In Fuga

Era proprio lì. Un istante prima c'era, quello dopo, non più. Non era possibile. Non aveva fatto niente, non era stata colpa sua, era completamente immobilizzato e perfino il regalo che aveva appena ricevuto era innocuo. Michele se ne stava immobile, osservando il punto davanti a sé in cui Malachia era sparito, con un'espressione incredula che poche volte si era posata sul suo sguardo e, per pura coincidenza probabilmente, ognuna di quelle occasioni era da attribuire a Lucifero. Non vederlo reagire, riempì anche Abele di quella stessa confusione. Michele sapeva sempre tutto, sempre. Nessuna situazione lo lasciava impietrito o impreparato, doveva sapere cos'era appena accaduto. Abele si aggrappò alla tunica dell'altro e cercò di tirarlo a sé. 

<< Michele?! Michele?! Cos'è successo?! Dov'è Mal?! >>

Nessuna risposta. Nessun cenno di rassicurazione, nessuna intesa. Abele sentì le mani cominciare a formicolare e gli occhi gli divennero lucidi. Si mise in piedi e scosse l'altro per tentare di farlo riprendere. Il solito aspetto di Michele aveva già cominciato a deformarsi, le sue ali si erano fatte ben più grandi e, su ognuna di esse, andavano aprendosi centinaia di occhi.

<< Michele! Rispondimi! >>

In pochi istanti la bruma del Limbo cominciò a scurirsi intorno all'arcangelo ed a tuonare, come se la nebbia si fosse appena trasformata in una nube temporalesca. Il figlio di Adamo si guardò intorno, sempre più spaventato e si inginocchiò accanto a Michele, stringendoglisi accanto. Se si fosse mosso oltre, anche solo di un passo, sentiva che si sarebbe perso in quelle tenebre per sempre. L'altro era l'unica fonte di luce rimasta.

<< Michele! Ti prego, ascoltami! >>

Ormai la sua voce non riusciva più a superare il boato dei tuoni, così strinse il braccio dell'arcangelo e cominciò a pregare, sempre più forte, che essa passasse in fretta e, con la quiete, facesse ritorno anche il solito Michele. Faticò a tenere le palpebre sollevate e, quando affrontò il vento intenso in cerca di qualcun altro che potesse aiutarlo, scorse attraverso le nuvole nere un bagliore distante. La Stella del Mattino.

<< Lucifero... >>

Al sentire quel nome, Michele ebbe come un sussulto e, un battito di palpebre dopo, il Limbo era tornato il solito luogo di pace e quiete. Non un'anima si era mossa, pioggia e vento non potevano smuovere uno spirito privo d'identità o di passato. Abale rimase immobile, tremante ed a testa bassa mentre le sue lacrime si mischiavano alle gocce di pioggia e finivano a terra. Aveva ancora le mani saldamente ancorate al braccio dell'arcangelo. Un tocco gentile passò sul suo capo e ne asciugò ogni parte al proprio passaggio, ma il figlio di Adamo non si mosse, rimase intristito dove si trovava, per nulla intenzionato a mollare la presa.

<< Abele... Va tutto bene adesso >>

Strinse le labbra per trattenere i singhiozzi.

<< Va tutto bene... >>
<< No! Non è vero! >>

Alzò la voce, ma ciò non smosse Michele di un millimetro. Fu allora che, dall'alto, giunsero nel Limbo gli altri arcangeli, tutti eccetto Gabriele, Azrael e Barachiele. Il panico nei loro sguardi era chiaro, impossibile che non avessero percepito quant'era appena accaduto, oltre alla causa scatenante del fenomeno. Portandosi intorno a loro, cominciarono a tempestare il fratello di domande ed ad assicurarsi che stessero entrambi bene, ma Abele non si curò delle loro preoccupazioni e, alzando il capo, si rivolse all'altro.

<< Dov'è Mal!? >>

Lo afferrò per la tunica, ma questa volta si assicurò di averne la completa attenzione. Alla sua domanda, ogni altra si fermò.

<< Lo hanno evocato >>

Indebolì la presa.

<< C-Come? Chi? >>
<< Non lo so >>
<< C-Come sai che è stato evocato? >>

Michele gli posò le mani sul volto e asciugò le lacrime a solcarlo.

<< Me lo hai fatto capire tu >>
<< Q-quando? >>
<< Quando hai nominato Lucifero. Malachia è suo figlio, quindi, come suo padre, come tutti noi, può essere evocato... >>

Michele si alzò in piedi.

<< E... E non ci avevi mai pensato?! >>
<< Ovvio, ma non ero preoccupato perché, per riuscirci, serve il sigillo corretto e Malachia non ne ha mai utilizzato uno al di fuori dei nostri >>

Smossa la bruma con le ali, Michele iniziò a guardarsi intorno.

<< Cosa stai cercando esattamente? >>

Uriel iniziò a dare una mano al fratello.

<< La traccia di un patto >>

Abele si guarò intorno, non era possibile.

<< Un patto? Malachia non sa intrecciare patti >>

Preso il figlio di Abramo fra le braccia, Michele si sollevò in aria e gli mostrò la prova ai propri sospetti. Tutto intorno al Limbo era stato tracciato un enorme cerchio lungo il quale si susseguivano ghirigori, punti e linee, parole sconosciute. Nel livello inferiore ad esse, disegni di varie figure, rivolte verso l'esterno e, al centro, un unico punto centrale dal quale si diramavano linee in più direzioni. Abele non sapeva leggere, ma quel simbolo lo riconobbe.

<< Incredibile... >>

Raffaele li raggiunse e, alla vista del disegno, sbiancò.

<< C-chi gli ha insegnato la lingua di Babilonia? Non è possibile... >>

Geudiele si fece cupo.

<< Avremmo dovuto strappargli braccia, gambe, occhi, denti e lingua. Ecco cosa si ottiene ad essere troppo magnanimi con i mostri... >>

Michele allungò il braccio e provò a coprire il sigillo di Malachia con il proprio in modo da cancellarlo, ma senza successo, il marchio rimase dov'era. Non aveva spazio per sormontarlo. Abele si concentrò sulle immagini, c'erano donne, uomini, una torre in fiamme, il sole, non potevano di certo essere stati inseriti in modo casuale.

<< Cosa dice la scritta? >>
<< Il suo nome. Malachia. Oracolo, parola di Yhvh >>
<< Ed i disegni? >>

Tornando a terra, l'arcangelo si posò su uno di essi.

<< Sono visioni che il Creatore ha mandato agli umani nel corso del tempo, ma pochi mortali sono in grado di utilizzarli come si deve. Dovrebbero permettere loro di parlare direttamente con lui >>

Provò a disegnarvi sopra con la punta del dito, ma essi erano marcati troppo in profondità. 

<< S-Se riuscissi a ricoprirlo, potresti riportare Mal qui? >>
<< No >>
<< A-Allora perché lo stai facendo?! >>
<< Per guadagnare tempo >>

Abele si sentì infiammare di rabbia.

<< Tempo? Noi non abbiamo tempo! Malachia è là fuori! Nel regno dei mortali! Dovresti sapere meglio di me che razza di bolgia infernale sia diventato quel posto! Ci sono pericoli in ogni angolo! Deve essere terrorizzato! Dobbiamo riportarlo indietro! >>
<< Abele... >>

Raffaele cercò di rassicurarlo, ma il figlio di Adamo lo scacciò singhiozzando.

<< E se lo trovasse suo padre prima di noi?! Non riusciremmo più a riportarlo qui! >>

L'ingresso al Limbo si aprì e, ad ali spiegate, fece il suo ingresso Azrael, il quale si fermò a mezzaria alla vista del gigantesco marchio inciso al suolo. Michele si alzò in piedi e, lanciandogli uno sguardo gelido più che eloquente, attese che si riunisse a loro, ma l'altro rimase immobile. Abele percepì subito la tensione che si era creata e, rivolgendosi all'angelo, si asciugò le lacrime.

<< Tu ne sai qualcosa, vero?! >>

Uriel si affiancò subito al fratello ed estrasse la propria spada.

<< Con le buone o con le cattive, Az. Scegli >>

L'Angelo della Morte scese e, quando fu al cospetto di Michele, si abbassò il cappuccio e lasciò scivolare le anime al di fuori della cappa permettendo loro di riposare al sicuro nel Limbo, in attesa della propria rinascita.

<< Mostralo >>

L'angelo distolse lo sguardo.

<< Non so di cosa stai parlando >>

L'altro tentò di afferrarlo, ma Azrael fece un passo indietro, così Uriel dovette trattenerlo dalle spalle obbligandolo a restare immobile.

<< Io credo di sì >>

Michele gli aprì la cappa, ma Azrael spalancò le ali e, per quanto la sua pallida luce glielo permise, accecò il fratello. Ebbe un risultato insignificante.

<< Non toccarmi! Non hai alcuna autorità per trattarmi in questo modo senza ragione! >>
<< Senza ragione?! >>

Geudiele intervenne e, afferrandogli il mantello, glielo strappò di dosso lasciandolo nudo. Azrael ripiegò subito le ali e vi si nascose il più possibile cercando inutilmente di svicolare dalla presa di Uriel e recuperare il maltolto.

<< Tu hai aiutato il mostro a fuggire! Ammettilo! >>

L'angelo si bloccò. Abele colse una sincera sorpresa nel suo sguardo. Poi sorrise.

<< Quindi ce l'ha fatta... >>

Si rivolse a Michele. Non c'era derisione nelle sue parole, solo felicità.

<< Ti è scappato, per davvero? >>
<< Qualcuno lo ha evocato >>

Azrael sbiancò.

<< Non sono stato io >>
<< Lo so >>

Abele si affiancò confuso a Michele.

<< Come? Ma se non è stato lui allora perché... >>
<< Non ha evocato Malachia, ma si è lasciato marchiare da lui >>

L'angelo strinse il polso al proprio petto.

<< Si è trattato di un incidente. Ero tornato per farglielo rimuovere >>
<< Fammelo vedere >>

Anche se reticente, l'altro obbedì e così anche Abele poté vederlo. Non era più grande di un neo, piccolo ed impreciso, niente a che vedere con il gigantesco marchio che ora imbrattava interamente il Limbo. Michele vi premette sopra la mano e vi strofinò il polpastrello del pollice.

<< Puoi cancellarlo? >>
<< Forse, ma non sappiamo le condizioni del patto. Sarebbe più semplice se lo facesse Malachia... Strappare un marchio, soprattutto se vincolante, potrebbe tranciare l'anima di Azrael irrimediabilmente >>

Abele osservò preoccupato Michele, ma a quella domanda Azrael tentò di tirare indietro la mano.

<< No! Aspettate! Il patto sparirà da solo se riesco ad incontrare Mal nel regno dei mortali! Non è eternamente vincolante! >>
<< Interessante... A quanto pare potrebbe essere l'occasione che aspettavi per recuperare la tua posizione nella nostra cerchia  >>
<< Cosa... intendi dire? >>
<< Quello che ho detto >>

Michele gli sorrise, era da quando gli era andato contro ed aveva perso le ali che Azrael non riceveva un gesto di gentilezza dal maggiore.

<< Un patto >>
<< Con.. te? >>

Questo era ancora più assurdo.

<< Rintraccia il ragazzo. In cambio, ti restituirò le ali >>
<< Non ho intenzione di riportarlo qui! >>
<< Non ti ho chiesto questo, semplicemente, quando lo rivedrai ed vostro patto si scioglierà, riotterrai le ali >>

Abele afferrò la mano di Azrael e gli sorrise.

<< Ti prego, vogliamo solo essere sicuri che Mal stia bene... >>
<< Inoltre... >>

Si aggiunse Michele, stringendo la presa.

<< ... potrei chiudere un occhio su altri incontri spiacevoli che hai avuto sulla Terra recentemente, i quali potrebbero costarti una caduta ben più in profondità del regno dei mortali  >>

Azrael abbassò il capo.

<< N-non ho fatto nulla di male, lui mi è venuto a cercare, io... >>
<< Come possiamo esserne certi? Il dubbio della tua fedeltà resterebbe sempre. Se accetti, non ci sarebbe alcun motivo per me di dubitare oltre di te >>

Data la confusione degli altri arcangeli, Abele comprese che doveva trattarsi di qualcosa di molto grave, al punto che Michele, benché sapendolo, aveva deciso di non rivelarlo a nessun altro per evitare problemi ad Azrael.

<< C-chiaro... va bene, accetto >>
<< Perfetto >>

Il marchio di Michele brillò sul polso di Azrael e, quando si spense, Geudiele gli restituì malamente la cappa e Uriel lo lasciò andare.

<< Sei sempre stato il più furbo fra noi, è ora di dimostrarlo di nuovo, Samael >>

***

Un locale all'apparenza modesto, con nemmeno un po' d'appeal, forse un'insegna luminosa o una verniciatura meno incrostata lo avrebbe portato almeno ad un livello semi accettabile. Con il calare del buio, se possibile, la situazione diventava ancora più critica. Di giorno i raggi del Sole lo colpivano solo posteriormente, ma la notte, i lampioni laterali illuminavano il complesso sulla miserevole facciata mettendone in risalto le numerose crepe. Osservandolo, B non aveva affatto compreso tutta l'emozione di Lilith e l'eccitazione con cui aveva insistito a portarlo nel luogo della festa ancora prima che essa avesse inizio. Poi erano entrati ed il livello si era decisamente alzato sopra l'asticella di incredibile. C'era spazio, davvero tanto spazio, a quanto pare lo stabile copriva l'intero complesso adiacente e ciò permetteva di avere più aree separate per sedersi e godersi l'open bar. Non appena si entrava però la prima cosa a saltare all'occhio era il palco sopraelevato per la band e il dj, già in procinto di provare dei pezzi e testare l'audio sugli amplificatori disseminati in ogni dove.

<< B! Vieni Vieni! >>

Lilith lo trascinò per il braccio verso la rampa di scale che portava al piano superiore.

<< Ti abbiamo preparato la zona vip, così non sarai obbligato a mischiarti agli umani se non vuoi! >>
<< Grazie, Lili, ma non era necessario... >>
<< Sì invece! Quando si ubriacano tendono a diventare molesti... >>

B sorrise. Lo sapeva, dopotutto in passato era umano, per quanto spesso sia Lilith che gli altri demoni rimasti tendessero a dimenticarlo o, più probabilmente, a non volerlo associare con la specie più bassa dell'equilibrio del Creato.

<< B! Sei già qui! >>

Asmodeus li raggiunse e lo abbracciò. Non ebbe nemmeno il tempo di rispondergli che le mani del demone cominciarono a scorrere lungo la sua spina dorsale e scendere inesorabili.

<< Quasi non riesco a crederci... Questa sera finalmente ti mostrerò come si festeggia davvero... >>
<< Ci conto >>

Sorrise e l'espressione del demone si illuminò mentre le guance gli diventavano paonazze. Lilith strinse la presa sul suo braccio. Allungata la gamba diede una spinta al petto di Asmodeus e lo fece indietreggiare di un paio di passi. 

<< Sta alla larga! Oggi B è qui per divertirsi, non per prendersi qualche malattia da te! >>
<< Ehi! Sono pulito! Figurati se le misere infezioni dei mortali possono sfiorare questo corpo perfetto! >>
<< Perfetto?! Ha! Adesso sei anche un comico?! >>

Non appena Lilith lo lasciò andare per continuare il litigio con Asmodeus, B si sporse e guardò al di sotto sospirando profondamente. Posò gli occhi in ogni angolo della stanza.

<< Sarà qui dunque, ma dove... Dove... >>

Un soffio gelido gli accarezzò le spalle e, voltandosi verso la direzione a cui esso lo conduceva, si diresse verso il privé. La porta era spessa, ma la aprì senza fatica, quando la varcò, Gabriele era lì ad aspettarlo. B sorrise ed entrò chiudendo l'ingresso dietro di sé. Lungo le pareti, il Signore delle Tenebre lasciò scorrere la propria oscurità fino a quando essa non avvolse ogni centimetro, fino al più piccolo pertugio del pavimento e del soffitto, oscurandoli da tutto e tutti. B andò a sedersi su uno dei divani ai lati della stanza e poi fece cenno all'altro di raggiungerlo. L'arcangelo raccolse le ali e affievolì la propria luce. Mordendosi il labbro inferiore e a passi misurati, obbedì alla richiesta ricevuta e, sedendosi accanto a lui, iniziò a torturarsi la tunica. Era più pallido del solito, meno felice del loro incontro e, sicuramente, più in ansia.

<< Mi fa piacere vederti, Gabe... >>
<< Io... Non ho buone notizie >>

Strinse le palpebre e iniziò a tremare. B perse il sorriso e allungò una mano verso l'altro per portarlo a sé e leggere i suoi ricordi. 

<< Mal si è reincarnato con successo, di nuovo... >>

Fermò la mano. Non poteva essere vero. La visione era chiara. Quella era la sera esatta. Non potevano aver già terminato la reincarnazione, c'era ancora tempo prima del calar della notte. Qualcosa non tornava. B sospirò e, concludendo il movimento, accarezzò i capelli di Gabriele e, passandovi le dita attraverso, gli solleticò la nuca e il collo, gesto che gli fece diventare rossa la punta delle orecchie. Adorabile. Nonostante avesse apprezzato, l'arcangelo non si voltò e continuò a dargli le spalle. Non era un bene che temesse ripercussioni, non aveva fatto niente di male ed, anzi, aveva trovato il coraggio di venirgli a riferire quanto era accaduto, nonostante sapesse che non fosse qualcosa di piacevole.

<< Gabe, voltati, coraggio. Non sono arrabbiato, inoltre... hai già le orecchie rosse >>

L'arcangelo le coprì imbarazzato.

<< I-Io non...Ti sbagli! T-Tu... Dovresti essere infuriato con me adesso! >>

Appoggiando i gomiti sulle ginocchia, chiuse gli occhi. B sorrise e, allungando la mano, cominciò a muovere le dita fra le pieghe della tunica dell'altro, spostando il tessuto centimetro dopo centimetro sino a quando non trovò un accesso alla pelle gelata dell'arcangelo, proprio sul costato. Cominciò a tracciarvi piccole spirali e, solo allora, Gabe emise un piccolo gemito, drizzò la schiena e si voltò verso di lui. 

<< B-B, c-cosa stai... >>

Indietreggiò sul lungo divano, ma B aveva già appoggiato un piede sull'orlo del suo peplo che così, iniziò a scivolare scoprendo parzialmente la parte destra del suo corpo, quella sinistra resse solo grazie al fermaglio a forma di Lilium. Approfittando della confusione dell'arcangelo, B si portò sopra di lui sormontandolo. Gabriele tentò invano di coprirsi di nuovo, ma senza successo, ogni punto del tessuto era tenuto ben saldo dal castano. Non gli aveva lasciato via di fuga.

<< Mi sembri più reticente del solito, Gabe. Nei sogni non fai così il difficile >>
<< L-Lì è diverso! Inoltre non... >>

Si intristì.

<< Non me lo merito... >>
<< Ancora con questa storia? Te l'ho detto, non sono arrabbiato. Non è stata colpa tua >>

Era divertente vedere i disperati tentativi di Gabriele di non incontrare il suo sguardo. Provò quasi pietà nei suoi confronti. Quasi. Era ora di farlo uscire dal guscio o ci avrebbero messo tutta la notte e, per una volta, il tempo a disposizione era davvero limitato. 

<< Inoltre, se sei così preoccupato di venir scoperto da Michele, dovremmo chiudere questa cosa tra noi una volta per tutte, non credi? >>

L'arcangelo affrontò finalmente il suo sguardo.

<< Non ho paura di Michele! Non è per questo che... >>

B lo baciò a tradimento. Gabriele rimase così concentrato in quel breve contatto che non si rese nemmeno conto di quando gli sfilò la spilla lasciandolo finalmente nudo sotto di sé. Non appena si separarono, B poté sentire l'anima dell'altro risuonare di desiderio. Allungando le mani verso il suo volto, l'arcangelo lo accarezzò, scivolò lungo il collo e andò ad appoggiarle sulle sue spalle. Gabe deglutì e, in un momento di lucidità, si spostò su un lato nel tentativo di nascondere l'imbarazzo, affondando il viso nel tessuto bianco della tunica e soffocandovi un breve lamento. B ne approffittò per eliminare anche i propri abiti e restare nudo. Impresa semplice, non erano altro che un'illusione.

<< Gabe, qual è il problema? Non mi dirai che non mi trovi più attraente adesso... >>

Le iridi dell'altro fecero capolino.

<< Nei sogni, non sei così vivido... >>

B rise.

<< Oh, eccolo il problema quindi! >>

Abbassando le labbra sulla pelle chiara dell'arcangelo, B vi posò un bacio dopo l'altro. Passò dal ventre al fianco e poi si soffermò sul petto mentre Gabe tentava invano di non fare troppo rumore affondando le labbra nel divano, ruotando di poco sul fianco per rendendogli più difficile raggiungere ciò che bravata davvero.

<< Mi piacerebbe... >>

Sussurrò a fior di pelle facendolo fremere sotto di sé.

<< ... evitare di doverti legare per tenerti fermo. Scegli tu, con le buone o con le cattive, arriverò su ogni parte di te, Gabe. Accettalo e agisci di conseguenza >>

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