di lui, si voltò verso Lilith e la trascinò con loro. 

<< Ok, mi insegnate a ballare adesso? >>
<< Lilith, fagli vedere >>

La demone sorrise e, immergendosi nella folla, iniziò a ballare seguendo la musica. Circolava sulla Terra da così tanto tempo, aveva assistito alla nascita di ogni tipo di sound e danza, tanto da padroneggiarne ed amarne fin le più piccole sfumature, scivolando da uno stile all'altro con abilità. Gabe la osservò ammirato e poi provò ad imitarla, con scarsi risultati, naturale, la sola sonorità che conosceva era quella degli inni a suo padre. Ad essere sinceri, era veramente sgraziato, eppure così felice che B non poté togliergli gli occhi di dosso.

<< Ehi, boss... >>

Baal gli si appoggiò sulla spalla uscendo dalle tenebre circostanti. Era invisibile, nella sua forma demoniaca, doveva essere davvero importante. Assicurandosi che non notasse la presenza di Gabriele, B si spostò di poco.

<< Cosa c'è? Ti avevo detto di restare fuori... >>

L'altro gli indicò il soffitto centrale della sala. Parte di esso era composto da ampie finestre, da alcune di esse era possibile intravvedere il cielo notturno, certo, le luci della sala rendevano impossibile agli umani vedervi attraverso a causa del riflesso, ma per lui non fu difficile capire a cosa il demone si stesse riferendo. La Stella del Mattino, il suo bagliore si era abbassato in modo evidente tanto da renderlo simile a una stella qualunque.

<< Finalmente, è il momento >>
<< Lo so, anch'io ero sconvolto quando... Come? Mio Signore, lei sapeva che... >>

Sparendo nel buio, B ricomparve alla postazione del dj e, appoggiate le mani sulla console, alzò il volume della musica ed essa cominciò ad attirare chiunque si trovasse nel locale ormai affollato. Tutti si spostarono nella parte centrale, le luci assunsero un rosso scuro e, attraverso esse, su ogni umano presente, fu possibile veder brillare un sigillo demoniaco. La maggior parte erano marchi di Asmodeus, ma non solo. Baal, stretto alla sua spalla, osservò la scena confuso, senza capire cosa stessa accadendo, e lo stesso sembrò capirare a Lilith, la quale fece per raggiungerlo, ma fu troppo lenta. Un attimo dopo aver concluso i preparativi, B scese tra la folla e si portò al centro della sala da ballo. Con la coda dell'occhio riuscì a scorgere Gabe a poca distanza, proprio dove lo voleva. Un attimo dopo, un'onda di sangue investì il suo viso e tutto divenne buio. Il rito aveva funzionato.   

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