Fuoco
<< Allora, un'ultima volta... solo per essere sicuri... >>
Malachia sbuffò.
<< Dai, è per la tua sicurezza! >>
Le prime cinque volte poteva anche essere, ma alla decima, quelle semplici indicazioni si stavano velocemente trasformando in una serie di ordini, ed erano molto simili a quelli che gli impartiva di continuo Michele, anche se non altrettanto stringenti. Il corvino si spostò i capelli indietro liberando la fronte e si concentrò sulla luce che ora gli scaldava la schiena. Oltre quel tessuto, oltre la barriera trasparente degli umani, lì c'era la provenienza di quel calore che ora lo pervadeva. Voleva uscire, ad ogni costo, basta prigioni. Là fuori c'era il mondo dei mortali, ne sentiva il richiamo in ogni cellula del proprio corpo ed era pronto a rispondervi a pieni polmoni, bastava solo convincere Febo ad aprire un passaggio, proprio come aveva fatto Gordon.
<< Non allontanarsi da solo. Non parlare di niente che riguardi il Creatore, Paradiso, Inferno, i miei genitori, gli arcangeli... >>
<< Esatto, praticamente tutto ciò che hai conosciuto prima di oggi, sparito! Mai accaduto, mai esistito! >>
Gordon diede un altro colpo di forbici e un'altra ciocca di capelli scuri attraversò lo sguardo del ragazzo che la prese tra le mani un attimo prima che si trasformasse in cenere e sparisse nel nulla. Nemmeno una traccia rimasta.
<< Sì, sì, ho capito... >>
<< E perché ? >>
<< Perché Michele mi dà la caccia e ogni umano ha un angelo custode che potrebbe riferirgli tutto... >>
L'altro annuì soddisfatto.
<< Bene, ripetimi ora chi sei e come ti chiami >>
<< Il mio nome umano è Mattia e sono tuo fratello minore... >>
Malachia non aveva fratelli, la sola esperienza che aveva avuto a riguardo era indiretta e riguardava la relazione tra suo padre e gli altri arcangeli. Invidia reciproca, gelosia per le attenzioni del proprio padre, una lotta eterna per prevalere l'uno sull'altro o, se più deboli, sottomessi ad ogni scelta dei maggiori. Non il migliore degli esempi di fratellanza, o almeno lo sperava, ma quando Febo gli aveva proposto di fingersi suo cugino, aveva dovuto ammettere di non avere nemmeno idea di cosa fosse un cugino. Inoltre, secondo Gordon, sarebbe stato più semplice crederli fratelli che cugini, nonostante Malachia non avesse bene inteso perché. Febo si era limitato a fare spallucce, quindi tanto valeva accettare le loro decisioni, sapevano dei mortali più di lui, quindi anche come ingannarli.
<< Perfetto! Ci siamo! >>
Gordon gli porse un piccolo specchio e Malachia lo afferrò incuriosito osservando il proprio riflesso. Toccandosi la nuca, provò un brivido piacevole. Non gli era mai stato permesso di tenere i capelli così corti, sempre lunghi, poco al di sotto delle spalle e lì si fermavano ogni volta, non andavano oltre. Personalmente non se ne era mai curato troppo, eppure, ora che aveva la testa leggera, si sentì meglio e si piacque più di prima.
<< Guarda se ora non assomiglia ancora di più a suo padre! >>
<< Inquietante direi... >>
Il ragazzo posò lo specchio e poi si rese conto che Gordon stava passando lo sguardo da lui a Febo varie volte.
<< Lucifero ha avuto i capelli corti? >>
<< No, parliamo di Blake >>
Il corvino venne attraversato da un brivido. Sbiancò. Febo lo aveva detto, ma non poteva essere davvero così, doveva star parlando di qualcun altro.
<< C-Chi? >>
<< Blake Bowman >>
Gordon tirò una spallata all'altro.
<< Vacci piano, nessuno gli ha mai detto il nome completo di B >>
Malachia sentì una scarica di adrenalina e si alzò in piedi rivolgendosi a Febo.
<< Tu non... non hai paura di dirlo? Io so che, chiunque ci provi, diviene cenere per volere del Creatore! >>
Febo sorrise.
<< Eppure eccomi, intatto. Niente può ferirmi nel Creato >>
Il corvino desiderò tentare a propria volta, ma qualcosa glielo impedì, un istinto di salvaguardia che lo mise all'erta. Febo non era di certo un umano comune, nemmeno Gordon a dire il vero, infatti nessuno dei due aveva un angelo custode e non si erano fatti remore a mettersi conto l'intero Paradiso pur di liberarlo. Malachia tornò a sedersi.
<< Perché... mi avete portato qui? >>
Entrambi si guardarono imbarazzati. Febo sospirò.
<< Te lo dirò, ma prima vorrei che tu... Vedessi il mondo dei mortali >>
<< Va... Va bene. Per me non c'è problema, basta solo, insomma... che non permettiate che mi rimandino indietro... Non mi interessa se mi avete evocato per avere qualcosa da me. Farò di tutto pur di non tornare nelle mani di Michele >>
Il corvino si intristì, ma poi Gordon gli posò le mani sulle spalle e, in un gesto rapido, gli scompigliò i capelli strofinandogli il capo e togliendo nel gesto gli ultimi rimasugli delle ciocche tagliate. Fu un gesto affettuoso che fece arrossire Malachia e gli restituì il sorriso.
<< Non lasceremo che torni lì, non esiste, quindi non pensarci più, va bene? >>
<< Concordo, perciò, se vuoi evitare che accada, finisci di ripetermi quello che ti ho detto >>
<< Va bene! Va bene! >>
Il ragazzo tornò a posare gli occhi in quelli di Febo.
<< Non devo far notare che sono senza ombelico. Se sento che sto perdendo il controllo, corro subito da te. Devo riferirti se subisco qualche cambiamento o se incontro qualcuno o qualcosa di sospetto... Inoltre, cosa più importante, mai e poi mai lasciarmi avvicinare da mio padre o da uno dei suoi demoni >>
<< Bravissimo! Bene, direi che sei pronto! >>
Alzandosi in piedi, l'uomo si diresse verso l'uscita. Malachia lo seguì con lo sguardo.
<< Davvero!? >>
Si alzò a propria volta. Il cuore per poco non gli saltò fuori dal petto. Afferrando la barriera lateralmente, Febo ci diede uno strattone dopodiché afferrò un gancio metallico al centro della parete trasparente e, piegandolo verso il basso, la spalancò lasciando che l'aria fresca gli investisse il viso. Un passo alla volta, Malachia si portò cautamente accanto all'altro e, prima che potesse assicurarsi che non ci fossero delle interdizioni, ricevette una spintarella e fu all'esterno. Con la destra si posò su un terreno grigio, ruvido e caldo, con la sinistra si portò oltre e, infine, perdendo l'equilibrio, finì carponi in un fresco insieme indistinto di filamenti, vivi, di un verde così brillante da accecarlo. Alzò lo sguardo e rimase immobile. Lo sentì in ogni parte di sé. Un fuoco, stava bruciando, stava creando energia e, quell'energia, era vita e, quella vita, era nel tutto, tutt'intorno. Si mise in ginocchio ed il Creato gli riempì l'anima. Ricordava ogni cosa, così come gli spiriti del Limbo gli avevano raccontato infinite volte. Gli alberi, con le fronde mosse dal vento. I fiori colorati, spuntati qui e lì, dove i loro semi si erano posati. I filamenti, erano l'erba, quello era un vero prato. No, era più piccolo, quindi un giardino. Malachia sorrise. Il cielo dei mortali era davvero azzurro, senza confini. Ed eccolo lì. Il Sole. Il vero Sole, infuocato, brillava possente e gli bruciava gli occhi ad ogni tentativo fatto per ammirarlo meglio. Era una luce calda, non era mai riuscito a capirla o immaginarla fino in fondo prima. Nessun racconto avrebbe potuto fargli intendere pienamente la portata di ciò che aveva davanti. Dal più piccolo brivido dietro la nuca, al più profondo respiro. Tutto era vivo, lui era vivo ed ora ogni istante aveva senso, mentre quel tutto cambiava, era diverso, cresceva e giungeva inesorabile alla propria fine. Tornando a guardare davanti a sé, Malachia vide quella distesa respirare e danzare ad ogni soffio di vento, era senza fiato. A pochi metri scese una piccola creatura piumata, emise un acuto cinguettio e poi spiccò il volo tra le nuvole. Non vi staccò gli occhi di dosso fino a quando l'animale non si allontanò e sparì verso le colline.
<< Tutto bene, Mattia? >>
Il corvino sussultò quando si rese conto che Febo gli si era seduto accanto. Non riuscì a metterlo a fuoco, le lacrime ormai gli riempivano le guance.
<< S-Sì... è solo che... è così... immenso... >>
<< Lo so. E lo è ancora di più di quando potresti immaginare >>
Malachia si asciugò gli occhi. Si rese conto di star tremando paurosamente.
<< Ti va di farci un giro? >>
Il ragazzo annuì.
<< Però prima dovresti calmarti un... >>
Catturando l'altro in un abbraccio, il minore finì di sfogarsi ancora un po'. La verità era che, da quando aveva messo piede nel mondo dei mortali, anche Febo aveva provato quella stessa, straordinaria emozione ogni singolo giorno e, come stava succedendo a quel povero giovane, che mai aveva lasciato la propria gabbia, ne era rimasto travolto. Amava il Creato, il fuoco ad alimentarlo, la vita stessa, ed era felice che essa, con il suo incantesimo, avesse già catturato a sé Malachia con un solo, microscopico assaggio di ciò che aveva da offrire.
***
Aveva vissuto un'eternità, istanti su istanti accumulati, un compito importante da portare a compimento, ma mai ricordava un periodo altrettanto stravolgente. La nascita di Malachia aveva sbilanciato l'equilibrio. Uriel roteò la spada davanti al volto e la sua fiamma evidenziò le imponenti porte infernali scacciandovi indietro le tenebre e crepitando nel silenzio profondo ed eterno. In seguito al ritorno di Lucifero e del perdono dei caduti, vigilare sul regno dell'eterno dolore si era fatto estremamente facile, tanto che spesso aveva avuto modo di recarsi nel Limbo per badare a Malachia senza timore che gli angeli a sostituirlo si ritorvassero travolti dalle orde in fuga. Affondando la lama nel foderò, si innervosì. Già, ora non c'era più motivo per lui di lasciare quelle tenebre visto che, chissà come, il ragazzo se n'era andato. Si posò contro la parete e stiracchiò le ali. Non che fosse preoccupato per il corvino, avevano combattuto insieme, Malachia era preparato a difendersi se necessario. Tirò un pugno alla roccia e sbuffò.
<< Speravo ci saresti riuscito con le tue forze... >>
Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare fino a terra. Improvvisamente, nella memoria gli riaffiorò l'immagine della vera forma del ragazzo e sorrise.
<< Quanto mi sarebbe piaciuto combattere da pari... invece non succederà mai... >>
<< Mai dire mai >>
Portando istintivamente la mano all'elsa, Uriel aprì le palpebre e si spostò di lato. La voce era a meno di una spanna dal suo volto. Essere colto alla sprovvista durante il servizio di guardia lo punse direttamente nell'orgoglio finché non mise a fuoco B. Sorrise ed estrasse l'arma. Quello era proprio il tipo di scontro di cui aveva bisogno per distrarsi un po', chissà, forse avrebbe potuto ottenere l'agognata fine eroica a cui tanto aspirava. Il cavaliere contro il drago, il bene contro il male, la luce del suo fuoco divino contro l'oscurità della corruzione. Il suo compito, il suo destino.
<< Rilassati ragazzone. Non sono qui per... >>
Tirò un fendente, ma esso attraversò B senza che subisse alcun danno. Uriel non demorse e spalancò le ali per scacciarlo indietro, ma più ci provava, più il buio usciva dai limiti delle porte infernali e fluiva all'esterno circondandolo da ogni parte.
<< Affrontami direttamente! O intendi continuare a nasconderti!? >>
B rise.
<< Codardo! Prendi forma fisica e attaccami! >>
Uriel non demorse, dove le tenebre si facevano più salde, la sua spada fendeva con maggior furia riempiendolo di adrenalina.
<< Non sono qui per combattere, ma se non mi dai retta, ti obbligherò a farlo... >>
L'arcangelo si ritrovò completamente immerso nel buio. Qualunque passo facesse finiva nel nulla, non era più in grado di orientarsi, perfino la porta dell'Inferno era sparita. B prese forma a pochi passi da lui e si sedette, quasi annoiato dai suoi tentativi. Uriel provò a slanciarsi verso di lui, ma ogni affondo o movimento che tentasse di fare, si fermava nell'esatto punto da cui era partito. Dopo diversi, inutili tentativi, fu senza forze e fermò l'assalto.
<< Ti sei calmato adesso? >>
Stringendo la spada, l'altro gliela lanciò contro, ma prima che potesse attraversarlo di nuovo, B la afferrò per la lama. La sua mano prese a bruciare, ma ignorò la cosa e non emise nemmeno un suono. Era estremamente simile a Malachia in quel momento. Uriel strinse i denti. Il ragazzo però era più divertente, almeno lui sanguinava e le sue ossa spezzandosi emettevano suoni secchi e vividi.
<< Cosa vuoi?! Non dovresti essere sulla Terra a cercare Malachia?! >>
Affondando la spada nella roccia su cui era seduto, B sorrise.
<< Michele ha bisogno di cercarlo per trovarlo, io no >>
L'arcangelo si irrigidì.
<< Mal è già... >>
Si schiarì la voce.
<< Malachia è già all'Inferno? Non è possibile, lo avrei visto! >>
<< Non sei il più intelligente della figliata, Uriel. Non sforzarti troppo di leggere oltre le righe, non sei Michele >>
<< Lo so... >>
L'arcangelo si sedette.
<< Allora? Cosa vuoi? >>
B gli si avvicinò e gli si sedette davanti.
<< So che, da quando mio figlio è finito sotto la vostra custodia, hai tralasciato un po' il tuo compito di guardiano della porta dell'Inferno... >>
<< Più che tralasciato direi che sono stato costretto ad occuparmi di tuo figlio! Non è più come ai vecchi tempi, non devo più trattenere orde ed orde di demoni minori che vogliono intrufolarsi sulla Terra o anime peccatrici alla ricerca di una via di fuga. Mi hanno tolto perfino i battaglioni che mi accompagnavano in questo compito, adesso ho solo una squadra che mi sostituisce in caso di necessità, ma sono tutti fidati >>
<< Avrai di sicuro un modo per sapere chi va e chi viene quando tu non sei presente >>
Questo era strano. A Lucifero non era mai interessato nulla di monitorare il flusso di demoni, li lasciava liberi di agire come meglio preferissero, B ne aveva solo quattro, tutti di grado elevato e perciò in grado di spostarsi tramite sigilli, senza bisogno di passare per la porta.
<< Sì, però... a cosa ti serve? Nessuno dei tuoi seguaci utilizza la porta, hanno i sigilli >>
<< Te l'ho appena detto Uriel >>
Gli posò una mano sulla spalla.
<< Non sforzarti di leggere troppo in profondità nella mia richiesta. Resta fuori dalla partita tra me e Michele, ci penserà il tuo fratellone a trarre le proprie conclusioni quando gli riferirai della nostra chiacchierata. Allora, chi è passato di qui negli ultimi tempi? >>
Scostando il contatto dell'altro con una spallata, Uriel infilò una mano nella tonaca e, dall'interno, estrasse un sottilissimo libro rilegato. Azzurro, con una croce dorata sopra, così come le misere pagine a comporlo. Proprio come San Pietro ai cancelli del Paradiso, così anche lui aveva la sua lista da rispettare, la quale però funzionava all'opposto. Invece di consentire l'accesso, proibiva l'uscita e gli permetteva di capire quando un peccatore si trovasse al di fuori dell'Inferno o quante volte un demone avesse fatto avanti ed indietro. Un tempo inviava schiere angeliche alla caccia dei fuggitivi. I demoni in particolare andavano recuperati prima che potessero sancire un patto con un umano, il quale permetteva loro di restare nel regno dei mortali sino al termine dell'accordo o di salire di livello nella gerarchia infernale. Bei tempi. Gli mancava il brivido della caccia. Aprendolo, Uriel colse lo sguardo curioso di B posarsi sulla prima pagina, la propria. Il suo nome, un tempo completo, ora si limitava ad una sola ed evidente "B" seguita da una lista dei peccati commessi in vita e, nel suo specifico caso, anche dopo. I primi, a dirla tutta, erano abbastanza insignificanti per un umano, sino a quando veniva citato il suo patto con Lucifero, precedentemente ad esso, senza alcun dubbio, avrebbe potuto accedere al Paradiso. Le parole brillavano debolmente. Girando la pagina, Uriel trovò quella di Lilith, le lettere erano scure e non emanavano alcun bagliore.
<< Lilith è all'Inferno, tu sei abbastanza vicino ad esso, quindi la tua pagina brilla, ma non particolarmente >>
<< All'interno non dovrebbero esserci le pagine di tutti i peccatori? >>
<< Una volta era così, ma ogni volta che tu assorbi un'anima nella tua corruzione, cancelli la sua esistenza ed essa diventa semplicemente parte dell'oscurità >>
B sorrise.
<< Prego, felice di renderti più facile il trasporto del libro >>
Girando una dopo l'altra le poche pagine rimaste, B si rese conto che, in effetti, il tomo era parecchio specifico. Adramalek, Baal, Asmodeus, le loro scritte brillavano molto più chiaramente della sua visto che erano tornati nel mondo dei mortali. Ed ora ciò che lo interessava davvero. Quando però Uriel girò di nuovo, non rimase altro che la copertina da osservare ed il chiaro bordo di una pagina ormai strappata. Entrambi si guardarono confusi.
<< Belfagor? Dov'è la sua pagina? >>
<< Ecco... io... >>
L'arcangelo girò e rigirò il libro tra le mani.
<< Non... Non capisco! N-non è possibile! >>
B si strofinò il viso frustrato.
<< Mi stai davvero dicendo che fino ad ora... Non ti eri accorto che la sua pagina era sparita?! Da quant'è che non controlli il libro?! >>
<< T-Te l'ho detto! Da quando sei salito al potere il libro ha continuato a rimpicciolirsi! Non ho più avuto bisogno di controllarlo! P-Però sono sicuro che in seguito alla caduta c'era! Io... >>
Aprendo le ali, Uriel si preparò ad andarsene.
<< Devo avvisare Michele! >>
Le tenebre lo afferraro e si ritrovò bloccato al suolo.
<< Quanta fretta, nemmeno il tempo di salutarci come si deve... >>
<< C-Che stai facendo?! Lasciami andare! >>
Uriel iniziò ad emanare luce, ma ottenne ben pochi risultati, senza la spada dovette contare solo sulle proprie ali per far indietreggiare il buio. B afferrò il libro e dall'oscurità circostante, ne plasmò uno identico e lo posò all'interno della tunica dell'altro.
<< Mi ha fatto piacere chiacchierare con te, Uriel. Ma capirai bene che non posso lasciarti riferire a Michele della nostra chiacchierata >>
<< Se pensi che terrò il segreto ti sbagli di grosso! Torturami se vuoi ma io non tradirò mai mio fratello o mio padre! >>
<< Esagerato, non ti farò alcun male >>
Le tenebre cominciarono a fluire attraverso il capo dell'altro oscurando i suoi pensieri, mescolandoli, contorcendoli e confondendoli.
<< S-Smettila! Q-Quando tornerò in Paradiso le tue tenebre non avranno più alcun potere su di me! >>
<< Perché dovresti tornarci? >>
L'arcangelo impallidì. Era vero. Prima di Malachia, a parte Michele, era raro per lui e i suoi fratelli tornare a casa. Solo delle emergenze li spingevano di nuovo nei cieli, i loro compiti nel mondo dei mortali o, nel suo caso, alle porte dell'Inferno, erano troppo importanti per essere tralasciati. Ormai l'oscurità gli annebbiava completamente la vista, stava perdendo i sensi.
<< Grazie ancora, Uriel. Anche per come hai addestrato mio figlio >>
<< T-Tu.. come lo... sa...i... >>
E così cominciava un'altra ronda. La solita porta, le solite rocce frastagliate sulle quali sfogare la propria frustrazione. Uriel si strofinò la nuca. Si sentì un po' spossato, all'erta, come se avesse dimenticato qualcosa di importante. Estrasse la spada da una delle rocce, la roteò davanti al volto e la sua fiamma evidenziò le imponenti porte infernali scacciandovi indietro le tenebre e crepitando nel silenzio profondo ed eterno. Rinfoderò e sospirò. Gli mancava Malachia.
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