Ferite

Un gracchiare sonoro fece rinsavire B, ancora perso nei propri pensieri. I fantasmi del passato erano scomparsi, di nuovo, riassorbiti dalla sua memoria e schiacciati in fondo ad essa. Non c'era più modo di tornare indietro. Cornelius atterrò ai suoi piedi, sgranchì le ali e riprese forma umana, le braccia incrociate al petto e uno sguardo corrucciato che difficilmente avrebbe accettato scuse a quel punto. B non riuscì a trattenersi e si lasciò sfuggire una risata.

<< A mia discolpa, stavo solo dormendo! Che ci posso fare se Lilith ne approfitta sempre? >>

Fece per alzarsi in piedi, ma fu l'amico a offrirgli una mano. Non che ne avesse bisogno, ma accettò.

<< In più sai quanto amo l'Eden, non farei mai niente per distruggerlo... >>
<< Per quanto ancora intendi prendertela comoda? >>

Il gelo calò su di loro. B perse il sorriso.

<< Dormi di continuo, le anime che hai corrotto non fanno altro che girare senza meta nell'Inferno ed anche quei quattro incapaci che ti hanno seguito nella Caduta se la spassano facendo i loro comodi nel mondo dei mortali! >>

Sollevando gli occhi al cielo, B rimase a sentire ancora una volta quella ramanzina, come una cantilena interminabile, un ronzio nelle orecchie che non capisci se essere reale o meno.

<< Sarei anche stufo di stare con le mani in mano senza fare niente! Se almeno mi dicessi qual è il tuo piano o come procedono gli incontri con Malachia allora io... >>

Le preoccupazioni di Cornelius sarebbero state più che giustificate se solo B non avesse già pienamente dimostrato di che cosa fosse capace. Poteva essere frustrante che non agisse in modo più deciso e violento, ma a che pro se già i pezzi erano al loro posto ed era sufficiente aspettare l'inevitabile vittoria. L'amico lo afferrò per le spalle e lo scosse, faceva un effetto decisamente diverso ora che era lui il più alto fra loro.

<< B, non puoi lasciare che l'amore per Lucifero continui ad accecarti! Il Creatore ha sia lui che tuo figlio, se non abbandoni in fretta gli ultimi affetti che ti sono rimasti, quando arriverà il momento, potrebbero rivelarsi la lama della tua sconfitta! >>

Si separò dal loro contatto.

<< Credo di meritare un po' di fiducia dopo tutto quello che ho fatto >>
<< E ce l'hai! >>
<< No, non è così >>
<< B ... >>

Un leggero movimento della mano e plasmò dalla roccia circostante un trono, perfettamente identico a quello che un tempo era appartenuto a Lucifero. Ci si sedette fissando l'altro torvo mentre la seduta cambiava forma e si macchiava di nero, un pozzo sul quale non si rifletteva nemmeno la luce proveniente dalle fiamme infernali.

<< Così mi vorresti? Come era Lu? Come un re? >>

Le tenebre iniziarono ad avvolgerli.

<< Non lo sono, perché anche il più maestoso, coraggioso o terribile sovrano di tutti, alla fine, non può niente contro ciò che lo attende qui, dove dimora l'oscurità >>

Cornelius tenne gli occhi nei suoi, il suo corpo venne sommerso dai fremiti. Non poteva muoversi, avrebbe voluto correre via, ma sapeva che, l'unico appiglio rimastogli per non perdersi per sempre nelle ombre era quello sguardo vuoto davanti a sé.

<< Però hai ragione, viste da fuori le mie azioni potrebbero sembrare insensate...>>

L'oblio tornò un tutt'uno con B e, con esso, anche il ricordo della reggia demoniaca di Lucifero sparì dalla mente del Padrone del Buio. Quei corridoio lungo i quali aveva perso la propria umanità, le stanze in cui era stato sopraffatto fisicamente ed emotivamente innumerevoli volte, il dolore, le lacrime, perfino la camera dove era stato concepito suo figlio, loro figlio, ogni brandello sparì e ne rimase silenzio. Non un sussulto giunse dalla schiera delle anime, l'unico spirito a restare scosso dall'evento fu quello di Cornelius, rimasto dove si trovava, coperto da sudori freddi, paralizzato da una paura atavica. Quello era il nulla. B gli si affiancò appoggiandogli una mano sulla spalla.

<< Rilassati, Cornelius. Ho tutto sotto controllo, ma visto che ci tieni tanto, ti spiegherò cosa ho in serbo per il Creatore e tutta la sua stirpe di traditori voltafaccia e ipocriti >>
<< S-sì... Sì... >>
<< Dai, andiamo >>

Fece un paio di passi in avanti e l'amico si voltò.

<< D-Dove? >>

B indicò verso l'alto.

<< Per quanto riguarda le anime, così sono e così devono rimanere, se proprio ti infastidisce che restino inerti ne parleremo al ritorno, prima cominciamo da quei "quattro incapaci". Chissà, se passiamo a controllare che cosa combinano magari ti sentirai più rilassato e potrai tornare a fare ciò che ami. Non vedo l'ora di vedere tutto l'Inferno trasformato in un gigantesco Eden >>

Detto ciò mutò divenendo un corvo, proprio come faceva Cornelius, e si sollevò in volo puntando verso l'alto. L'altro si trasformò a propria volta e lo seguì, ma non poté fare a meno di gettare un'ultima occhiata alle orde sottostanti. Quando attraversarono il piccolo pertugio sulla volta della caverna ed uscirono all'esterno, la luce del Sole li accarezzò ed una brezza fresca li portò in alto nel cielo azzurro, in un orizzonte infinito. Affiancandosi a B, il demone cercò di stargli dietro mentre l'altro si lanciava in acrobazie aeree, evidentemente divertito dal viaggio.

<< Se vuoi ti faccio strada... È da tanto che non vieni nel regno umano...>>
<< Non serve, so dove sto andando >>

Cornelius si guardò intorno confuso.

<< Sicuro? Probabilmente ognuno di loro si è posto ai più alti vertici della società umana in modo da poterne avere il pieno controllo, qui ci sono solo zone abitative per umani, e nemmeno di fascia troppo alta... >>

B rise.

<< Inoltre, se sai dove trovarli non avresti potuto trasportarci direttamente lì? >>
<< E perdermi questa bella giornata? Impossibile! >>

Una nuova giravolta e B andò a posarsi sul ramo di uno degli alberi del parco privato di una zona residenziale. Sotto il suo sguardo, gruppi di bambini giocavano in serenità mentre i loro genitori erano intenti in discussioni vacue sull'attualità. Qualche compagnia di ragazzetti se ne stava per i fatti propri lontani dal caos dei più piccoli. Una scena davvero piacevole, era meraviglioso il tentativo disperato con cui gli umani si distraevano dalla propria inevitabile fine riempiendo le proprie giornate di piccolezze, accumulandole l'una sull'altra. Cornelius si appoggiò sul ramo sottostante.

<< Perché siamo qui? >>
<< Perché un demone, che un tempo era un angelo colmo di virtù, dovrebbe rinunciare a recuperare la propria luce quando, ciò che resterebbe di lui, non sarebbe altro che dolore e deformità? >>
<< Beh... libertà? >>
<< Nessuno è davvero libero nel Creato. Anche loro, rispondono a me, mi temono e sanno che non potrebbero mai scappare se mi adirassero in qualunque modo >>

Il corvo ci pensò un momento, non ne aveva idea.

<< Allora perché? >>
<< Per lo stesso motivo per cui io sono diventato ciò che sono. La sola forza a cui tutti siamo piegati, l'amore >>

Sceso dall'albero, B tornò umano, per Cornelius fu come assistere alla crescita istantanea del ragazzo che aveva incontrato tempo addietro in un uomo fatto e finito, aveva perfino qualche ruga sul viso. Fu rincuorante per lui sapere che l'amico fosse maturato abbastanza da cambiare inconsciamente anche il proprio aspetto. Lo seguì con lo sguardo, mantenendosi a distanza. Si sorprese quando lo vide andarsi a sedere, come se nulla fosse, accanto ad un padre di famiglia e cominciare a chiacchierare. Volò più vicino, comportandosi come un normale uccello, così poté ascoltare ciò che si stavano dicendo.

<< Mio signore, forse di recente mi sono un po' distratto, ma... è un periodo stressante... >>
<< Non me ne parlare Adramalek, Cornelius stressa anche me per qualsiasi cosa >>

Drizzando le piume, il corvo fu sul punto di intromettersi nella discussione, ma si ritrovò a doversi spostare velocemente quando alle sue spalle scattò un ragazzino in bicicletta che per poco non lo colpì in pieno. B dovette trattenersi per non scoppiare a ridere.

<< Stiamo monitorando la situazione sulla Terra ed aiutando gli esseri umani. Innovazioni mediche, tecnologiche, scientifiche che potrebbero fare molto... però poi il Creatore vanifica tutto >>
<< Da quando in qua ci rende le cose facili? >>
<< Ma non aveva mai causato guerre o malattie su scala così ampia. Mio Signore, non credo che mai nessun altro nel Creato lo abbia fatto arrabbiare di più di voi >>

Risero della cosa e poi B rivolse lo sguardo verso i bambini. La sua espressione si addolcì.

<< Quali sono i tuoi? >>

Adramalek fece un cenno rivolto ad una donna incinta non molto distante, la quale stringeva tra le braccia un bambino addormentato di massimo due anni.

<< Lui è l'ultimo arrivato per me, ma quasi tutti gli umani che vede fanno parte della mia stirpe, Asmodeus ha ormai perso il conto dalla vostra caduta ... >>

Restò senza parole.

<< Cosa? Ma saranno passati massimo un paio d'anni da quando mi avevi detto che era nato tuo figlio!>>
<< A dire il vero, Mio Signore... >>

Gli indicò un anziano seduto su una panchina intento a leggere un giornale.

<< Quello era il bambino a cui mi riferivo... >>

B stentò a crederci. Non aveva idea che il tempo sulla Terra scorresse così rapidamente.

<< Congratulazioni... Immagino... Mi fa piacere sapere che i tuoi figli siano così numerosi e stiano crescendo così in fretta...>>

La sua voce si incrinò e Adramalek gli posò una mano sulla spalla.

<< Mio Signore, Malachia non è come i figli di noi caduti. Loro sono umani, nel concepimento siamo sopprimiamo la nostra parte demoniaca in modo che non ne ereditino mai il peccato e la colpa che portiamo sulle nostre spalle. Li salviamo da un'eternità di sofferenza, a causa di ciò le loro esistenze sfuggono via senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, ma ciò non ci impedisce di amarli >>

Malachia era unico, ciò lo rincuorava, ma per quanto fosse forte il loro legame di sangue, per B non era abbastanza, non sarebbe mai stato abbastanza, lui voleva vederlo e stringerlo a sé. Sapeva che Lucifero aveva fatto del suo meglio per proteggere il loro bambino, ma restare al di fuori di tutto, impotente, distante, lo stava distruggendo.

***

Uriel adorava Malachia, ma non lo avrebbe mai ammesso a voce alta. Nella sua continua ricerca dello scontro, l'arcangelo si sentiva bruciare di una passione inestinguibile che riusciva a sfogare solo nel confronto fisico, nel far sì che anche il proprio opponente bruciasse insieme a lui in un incendio inestinguibile di forza ed energia. Così come la terra viene rinvigorita dal passaggio del fuoco, così si sentiva anche lui stesso quando percepiva le ferite rimarginarsi sulla pelle o quando la lama infuocata della propria spada, riusciva a fendere la pelle del suo avversario mettendone alla luce il calore delle viscere. Mai però aveva incontrato qualcuno in grado di farlo divertire quanto quel ragazzino. Scansando l'ennesimo affondo, Malachia si ritirò dietro una delle colonne per riprendere fiato. L'Arcangelo del Pentimento non percepì alcuna paura provenire dal lui, né il minimo desiderio di fuga, il corvino non lo stava nemmeno prendendo sul serio. Aveva qualcosa in mente, doveva agire prima che avesse il tempo di ribaltare la situazione a proprio vantaggio. All'ennesimo passo indietro che il minore fece per tenerlo a distanza, Uriel gli arrivò alle spalle e per poco non lo decapitò.

<< Ehi! Guarda che la testa è il mio pezzo forte! Come faccio a fare colpo su Sam senza!? >>

L'arcangelo fece roteare la spada. Ancora con quella fissazione insopportabile di voler far innamorare Azrael. Malachia era il re delle cause perse, prima fra tutte, non voler rivelare i piani del padre, nemmeno sotto la più crudele delle torture di Geudiele. Era snervante, se solo avesse ceduto, anche una minima informazione, sarebbe potuto ascendere di nuovo al Paradiso, rivedere Lucifero. Qualsiasi desiderio avesse avuto, il Creatore lo avrebbe reso realtà, invece preferiva stare lì, in trappola, con i loro sigilli a sopprimere la sua vera natura, uno schiavo in catene, costretto a reincarnarsi per l'eternità.

<< Quante storie, tanto poi torni integro! >>

Il giovane sorrise e si aggiustò l'abito legato alla vita strofinandosi con le mani le ferite aperte per controllare la propria condizione.

<< Sono abbastanza sicuro che ci proveresti lo stesso anche se non riuscissi a rimarginarmi >>

Uriel si lasciò scappare una breve risata. Era vero. Fu sul punto di riprendere l'attacco, ma prima che potesse flettere indietro le ali, il ragazzo affondò le mani nella colonna al proprio fianco e, con tutta la forza di cui fu capace, la sradicò da terra e gliela scaraventò contro. Bloccando lo slancio, l'arcangelo abbandonò la spada ai propri piedi, sollevò braccia e ali e fermò il gargantuesco blocco bianco prima che toccasse il suolo. Un istante dopo, Malachia era sotto di lui, la spada fiammeggiante nelle mani. Avrebbe dovuto immaginarlo, se c'era una cosa che il corvino adorava era riuscire a rubargli l'arma e fare in modo di puntargliela direttamente alla gola, proprio come in quel momento. La soddisfazione sul suo volto era immensa, al punto che il ragazzo sembrò ignorare completamente il fatto che, nel frattempo, l'elsa benedetta gli stesse consumando i palmi delle mani.

<< Allora? Tregua? >>

Sospirò. Lo aveva fregato, ancora una volta.

<< Tregua >>

Malachia gettò la spada e si sedette a terra, gongolando nel vederlo sistemare la colonna al suo posto. Non ci volle molto e presto Uriel poté raggiungerlo. Recuperata la propria arma, l'arcangelo la rinfoderò e, dalla sacca appesa alla cintura, tirò fuori una caramella e la porse all'altro, ma, quando il corvino gli mostrò le mani ustionate, l'arcangelo la aprì per lui e lo imboccò.

<< Grazie! >>
<< Neanche fosse la prima volta che la prendi in mano e ti bruci! Non impari mai e poi a me tocca venirti dietro! Per chi mi hai preso? Non sono mica Raffaele! >>

Stendendosi a terra, Mal si godette la caramella.

<< Sei meglio di Raf, se vinco almeno mi dai le caramelle... Mi piace, è fresca... >>
<< Bravo, cambia discorso, se non ribatti almeno significa che sai di avere torto >>

Uriel si stese a propria volta e ritirò le ali. Davanti ai loro sguardi vi era solamente una coltre bianca, un cielo fatto di bruma, niente Sole, niente stelle, solo la luce del Creatore e della Stella del Mattino giungeva flebile fin laggiù dalla volta celeste, in caso contrario si sarebbero ritrovati immersi nel buio, proprio come accadeva all'Inferno. Già, l'Inferno, era alle sue porte che Uriel doveva trovarsi in quel momento, a distruggere qualsiasi demone avesse tentato la fuga, invece era lì, a perdere tempo. Fare da baby-sitter non era proprio di suo gusto, quella pace non era di suo gusto. Aveva bisogno di un'informazione, anche la più piccola sarebbe bastata e non sarebbe stato costretto ad attendere il ritorno di Azrael per andarsene. Si voltò verso Malachia. La verità era lì, nella sua testa, doveva solo spingerla fuori.

<< Hai sognato di recente ? >>
<< Guarda guarda... Attento con quella coda di paglia, Uri, o finirai per bruciarla con la spada >>

Finse una risata sarcastica.

<< Simpatico... Era una domanda seria >>
<< Hai cominciato tu! Come se non sapessi che non posso nemmeno chiudere occhio un momento senza che voi pervertiti frughiate nel mio cervello e spiate i sogni che faccio! Se lo facesse solo Sam mi andrebbe anche bene, anche perché in molti c'è anche lui, ma... >>

Uriel gli si portò sopra tenendolo bloccato al suolo, il suo marchio, inciso sulla spalla destra del giovane, si illuminò e cominciò a bruciarlo scavandogli nelle carni. Lungo il braccio, il petto, il collo, rivoli caldi come lava attraversarono la pelle bianca di Malachia che iniziò a contorcersi per il dolore.

<< Ci siamo divertiti, ma il momento dei giochi è finito >>

Il giovane strinse i denti e tirò un sorriso.

<< Non mi va di ripetermi due volte >>

Il marchio smise di brillare ed il corvino sospirò riuscendo a prendere finalmente fiato. Era avvampato, coperto di sudore. Deglutì.

<< Frugami nel cervello quanto vuoi, non so niente... >>

Aveva la voce impastata.

<< Bugiardo >>

Sibilò estraendo la spada e cominciando a fendere la gola al minore. Mal incrociò il suo sguardo e, per un momento, Uriel ne vide le iridi passare dal solito azzurro grigio, al dorato. Un momento dopo, l'Arcangelo venne sbalzato indietro e la risata dell'altro lo accompagnò fino a quando non colpì con la schiena la colonna più vicina. L'Arcangelo del Pentimento fu pronto a ripartire all'attacco, ma poi percepì l'arrivo di uno dei suoi fratelli e rinfoderò l'arma, nel frattempo anche il ragazzo si stava faticosamente tirando in piedi, il simbolo di Raffaele brillava sul suo petto, rimarginandogli i danni subiti.

<< Uriel, che cosa pensi di fare? Decapitarlo? >>

Un giovane arcangelo dai capelli rossi gli si parò davanti e, alle spalle di quest'ultimo, giunse anche una figura maestosa che si portò davanti a Malachia, la sua luce era così intensa da bruciare e scaldare ogni parte di quei luoghi silenziosi. Uriel alzò le mani.

<< Cercavo solo di mettere fine alle sue menzogne, Raffaele >>
<< Sei sempre il solito, te l'ho già detto che se ti stanchi di stargli dietro basta chiamare un altro di noi per sostituirti! >>

Nonostante la piccola stazza, Raffaele sapeva essere piuttosto minaccioso, le ali scure ed il modo burbero con cui si tirava su le maniche fino alle spalle, creavano un contrasto inquietante con il suo visino da fanciullo, normalmente tenue e affettuoso. Peccato fosse tutta una sceneggiata, infatti se non vi fosse stato anche il secondo arrivato, a quell'ora l'arcangelo dai capelli rossi sarebbe stato accovacciato in un angolo, tremante. Loro fratello maggiore se ne stava in silenzio, sormontando Malachia ed accecandolo con la propria luce divina.

<< Tirati su >>

Il volto del ragazzo si spense e obbedì all'istante, un attimo dopo riprese conoscenza e scosse la testa facendo un passo indietro.

<< Sta fermo >>

Ad ogni ordine, il respiro di Malachia si faceva lento, poi si bloccava, come se fosse in apnea. L'arcangelo gli ispezionò il volto, poi il collo, Uriel lo vide passare su ogni bruciatura lasciata dai fendenti della propria spada e si sentì sudare freddo. Forse trapassargli la gola di netto non era stata una mossa intelligente, ma aveva perso le staffe, inoltre non era nemmeno una delle ferite più gravi che gli avesse inferto.

<< Raffaele >>
<< Eccomi! >>

Affiancandosi al fratello, Raffaele posò una mano sul proprio marchio che prese a brillare ancora più intensamente rimarginando qualsiasi ferita rimasta, come se non vi fosse mai stata.

<< Ora sei libero di muoverti >>

Il corvino riprese fiato e finì a terra, si portò subito una mano alla gola e tossì un paio di volte prima di rialzarsi in piedi furibondo spostando a lato Raffaele per pararsi fra loro in difesa di Uriel. L'Arcangelo del Pentimento passò lo sguardo da Mal al fratello. Guai in vista.

<< Ci stavamo solo divertendo un po', Miki, non fare il guastafeste >>

In risposta, il biondo sollevò il braccio rivelando la spada al proprio fianco. Un attimo dopo, Malachia perse il sorriso e si fece teso. Non mostrò cenno di cedimento, nonostante l"aura intensa dell'altro gli stesse facendo lacrimare gli occhi.

<< Non provare nemmeno a pensare una cosa simile. Se ti vedo appoggiare le tue sudice mani su Uriel me la... >>
<< In ginocchio >>

Le gambe del corvino emisero un suono secco quando si piegarono contro la sua volontà obbligandolo ad inginocchiarsi a terra. Il ragazzo urlò per la frustrazione. Fece forza per tirarsi su, ma più ci provava più il suo corpo gli remava contro curvandosi verso il basso.

<< Mal, smettila di opporti! >>
<< Mai! Non a lui! Non se ha intenzione di punirti per una cosa del genere! >>

Uriel sospirò e diede una pedata alla schiena del corvino costringendolo a mettersi a terra, come richiesto. Sistemato Malachia, l'arcangelo tentò di alzare gli occhi verso Michele, ma non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia mentre quest'ultimo gli si portava davanti appoggiandogli le mani sulle spalle.

<< Deve restare vivo >>
<< Lo so >>
<< Il male non va mai distrutto, ma soggiogato e tenuto sotto controllo dal bene poiché è necessario al funzionamento del Creato >>
<< So anche questo >>
<< Allora non dimenticarlo e non farlo più spaventare così, sai quanto tiene al ragazzo >>

Quando il maggiore si scostò, gli fece un cenno verso Raffaele e fu allora che, alle spalle dell'Arcangelo della Guarigione, comparve una terza figura. Lacrime cristalline gli scendevano lungo le guance illuminandone le iridi cangianti, teneva le mani delicate strette al petto, ed un sorriso gli si posava tenue sul volto delicato incorniciato da lunghi capelli castani. Uriel sospirò dispiaciuto e abbassò il capo.

<< Sono mortificato, non capiterà di nuovo, Abele >>

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