L'occasione
<< B!!! >>
Una voce acuta attirò l'attenzione generale e, prima che il diretto interessato potesse anche solo emettere un lungo sospiro di frustrazione, venne intrappolato in un saldo abbraccio. Labbra carnose si appoggiarono sulle sue accompagnate da una lingua calda dall'intenso sapore di ciliegia ed alcol. Alzando gli occhi al cielo, B spinse indietro l'assalitore.
<< Ciao, Asmodeus, ti dispiace staccarti? >>
<< Sì! >>
Il demone scostò la lunga chioma brizzolata all'indietro e strofinò il viso sul suo petto salendogli attraverso il collo, bacio dopo bacio, per annusare la sua pelle. Fu solo allora che B si rese conto dei vestiti che aveva improvvisato quando aveva assunto forma umana. Era avvolto in un completo grigio scuro, dal taglio molto simile a quelli che suo padre portava nella foto del matrimonio. Trovò la cosa piuttosto ironica. Era un vero peccato che Asmodeus glielo stesse sgualcendo tutto. Gli occhi del demonio si fecero dorati ed il suo sorriso sempre più ampio e sicuro di sé.
<< Ecco come mai questo odore mi era così familiare... Lilith si è data alla pazza gioia >>
<< Già, devo imparare ad addormentarmi in punti più difficili da individuare >>
Asmodeus sbuffò, si mise seduto a gambe accavallate e gli passò le dita lungo la giacca riordinandola.
<< Questa volta mi sentirà! Era il mio turno! >>
Adramalek distolse lo sguardo ed incrociò le braccia al petto.
<< Con tutti gli umani che ci sono, uomini e donne, potresti anche evitare di disturbare il nostro Signore >>
L'altro rise e si alzò in piedi fronteggiandolo.
<< Senti senti un po', il padre di famiglia mi fa la predica adesso? Sto soltanto offrendo tutto me stesso al nostro Padrone! Non dimenticare che salto di qualità abbiamo fatto grazie a lui ! Lucifero ti aveva concesso solo un figlio per volta per non continuare la tua progenie, invece ora hai un'intera discendenza che porta il tuo marchio >>
Ad accomunare tutti e quattro i demoni che avevano deciso di subire la seconda caduta vi era una ribellione innata, una totale devozione alle tenebre e dei desideri che mai avrebbero potuto realizzare tornando ad essere semplici angeli. Asmodeus, primo fra tutti, aveva sempre seguito il proprio istinto carnale, era stato lui infatti a sedurre Eva sotto forma di serpente ed ad unirsi successivamente a Lilith dopo la ribellione ad Adamo. La maggior parte dei demoni minori che avevano abitato la Terra infangando la stirpe del padre degli uomini erano nati da questa unione impura. Durante il regno di Lucifero, gli era stato proibito del tutto di lasciare l'Inferno se non evocato, ma ora, finalmente libero da qualsiasi costrizione, era tornato a darsi alla sfrenatezza in una caccia famelica della lussuria.
<< Tante cose sono cambiate in meglio... Lucifero aveva le sue regole, per quanto non ne abbia mai compreso molte, era fatto così >>
<< Esatto, ma ora abbiamo B e lui è meglio! >>
Asmodeus tornò ad avvinghiarglisi contro sedendosi a gambe aperte sulle sue ginocchia e stringendolo forte. B sospirò e, voltandosi verso Cornelius, si godette la sua espressione confusa. Fu impagabile.
<< Allora, Asmodeus... Adramalek mi ha detto che anche tu hai dei bambini in arrivo >>
L'altro rispose facendo spallucce e, portandoglisi faccia a faccia, prese a strusciarsi contro il suo busto.
<< Per me non ha particolare importanza sapere quanti dei miei figli vengano al mondo, mi piace il prima... Però, se potessi tenere personalmente il suo bambino, mio Signore, di certo non ne perderei l'occasione >>
<< Uno mi basta ed avanza, perfino il Creatore la pensa come me visto che, dalla Caduta, ho perso qualsiasi capacità di creare la vita. Sono solo morte ormai, non riesco nemmeno a tenere una pianta >>
B rise. Aveva colto la propria occasione, la sola che fosse riuscito ad ottenere ed andava bene così. Malachia era il suo unico figlio e lo sarebbe stato in eterno, per questo ogni suo sforzo era indirizzato a riaverlo. Lui e Lu sarebbero tornati al suo fianco, a qualunque prezzo, e non avrebbe mai più permesso a nessuno di separarli ancora. Asmodeus mise il broncio.
<< Scommetto che se ci impegnassimo abbastanza potremmo riuscirci! >>
<< Asmodeus, smettila, sai che il Padrone non ne vuole sapere... >>
Il demone cominciò a passargli le dita attraverso i capelli.
<< L'eternità è lunga... tremendamente lunga per prendere decisioni definitive... Anche se scopassimo solo per divertirci ogni due o tre decenni io sarei contento lo stesso! >>
Mugolò tornando a passare il viso contro il suo petto. Fu allora che un lampo candido squarciò il cielo e una maestosa civetta bianca atterrò accanto a B per poi recuperare una forma umanoide familiare a tutti i presenti.
<< Che pensi di fare, Asmodeus!? Staccati da B! >>
Subito Adramalek schioccò le dita e rese l'intero gruppo invisibile agli umani circostanti.
<< Lilith! Dannazione! Siamo nel mondo umano ! Non è normale per i miei figli vedere una demone dalla pelle blu! Per di più nuda! >>
Lilith arrossì imbarazzata e mutò il proprio aspetto mascherandosi da donna mortale, ma ciò non convinse affatto l'altro a eliminare la barriera che aveva creato.
<< S-Scusa, Adramalek! Non vengo così spesso sulla Terra da sapere queste cose! >>
Detto ciò afferrò il braccio di B e lo tirò verso di sé guardando torva Asmodeus.
<< Ero venuta per sincerarmi che stesse andando tutto bene durante la visita di B sulla Terra ed invece lo trovo intrappolato nella morsa di una serpe! >>
Il diretto interessato rise.
<< Carina questa, mi piace... >>
Detto ciò Asmodeus prese la forma di un lungo serpente e si avvinghiò con le spire alla gamba e alla vita di B solleticandogli il collo con la lingua biforcuta.
<< Eva non è stata la sola a cadere nella trappola di questa "serpe" in passato... oppure hai già dimenticato quante volte ci siamo sollazzati insieme io e te, Lilith? >>
<< Incidenti di gioventù, adesso le serpi me le mangio! >>
La demone ritornò civetta ed i due continuarono a punzecchiarsi lanciandosi occhiatacce mentre B, ormai distratto ed annoiato dal battibecco, si era rivolto verso il cielo seguendo il movimento delle nuvole con lo sguardo. Fu allora che si rese conto dell'arrivo di una nuova figura, ma decise di farla attendere ancora un po', non gli andava di iniziare una nuova discussione prima che quella già in corso si fosse conclusa. Appoggiando una mano sul capo dei due contendenti, ne attirò l'attenzione.
<< Asmodeus, quando ci sarà la tua prossima festa privata? >>
Il demone tornò subito umano e, con gli occhi illuminati dall'eccitazione, si spostò dalle sue gambe alzandosi in piedi.
<< Presto! Qualche giorno ancora ed i preparativi saranno conclusi, ma... ma perché me lo stai chiedendo?! >>
Stava quasi per mettersi a saltellare sul posto.
<< Verrai?! Finalmente verrai?! >>
Anche Lilith recuperò la consueta forma e gli tirò un lembo della giacca per farlo rivolgere verso di sé.
<< Scherzi, B? Vuoi davvero andare alla festa di questo... questo... >>
B fece spallucce.
<< Tanto per cambiare... >>
<< Non se ne parla proprio! Morirai di noia alla sua festa! >>
<< Non accadrà... se tu gli darai una mano >>
Le facce sconvolte di entrambi lo divertirono parecchio, quindi decise di continuare con la sceneggiata. Avrebbe fatto di tutto pur di toglierseli entrambi di dosso e tenerli distratti per qualche giorno.
<< Nessuno mi conosce bene quanto te, Lilith. Dagli una mano, solo questa volta... così la mia prima festa dopo la Caduta sarà davvero qualcosa di indimenticabile, inoltre... >>
Si finse giù di morale.
<< ... mi aiuterebbe a distrarmi un po' da tutta la situazione di Lu e Malachia... ma se non vi va di fare questo per me non voglio costringervi... >>
<< Qualsiasi cosa per te, B! >>
<< Vedrai, ti divertirai un sacco! Prepareremo qualcosa che ti strabilierà! >>
Lilith si alzò in piedi ed afferrò Asmodeus per la spalla.
<< Non vedo l'ora. Mi raccomando, conto su di voi >>
Un cenno del capo, un ultimo bacio rubato ed entrambi si trasmutarono. Fu un'immagine davvero particolare vedere una civetta allontanarsi in pieno giorno tennendo un serpente, in parte avvinghiato agli artigli, in parte alla propria testa. Si fosse trattato di uno scontro tra due animali reali sarebbe stato difficile capire chi dei due stesse prevaricando.
<< Tengono molto a voi, anche se in un modo tutto loro >>
<< Lo so >>
B fece cenno alla figura celata di farsi avanti.
<< Ma li preferisco quando collaborano, anche perché, in un modo o nell'altro, riescono sempre a stupirmi ed ormai, dopo così tanto tempo, sarebbe bello provare di nuovo il piacere di ricevere una bella sorpresa >>
Un sonoro gracchiare li distrasse dalla conversazione.
***
<< Torna ai tuoi doveri ora, fratello. Resteremo noi in attesa del ritorno di Azrael >>
Un ultimo cenno e Uriel lasciò il Limbo senza voltarsi indietro. La decisione più saggia che poté prendere. Dopo i danni fatti era meglio per lui evitare di aggravare le proprie colpe, nonostante non ne fosse la causa. Il vero problema era la piaga del Creato che ora stava lì, inginocchiato ai suoi piedi. L'arcangelo posò lo sguardo sul proprio fratello minore, Raffaele aveva distolto lo sguardo dall'orizzonte per tornare a concentrarsi interamente sul loro prigioniero, ancora intento a scorticarsi le mani nell'inutile tentativo di sollevarsi di nuovo in piedi. Che futilità, senza un suo ordine diretto gli sarebbe stato impossibile anche solo pensare di staccare le gambe dal suolo. Lo sguardo del giovane era infuocato di rabbia e la sua espressione si distorceva nel più profondo disgusto ogni qualvolta si posava sulla figura di Abele. Era davvero irrispettoso, il figlio di Adamo nemmeno gli aveva rivolto la parola direttamente da quando era giunto lì, in più, fra i presenti, era il solo davvero interessato alla sua salute. Avrebbe dovuto essergli grato, quantomeno mostrare il giusto rispetto. A passi lenti, l'arcangelo si affiancò ad Abele e lo rassicurò appoggiandogli una mano sulla spalla.
<< Fermalo... Ti prego Michele o finirà per ferirsi seriamente... >>
<< Raffaele è qui appositamente >>
Il fulvo, sentendosi preso in causa, sorrise rassicurante e, puntata la mano verso il corvino, attivò il proprio marchio in modo da curarlo.
<< Visto? È tutto sotto controllo! Michele sa che, finché ci sono io, Malachia è al sicuro! >>
In quell'istante, sentì Abele stringersi alla manica della propria tunica, aveva il volto pieno di tristezza. Malachia non sembrava per nulla intenzionato a darsi una calmata, ed anzi, rinvigorito dalle cure ricevute, lottò ancora più intensamente, noncurante dei danni che si stava infliggendo. Era incontrollabile, ogni vita vissuta, ogni reincarnazione subita, lo aveva reso sempre più ingestibile, ma con la presenza del figlio di Adamo, il suo carattere rivelava la sua natura più profonda ed oscura, impura e bestiale.
<< Michele, ti prego... >>
La voce di Abele era rotta per il pianto e il dispiacere. Nonostante l'eternità che portava sulle proprie spalle, Michele non riusciva a comprendere come potesse un'anima così candida provare pietà per una creatura così infima. Il marchio dell'arcangelo brillò sul corpo del ragazzo, lungo i polsi, la linea del collo, la schiena. Perché funzionasse al massimo delle proprie possibilità, aveva scavato ogni arto del giovane con il proprio simbolo ed il proprio nome, era l'unico modo per dominarne l'immensa energia e costringerlo alla totale obbedienza.
<< Fermo >>
Malachia trattenne il fiato e si immobilizzò, poteva sentire la sua frustrazione aumentare da come schiacciava fra loro i denti. Con il giovane finalmente immobilizzato, Abele gli si fece più vicino portandogli i palmi delicati sul volto e facendogli sollevare il capo con dolcezza.
<< Sta tranquillo, è tutto a posto... Ero così preoccupato quando ho percepito la tua anima affievolirsi per il colpo fatale di Uriel... >>
Il corvino distolse lo sguardo, il solo movimento che Michele gli concesse di fare. Non poteva permettergli altro, sapeva bene quanto potesse rivelarsi pericoloso il ragazzo, anche solo un dito libero gli sarebbe stato sufficiente a scalzare via il fragile corpo di Abele. L'unico modo per convincerlo all'obbedienza era forzarlo a mantenere il respiro il più lento possibile, rallentandone il battito cardiaco in modo da fargli mantenere la calma. Una leggera vibrazione delle labbra del corvino gli fece intuire che volesse provare a parlare, anche Abele sembrò rendersene conto.
<< Va tutto bene, Michele, lascia che parli >>
<< Sicuro? La volta scorsa ti ha sputato in faccia >>
<< Sì, sicuro. Non penso ci riproverà di nuovo dopo la punizione che gli hai inflitto l'altra volta, inoltre... ci siete voi a proteggermi, non corro pericoli >>
L'Arcangelo annuì, ma non si fidò per nulla, lo stesso fu anche per Raffaele, entrambi sentirono correre lungo la schiena un brivido spiacevole. Il sorriso sfrontato sul volto di Malachia non lasciava presupporre niente di buono, ma Abele era fin troppo convinto, la sua fiducia nel prossimo era così pura e contagiosa, che finì per assecondarlo.
<< Sei libero di parlare >>
Fu come se lungo le labbra del ragazzo si fosse scucito un filo invisibile. Per un momento il corvino provò a muovere la bocca e poi la aprì per assicurarsi che fosse tutto al suo posto, era perfettamente funzionante. I suoi occhi furono istantaneamente in quelli di Abele, glaciali nella propria indifferenza, eppure fiammeggianti d'odio.
<< Toglimi le mani di dosso >>
Il figlio di Adamo non gli diede retta e passò il polpastrello del pollice lungo la bocca del giovane.
<< Nessun danno, sia lodato il Creatore... Va tutto bene, Malachia? Hai fame? Sete? >>
Continuò ad ispezionarlo con cura, dal viso gli passò le dita fra i capelli, poi si spostò al collo e scese lungo il petto approfittando della sua immobilità.
<< Anche Lu non è mai stato bravo a riguardarsi, non sai quante preoccupazioni mi sta dando anche ora ... >>
Michele si era abituato all'apprensione di Abele per Malachia, la trovava toccante. Quando si trattava del corvino, nessun controllo era mai abbastanza accurato da rassicurarlo del tutto, aveva sempre bisogno di tastare con mano il minore in prima persona per sincerarsi che stesse davvero bene. La situazione sembrò procedere in maniera tranquilla per qualche secondo, ma poi il corvino riuscì a strattonare a lato la testa e, rivolgendosi direttamente al figlio di Abramo, cominciò a parlare. Alle orecchie dei presenti giunse solamente un gorgoglio sommesso e, poco dopo, il ragazzo vomitò sangue sull'abito candido di Abele. Michele si interpose all'istante e schiacciò il ragazzo al suolo portandogli una mano contro la testa. Raffaele fece per guarirlo, ma il fratello sollevò la mano ordinandogli di non intromettersi.
<< Osi pronunciare parole infernali in questo luogo sacro?! Che ti sia di lezione! Ora la tua lingua è diventata cenere! >>
<< Michele, aspetta! >>
<< Abele, mi dispiace, ma l'incontro finisce qui! >>
L'Arcangelo afferrò il corvino per la gola.
<< Sembra che tu non abbia la minima intenzione di convincere il concilio, nemmeno questa volta. Prevedibile... Resterai in questa prigione per il resto dell'eternità a pagare per la tua sudicia esistenza!>>
Raffaele si avvicinò subito ad Abele aiutandolo a ripulirsi l'abito, ma fu inutile, era andato e, in pochi secondi, passò ad un nero pece, come se la sua purezza fosse stata ormai macchiata per sempre. Il peggio fu che, poco dopo, lo stesso processo cominciò ad estendersi alla pelle del figlio di Adamo la quale si fece sempre più rigida e nera come il carbone. L'Arcangelo della Guarigione si rivolse immediatamente al fratello maggiore.
<< Michele! Sta succedendo di nuovo! >>
Quest'ultimo strinse di più la presa su Malachia e, scaraventandolo a terra, attivò nuovamente il proprio sigillo.
<< Resta dove sei e rifletti su quello che hai fatto >>
Detto ciò, si sollevò in piedi e, immediatamente, raggiunse Abele sollevandolo fra le braccia. Niente di troppo grave, per fortuna, ma doveva riportarlo nelle schiere più alte del Paradiso, in modo da farlo riprendere. Ancora una volta quella disgustosa mostruosità aveva diffuso il proprio morbo nella purezza dei cieli, ma avrebbe presto trovato il giusto modo per ripagare quell'ennesimo affronto. Ricacciata indietro la rabbia, Michele si rivolse al fratello minore. Raffaele si era fatto piccolo piccolo, tremava preoccupato e teneva lo sguardo dritto nel suo in cerca di conforto. Non era proprio la scelta migliore, ma non aveva altre soluzioni al momento.
<< Tieni d'occhio Malachia sino al ritorno di Azrael >>
L'Arcangelo della Guarigione sbiancò.
<< C-cosa? Da solo?! S-sai che non sono abbastanza forte da contrastarlo! E se si liberasse!?>>
<< Non si muoverà, come ho comandato. Siediti e porta pazienza, è del tutto inerme >>
<< M-ma... >>
<< Quando è solo un bambino non fai tutte queste storie >>
<< L-Lì è diverso! N-Non lo è ora e-ed io... >>
Michele aprì le ali, una luce intensa si liberò dal suo capo rallentando il processo di deturpazione sul corpo di Abele. Non fu solo la condizione del figlio di Adamo a spingerlo ad agire così, sapeva perfettamente quanto sembrasse minaccioso agli occhi di chiunque in quella forma, consanguinei inclusi. Era stanco di perdere tempo. Raffaele abbassò subito il capo ed annuì.
<< V-va bene... >>
Prima che Michele potesse sollevarsi in volo però, sentì il tocco delicato di Abele sul proprio braccio. Il giovane donò un ultimo sguardo al corvino ed un tenue sorriso gli solcò le labbra illuminandogli il volto. Il figlio di Abramo si rivolse direttamente a Raffaele.
<< Per favore, lascia che Malachia guarisca da solo il danno che si è inflitto alla lingua. Non può continuare a farsi del male solo perché è certo che poi tu lo guarirai. Deve prendersi più cura di sé... >>
<< C-certo! Come vuoi tu, Abele! >>
<< Grazie >>
Ancora una volta, la visita di Abele era stata un disastro, ormai la cosa non sorprendeva più Michele da tanto tempo. Non importa quanta dolcezza o impegno l'altro avesse messo per avere il favore di Malachia, quell'ingrato sapeva reagire solo con la crudeltà. C'era un'unica spiegazione a quest'odio ed era negli incontri segreti che avvenivano tra il giovane e quel mostro di suo padre. Chissà quale storia falsata e malata gli aveva raccontato, certo, dal punto di vista del Portatore del Buio, Abele doveva essere il cattivo della storia, colui che gli aveva strappato il suo amato, ma non c'era niente di più distante dalla realtà. Se davvero c'era qualcuno da biasimare, quello era Lucifero, erano state le sue scelte a condurre sia il Male che loro figlio in quella condizione e, soprattutto, a renderli entrambi una mostruosità simile. Perché dovesse portare personalmente il fardello di sottomettere il caos causato dal maggiore, quello era il vero mistero per Michele. Ed ora, mentre abbandonava il Limbo, ancora una volta senza aver concluso nulla, provò solo un immenso odio verso il fratello che ora irradiava di luce il Paradiso bruciandogli gli occhi ed obbligandolo ad abbassarli al suolo, come qualsiasi comune mortale fa davanti al Sole.
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