Il Richiamo
Il silenzio, il soffio del vento, il sapore salato della sabbia sulle labbra e poi l'orizzonte, le dune ed il loro viaggio, non un'anima viva per kilometri. Seduto su una lastra di pietra, B ne attraversò con le dita il marchio inciso, poi l'enorme crepa a spezzarla. Quanta nostalgia. La chiave della Torre di Babele, ormai distrutta, gli riportò alla mente l'ultimo giorno trascorso con Lucifero, il concepimento di Malachia, il legame che, perfino in quell'istante, gli stritolava il petto. Annoiato, si distese. Michele se la stava prendendo fin troppo comoda, non aveva tempo da perdere, l'angioletto doveva ringraziare il fatto che avesse davvero bisogno di vederlo, altrimenti gli avrebbe tirato un bel bidone e se ne sarebbe tornato all'Inferno da Gabe sedutastante. Chiuse gli occhi e tentò di visualizzare la volta infernale, in modo da assicurarsi che fosse tutto in ordine. Superare la barriera che aveva apposto sull'Eden si rivelò più difficile del previsto. Dopo qualche minuto, fu quasi sul punto di mettere a fuoco la sagoma di Gabriele, ma poi una luce abbagliante lo deconcentrò. Rimettendosi seduto, osservò la scenografica discesa di Michele dall'alto dei cieli. Le sei ali spiegate. l'areola dorata a cingergli il capo e la spada fiammeggiante ben salda alla cintola. Mancava solo il coro di cherubini alle sue spalle e B sarebbe esploso in una fragorosa risata. Una bella sceneggiata, quasi quasi si pentì di non averne organizzata una per sé. Forse sarebbe potuto giungere dalle profondità infernali, aprendo una voragine, circondandosi di grida posticce e lingue incendiarie. Sorrise, di certo a Michele avrebbe fatto piacere, era palese che in famiglia apprezzassero la teatralità. Quando l'arcangelo si posò al suolo, la terra intorno alla pianta dei suoi piedi divenne benedetta. B scese dalla lastra ignorando il bruciore.
<< Micky, mi hai fatto aspettare, non serviva che ti facessi bello per me... >>
L'altro gli lanciò uno sguardo glaciale. La sua luce andò aumentando, era chiaro che volesse tenerlo a distanza il più possibile, non era spaventato, era un semplice atto di supremazia. Il bene che domina il male. O almeno ci prova.
<< Avevi detto di avere delle novità, B >>
<< Solo un piccolo aggiornamento, in modo che tu sappia che tengo molto che la nostra collaborazione dia i frutti sperati al più presto >>
Girandogli intorno, B scivolò sulla sabbia come fosse una lastra di ghiaccio.
<< Sarai più che felice di sapere che ho già accalappiato e divorato uno dei nostri simpatici topolini... >>
<< Quale fazione? >>
<< Direi più mia che tua >>
Michele strinse i denti seguendolo con lo sguardo.
<< Ero certo che la tua feccia fosse responsabile... C'è altro o è tutto qui? >>
<< Non ti avrei fatto scomodare dal tuo regale seggiolino solo per questo >>
Incuriosito, l'arcangelo raccolse le ali.
<< Ne ho già individuato un altro e so come farlo uscire dalla tana. Ho come la strana sensazione che sia legato a qualcuno dalla tua parte dello steccato, caro vicino >>
<< Spera che la tua supposizione sia corretta. Se osi accusare qualcuno in Paradiso sarà meglio che tu ne sia certo. Se fosse tutto infondato, non la passerai liscia >>
<< Non accuso a vuoto, inoltre, grazie a Gabriele, ben presto anche la mente dietro questo bello scherzetto uscirà allo scoperto >>
<< Non hai perso tempo... Gabriele deve esserti stato più utile del previsto... >>
B gli si avvicinò ancora di poi, ignorando il bruciore contro la pelle.
<< Infinitamente! Così tanto che, quasi quasi, me lo terrei >>
<< Se ciò significa fermare questa insulsa rappresaglia, tienitelo per tutto il tempo che vuoi >>
Adesso sì che Gabe era nei guai. Interessante però che Michele avesse preso la situazione così a cuore, ovvio, gli avevano fregato Malachia da sotto il naso, ma l'intera questione sembrava davvero strana. Curiosamente personale. Come se lo avessero colpito nell'intimo.
<< Non te lo rimangiare, mi raccomando >>
Sorrise.
<< E tu? Qualche aggiornamento? >>
<< Non al momento >>
<< Ah sì? Se non hai nulla di utile da dire, magari hai qualcosa di utile da... offrire? >>
Michele sospirò.
<< Cosa vuoi ancora? >>
<< Samael >>
L'arcangelo si fece serio.
<< Quanti dei miei fratelli vuoi ancora a disposizione? Intendi portare nelle tenebre tutto il Paradiso? >>
Lo disse con una tranquillità davvero inquietante, come se non avesse alcuna importanza.
<< Vai tranquillo, voglio solo che, come porta le anime dei giusti in Paradiso, ogni tanto faccia anche qualche giro giù da me >>
<< E questo come ti sarebbe utile per rintracciare i ratti? >>
<< Vuoi fatti? Allora fai venire Samael all'Inferno! >>
<< Non darmi ordini, B >>
Ora l'angioletto si stava davvero innervosendo. Bene. Come previsto.
<< Perché no? Almeno io non devo utilizzare i miei poteri per farmi obbedire... a differenza tua... >>
Rilasciò la propria oscurità a terra, inghiottendo parte del bagliore dell'altro. Michele cedette alla sua provocazione. I loro poteri si scontrarono come due onde contrarie ed entrambi vennero riempiti di brividi. Luce e Buio, si attraevano e respingevano, più una si rafforzava, più l'altro la accompagnava in una danza d'equilibrio. Aprendo le ali, l'arcangelo strinse l'elsa della spada nella mano.
<< Sottomettiti, Bestia! >>
B rise.
<< Non ti innervosire Micky >>
Estratta la lama, l'arcangelo gliela puntò contro.
<< Ritira la tua oscurità e sottraila alla mia vista. Sei ripugnante >>
<< Ripugnante? >>
Riportando a sè la propria oscurità, gli si avvicinò sempre di più. La luce dell'altro non era abbastanza forte da farlo rallentare per quanto ci stesse provando.
<< Non pensavo di disgustarti così tanto. Sono sicuro che non lo pensi davvero. Secondo me ti piacerebbe vedermi strisciare... supplicare per la tua pietà... >>
L'arcangelo fiammeggiò d'ira.
<< E pensare che io e te potremmo essere una così bella coppia. Insomma, tu e Lucifero non siete così diversi e poi ci sono io... >>
Riassunse lo stesso aspetto che aveva la prima volta in cui lui e Lu si erano incontrati.
<< Il perfetto sostituto del tuo caro Abele... Insomma, non vorrai essere da meno del tuo fratellone >>
Fendendo l'aria, Michele creò una gigantesca fenditura nel deserto. I getti di sabbia, sollevati dallo spostamento d'aria, si vetrificarono all'istante creando una barriera di vetro trasparente. B, ricomparendo accanto a Michele, si appoggiò alla sua spalla e riassunse il proprio aspetto normale.
<< Bella chiacchierata, davvero un incontro proficuo >>
Girandosi di scatto, Michele si alzò in volo. B rise.
<< Mi raccomando, mandami Samael o me lo verrò a prendere, chiaro? >>
Irradiando luce, l'arcangelo ritrasse la propria spada.
<< La prossima volta potresti portare anche Abele, è da un po' che non facciamo una bella chiacchierata >>
<< Torna nel tuo buco, Bestia! >>
Pronunciate quelle parole a denti stretti, Michele ascese nuovamente in Paradiso. B sorrise e si mise sull'attenti.
<< Agli ordini, capo >>
Rimettendosi seduto sulla lastra, aprì la mano destra e, da essa, fece uscire una tromba dorata. Non era stato facile distrarre Michele il tempo necessario a sottrargliela, per fortuna Abele era un nervo troppo scoperto perché l'arcangelo non vi reagisse. Osservando lo strumento contro la luce del Sole, B lo ispezionò soddisfatto. La tromba dell'Apocalisse. Custodita dall'arcangelo Michele per richiamare a sé le schiere angeliche nel giorno della fine.
<< Carina... >>
La ripose nella propria oscurità. Adesso aveva solo un'ultima faccenda da sbrigare, poi poteva anche tornarsene a casa. Fremette al ricordo delle parole di Michele. Adesso Gabe era a sua completa disposizione, poteva tenerlo a sé senza avere il fiato dei suoi fratelli sul collo e, se c'era una cosa di cui era certo, avrebbe goduto pienamente di quella gentile concessione. Assunta la forma di un corvo, si alzò nel cielo godendosi il vento fra le piume. Qualcosa però ancora non gli tornava del tutto. A quell'ora Michele avrebbe almeno dovuto beccare il suo scherzetto con Uriel, invece niente. Sorvolando il mare, B si mosse a pelo d'acqua. O era davvero più inetto di quanto avesse immaginato o stava perdendo tempo di proposito e macchinando qualcosa di grosso alle sue spalle. Non aveva importanza, in quel gioco erano in due e, di certo, non si sarebbe lasciato sconfiggere senza lottare.
***
Posando sul tavolo il mazzo di carte ancora nella propria custodia, Febo lo avvicinò a Malachia e poi rimase in trepidante attesa. Osservando incuriosito la scatolina di carta, il corvino ne aprì un lembo e ne tirò fuori il mazzo. Febo trattenne il fiato mentre il giovane lo ispezionava appoggiando alcune carte davanti a sé. Aveva bisogno di un segno, uno qualsiasi ed avrebbe avuto la sicurezza di essere sulla strada giusta. Malachia alzò lo sguardo nel suo.
<< Ecco... e con queste esattamente cosa dovrei fare? >>
<< Dovresti... leggere il futuro... Si chiamano tarocchi. Osservandoli non... senti niente? >>
Il ragazzo provò a concentrarsi di più.
<< Prova a mescolarle, poi tenendole a faccia coperta, girale verso di me >>
Seguendo le sue indicazioni, Malachia fu parecchio impacciato, più volte rischiò di piegare le carte ed altre per poco non gli scivolarono a terra. Alla fine, gliele porse aprendole a ventaglio. Senza toccarle, Febo ne scelse tre.
<< Adesso girale >>
Il ragazzo obbedì, voltò la prima, poi lo guardò, poi la seconda e la terza. Restarono entrambi in attesa, ma dopo un po' Malachia sospirò.
<< Quindi... Ora che succede? >>
<< Dovresti, insomma, non lo so a dire il vero. Dovresti saperlo tu... >>
<< Ah, okay >>
Il Sole, la Torre, l'Eremita. Febo ne aveva letti di libri sui tarocchi da quando Cornelius gli aveva riferito del legame di Malachia con essi, quindi, almeno da ciò che sapeva, in effetti quella lettura si poteva definire corretta, ma non era così che doveva funzionare. Se indovinava da solo il significato delle carte tanto valeva che se le leggesse da solo. Malachia era l'oracolo del Creatore, lui doveva dare una lettura esatta, non far sì che altri la intuissero. Lo sguardo del minore era serio, si stava davvero sforzando per accontentarlo. Stiracchiandosi, Febo tirò un sorriso.
<< Lascia perdere, ci riproveremo in un altro momento. Dovresti andare a riposare adesso. Io vado a controllare Gordon e poi ti raggiungo >>
Raccogliendo le carte, Malachia gliele porse, ma Febo scosse il capo.
<< Tienile, sono tue. Fammi sapere se ci sono dei cambiamenti >>
Il giovane parve abbastanza abbattuto, ma gli diede una scrollatina alle spalle.
<< So che sei deluso da me, non serve che lo nascondi... >>
<< Non lo sono. Non è colpa tua, ti serve solo un po' di tempo e, per nostra fortuna, ne abbiamo più che a sufficienza >>
Si avviarono insieme al piano superiore e, dividendosi al centro del piccolo soggiorno, entrarono nelle due stanze laterali. Chiudendosi la porta alle spalle, Febo sospirò seccato osservando Gordon steso sul letto, teneva il pacchetto di surgelati ancora premuto contro la guancia, ormai si era completamente sciolto. Al suo arrivo, l'amico si alzò e lo guardò mogio.
<< A-Allora? Com'è andata? >>
<< Chiama Lyle... >>
Gordon sbiancò.
<< A-Adesso? M-Ma non è un po' troppo presto? Avevi detto di voler andare con calma... >>
Avviandosi verso il letto, Febo si strofinò il viso con le mani e se le portò fra i capelli.
<< Non abbiamo più tempo! Malachia non sta risvegliando abbastanza in fretta l'onniscienza! >>
<< M-Mi pare si stia risvegliando anche troppo in fretta! Hai detto che ha previsto la pioggia, ed ora si è trasformato nonostante i blocchi imposti da Lyle! In più... >>
<< Già... ha pure incontrato Lucifero! Eppure di leggere il futuro e prevedere come fermare l'Apocalisse niente! Non sto nemmeno ricevendo più aggiornamenti da Cornelius! >>
<< Da chi? >>
Febo si tirò a sedere.
<< Come chi? Cornelius! >>
<< Mai... sentito prima, Febo. Di chi stai parlando? >>
Si sentì mancare e, afferrando Gordon per le spalle, lo scosse.
<< Dimmi che scherzi! Dimmi che scherzi! >>
<< F-Febo! C-Calmati! >>
<< Chiama Lyle! Adesso! >>
Afferrato il telefono, l'uomo compose il numero. Ogni numero fatto, la sua mano tremava sempre più forte. Un istante prima che potesse portarsi l'apparecchio all'orecchio, Febo glielo strappò di mano. Gordon sospirò di sollievo. Furono gli squilli più lunghi che avessero mai sperimentato.
<< Pronto! Bel!? >>
Finalmente.
<< Lyle! Devi venire qui! >>
L'altra si zittì, prese un bel respiro e riprese.
<< Febo... >>
Perse tutto l'entusiamo di poco prima.
<< Che bello sentirti... Come sto? Bene, grazie! Sei sempre così premuroso... >>
<< Smettila di fare la spiritosa! Vieni qui! Siamo fregati! >>
<< Respira, Fifì >>
L'uomo strinse i denti ed emise un lungo lamento.
<< Non chiamarmi Fifì... >>
<< Lo farò di nuovo se non ti rilassi un attimo e non prendi fiato. Spiegami bene che succede, il mostro ti crea problemi? >>
<< Non è un mostro... >>
<< Mostro, abominio, coso, chiamalo come vuoi. Ha creato problemi? >>
Febo si voltò verso Gordon il quale gli fece cenno di starsene zitto indicando la propria guancia.
<< N-No. Direi... Direi di no... >>
<< Sei un pessimo bugiardo, è proprio di famiglia >>
L'altra si mise a ridere, non avevano tempo per quello, non avevano più tempo per niente a dirla tutta.
<< B si è divorato Cornelius... >>
<< Chi? >>
Strofinandosi gli occhi, Febo tornò a sedersi.
<< Appunto... Ti ricordi che vi avevo avvisati? Se B divora uno di noi io sono il solo a saperlo... Lo ha fatto sparire dall'esistenza ed ora ho perso l'unico che poteva distrarre B il tempo necessario a Malachia per imparare ad usare i suoi poteri... >>
<< Capisco, per questo hai bisogno di me... vuoi che venga lì cosicché Malachia perda il controllo e si risvegli >>
<< Esatto, quindi, per favore, puoi venire qui? >>
Passarono diversi secondi prima che si sentisse del movimento all'altro capo della chiamata.
<< Cercherò di arrivare il prima possibile, ma per ora mi hanno affidato un compito piuttosto importante. Non posso mollare tutto o si insospettirebbero, se ci sono dei cambiamenti te lo faccio sapere. Nel frattempo... passami Bel >>
Febo si voltò verso Gordon e gli porse il telefono, ma l'amico iniziò a scuotere la testa ed indietreggiare verso lo schienale del letto. Ripresa la chiamata, l'uomo si alzò schiarendosi la voce.
<< Al momento non... Non può venire >>
<< Sempre il solito... Digli di richiamarmi appena ha recuperato le palle. La mia pazienza si sta esaurendo, chiaro? >>
<< Sì, signora... >>
Sospirò
<< Se lo convinco a chiamarti puoi venire qui un po' prima? >>
<< Non tirare la corda, Fifì. B non è l'unico di cui avere paura lì fuori >>
Staccata la telefonata, Febo gettò il telefono sul materasso e ci si stese accanto, il volto affondato nella coperta. Gordon gli passò una mano lungo la schiena massaggiandogliela.
<< Dovresti tornare in camera adesso. Meglio non lasciare Malachia da solo. Se si addormenta di nuovo potrebbe trasformarsi nonostante tutte le protezioni di Lyle >>
<< Non si trasformerà finché resta in camera... >>
Ad un tratto, si sentì un tonfo provenire dalla stanza accanto. Febo sbiancò e corse subito a vedere cosa fosse successo. Appena aprì la porta, trovò Malachia seduto tranquillamente al centro della stanza, i tarocchi erano a terra, davanti a lui, rivolti verso l'alto. Si sentì un altro colpo. Proveniva dall'esterno. Prestando più attenzione, Febo si rese conto che era semplicemente il vicino che stava rientrando e chiudendo la porta blindata. Emise un profondo sospiro di sollievo.
<< Che stai combinando, Mal? >>
<< Ho pensato che, se avessi visto tutte le carte, avrei potuto capirci qualcosa... >>
<< Te l'ho detto... ci vuole tempo, vedrai che presto capirai come usarle >>
Il ragazzo prese di nuovo la carta del Sole e la osservò contro luce.
<< Sicuro che queste siano le carte giuste da usare? >>
Le osservò a propria volta.
<< A dire la verità, no... Non sono più sicuro di niente ormai... >>
<< Non potresti chiedere al tuo amico corvo? >>
<< Non... non posso... Senti, è davvero ora di riposare adesso, ce ne occuperemo domani >>
Malachia raccolse i tarocchi e li posò sul comodino infilandosi sotto le coperte e osservando il soffitto della stanza. Febo si mise il pigiama e fece lo stesso. Steso nel proprio letto, sentì il proprio corpo pesare una tonnellata, abbattuto e sfiancato dall'intera situazione. Si era adagiato troppo. Era convinto che la parte difficile sarebbe stata portare Malachia lì, invece, tutto sommato, era stata quella più semplice. Dai racconti di Lyle si era aspettato che il ragazzo sarebbe stato potentissimo, estremamente dotato, come Lucifero, invece era del tutto innocuo, insicuro e impacciato con i propri poteri. Se almeno avesse reagito in qualche modo alla vista dei tarocchi, non avrebbe subito tutta quella pressione, ma erano agli sgoccioli. Poteva sentire il fiato di B sul collo, le sue tenebre inghiottire il Creato secondo dopo secondo distruggendo dietro di sé la sua casa, la sua vita, tutto ciò che conosceva ed amava. Si rigirò nel letto.
<< Gordon come sta? >>
La voce di Malachia lo fece rinsavire.
<< Sta bene. Domani sarà già meno gonfio... >>
A Gordon sarebbe bastato un attimo per risanare quella ferita, se solo avesse voluto farlo. Per una volta, il suo desiderio di ignorare completamente la propria natura giocava a loro favore. Sarebbe stato difficile spiegare a Malachia come mai un semplice essere umano potesse guarire così rapidamente.
<< Febo, è vero che i mortali credono in più dèi? >>
<< Sì, hanno le loro idee su come stanno le cose, tu hai la fortuna di avere le prove di quale sia la verità >>
<< Quali sono queste prove? >>
Febo rise.
<< Che domande mi fai? Tu sei il nipote del Creatore >>
<< E quindi? Tu sai per certo che sia stato lui a creare tutto? >>
Gli parve un'affermazione talmente ovvia da diventare ridicola una volta pronunciata a voce alta.
<< Ecco... ovvio, certo che sì. Mio padre me lo ha raccontato un'infinità di volte >>
<< E a tuo padre chi lo ha raccontato? >>
<< Suo... padre... >>
Si zittì e si morse il labbro inferiore. Troppo. Era davvero troppo stanco per affrontare quel discorso, gli era sfuggito dalle labbra. Affondò il viso nel cuscino e chiuse gli occhi. Non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui aveva parlato a qualcuno dei propri genitori. Se ripensava a loro, vedeva davanti a sé immensi campi di grano da arare, frutteti dalle fronde maestose, ricchi dei doni che solo la natura sapeva offrire. Sudore salato, muscoli doloranti, il calore del Sole sulla pelle. La sua casa, una tenda immersa nella campagna, circondata, come in mezzo ad un banco di nuvole, da un enorme gregge di pecore. Quel tepore sulla pelle, era ormai sbiadito. Si trovò ad asciugarsi gli occhi, quella maledetta malinconia non lo abbandonava mai. Scosse la testa e ricacciò tutto indietro nelle profondità della propria mente. Il passato era passato, adesso doveva pensare a proteggere ciò che gli era rimasto. Il Creato era la sua casa, le anime che lo abitavano, fossero queste umane o non, erano la sua famiglia e le avrebbe protette ad ogni costo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top