In un Sogno
La prima volta che B era stato approcciato da Gabriele la situazione era stata piuttosto assurda. Era ancora il periodo in cui faticava a mantenere una forma fisica stabile troppo a lungo, dunque passava molto tempo a meditare cercando il modo di plasmare il proprio essere e non corrompere chiunque intorno a sé. Una simile deformità, un mostro diverso da ogni altra bestia che la corruzione avesse mai originato, tenuta a bada da un cuore ancora umano, eternamente legato all'amore. Non proprio una missione facile a cui adempiere. Per questa ragione tendeva ancora a dormire parecchio, nei sogni il suo corpo deformato dalla Punizione Divina del Creatore non era più una gabbia. Quando le nostre menti vagano nel mondo onirico, la verità è una sola, ciò che ci circonda non è altro che un prolungamento di noi stessi. Il suo vecchio corpo umano, le modifiche che aveva subito dopo il patto con Lu, infine la mutazione causata dalla Caduta, erano cambiamenti che però non contaminavano i suoi sogni perché, di base, lui era rimasto lo stesso. Così come la sua essenza era in grado di dipanarsi in ogni dove, anche la sua mente poteva vagare libera, era stato allora che, come due viaggiatori sullo stesso sentiero, lui e Gabriele si erano incontrati.
<< Non sono qui per creare problemi >>
Era stato lui ad attirare l'attenzione dell'arcangelo, il quale, invece di scappare o attaccarlo come sarebbe stato logico, gli si era fatto più vicino e, tenendosi a distanza, aveva sollevato le mani iniziando a compiere vari movimenti nell'aria.
<< So chi siete. Ho bisogno parlarvi >>
B lo osservò incuriosito e poi si mise seduto facendogli cenno di farsi avanti.
<< Sto solo facendo un riposino, gli umani non riescono a vedermi >>
<< Lo so >>
<< Nessuno dal Paradiso mi ha mai detto che gironzolare nei sogni mi fosse proibito, nemmeno il tuo Padrone >>
<< Lo so >>
Rise e l'altro si irrigidì.
<< Pensi che ti ucciderò solo perché sei un arcangelo? >>
Il castano arrossì leggermente imbarazzato, ma poi riassunse una rigorosa compostezza.
<< Nessuno vi ha mai fatto problemi perché è mio compito vegliare i sogni. Sono... >>
<< L'arcangelo Gabriele, sì, lo so, Cornelius mi ha fatto una testa così su ognuno di voi >>
Quando furono l'uno davanti all'altro, Gabriele ritirò le ali e si sedette abbassando il capo.
<< Mi segui da un bel po' >>
<< Sì, è così >>
<< Mi stai tenendo sotto controllo? >>
<< N-no! Io... io... Sono qui per parlare di Malachia >>
B si fece serio.
<< Ho... Ho commesso un grave errore ed ora, per colpa mia, Michele e gli altri... Ha fatto un sogno su di te ed ora sono tutti convinti che siate in grado di mettervi in contatto e che tu lo stia usando per distruggere il Paradiso ed il Creatore >>
Inizialmente B aveva pensato di torturare l'altro per estorcergli quante più informazioni possibili, ma poi l'arcangelo aveva piegato la schiena portando la testa al suolo, inginocchiandosi al suo cospetto.
<< Lui... è solo un bambino... Condannato senza ragione... Non... è giusto. Ho fatto di tutto per convincerli che si trattasse solo di un sogno innocente, ma Michele... >>
Appoggiandogli una mano sul capo, B lo fece rialzare. Non era solo di Malachia che Gabriele stava parlando. Le mani dell'altro avevano iniziato a tremare così le prese fra le proprie e sorrise.
<< Malachia è il Mio bambino, farò qualsiasi cosa per riportarlo da me. Devi solo portare pazienza, non posso ancora salire in Paradiso per reclamarlo perché non ho ancora il pieno controllo della mia forma. Non appena sarò stabile... >>
L'altro scosse il capo.
<< Michele l'ha marchiato. L'abbiamo fatto tutti e sette... Anche se dovesse riportarlo all'Inferno, qualunque arcangelo potrebbe reclamarlo e trascinarlo indietro. I sigilli degli arcangeli sono come i patti dei demoni, credo che basti questo esempio per farle capire che la situazione è più grave di come sembra >>
B si guardò il polso. Anche se il simbolo di Lucifero vi era sparito da parecchio tempo ormai, gli sembrò di sentirlo ancora bruciare. Chiaro.
<< Lu, come ha potuto permetterlo? >>
<< È asceso... è tornato ad essere la Stella del Mattino >>
Se chiudeva le palpebre, B poteva percepire il marchio impresso sul proprio cuore stringere. Era ancora attivo. Anche se asceso, Lucifero restava Suo. Qualsiasi cosa gli fosse accaduta, non sarebbe mai stata abbastanza forte da scindere la catena a legarli.
<< Sempre il solito... Va bene, se la situazione è questa non ci resta che spezzare i sigilli >>
<< Impossibile >>
<< Già, l'ho sentita spesso questa parola, ma comincio a pensare che sia altamente sopravvalutata nel mio caso >>
Si mise in piedi e gli porse la mano.
<< Avrò bisogno del tuo aiuto, Gabriele >>
L'arcangelo si alzò. Era evidente che, nel momento stesso in cui aveva deciso di riferirgli tutto, era già pronto a mettersi a sua disposizione. Tradire in quel modo il Creatore, i suoi fratelli, doveva essere ben consapevole che si trattasse di un punto di non ritorno. Qualsiasi fosse la sua motivazione, doveva essere incrollabile per convincerlo a mettere a repentaglio ogni cosa. Non bastava di certo il senso di colpa. Gabriele annuì con sicurezza.
<< Bene, cominciamo allora ... >>
In un modo o nell'altro ne sarebbe venuto a capo, anche solo per curiosità. B trascinò a sé Gabriele e lo baciò prendendolo alla sprovvista. Inizialmente reticente, l'arcangelo iniziò ben presto a sentire il proprio corpo farsi più leggero e, quando percepì la lingua dell'altro muoversi contro la propria, la espose quel tanto che bastò al corvino per morderlo e farlo sanguinare. Il sapore che ne risultò fu dapprima dolce come miele, ma dopo pochi istanti prese a bruciare. Le guance, la punta delle orecchie, il petto, i fianchi, l'inguine, perfino le punte delle dita. Quando infine si separarono, Gabriele faticò a rimettersi saldamente dritto.
<< Adesso concentrati >>
L'arcangelo tremava per l'adrenalina, ma la richiesta gli arrivò lucida alle orecchie.
<< Scegli una parola, quella che vuoi, e dilla >>
Aprì le labbra di poco, erano così calde da fargli temere che presto sarebbe andato in auto combustione. Deglutì. Non poteva star davvero capitando.
<< G-Ga... >>
La sua voce. Iniziò a piangere e si tenne la gola. Era la stessa di B, ma poteva sentirlo, non era lui a costringerlo a dire niente, era il suo volere a guidare le labbra, il tono e l'intonazione. La sua voce, le sue parole, appartenevano solo a sé.
<< Gabe... chia-mami... Gabe >>
<< Sei un talento naturale, Gabe, mi dispiace non poterti dare una voce tutta tua, ma dovrei usare un legame più potente e ci beccherebbero subito >>
L'arcangelo lo strinse.
<< P-perfetta... >>
<< Felice che ti soddisfi >>
B si scostò e sorrise.
<< Adesso voglio che mi dici tutto. Dove si trova esattamente Malachia, chi bada a lui... Insomma, ogni singolo dettaglio potrebbe essere fondamentale >>
<< M-Ma così confermeremo le accuse degli altri! Se sapessi tutto, il solo sospettato di averti passato le informazioni sarebbe Malachia! >>
<< Esattamente >>
<< Michele arriverebbe perfino a reincarnarlo pur di avere più tempo per interrogarlo! Malachia rischia una tortura eterna! >>
<< Reincarnazione... ma certo... >>
Eccola, una via d'uscita, una crepa dalla prigione da cui nessun'anima era mai uscita. Ora doveva solo aprire una breccia, con cautela, per non mettere all'erta il padrone di casa o i suoi mastini. E sapeva già a chi rivolgersi. Appoggiando la mano sulla spalla di Gabriele, lo scosse un po', l'arcangelo era ancora stralunato dall'accaduto e continuava ad emettere lettere, una dopo l'altra, per testare la nuova voce. Colmo di gratitudine, tornò a rivolgergli tutta la propria attenzione.
<< Gabe, è stato un piacere, ci rivedremo presto, ma ora devo proprio andare>>
<< Oh! S-Sì! Certo! G-Grazie ancora io... >>
Fece per inginocchiarsi di nuovo, ma B lo fermò.
<< No, grazie a te >>
E così si erano divisi e, dopo quella volta, rivisti ancora ed ancora, anche se principalmente nei sogni. Nel mondo reale evitare tutte le restrizioni imposte dal Creatore era assai più difficile, per questo B era ricorso all'aiuto Baal. Lui e Gabe si incontravano solo in punti in cui vi erano morti in abbondanza che potessero scusare la presenza dell'arcangelo nel modo dei mortali. Visto che lui e l'angelo Azrael erano adibiti alla raccolta delle anime non sarebbe parso insolito. Incontro dopo incontro, un piano perfetto si era infine delineato e presto sarebbe giunto al suo culmine. Cornelius ascoltò il racconto in ogni sua parte e poi, quando vide di persona il simbolo inciso all'interno della bocca di Gabriele, non poté fare altro che accettare la situazione per com'era. Il marchio di B era proprio lì, lungo il segno del morso ancora fresco, non c'era traccia di rimarginazione e, probabilmente, non sarebbe mai guarito.
<< B... Tu sei... pazzo >>
<< Lo so, me lo dicono tutti >>
***
Azrael rassicurò Raffaele sino a quando non fu in grado di alzarsi in piedi. Non appena l'arcangelo ebbe ripreso fiato, indicò furibondo Malachia il quale però lo ignorò bellamente e si stese a terra dandogli le spalle.
<< Tu! T-tu! Come hai osato! >>
Il fulvo era rosso di rabbia, sembrava sul punto di esplodere, ma Azrael si frappose subito fra loro. Doveva arginare il problema prima che Michele lo venisse a sapere o il corvino avrebbe passato dei guai seri. Era davvero incorreggibile, ormai restava così poco al giorno del concilio ed aveva appena vanificato, per l'ennesima volta, la sola possibilità di lasciare il Limbo e la propria condizione di schiavitù. Un problema alla volta, prima doveva far calmare Raffaele, poi avrebbe parlato con Malachia. Si inginocchiò subito a terra.
<< Ti prego, Raf... N-non era altro che un'illusione minore, non ti avrebbe fatto alcun male... Sai che ha un carattere difficile, ma non è cattivo! Ci penserò io a rimetterlo in riga >>
<< Certo, come no! Hai già dimenticato che sei stato retrocesso per colpa sua?! Tu non sei più nessuno ormai! >>
L'arcangelo spalancò le ali e fece per andarsene.
<< N-No! A-aspetta! Raf! >>
Un colpo d'aria e, un istante dopo, Malachia si portò fra di loro, faccia a faccia con Raffaele, le braccia protese in avanti, le mani affondate nell'attaccatura delle ali candide dall'altro ed un sorriso che non lasciava presagire nulla di buono.
<< Non preoccuparti, Sam... >>
Il suo tono era profondo, bestiale, gli risuonò in tutta la cassa toracica.
<< Raf può andare a raccontare tutto a Michele, se gli va, perfino a quel sadico di Geudiele, non mi interessa quello che mi faranno, tanto grazie ai suoi poteri potrò rigenerarmi all'infinito... ma farà bene a ricordare che se proverà di nuovo a mancarti di rispetto in questo modo, renderò le mie minacce una salda e dolorosa realtà >>
Strinse di più la presa obbligando l'arcangelo ad inginocchiarsi.
<< Tutto chiaro? >>
<< L-lasciami! L-lo dirò a Michele! >>
Azrael si rialzò e posò una mano sul braccio di Malachia che lasciò andare l'altro permettendogli di andarsene via. Per un istante, l'angelo pensò di intercettare il fulvo o raggiungere prima di lui Michele per alleggerire la situazione, ma poi sentì Malachia crollargli fra le braccia. Un attimo dopo, il corvino era steso a terra, il respiro lento ed un sonno profondo a cullarlo. L'Angelo della Morte ispezionò subito il corpo del giovane. Era proprio come aveva temuto quando aveva parlato con Gabriele nel regno dei vivi. Quella fragilità poteva significare solo una cosa, era passato di nuovo a trovarlo Abele con Michele al seguito. Gli accarezzò i capelli lentamente.
<< Non supererai mai il concilio degli arcangeli... Non riuscirai mai a rivedere Lucifero... Non conoscerai mai l'età adulta... >>
Gli strinse la mano saldamente nelle proprie.
<< Perché non riesci a fare questo piccolo sforzo? >>
Il volto del giovane cominciò a farsi sfocato così l'angelo si strofinò gli occhi per evitare di scoppiare a piangere e fu allora che sentì l'altro rispondere alla presa. Le palpebre del corvino si sollevarono a fatica ed un sorriso stanco gli attraversò il viso. Accarezzandogli le ciocche disordinate, Samael sospirò.
<< Dormi se vuoi. Dopo avrai tutto il tempo per raccontarmi cosa è successo >>
<< No, mi dispiace, ma non posso addormentarmi proprio ora... >>
Si fece forza e si tirò su allungando la mano libera e portandogliela sulla guancia per donargli una tenera carezza. Intrecciò gentilmente le loro dita solleticandogli il palmo con i polpastrelli.
<< Non quando sei qui a vegliarmi con quello sguardo da cucciolo smarrito >>
L'angelo divenne rosso e si tirò indietro.
<< N-non è così! Sono solo preoccupato per te! >>
<< Meraviglioso... >>
Lo riportò a sé intrappolandolo in un abbraccio, il che sorprese Samael più di quanto avrebbe voluto. Era certo che il corvino avrebbe approfittato della situazione per fare di peggio, addirittura rubargli un bacio, ma così non fu e, la sola cosa che gli restò, fu un insoddisfatto formicolio contro le labbra.
<< So quanto mi vuoi... >>
Gli sussurrò nell'orecchio, la sua voce giunse roca, ruvida, come un sussurro nelle tenebre. Per quanto Samael avrebbe voluto rispondere a tono, si limitò ad uno sbuffo frustrato ed a lasciarsi avvolgere. Aveva davvero il potere di togliergli il fiato, persino protestare sembrava solo una perdita di respiro ormai. Malachia era chiaramente stremato e stava facendo di tutto per non addormentarsi, ciò lo rendeva ancora più capriccioso e insistente del solito. Non gli serviva nemmeno provare ad indovinare la ragione del suo comportamento, era chiaramente terrorizzato al pensiero di chiudere gli occhi tra le sue braccia e risvegliarsi solo, magari sotto la sorveglianza di uno degli arcangeli, ma, per una volta, non aveva davvero nulla da temere.
<< La mia lingua ancora non si è rimessa del tutto, ho un saporaccio di cenere in bocca... Perciò dovrai portare pazienza, per un poi miei baci avranno un cattivo sapore... >>
<< Smettila di dire idiozie... Fammi vedere che cosa hai combinato questa volta ... >>
Si portò faccia a faccia con il corvino prendendogli il volto fra le mani, poi posò i pollici agli angoli delle sue labbra e, quando finalmente queste ultime si divaricarono, un forte odore di zolfo gli investì il naso.
<< Hai di nuovo parlato il linguaggio dei demoni... >>
Malachia tentò di dire qualcosa, ma risultò del tutto incomprensibile. Effettivamente la lingua non era ben messa, lo stesso valeva per la laringe. Ecco perché la sua voce sembrava più roca del solito. Lo lasciò andare ed il ragazzo appoggiò la fronte alla sua spalla.
<< Abele mi stava toccando... Ma ho fatto come mi hai chiesto e l'ho avvisato prima di reagire, non ho nemmeno sputato... Ho solo vomitato un po' di sangue infettandolo... >>
Gli accarezzò il capo e ne sentì il respiro rallentare.
<< Mal... Sei proprio uno stupido! Lo sai che cosa ti aspetta adesso, io... io continuo a fare il possibile perché tu riesca a... >>
<< Non è colpa tua, Sam... Sono io ad essere... >>
Sbadigliò.
<< Senza speranza... >>
Malachia si lasciò di nuovo cadere fra le sue braccia e si addormentò. Samael lo accolse con dolcezza e continuò ad accarezzargli il capo, non smise nemmeno quando nel Limbo la luce iniziò a farsi più intensa e, davanti a sé, vide discendere Michele accompagnato da un ancora piuttosto scosso Raffaele. L'angelo abbassò subito gli occhi, incapace di sostenere il bagliore del fratello e preferì concentrarsi sul ragazzo. Sembrava così sereno in quel momento.
<< Malachia è pentito. Molto! Sia per ciò che ha fatto a Raffaele ed anche ad Abele, perciò, almeno per questa volta, Michele... abbi pietà >>
<< Nessuna pietà per i demoni >>
La mano di Michele attraversò il capo di Malachia il quale spalancò le palpebre all'istante. I suoi occhi erano privi d'iride e pupilla, inoltre la sclera brillava di una luce dorata, nello stesso momento lo sguardo dell'arcangelo mutò allo stesso modo. Tenendo le labbra dischiuse in un grido silenzioso, il corvino si aggrappò con tutte le proprie forze alla tunica di Samael quasi al punto di strapparla mentre il suo viso si ricopriva di lacrime. L'angelo posò immediatamente le proprie mani su quelle del giovane, sperando che potesse riuscire a percepirlo, nonostante si trovasse nel regno onirico. Quel metodo per costringerlo a dare loro accesso alle proprie comunicazioni con suo padre era tremendo, doloroso e invasivo, oltre al fatto di non aver mai funzionato, neppure una volta, eppure Michele insisteva nell'utilizzarlo, soprattutto quando voleva punire Malachia. Gli scavava nel cervello, riducendolo in briciole, frammento per frammento, non era esperto né delicato quanto Gabriele nel muoversi attraverso i pensieri altrui, infatti non tentava mai quella procedura su nessun altro. Samael si abbassò il cappuccio sulla testa e strinse i denti. Quante volte aveva supplicato Michele di non farlo, di fermarsi, ma sempre senza successo o possibilità di fare nulla.
<< Dov'è andata tutta la sicurezza di prima? Non fai più il duro adesso! >>
Samael si voltò verso Raffaele osservandolo da sotto la cappa e strinse ancora più forte le mani di Malachia. Ormai il corvino era preda degli spasmi, teneva i denti serrati così saldamente che le gengive iniziarono a sanguinargli.
<< Mal... Ti prego... Ti prego, digli quello che vuole! Diglielo e basta! >>
Gli occhi del corvino tornarono normali e, un attimo dopo, Michele sciolse il contatto facendolo ricadere a peso morto a terra. Malachia ebbe un altro paio di spasmi e poi prese un profondo respiro, come se fosse appena riemerso dall'acqua e si accucciò in posizione fetale, le mani strette fra i capelli, gli occhi serrati e il respiro pesante.
<< Tirati su >>
<< No! Michele! >>
I simboli sul ragazzo si illuminarono, il fiato gli si bloccò e si alzò in piedi. Samael si alzò a propria volta e, prima che l'altro potesse dare un nuovo ordine, avvolse Malachia nella propria cappa.
<< Che cosa pensi di fare? >>
<< No! Tu cosa hai intenzione di fare?! Per quanto ancora pensi di infierire su di lui!? >>
<< Solleva il mantello >>
Michele si fece avanti, ma l'angelo strinse il giovane ancora più saldamente. Fu allora che Raffaele si fece avanti tuonando di rabbia.
<< Sei impazzito, Azrael? Pensi di poterti davvero mettere contro nostro fratello?! Di nuovo?! Quanto vuoi essere retrocesso ancora ?! Vuoi che ti strappi le ali o essere spedito direttamente all'Inferno?! >>
Samael sussultò a quella minaccia, ma scacciò via la paura e restò dove si trovava scrutando per quanto possibile attraverso la luce irradiata da Michele. Cercava il suo sguardo, per coglierne le emozioni, ma gli fu impossibile. Il maggiore era illeggibile come la fiamma per la falena e lui, come quest'ultima, vi vola intorno, sempre più vicino, sino a bruciarsi le ali e perire, vittima della propria ossessione. L'angelo tenne ben saldo il mantello, ma fu allora che Malachia sgusciò fuori dalla sua presa e si frappose fra loro. Sorrise spavaldo, fronteggiando la luce divina senza alcun timore. Ancora. Come in passato, come aveva sempre fatto.
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