19.Fare pace ( è merito mio)
Lasciai il palazzo dei nonni di Ted. Mi sentivo a pezzi, un vero straccio. Però, il sole non mi feriva più così tanto come prima. Ho assolutamente bisogno di una dormita pensai, sbadigliando e di un caffè!. A questo punto, Nate sarà sicuramente incazzato, almeno credo. Forse dovrei inviargli un messaggio e dirgli che sto tornando a casa. Presi il cellulare, ma non ebbi il coraggio di scriverlo. Forse non sono ancora pronto a rivederlo. Soprattutto ora che ho capito di amarlo. M'immobilizzai nel bel mezzo della strada, scatenando una protesta di clacson ed un paio di << levati di mezzo, deficiente!>>. Mi affrettai a raggiungere il marciapiede, seguendo i movimenti meccanici dettati dall'abitudine. Amarlo? Io amo Nate? Sentì il mio volto arroventarsi. Oh, ma porca puttana! Questo è un gran bel guaio! Avrei voluto accasciarmi sul ciglio della strada, ma sapevo che se fossi seduto, sarebbe stata la volta non mi rialzavo più. Con un sospiro e molta fatica, mi assestai un ceffone mentale e ripresi il mio cammino. Per fortuna la mia città non è grande e dispersiva come una capitale, quindi non mi persi ed arrivai a casa per le otto. All'ascensore m'imbattei nel mio vicino di casa, Ferdi.
<<Ehi, ragazzo. Che faccia distrutta.>>.
<<Sissignore, ho passato una notte complicata.>> mormorai, sbadigliando.
<<Ci credo. Odori di fumo. Roba buona?>>.
<<Cosa? Non mi sono lavato bene?>> mi allarmai.
<<Si sente ancora un po'. Ah, voi giovani...dovete stare più attenti!>> mi rimproverò.
<<Ah...si...>> mormorai, passandomi le dita tra i capelli.
Mi diede alcuni colpetti sulla testa, sorrise e se ne andò. Era da molto tempo che non lo vedevo. Mi ero praticamente dimenticato della sua presenza. Davanti alla porta mi fermai. Sicuramente non sarà a casa, però... lasciare tutto così irrisolto... dovrei chiamarlo! Non posso aspettare, devo parlare con Nate. Chiarire le cose faccia a faccia non è una buona ipotesi, dato che davanti a lui perdo totalmente di vista le cose. Però se lo disturbo...No! Non m'importa, devo dirglielo prima che impazzisca di nuovo... Presi il cellulare e selezionai il nome di Nate dalla rubrica. Le dita mi tremavano mentre premevo il tasto verde. Il cellulare squillò una sola volta, poi Nate rispose, ma non parlò.
<<Ah...Nate?>> balbettai.
Solo silenzio all'altro capo del telefono, ma ero sicuro che fosse in ascolto. Sentivo il suo respiro, lento e regolare.
<<Ascolta...>> iniziai <<... ecco... Prima di tutto, scusa per le parole dell'altra sera. Ero stanco. Non è che pensi realmente ciò che ho detto, cioè...lo penso...però non in modo così brutto. Il fatto è che credo di provare davvero molto affetto nei tuoi confronti e mi sono arrabbiato perché pensavo che tu mi volessi soltanto per ..."quello". Ho sentito i miei sentimenti e la mia volontà schiacciati dalla tua e...quindi...ciò che è successo. Comunque non è colpa tua, cioè... non solo colpa tua, direi il settanta percento tua.>> feci una pausa.
Aspettai una reazione, ma c'era solo silenzio.
<<Si, comunque... non che mi aspetti che t'importi qualcosa. Solo... io sono davvero ah...io... Poi, anche per la festa, non pensavo sarebbe durata tanto e avevo bisogno di riflettere un po'. Mettere ordine tra i miei sentimenti. Insomma... non ho mai avuto una...come dire...relazione simile a questa...ecco. Comunque mi sono fermato da un amico prima di tornare a casa, Ted...e ho potuto avere la prova di ciò che sto per dirti. Non so se t'importerà ancora o ti è mai importato, ma... ti ricordi delle parole che hai pronunciato quella sera al Flammè? Ecco... quelle sul farmi... innamorare di te! Ecco... non so se eri serio oppure ora hai cambiato idea... però... ecco... io credo di...>> amarti.
Così avrei voluto concludere la frase, ma le sillabe non uscirono dalla mia bocca. Le sentivo in gola, la mia lingua compiva i movimenti necessari, ma la voce non emetteva quel suono. Tossì.
<<... vedi io...ecco...forse una parte di me prova emozioni molto forti per te e che mi fanno agire come uno stupido. Sentire la tua mancanza e ... Io non so cosa significa amare qualcuno. Credevo di amare Ted, eppure non è così. Da quando ti ho conosciuto...io...mi sono comportato da imbecille quasi tutti i giorni. E anche ieri...ero depresso per non aver chiarito con te e quindi ho fatto una cazzata. Ciò che voglio dire è che...io...>>.
Foza! Sono solo due parole. Coraggio! Dillo ora!
<<...io...ti...>>.
La mia gola era così secca e la mia voce si abbassò. Incredibile il peso che tre parole possono acquistare, se provengono da quella regione più nascosta del cuore umano. Presi un respiro profondo.
<<...io ti amo...cioè amoiro... cioè ammiro!>> urlai.
Coglione! Stupido, pezzo di merda! Che razza di uomo sei! Gridai dentro di me, quasi al colmo delle lacrime.
<<...Comunque, se tu non provi realmente lo stesso per me...non che ti ammiri... cioè se tu non mi ammiri a tua volta... insomma... comunque... lo capisco. Magari cercherò un'altra sistemazione. Io non voglio darti fastidio con questi miei... sentimenti. Però non ce la faccio a non essere ricambiato e se ti sto accanto finirò per impazzire! Per me...tutto ciò... non è un gioco, né una gara. Non ti darò più problemi. Ok, è tutto... ciao.>> chiusi la comunicazione, frettolosamente.
Il fatto che non abbia parlato né risposto mi aveva fatto male. Sentivo il petto vuoto e dolorante. Sbattei le palpebre per ricacciare delle stupide lacrime e presi dei respiri profondi. È ora di trasferirmi. Avrei dovuto farlo prima che le cose si complicassero a tal punto. Io non riesco ad immaginare una vita senza Nate, ma è la cosa migliore da fare. Non sono in grado di amarlo senza essere ricambiato e non credo lui provi le mie stesse emozioni. Io penso a lui ogni giorno. È diventato una fissazione. Vorrei stare sempre con lui e parlare, sentire la sua calda voce e il suo respiro. La sua risata e i suoi deliri a proposito di shopping. Però, non me la sento di sbattere nuovamente contro quel muro di emozioni. Lui mi ha detto di amarmi quella sera, però...è semplicemente impossibile che ciò sia vero. Non lo dimostra, anche se non so precisamente come dovrebbe farlo. Cosa fanno due gay per dimostrare di amarsi a parte "quello"? Non lo so. Non ci capisco più niente. Mi tastai le tasche. Poi guardai per terra.
<<Uhm...le chiavi?>> mormorai.
Ridacchiai nervosamente, passandomi le dita tra i capelli.
<<Allora, ragioniamo. Sono tornato a casa. Ho preso le chiavi dalla tasca...no, mi sono cadute sul pavimento. Ho visto il cellulare. Sono stato preso dal panico e sono corso a casa di Ted. Quindi le chiavi sarebbero dovute essere qui, sul pavimento! Perché non ci sono? Le ha prese qualcuno? Nate? Ferdi? Bobby? Ah!>> mi agitai.
Appoggiai la testa con un tonfo sordo contro lo stipite della porta. Che giornata di merda!
<<E adesso?>> mormorai.
La porta si aprì. Urlai. Caddi con la faccia in avanti, sbattendo il naso e stendendo le braccia davanti a me. Doloroso. M'irrigidì. Non doveva essere a lavoro? pensai in preda al panico. Lui stava in silenzio. Io non avevo il coraggio di alzare il volto e le mie gambe sembravano fatte di gelatina. Potrei fargli credere di essere svenuto? pensai con codardia. Nonostante la doccia fredda, avevo iniziato a sudare e non riuscì a reprimere un brivido quando sentì i suoi passi avvicinarsi.
<<Certe cose dimmele in faccia, coglione!>> urlò.
Non l'avevo mai sentito urlare. Mi tesi in tutto il corpo, feci un respiro profondo e girai la testa di lato, lentamente. Con l'occhio destro, vidi Nate incombere su di me. Davvero molto vicino. Calzava lucide scarpe nere, pantalone nero e camicia a maniche lunghe nera.
<<Uhm... di chi è il funerale?>> provai a scherzare, con un fil di voce.
<<Del primo che mi capita a tiro! O, guarda un po', sei tu!>> sbuffò lui, incrociando le braccia muscolose sul petto.
Il suo volto non aveva nessuna espressione. Era bello come sempre. Gli occhi, invece, erano più gelidi che mai. Si chinò e allungò una mano verso di me. Strizzai violentemente gl'occhi, senza sapere neanch'io cosa aspettarmi. La sua mano era grande e calda come sempre, sul mio volto. Mi accarezzò con la punta delle dita, indugiando sul cerotto. Lo sentì tremare leggermente. Si accovacciò piegando le ginocchia a terra, davanti a me e mi passò una mano sotto il mento. Mi obbligò ad alzare la testa e a mettermi carponi. Poi mi passò una mano sulla schiena e premette il suo corpo contro il mio, mi strinse teneramente a se.
<<Questa volta l'hai fatta grossa.>> sospirò, accarezzandomi i capelli.
<<Eh?!>> ebbi il tempo di esclamare, prima che Nate mi caricasse in spalla.
Mi agitai.
<<Cosa diavolo...? Il lavoro? Mi fai male!>> urlai.
Lui si limitò a darmi una scrollata. Mi portò in camera sua (ordinata grazie al mio duro lavoro) e mi scaraventò sul letto senza tante cerimonie.
<<Cosa fai?! Sono stanco, sono stato in piedi tutta la notte!>> urlai sdegnato, alzandomi a sedere.
Avevamo litigato proprio per quello e lui si permetteva di ricominciare a trattarmi come una puttana!
<<Questo è un tuo problema. Avresti dovuto pensarci prima di dichiararti in un modo del genere.>> replicò lui, sbottonandosi la camicia e lasciandola cadere per terra.
<<Io non mi sono dichiarato. Ho solo ammesso che non mi sei indifferente, più o meno...>> urlai con irritazione, cercando di scendere dal letto.
Lui mi prese e mi bloccò con facilità sotto di se. Mi guardò negl'occhi.
<< Sei solo un moccioso.>>.
<<Smettila, almeno non sono un vecchiaccio come te!>>.
<<Non hai nessuna abilità particolare a parte uno studio a mio dire mediocre.>>.
<<Scusa tanto se non sono un genio!>>.
<<Non hai soldi, né averi rilevanti.>>.
<<Non al momento... !>>.
<< Eppure, sei riuscito a intrappolarmi.>> mormorò lui.
<<Come?>> domandai, sbattendo le palpebre.
<< Luca, il motivo per cui passo il mio tempo con te è che mi attrai più di chiunque altro. Vorrei fermarmi a parlare e conoscerti ancora di più. Però sento anche l'impulso di tenerti stretto tra le mie braccia e diventare un tutt'uno con la tua anima. Questo è il solo modo che conosco per sentirmi davvero vicino a te. So bene cosa vogliano dire le parole "ti amo" e per me il loro significato è inestimabile. Sappi che tu sei la prima persona a cui le ho dette.>>.
<<Si, come no.>> distolsi lo sguardo.
Lui mi posò il palmo sulla guancia e mi girò verso di se.
<<Sono serio. Io ti amo, Luca. Voglio stare con te. Per cui, ti prego, non andare via da me. Perché se te ne andassi, probabilmente ti seguirei e t'imprigionerei.>>.
<<Non è una cosa di cui andare fieri.>> replicai, arrossendo.
<<Lo so. Ma è ciò che sento. Ora, arrenditi a me e dimmi che mi ami. Tu sei mio e non ti permetterò di andare via. Arrenditi a me!>>.
<<Io...>>.
<<Fallo!>>
<<Io...>>.
<<Guardami!>>.
Aprì gl'occhi. Il suo volto era vicinissimo, le labbra sospese sulle mie, gl'occhi socchiusi, il suo respiro caldo sulla mia pelle, il suo profumo ovunque intorno a me.
<<Io ti amo.>> mormorai con un fil di voce.
Una singola lacrima contenente il mio orgoglio, la mia testardaggine, il dolore che provavo nel desiderarlo come aria nei miei polmoni vuoti, colò dal mio occhio a inumidire lenzuola gialle e arancioni, come le fiamme del desiderio e dell'amore che avevo accettato volontariamente dentro di me e che aveva corroso la mia anima. Non potevo più oppormi a quei sentimenti. Io... mi arresi a Nate, a quell'uomo che si era cibato del mio essere come fosse un piatto prelibato da mandar giù lentamente per assaporarlo meglio. Io voglio appartenere a lui.
<<Lo sapevo!>> rise Nate, baciandomi con foga.
<<Se lo sapevi perché me l'hai fatto dire?>> sbottai irritato appena mi lasciò andare.
Velocemente mi passai una mano sugl'occhi. Non piangerò ancora!
<<Sono belle parole.>> si strinse nelle spalle. <<Dille ancora!>>.
<<Te lo puoi scordare.>> mormorai.
<<Dai! Devi abituarti.>>.
<<Perché?>>.
<<Perché le voglio sentire ancora e ancora.>> rise lui, strofinando una guancia sulla mia.
<<Non allargarti, dannato. Questa è un'occasione speciale.>>.
<<Pensavo che le dichiarazioni d'amore concernessero dei fiori, una cena, un regalo.>> rifletté lui, accarezzandomi la testa.
<<Cosa? Te li puoi scordare!>>.
<< Potremmo rifarlo in modo più costruito...>>.
<<No, grazie, a me piace la spontaneità.>>.
<<Ho trovato!>>.
<<Cosa? >> sospirai io.
<<Una sera ti verrò a prendere con la mia macchina...>>.
<< Ma se abitiamo insieme!>>.
<<... ti porterò dei fiori, quali ti piacciono?>>.
<<Nessun tipo! Non voglio fiori. Guarda che sono un ragazzo!>>.
<<Direi che le rose andranno bene. Mi raccomando, mettiti quella camicia azzurra con le rifiniture dorate e il pantalone nero. E i boxer corti e aderenti blu.>>
<<Non dirmi come devo vestirmi! Non decidere tutto da solo! E poi perché dovrei assecondarti?>>
<<Non vorrai fare brutta figura nel ristorante dove ti porterò?! Magari un luogo chic.>>.
<<Dimenticalo!>>.
<<Poi, al chiarore di luna, dopo un brindisi con del vino rosso, ti dichiarerai a me.>>.
<<Signor Ferraro, gelerà l'Inferno prima che io acconsenta ad una serata di questo tipo.>> sbottai, cercando di uscire da sotto il suo corpo.
<<Poi andremo a casa e tu improvviserai uno spogliarello.>>.
<<La vuoi piantare? Scendi dalle nuvole! Non accadrà mai!>> urlai, prendendogli il caldo volto tra le mani.
La sua barba mi punse leggermente le dita.
<<Noi non abbiamo bisogno di cose del genere, Nate. Tu sai cosa provo, te l'ho detto.>>.
<<Anch'io mi sono dichiarato a te. Eppure hai pensato fosse uno scherzo...>>.
<<Ero confuso...non lo credevo possibile...>> mi difesi.
<<Come ? Perché?>>.
<<Nate...tu sei bello, famoso e ricco. Ed hai già elencato in modo lusinghiero le mie qualità in precedenza. Come avrei mai potuto accettare i tuoi sentimenti sapendo quale differenza intercorre tra noi?>>.
<< Adesso hai capito cosa provo?>> mi chiese, posando le mie mani sul suo petto.
Sentivo il battiti di un cuore, ma non sapevo se era il mio o il suo. Forse erano entrambi i nostri, che avevano iniziato a danzare insieme.
<<Si.>> sussurrai, posando le labbra sulle sue.
Qualcosa dentro me si rilassò. Sentì tutta la stanchezza accumulatasi nel corso della nottata piombare su di me.
<<Abbracciami, per favore.>> mormorai.
<<È la tua unica richiesta? In questo momento se tu mi chiedessi un'isola, te la comprerei. E tu mi chiedi un abbraccio?>> ridacchiò Nate.
<<Smettila di rompere e fa decidere a me qualcosa, per una volta!>>.
<<Si.>> mormorò lui, stringendomi a se.
Chiusi gl'occhi e mi persi nell'abbraccio caldo e vigoroso di Nate e poi nelle sue labbra bollenti sopra le mie.
-
Mi risvegliai nel letto di Nate. Il suo odore mi circondava. Mi girai e premetti la testa contro il suo petto nudo.
<<Mmm Nate?>> mormorai ad occhi chiusi.
<<Ti aspettavi qualcun altro, mio amato?>> replicò lui, stringendomi.
Spalancai gl' occhi, del tutto sveglio. Arrossì, sebbene in fondo mi facesse piacere quel nomignolo.
<<Non...non chiamarmi così.>>.
<<Posso chiamarti come voglio, amore.>> ribadì lui.
<<Smettila!>>.
<<Ti amo.>> sussurrò al mio orecchio.
<<Non dirlo!>>.
<<Devo farlo. Altrimenti ti vengono in testa strane idee.>> ridacchiò lui.
Mi prese il volto tra le mani e mi baciò dolcemente. Mi sentivo davvero molto debole. Il mio stomaco brontolò sonoramente.
<<Nate? Che ore sono?>> domandai, respingendolo gentilmente.
<< Quasi le dieci.>>.
<<Ho dormito circa due ore? Credevo di più.>> mormorai alzandomi a sedere e stiracchiandomi.
<<Luca? Hai dormito per quattordici ore, accennando appena qualche movimento.>> ridacchiò Nate.
<<Ah...cosa?!>> urlai.
<<Sono le ventidue.>> spiegò lui.
<<No, il lavoro? Diamine, Giacomo sarà infuriato con me.>>.
<<Li ho avvertiti io che ti prendevi due giorni di riposo. Il tuo capo è stato veramente gentile.>> sussurrò Nate mentre mi stringeva nuovamente a se.
<<Perché due giorni?>> .
Il mio stomaco reclamò ancora le mie attenzioni.
<<Scusa, non mangio nulla da un po'.>> sbottai, imbarazzato.
Ero anche convinto di non avere un buon odore...
<<Lo so. Vado a prepararti qualcosa.>> sorrise lui e scese dal letto.
Indossò una camicia bianca, da sopra un pantalone elastico nero e infilò delle ciabatte bianche.
<<Puoi usare il mio bagno se vuoi.>> dichiarò, uscendo.
Mi distesi nuovamente sul letto. Mi sentivo felice. Tutti i miei problemi sono risolti, ora. Anche se, ripensando a stamattina... gli ho detto che lo amo! Credo vada bene dato che anche lui ha detto di amarmi. Insomma, non c'è altro da dire, no? Anche se erano sciocchezze, mi ha fatto piacere sentire come avrebbe voluto organizzare un appuntamento tra di noi. Quindi ora siamo una coppia? Nate è il mio ragazzo? Il mio amante? No, fidanzato? Arrossì e rotolai giù dal letto. Preferì tornare in camera mia a farmi la doccia e indossare panni puliti, cioè una canottiera bianca e blu e un pantaloncino corto beige. Faceva abbastanza caldo in casa, nonostante fosse Settembre. Scesi in cucina e trovai il mio uomo, che portava a tavola un antipasto di Asparagi con Fonduta al Tartufo e del Vitello tonnato.
<<Ti sei dato da fare.>> sorrisi, assaggiando la carne.
<<Mmmm... hai usato molti chiodi di garofano?>>.
<<Ovvio. Sono il massimo per combattere la fatica mentale e...>> s'interruppe.
<<E...?>>.
<<Niente.>> rise lui.
Durante la cena, Nate mi obbligò a raccontargli nei dettagli sia le domande ai test di ammissione che ricordavo e come avevo risposto, sia dei miei nuovi "amici". Non sembrò troppo entusiasta della cosa, ma neanche mi criticò, per il momento. Qualcosa nel modo in cui arricciava il naso, mi faceva temere che la discussione fosse stata solo rimandata. Dopo mangiato, mi offrì di sparecchiare, ma Nate si limitò a spingermi via.
<<Non ti preoccupare, conserva le energie. Prendi della cioccolata.>> mi offrì, aprendo una scatola di cioccolatini.
<<Grazie.>> dico, prendendone uno.
Poi andai di sopra a lavarmi i denti, anche se mi sentivo un po' in colpa a lasciar fare tutto a lui.
<<Uhm, le scarpe?>> mi chiesi allo specchio, asciugandomi la faccia.
Andai in camera di Nate e le trovai abbandonate sul pavimento, sebbene non ricordassi di averle tolte. Mentre stavo per uscire il mio sguardo fu attratto dallo schermo del computer. E se su quel computer ci fosse il sequel dell'ultimo libro di Sookie White? pensai. Sorrisi e adocchiai la porta. Nate non era in vista. Non gli darà certo fastidio una piccola sbirciatina. Sgattaiolai alla scrivania e mi sedetti. In fondo sono il suo fidanzato, ora. Non ho il diritto di ficcanasare in ciò che fa? È solo un dettaglio che sia lui a scrivere i libri della mia autrice preferita e che non vedo l'ora di leggerne uno nuovo! Mossi il mouse per disperdere lo screen server con una palla colorata che rotolava sullo sfondo nero. Mi apparve una pagina rosa con delle scritte. Il titolo diceva a caratteri cubitali:" Cibo e sesso: gli afrodisiaci :Ecco quali sono i cibi migliori da utilizzare dentro e fuori la camera da letto.". Perché mai si dovrebbe interessare a certe cose? Per una nuova parte romantica di un libro? La lista era breve: tra questi chiodi di garofano, tartufi, cioccolata... M'irrigidì. Sono tutti cibi che mi ha offerto Nate stasera! Una mano si posò pesantemente sulla mia spalla. Sussultai ed alzai lo sguardo.
<<Che spione.>> ridacchiò Nate.
Mi mise una mano alla vita e mi sollevò di peso.
<<Aspetta. Tu! Razza di bastardo!>> sbottai.
Nate mi trascinò verso il letto. Avevo un brutto presentimento.
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