Arrivammo davanti al negozio, puntualissimi. Valeria era in ritardo e Luigi era così nervoso che non riusciva a stare fermo. Continuava a passeggiare avanti e indietro. Il culmine lo toccò quando si mise a girare in tondo, descrivendo la circonferenza di un cerchio pressoché perfetto, come un cane che si rincorreva la coda.
<<Ma quanti anni hai?>> chiesi, infastidito, appoggiandomi al muro accanto al negozio.
<<Ventitré, perché me lo chiedi?>> sussurrò lui, senza fermarsi.
<<E non sei mai uscito con qualcuna?>>.
<<Si, però...>>.
<<Cosa?>>.
<<Lei è speciale.>> mormorò, immobilizzandosi davanti a me.
<<In che senso è speciale?>>.
<<Quando vedo il suo sorriso o sento i suoi passi o osservo la sua coda di cavallo che oscilla, io mi agito. Non riesco più a pensare lucidamente. Vorrei solo starle accanto. Poi, quando quella volta mi urtò per sbaglio, sentì per tutta la giornata la mia schiena bruciare. La sensazione non se ne andava. Poi mi irrito ogni volta che parla con qualcuno, con te, con il vostro direttore. Io tengo davvero molto a lei. Ma, se oggi non andasse bene? Se l'annoiassi? Se non s'interessasse neanche a me? Se iniziasse a odiarmi? Se...>>.
<<Basta!>> lo interruppi, afferrandogli i gomiti.
Lo fissai negl'occhi.
<<Andrà tutto bene, fidati di me.>> affermai, convinto.
Lui annuì, seppur riprendendo a camminare. Io ho mai provato simili sensazioni per qualcuna? Incrociai le braccia al petto, incupendomi. No, non mi pare. L'unica persona a cui mi sono mai affezionato tanto è Ted, ma è diverso. Siamo migliori amici dall'infanzia. È assolutamente normale proteggersi a vicenda e sentire l'uno la mancanza dell'altro. Di sicuro non avrò mai questo rapporto con Nate. Chissà che cosa starà facendo...Veramente avevo un'idea piuttosto precisa su cosa stesse facendo il mio coinquilino ed ero sicuro che quell'attività non prevedesse vestiti addosso. Il pensiero mi faceva agitare parecchio e sentivo risalirmi in gola il riso, se così lo si poteva chiamare, del pranzo. Pensare a Nate in compagnia di ragazze come quella Bea della prima sera m'infastidiva parecchio, anche se non capivo perché. Era così e basta. Non è forse quel che ha detto di provare Luigi quando Valeria parla con me? a quel pensiero del tutto fuori posto, il mio volto si arroventò. Rabbrividendo, mi girai velocemente verso il muro per nascondere la mia confusione, ma inciampai e sbattei la testa contro le mattonelle grigie. Ahi! Come se il mio cervello non fosse danneggiato abbastanza, cavolo!
<<Cosa fai? >> si allarmò Luigi, sgranando gli occhi.
<<Niente.>> borbottai, imprecando a bassa voce.
La fronte mi faceva davvero male. Bene! Me lo merito! Un pensiero del genere...sono un idiota, uno stupido!
<<Ehi!>> sentì Valeria urlare.
La vidi correre verso di noi, agitando la mano e sorridendo. Mi staccai dal muro e le sorrisi, invece Luigi s'immobilizzò di schiena. Le sue orecchie erano rosse.
<<Sei in ritardo.>> l'accusai, in tono leggero.
<<Ehi, io non arrivo in ritardo, io creo suspense.>> mi fece la linguaccia lei.
Ridacchiai a quella vecchia battuta, squadrandola. Per l'occasione si era lasciata i capelli sciolti, che le ricadevano come un telo nero di seta oltre le spalle e si era truccata gli occhi castani scuri di un rosa tenue abbinato al top rosa scollato e alla gonna pieghettata nera che le arrivava a mezza coscia. Inoltre indossava delle zeppe bianche a fiori rosa e smalto perla sia sui piedi che sulle mani. Le labbra erano di un rosa leggermente più carico del top. Ok, è sexy approvai. Mi girai e presi Luigi per un gomito. Lo costrinsi a girarsi difronte a lei.
<<Oh, Luigi, ciao. >> salutò lei, sorpresa.
<<Ciao.>> disse lui a testa bassa.
<<Non ti avevo riconosciuto senza occhiali. Stai davvero bene.>>.
<<Grazie! Anche tu! Cioè, non che tu prima portassi gli occhiali ed ora no... e poi tu staresti stata bene anche con gli occhiali, non che tu senza non sia bella... cioè... io...>> balbettò lui, velocemente.
Oh, iniziamo bene, sta per avere un infarto.
<<Ho pensato che più siamo meglio è, va bene se viene con noi sta sera?>> attirai l'attenzione di Valeria, mentre il volto di Luigi diventava rosso mattone.
<< Che domande fai! Ovvio che va bene!>> affermò lei, accennando una risata.
Luigi s'irrigidì. Sarà una bell'impresa.
<< Pensavo di andare in pizzeria, cosa ne dite?>> proposi.
<<Si! Ho fame!>> esclamò in modo fin troppo entusiasta Valeria.
<<Va bene.>> mormorò Luigi.
<<Andiamo da Panucci. Ho sentito che fa la pizza col cornicione ripieno di ricotta. È una bomba da una volta all'anno.>> commentò Valeria.
<<Si, voglio assaggiarla!>>.
Ci avviammo. Io in mezzo e gli altri due ai miei lati. Come faccio a farli avvicinare? Per fortuna trovammo subito posto in pizzeria e ordinammo.
<<Tu studi, Luigi?>> domandai io, spezzando il silenzio.
<<Si.>>.
<<Cosa?>> chiese Valeria.
<<Lingue.>>.
Luigi non riusciva a guardare Valeria negl'occhi. Mai avuto a che fare con una persona più timida! Diedi un leggero calcio al ginocchio di Luigi da sotto il tavolo. Finalmente alzò la testa a guardarmi, irritato.
<<E com'è? Difficile?>> continuò Valeria.
Finalmente i loro occhi s'incrociarono per metà Mississippi, prima che Luigi riabbassasse i suoi. Dannazione!
<<Si, abbastanza. I professori pretendono davvero molto, incluso un accento a dir poco perfetto.>>.
<< Io non sono in grado di parlare neanche l'inglese.>> affermò Valeria ammirata.
Che abbia finalmente notato Luigi?
<<Luì, perché non aiuti Valeria con l'inglese qualche volta?>> proposi innocentemente.
<< Davvero mi aiuteresti?>> chiese lei.
<<Certo, ti aiuterò. Non che io pensi che tu abbia bisogno di aiuto... insomma, da sola sapresti sicuramente fare di meglio, io ti rallenterei forse e... ahi!> trasalì Luigi, quando gli diedi un calcio per fargli chiudere la bocca.
Stava andando così bene, perché continua a straparlare?
<<Ehm, mi farebbe piacere il tuo aiuto, ma se non hai tempo...>>.
<<Luigi è liberissimo! Ti aiuterà di certo, no, amico?!>>.
<<Si, si, si... si>> annuì lui, guardando finalmente Valeria negli occhi.
Ottimo, la sta fissando. Dai, fai uno sguardo seducente!
Ma Luigi si limitava a fissarla, immobile, occhi aperti più del solito, bocca leggermente aperta, deglutendo ogni tanto. Non fiatava, mentre Valeria inarcava le sopraccigli come a dire : Da quale clinica sei scappato? Perché mi fissi?
<< Quando sei libero?>> chiese infine Valeria.
<<Quando vuoi, sempre!>> esclamò lui, abbassando lo sguardo e arrossendo.
Quindici secondi di sguardo fisso da pesce lesso. Ora si che l'hai conquistata! Sospirai, reprimendo l'impulso di nascondere la faccia tra le mani.
Quando Valeria si alzò per andare in bagno, diedi una pacca sulla spalla a Luigi.
<<Amico, respira. Calmo. Rilassati. Smettila di sembrare un maniaco.>>.
<<Non sono un maniaco!>>.
<<Io non ti giudico, però basta con le parole buttate a casaccio. Soggetto, verbo e complemento oggetto. Frasi semplici, brevi e dirette. E per tutti gli Dei, smettila di tormentarti le unghie o te le staccherai!>>.
<<Sono un disastro, Luca. Forse è meglio che me ne vada...>>:
<<Te ne pentiresti. E poi, la cena arriverà a momenti e sono sicuro che buttare la pizza sia uno dei sette peccati capitali, insieme a chi odia il cioccolato. Il girone dell'Inferno per questa gente è il peggiore in assoluto, non ti consiglio di finirci dentro.>>.
Probabilmente lo convinsi, dato che accettò di restare ed iniziò anche a sembrare più spensierato. Era servito consigliargli di andare in bagno a sciacquarsi la faccia e a trovare il modo di asciugare quelle enormi chiazze sulla camicia sotto le ascelle.
Durante la cena io e Valeria prendemmo una birra, mentre Luigi solo acqua.
<<Sei astemio?>> gli chiese la ragazza.
<<No, mi piace l'acqua.>> si strinse nelle spalle Luigi.
Forse aveva assimilato un po' troppo la questione delle frasi semplici.
<<Anche a me piace l'acqua.>> intervenni << L'acqua è vita, perché senza non potrei fare il caffè e, senza caffè, credimi ci sarebbero omicidi di massa in continuazione.>>.
<<Concordo.>> ridacchiò Valeria.
<<Mi piace il caffè.>> aggiunse Luigi.
Dopo un altro giro di birra per me e Valeria, riuscimmo a chiacchierare in modo ancora più tranquillo.
<<E quindi la Signora Arane ha iniziato a lanciare dei libri addosso ai clienti?>> domandai a Luigi, stupito.
<<Si, ha detto che facevano troppo chiasso e che dovevano solo comprare i libri e andarsene.>>.
<<E loro?>> chiese Valeria.
<<Hanno comprato i libri e si sono avviati all'uscita. Prima che varcassero le porte, la Signora Arane li ha rincorsi e ha urlato di comprare anche le dispense extra o avrebbe ordinato ai loro professori di bocciarli. Quelli si sono talmente spaventati che l'hanno fatto. Da allora non li ho più visti nella nostra sezione.>> concluse Luigi, stringendosi nelle spalle.
<<Che demone. Mica avrebbe potuto farlo realmente?>> mormorai, scuotendo la testa.
<<Credo di si. Non sembra, ma lei ha molta influenza all'Università. Tutti la conoscono.>>.
<< Con questo modo di comportarsi la vostra sezione non ha un calo di clientela?>> chiese Valeria.
<<No, noi siamo la libreria più fornita della città sui testi universitari se non dell'intera regione.>> chiarì Luigi, masticando una patatina.
<<Comunque, se fosse stato qualcun'altro a fare una cosa del genere, sarebbe stato cacciato via immediatamente.>> sbuffai.
<<Già. Poi la Signora Arane è molto vecchia per lavorare, perché mai l'avranno assunta?>>.
Luigi si chinò sul tavolo con fare cospiratore e sussurrò << c'è una diceria che gira su di lei tra noi dipendenti del terzo piano, ma non so se è vera.>>.
<<Su, diccela. Adoro i pettegolezzi.>> sussurrò anche Valeria, avvicinandosi a Luigi, che arrossì leggermente
Sia messo agli atti che non era mia intenzione farla ubriacare per dare a Luigi una qualche chance, era capitato, sul serio!
<< Si dice che sia l'amante del fondatore della nostra catena di librerie. E che lei lo abbia convinto con qualche giochetto erotico a farsi assumere.>>.
<<Come? No!?>> esclamai, sconvolto.
Luigi annuì. Incredibile, sicuramente una stronzata pensai.
<<Però le cose non sono tutte rose e fiori.>> continuò lui, imperterrito.
<<Cos'altro c'è?>> chiese Valeria, curiosa, avvicinandosi ancora di più a Luigi.
<< Sapete che il nostro direttore è già sposato, no? Però si dice che vuole lasciare la moglie per lei.>>.
<< Impossibile.>>.
<<Ha ragione Luca, un divorzio a quell'età...>>.
Luigi si strinse nelle spalle.
<<Sono solo voci, non ci sono prove.>>.
<<Quanti anni avrà la Signora Arane?>> mormorai, pensieroso.
<<Io gliene darei cento, anche se è arzilla come una ventenne.>> ridacchiò Valeria.
Ci lanciammo in congetture sulla sua età e su quella di altri dipendenti del negozio.
<< Bene, bene, che allegro gruppetto che c'è qui!>> esclamò una voce alle mie spalle.
Mi girai. Dietro di me c'era Kevin, vestito da rocchettaro con una canotta di rete e jeans sformati e a vita bassa e un berretto nero. Dietro di lui c'erano alcuni ragazzi visibilmente ubriachi e che puzzavano d'erba quanto il nostro collega, se non di più.
<<Kevin.>> lo apostrofò Valeria, con voce pacata.
<< Cosa stai facendo, piccola?>>.
<<Non sono la tua "piccola" e sto passando una serata con i miei amici.>>.
<<Sai, questo gioco inizia a stufarmi.>>.
<<Gioco?>>.
<<Torna da me, piccola!>> esclamò Kevin, protendendosi sul tavolo e prendendo il mento di Valeria tra due dita.
Stava per baciarla e lei aveva gli occhi sgranati. Si vedeva che era assolutamente contrariata. Prima che potessi farlo io, Luigi afferrò Kevin per il colletto della maglia e lo allontanò da lei.
<<Non vedi che la stai spaventando? Che vuoi?>> gli urlò in faccia.
<<Mi sembra più che ovvio. Perché tu e il tuo amico frocio non ve ne andate a divertirvi fuori? Io e Valeria dobbiamo parlare.>>.
<<Ehi!>>.
<<Noi non stiamo insieme.>> rispose Luigi, mortalmente calmo << siamo solo amici, ma se anche fosse, perché mai dovremmo lasciarti solo con Valeria? Sei pregato di portare i tuoi due amici sbronzi e le tue fantasie erotiche da gay represso fuori di qui.>>.
Valeria scoppiò a ridere ed io la seguì. Kevin arrossì e chiuse le mani a pugno.
<< Non è che se l'hai fatta ridere automaticamente si è innamorata di te! << ci tenne a chiarire Kevin << Sta ridendo solo perché ha capito che sei un'idiota!>>.
<<Non è che... non è innamorata di me... non c'entra questo... non sono innamorato... e...>> balbettò Luigi, incerto.
<< Ehi, che succede?>> c'interruppe fortunatamente un cameriere.
Mi guardai intorno e notai che avevamo alquanto attratto l'attenzione dei commensali.
<< Voi ragazzi, o smammate o prendete un tavolo. Quale dei due?>>.
<<Ce ne andiamo, non rompere!>> esclamò Kevin, allontanandosi da Luigi, sempre guardandolo negl'occhi.
Kevin sputò nel bicchiere di Luigi e se ne andò.
<<Che classe..>> dissi, roteando gl'occhi.
<<Comunque sei stato davvero carino prima, grazie.>> mormorò Valeria, rivolta a Luigi.
Lui borbottò qualcosa in risposta, ancora rosso in viso, poi si risiedette. Il cameriere ci offrì una birra gratis e l'incidente passò nel dimenticatoio. Uscimmo dalla pizzeria verso mezzanotte e ci dirigemmo verso la piazza centrale alla fine del corso. La nostra città era costruita in maniera semplice e lineare: c'era la via del centro, costeggiata da negozi che terminava da una parte nella piazza grande, dalla quale si passava per raggiungere i quartieri più altolocati e alcuni uffici lavorativi, dall'altra nella villa comunale vicino alle scuole e, poco distante, altre case e appartamenti. Inizialmente io abitavo nella parte accanto alla villa comunale, davanti al mare. Anche Valeria abitava in quella zona. Invece ora la mia residenza era dalla parte opposta. Quindi avevo la scusa perfetta per far restare Valeria e Luigi da soli. Chissà che le cose non vadano a buon fine stesso stasera pensai nascondendo un piccolo ghigno. Ok, forse anch'io ero un po' alticcio come Valeria.
<<Luigi, perché non accompagni Valeria a casa? Io ho un lavoretto da sbrigare ed è tardi per farla andar via da sola.>> proposi in tono gentile.
Entrambi accettarono. Ci demmo la buonanotte e, prima di andare via, strizzai l'occhio a Luigi, che arrossì. Li sentì bisbigliare tra loro mentre s'incamminavano.
<<Cupido ha centrato il bersaglio.>> ridacchiai io, avviandomi nella direzione opposta.
Non c'era nessuno per strada a quell'ora e iniziava a fare freschetto. I negozi erano chiusi e aleggiava nella città un'aria di desolazione e abbandono. Sebbene sapessi che non era così, rabbrividì. Alla fine era stata una giornata produttiva. Ho fatto diventare amici Valeria e Luigi e sono riuscito a mangiare la pizza e a farmi una doccia. Inoltre, credo che io e Luigi potremmo diventare ottimi amici. Sarebbe bello se potessi mangiare a casa sua di tanto in tanto, risparmiando soldi. Anche se, non so quanto resisterò ai piatti di sua sorella. Chissà che tipo è... mi chiesi, osservando il cielo notturno. In pieno centro l'inquinamento luminoso era troppo elevato per permettermi di scorgere le stelle che, via via, apparivano come brillanti nel cielo nero mentre tornavo a casa. Anche la strada che conduceva al mio appartamento era illuminata da lampioni, ma molto più distanziati di quelli piazzati al centro città. Me la presi comoda, godendomi le stelle ed il silenzio. Ogni tanto vedevo un gatto o un cane randagio. Mai notato che tutti gli animali corrono quando attraversano la strada, tranne i gatti neri? Ebbene è proprio così. Grandioso! Pensai, mentre il secondo gatto nero mi si fermava di fronte e miagolava. Feci per chinarmi ad accarezzarlo, ma quello mi soffiò contro e se ne andò. Speravo ardentemente che quello non fosse un presagio di sfiga futura, d'altronde non credevo che i gatti neri portassero sfortuna. Sono solo sciocche superstizioni, come il fatto che tutte le suore sono vergini e che i conigli sono innocui batuffoli di pelo. Nella mia vita ero venuto in contatto con una gran quantità di conigli furiosi. I conigli mi odiano, chissà perché!
Stavo temporeggiando nell'atrio del palazzo. Provavo imbarazzo al pensiero di tornare a casa e trovare Nate che pomiciava con la sua ragazza sul divano. Infine mi decisi a salire le scale. Insomma, certe cose si fanno in camera propria, a letto. Soprattutto se si sa che può arrivare un estraneo da un momento all'altro, a meno che Nate non si aspetti che io torni alle quattro del mattino come fa lui di solito. Non devo preoccuparmi. Sul pianerottolo incontrai il mio vicino di casa, Ferdi.
<<Buonasera, signore.>> salutai, leggermente stupito.
Non lo vedevo da quando mi ero trasferito. L'uomo era in accappatoio a fumare un sigaro, appoggiato alla soglia della porta.
<<Non è tardi per tornare a casa, ragazzo?>> sorrise lui.
<<Uhm...sono uscito con degli amici.>>.
<<Sai, non ti conviene aggrapparti alle persone come ad un'ancora. L'ancora trascina giù e ti affoga.>>.
<<Gli amici non sono ancore.>> replicai, stizzito per quel commento del tutto fuori luogo.
<<Oh, io invece credo di si. Amici, famiglia, amori. Sono tutte ancore, fattelo dire da un vecchio pescatore come me.>>.
<< Avere un'ancora può essere la salvezza durante una tempesta.>> mormorai a bassa voce.
<<Cosa hai detto, ragazzo? Non ci sento più molto bene.>>.
<<Niente. Perché è in corridoio?>>.
<<Dammi pure del tu. Aspetto.>>.
<<Cosa?>>.
<< Di vedere i risultati del mio operato. E magari anche un "avevi ragione">> ridacchiò lui.
<<Uhm, se lo dice lei.>> borbottai.
Credo che l'età si faccia sentire.
<< Buonanotte, prenditi cura di Nate. Quel ragazzo è complicato.>> mormorò il mio vicino, rientrando in casa.
<<Ah, notte!>> esclamai, ma lui aveva già chiuso la porta dietro se.
Che tipo strano pensai, sospirando. Prima d'infilare la chiave nella porta, mi fermai. Devo bussare per avvertirli che sto entrando? Però così li potrei disturbare se sono nel momento... clou. Ma non è peggio se lo stanno facendo sul divano ed io entro senza annunciarmi? Però Nate non mi pare un tipo così tanto spinto. Forse mi sto solo preoccupando troppo. A dir la verità avevo il batticuore. Non volevo vedere cose che mi sarebbero costate parecchie sedute di psicoterapia...però ero anche molto, molto stanco. Iniziai ad allungare la chiave verso la porta, ma quella si aprì da sola, con foga, all'improvviso. Eh?!
EPg
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