Incontri notturni

Da una superficie liscia, il terreno a contatto con l'intimità di Gabriele si fece più tortuoso, al punto che l'arcangelo sentì le increspature connettersi perfettamente con le venature lungo la propria asta, il che gli provocò ancora più piacere. Iniziò a diventare eretto mentre la punta della cappella andava inumidendosi mano a mano che le tenebre gli si avvolgevano intorno ai testicoli e salivano attraverso le sue natiche divaricandole ed esponendolo di più allo sguardo di B, che oramai riusciva chiaramente a percepire di nuovo su di sé.

<< Non pensare di essertela cavata con così poco... >>

La voce di B risuonò attraverso le sue orecchie in un sussurro e lo fece fremere dalla punta dei capelli a quella delle piume. Appoggiando le mani a terra, Gabriele iniziò ad ansimare, fu allora che il buio corse attraverso le sue dita e, ben presto, si rese conto di non essere più in grado di sollevare le braccia per parlare di nuovo all'altro. Tentando di liberarsi per rimettersi in piedi, Gabe finì solo per finire supino, alla completa mercè dell'oscurità. Il petto cominciò a formicolargli e lo portò subito in fuori di riflesso. Di solito B adorava soffermarsi sui suoi capezzoli e la mancanza di attenzioni in quel punto lo agitò. Se la stava prendendo comoda di proposito, quella sì che era una punizione crudele da affrontare. Non poteva parlare, ogni sospiro di piacere gli faceva desiderare di poter gemere a pieni polmoni e più quella lenta tortura continuava, più avrebbe voluto riuscire a far capire a B quanto lo desiderasse, subito. Doveva resistere, non poteva parlare, non ancora. Sentendo la mano dell'altro prendere finalmente forma e le sue dita penetrarlo, una alla volta, dilatandolo con irrefrenabile desiderio, ripiegò le ali e provò a cercare il suo viso con lo sguardo. Nulla, solo tenebre. Con la seconda mano, B proseguì sul davanti e, quando ormai l'arcangelo fu vicino a venire, si premurò di fermarsi di colpo, lasciandolo insoddisfatto.

<< Gabe, voglio sentirti... Gemi per me... Dì il mio nome... >>

Gabriele strinse le labbra ed emise un piccolo mugolio tentando di liberare nuovamente le mani. Fu allora che, la mano di B si spostò dalla sua asta al petto.

<< Sei arrabbiato perché sto trascurando il tuo punto preferito? Non fare così... ora me ne occupo subito... >>

Una terza mano uscì dalle tenebre e, senza smettere di pennetrarlo con le dita, poté torturare liberamente entrambi i suoi capezzoli. Con i polpastrelli passò sulle punte sensibili e cominciò a lasciarvi piccoli pizzichi e a tirarli quel tanto che bastava a farli arrossire ed ingrossare come frutti maturi. Gabe si morse il labbro inferiore per non lasciarsi sfuggire nessun gemito. Una rivolo del suo sangue dorato scese sul mento e, quando l'arcangelo sollevò il capo per soffocare un profondo spasmo di piacere, esso gli scese lungo il collo. Fu allora che la lingua di B gli percosse l'incavo della clavicola e salì seguendo il percorso della goccia a ritroso sino a giungere alle sue labbra ed insinuarvisi per un istante.

<< Scotti più dell'Inferno... >>

Gabe soffocò l'ennesimo gemito e, finalmente, al tocco dell'altro direttamente sulla propria prostata, venne nel buio.

<<Per quanto ancora pensi di poter fare il sostenuto e non farmi sentire la tua voce? Dai Gabe... fallo per me...  >>

Sollevando di poco il capo, l'arcangelo mise il broncio e si coprì con le proprie ali, grazie alla loro luce, ogni parte esposta di B tornò nel buio. Dovette concentrarsi molto per liberare le proprie mani dall'oscurità, ma in fine riuscì ad estrarle e muoverle di nuovo.

<< Ti avevo detto, non più di due mani alla volta! >>
<< Ops... >>
<< E poi mi hai anche costretto a fare e dire quelle cose imbarazzanti! Niente voce oggi! Niente gemiti e niente... >>

Gabe si sentì sfiorare la nuca e gran parte delle piume, di ogni ala. Mettendosi seduto sulle ginocchia, chiuse bene le gambe e si coprì i capezzoli stringendo le braccia al petto, lo sfregamento con essi risultò in una nuova erezione. L'arcangelo tentò di tenerla sotto controllo, ebbe poco successo quando, un attimo dopo, il volto di B comparve davanti al suo e gli rubò bacio. Sorpreso, Gabriele aprì le ali e, illuminando l'altro, ne mise in chiaro ogni parte del corpo. Era nudo e già più che eccitato. Naturale, ma non meno imbarazzante. L'arcangelo si coprì subito gli occhi.

<< Due mani sole, come piace a te, Gabe >>

Lo guardò di sfuggita, tentando inutilmente di non abbassare troppo la linea dello sguardo. Così si concentrò sul suo viso, ancora peggio, divenne paonazzo. Gabriele si sistemò i capelli scompigliati e poi iniziò a gesticolare freneticamente.

<< S-stai... meglio? S-se stai meglio riassorbi il buio così possiamo andare...  >>
<< Aprì la bocca e parla, Gabe, per favore... >>
<< Non... voglio >>
<< Ti chiederei il perché, ma visto che non parli proverò ad indovinare... >>

Inginoccchiandoglisi davanti, B gli porse una mano. Gabriele arrossì e, un po' titubante, la accettò. Un attimo dopo era tra le braccia dell'altro, corpo contro corpo, lottando disperatamente per non strusciarglisi contro.

<< Ti sei spaventato perché non potevi vedermi? >>

Rinunciando presto a separarsi da B, Gabe passò le mani sul suo petto e appoggiò la guancia sulla sua spalla. Annuì.

<< Mi disprezzi quando sono... oscurità?>>

Scosse la testa. Impossibile, lui stesso era quell'oscurità, quindi era come se si liberasse da una bugia ogni volta che la lasciava andare. La cosa fastidiosa era quando la utilizzava per i preliminari e lo bloccava con essa. In quel modo lui non aveva modo di contraccambiare, di baciarlo, di accarezzarlo al propria volta. Infatti, come accadeva sempre quando lo facevano nel buio, lui era venuto e B no.

<< Sei arrabbiato perché ti ho fatto venire da solo? >>

Annuì di nuovo. B gli lasciò dolci baci fra i capelli ed iniziò a scendere.

<< Lo so che non lo sopporti... mi sono fatto prendere la mano... >>

Gabriele fermò la sua avanzata tentando di fare un passo indietro, ma le mani dell'altro lo sollevarono per la vita alzandolo da terra quanto bastava per permettergli di appoggiare le labbra sul suo petto, inesorabile, verso il suo punto debole. Morsi, succhiotti umidi e quella sua maledetta lingua, l'arcangelo non ebbe scampo e, colto dagli spasmi di piacere, iniziò a muovere il sedere steusciando l'intimità contro B. L'attesa di riceverlo dentro di sé si era fatta insostenibile.

<< Farò il bravo, perciò... ti va di tornare a usare la voce? >>

Gabriele sorrise e, sostenendosi con le gambe, gli si avvicinò all'orecchio, vi posò un bacio alla base e ne tirò il lobo fra la punta dei denti.

<< Prendimi... ti prego... >>

B lo trascinò, schiena a terra e lo sormontò, un ampio sorriso a seppellire definitivamente l'ascia di guerra. Approfittando del fatto di aver precedentemente preparato Gabe e che quest'ultimo avesse già le cosce divaricate, lo penetrò lasciandolo senza fiato per la sorpresa.

<< B-B! >>
<< Finalmente... >>

Rilassando i muscoli delle spalle, B si abbassò per un nuovo bacio. Gabriele lo accettò con gioia mentre, in cerca di sostegno, allungava le mani fino alla sua schiena. I colpì divennero presto più intensi e le tenebre si riempirono dei loro gemiti. L'oscurità aveva cessato di rapirli dalle loro labbra. Quando B era davvero sconvolto ed il buio si faceva invalicabile, parlarvi dentro era impossibile fino a quando non si attirava pienamente la sua attenzione. Per questo Gabe aveva aspettato fosse lui a rivolgergli la parola, ed a desiderare di sentire davvero la sua, prima di rispondere.

<< Gabe... mi farai impazzire se continui a stringermi così forte dentro di te... >>

L'arcangelo arrossì e, stringendo le palpebre, riuscì a sentire chiaramente il modo in cui ogni suo muscolo fletteva istintivamente contro quelli di B per non lasciarlo uscire da sé e farlo entrare sempre più in profondità. Era talmente bello, imbarazzante e vero. Il suo corpo non mentiva e gemeva ed ansimava più forte della sua voce, insaziabile in quelle tenebre, com'era invece sottomesso alla luce del giorno. Un legame istintivo, sbagliato moralmente sotto ogni punto di vista, ma desiderato più di ogni altra cosa.

<< Sono così felice che tu sia rimasto alla festa... >>

Gabriele lo guardò e B fece fatica ad ammirarlo completamente, così come il suo buio si era fatto intenso, anche il candore dell'arcangelo ormai brillava e lo avvolgeva, spingendo le tenebre a ritirarsi sempre di più.

<< A-an...ch'io... >>

Il corpo di Gabe era ormai un manto innevato coperto di fiori rossi, i baci, i morsi, macchiavano la sua perfezione e tingevano la sua austerità di vita. B si concentrò nel punto in cui ancora erano uniti, il modo in cui la pelle dell'altro era tirata al limite, in una stretta disperata, desiderosa di maggior sfregamento. Sollevando la schiena, iniziò a massaggiarlo sulla pelle tesa con le dita e rallentò le spinte obbligando Gabe a flettersi ancora ed ancora a ciascuna di esse. Era vicino, terribilmente vicino.

<< B-B... B... >>

Incontrò di nuovo lo sguardo di Gabriele il quale, allungando le mani nella sua direzione, lo richiamava a sé. Lo accontentò subito e, in quell'abbraccio, accompagnò un ultima spinta e venne nelle calde carni dell'arcangelo il quale, venendo di nuovo, iniziò a sprigionare una luce ancora più forte. Ora B aveva davvero ripreso il proprio autocontrollo. Mantenne il buio solo per evitare un comprensibile imbarazzo a Gabriele nel dover spiegare al Creatore cosa stessero combinando davvero lì dentro. Maledetto guardone. Spostando il capo timidamente, l'arcangelo cercò di non fare movimenti troppo bruschi. B sorrise.

<< Hai paura di eccitarmi di nuovo? >>
<< No... ho paura che sarò io ad eccitarmi di nuovo... perché so che tu non avresti problemi se ti chiedessi di farlo... ancora... >>
<< Bravo... Ti ho insegnato anche troppo bene >>

Iniziò ad uscire poco alla volta, nel tentativo di torturare Gabriele ancora un po' ed il mugolio di insoddisfazione che lo abbandonò quando fu infine libero, lo rallegrò parecchio. Non era il solo lì a volerne ancora, ma non avevano più tempo, dovevano davvero andare. Sedendosi, l'arcangelo gli accarezzò il viso.

<< Mi dispiace per... Malachia... >>
<< Perché? È qui sulla Terra, libero... Non c'era nient'altro che volessi per lui al momento... >>
<< Perché dici così? So che ti ha ferito non poterlo abbracciare... o parlargli... >>

Dannazione. Era vero. B si sedette a propria volta e, stringendo Gabriele, lo portò a sé. L'arcangelo accettò con gioia il suo affetto e tornò a brillare di nuovo per confortarlo.

<< B, perché non ci ha visti e non potevamo toccarlo? Se fosse stata opera del Creatore o di Michele avrebbe visto almeno me >>
<< Credo centri qualcosa il patto che l'ha portato qui... >>

Se non fosse stato così, nello scenario peggiore, poteva significare che Malachia aveva perso ogni fiducia nei suoi confronti ed ogni fede, di qualsiasi tipo, ma non c'era possibilità che fosse così. Si erano incontrati quando il figlio era piccolo ed era stato cresciuto dagli arcangeli, nessuno poteva diventare improvvisamente ateo con tutte queste prove. La luce di Gabriele fremette per un istante.

<< Se fosse stato un umano a portarlo qui, un angelo o un demone, lo avremmo già trovato. Dobbiamo cercare al di fuori di questi gruppi...  >>
<< Questo lo so... e credo che anche Michele lo sappia. Sta tenendo occupate le schiere, la vera ricerca la svolgerà personalmente. Pur di dimostrare di non aver commesso alcun errore, non si farà aiutare da nessuno. La superbia sembra essere un difetto di famiglia... >>

Gabe sospirò. B si affrettò a correggersi.

<< Non di tutta la tua famiglia. Tu non sei così >>
<< Lo so che non intendevi me, ed hai ragione... Siamo una famiglia disastrata... >>

Calò il silenzio e, dopo qualche minuto, quando ogni passaggio di B si rimarginò dal corpo di Gabriele, l'arcangelo si alzò e, recuperata la propria tunica, fece per rivestirsi. Vedendolo in difficoltà con le ali, B si alzò e, portandoglisi alle spalle, gli diede una mano.

<< Sono stato io a distruggere la mia famiglia, per puro egoismo... Lu li ha uccisi ed io l'ho persino perdonato... >>

Gabe si voltò.

<< Non è stata... Beh, anche, ma... Non dovresti sentirti troppo in colpa. Gli umani sono solo umani, hanno il proprio libero arbitrio, ma se uno di noi decide qualcosa per loro, viviamo da così tanto che manipolare le emozioni dei mortali è come un gioco >>
<< Lo avevo intuito... >>
<< Inoltre... noi arcangeli non siamo in grado di amare, perciò ci riesce ancora più facile >>

B lo strinse e, per qualche ragione che Gabriele non fu in grado di spiegarsi, quel gesto gli fece scorrere lungo il viso un sacco di lacrime.

<< Questa è una bugia >>
<< I-io non posso dire le bugie... >>
<< Credimi... >>

L'arcangelo affondò il viso sulla sua spalla e sospirò. Quando rialzò la testa, il pianto era passato.

<< Mio padre non sa amare, noi non sappiamo amare... >>
<< Non sapete amare? E tu che ti getti nel buio, rischiando la corruzione, per riprendere me? Pur di aiutare Malachia ti sei messo contro il Paradiso, insomma... credi che questi non siano atti d'amore? >>

Gabe arrossì.

<< Non... non lo so... Io sentivo di volerlo fare... >>
<< Ed io sono stato un ottimo incentivo, non credi? >>

L'arcangelo rise e si diede un'ultima sistemata. Stava per rispondere, ma poi perse di nuovo il sorriso.

<< Tu... ami mio fratello? >>

B si incupì.

<< È complicato >>

Lo disse in modo ben più lapidario di quanto avrebbe voluto. Tanto che si pentì in fretta e recuperò il sorriso.

<< Amo mio figlio. Questo è molto più semplice. Per questo, adesso, vorrei conoscerlo di nuovo e sapere che tipo di persona è diventato al di fuori delle visioni o dei racconti di altri >>
<< Malachia prova lo stesso >>

Gabriele prese la sua mano.

<< Ed ora che è sulla Terra, presto vi incontrerete! Non preoccuparti, non lascerò che torni nel Limbo prima che vi siate parlati! >>
<< Grazie, Gabe... >>

Un sorrisetto increspò l'espressione di B.

<< Mi chiedo cosa ne penserà Mal del fatto che io e te abbiamo... >>

Diventando completamente rosso, Gabe cercò di lasciare la sua mano, ma B lo trattenne e lo riportò a sé ridendo e posandogli un veloce bacio sulle labbra.

<< Con tutto quello di cui dovrete parlare, puoi anche rimuovere questa informazione! >>
<< La punta delle tue orecchie, Gabe... >>

B vi si avvicinò per mordegli il lobo e con la mano iniziò a scendere lungo la tunica fino alle natiche dell'altro.

<< Mi fa venire una voglia matta... >>
<< N-non ci provare! >>

Gabriele tentò di divincolarsi dalla sua presa, ma con ben pochi risultati.

<< B!!! Mi sono appena rivestito! Mollami! >>

Gli riempì il collo di baci ed, il solletico, fece ridere Gabriele. B lo liberò, ma non prima di averlo scompigliato a dovere ed averlo lasciato ansimante per i baci rubati.

<< Sei... sei sempre così... >>
<< Lo so e so anche quanto ti piace >>

Una volta riordinato e ripreso l'autocontrollo, Gabriele si ispezionò ancora ed ancora per accertarsi che nemmeno una piuma lasciasse intuire cosa fosse accaduto fra loro.

<< Tranquillo, sei perfetto >>
<< Grazie, B... >>
<< Pronto? >>

Gabriele alzò la mano e serrò le labbra.

<< Pronto... >>

Le tenebre calarono come un velo e, al loro posto, lasciarono uno spiazzo vuoto dove prima si ergevano le pareti del locale. La luce dell'alba era ormai quasi all'orizzonte. Ai loro piedi, i cadaveri erano spariti, come se gli eventi della notte precedente, fossero stati frutto di uno strano sogno. Non fecero in tempo a fare un primo passo che B si ritrovò avvolto nella stretta di Lilith. In lacrime, la demone liberò tutta la paura e l'attesa maturate in quelle ore. Gabriele si guardò intorno e, poco dopo, giunse Azrael di corsa. Bastò che l'arcangelo vedesse B per sbiancare di colpo e restare a debita distanza, così fu il fratello a raggiungerlo.

<< G-Gabriele, che cosa è successo? Che cosa ci fai qui? >>
<< Sono morti molti umani in un solo momento. Sono venuto a controllare, le tenebre stavano dilagando e le ho riportate sotto controllo con la mia luce... >>

Azrael si voltò verso B il quale gli sorrise e gli fece l'occhiolino. Gabe lo notò, ma non disse nulla, non poteva più  permetterselo.

<< Gabe, tu lo sai che lui è... >>
<< Certo che lo so >>
<< E non... insomma... dovresti affrontarlo o qualcosa del genere? >>
<< Come dice sempre Michele, il male non va distrutto, ma tenuto sotto controllo perché... >>
<< ... è necessario al bene >>

Michele scese fra loro. Lilith si frappose subito fra lui e B, ma quest'ultimo non parve particolarmente preoccupato.

<< Ottimo lavoro, Gabriele. Va pure adesso >>

Annuendo, l'arcangelo si allontanò, Azrael fece per fare lo stesso, ma il maggiore lo fermò.

<< Tu no, Samael >>

L'Angelo della Morte annuì e fece come gli era stato ordinato. Guardandosi intorno, Michele ispezionò ogni angolo e, infine, posò le iridi gelide in quelle di B.

<< Hai fatto un buon lavoro nel coprire le tracce di Malachia, la tua oscurità ha inghiottito fino all'ultimo granello di polvere >>
<< Perdonerai la gioia di un padre nel rivedere il proprio bambino dopo quasi cento anni di attesa >>
<< Naturalmente... Se mio fratello non avesse circoscritto la tua presenza, probabilmente ora l'intera città avrebbe lasciato spazio ad una distesa vuota >>
<< Innegabile, troverò il giusto modo per sdebitarmi con lui allora... >>

B spostò Lilith al proprio fianco e fece un paio di passi avanti che spinsero Azrael a retrocedere.

<< E soprattutto... >>

B si portò davanti a Michele, nonostante l'altezza dell'arcangelo fosse davvero impressionante, chiunque guardandoli avrebbe percepito con maggior riverenza il minore a causa dell'intensità del suo sguardo.

<< Troverò il modo migliore per sdebitarmi con te per le attente cure riservate al mio bambino in tutti questi anni. Sarà un ringraziamento eterno, Michele >>

***

La notte, pacata e gentile. Una notte buia, fredda, da trascorrere nel silenzio della propria stanza, un respiro profondo dopo l'altro, mentre il sonno ti culla e ti accompagna verso l'alba. Poi un colpo. Non ci fai caso, sei profondamente addormentato. Un secondo colpo, più forte del precedente. Ti giri nel letto, le coperte ti stritolano. L'hai immaginato, ovvio. Poi giunge la terza volta e aprì gli occhi, la rabbia che sale. Chi mai busserebbe ad un'ora simile. Inizi a riconnettere e, di colpo, ti alzi a sedere, scatti fuori dal letto, dalla stanza, al piano inferiore, oltre la cucina, il salotto e, finalmente, apri la porta.

<< Scusa, Mal! Mi ero addormentato! Allora, come è andato il... >>

Il tuo ospite finisce per svenirti sul pavimento piastrellato del salotto. E così, mentre un bel bernoccolo va formandosi sulla sua fronte, tu richiudi la porta per non lasciar entrare il gelo invernale e, maniche del pigiama su, te lo carichi in spalla. Attraversi il salotto, oltre la cucina, su al piano superiore, nella tua stanza e, infine, nel letto che avevi già preparato per lui. Soddisfatto, te ritorni sotto le coperte. Domani ti aspetta una lunga giornata, meglio dormire un altro po'.

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