16. Le promesse vanno mantenute ( dannato shopping)
In testa avevo ormai una vera e propria guerra di proporzioni atomiche. Ero sorpreso, confuso, eccitato, spaventato, irritato, deluso ed anche un po' felice. Cercai di fare il quadro della situazione mentre aspettavo che mi venisse servito il primo drink, ma ne uscì più che altro L'Urlo di Munch! Per fortuna la birra arrivò in fretta. Ne scolai più della metà prima di riuscire ad alzare lo sguardo verso Nate.
<<Io convivo con Sookie White, una scrittrice di fama mondiale.>> esordì, traendo profondi respiri.
<<No, con Nate Ferraro. Voglio essere chiaro, lei non esiste. È un'invenzione.>>.
<<Quindi... teoricamente sono andato a letto con Sookie White.>> riflettei, ignorandolo.
A Nate non piacque la mia affermazione. Si protese sul tavolo e mi afferrò per i capelli, avvicinando il volto al mio.
<<Non dirlo mai più. Tu hai fatto sesso con me!>>.
<<Ma tu sei Sookie White!>> esclamai.
<<No, lei è una mia invenzione. L'ho fatto solo per divertimento.>> mi spiegò lui.
A quelle parole, ritrovai la mia rabbia.
<<Divertimento? Solo per divertimento?!>> lo scimmiottai <<Hai preso in giro migliaia di lettori, me incluso! Come pensi che dovrei sentirmi io ora, sapendo che il mio idolo, una delle persone sui quali insegnamenti ho basato la mia vita per quasi vent'anni, era solo il passatempo di un ricco annoiato?!>>.
Nate sembrò sorpreso dal mio sfogo e forse un tantino contrito.
<<Non era solo per passatempo... L'ho fatto anche per aiutare la mia casa editrice a vendere.>>.
<<Sarà, ma il senso non cambia. Mi hai raggirato.>>.
<<Perché dici così? Solo perché sono un uomo e non una donna, pensi che non sia un buono scrittore?>> mi chiese lui, bevendo un sorso del suo Whiskey.
<<Come? No... cioè...>> balbettai <<Quei libri li hai scritti sempre tu, giusto?>>.
<<Si, ogni parola, ogni azione o sentimento descritto in quelle pagine mi è costato diverse libbre di sudore, sangue e notti insonni.>>.
Detto così... sembrava potessi passare io per il cattivo. Non potevo accettarlo.
<<Perché fingerti una ragazza? Va bene il nome falso e mantenere l'anonimato, posso capirlo. Però come giustifichi il tuo cambio di sesso?>> domandai, più calmo.
<<Molte autrici si sono nascoste dietro epiteti neutri o maschili. Serviva per emarginare il sessismo. Ho... ecco... pensato che le ragazze si sarebbero sentite più a loro agio con una scrittrice, piuttosto che con uno scrittore che parlasse in toni così rosei e zuccherosi e... roba varia... Insomma, anche tu vedi in libreria che il pubblico femminile apprezza maggiormente le scrittrici, mentre quello maschile... insomma è raro che s'interessi ai romanzi rosa.>>.
<<Quello che hai detto è sessista.>>.
<<La nostra società è ancora sessista, non importa quanto ci ostiniamo a dire il contrario.>> si strinse lui nelle spalle, finendo il suo drink. <<Inoltre... forse mi ero appena ubriacato dopo la rottura con un mio ex quando avevo apposto la firma sotto il mio primo manoscritto...>>.
<<Ecco, questo mi sembra molto più vero.>> sorrisi, finendo anch'io la mia birra.
Con un gesto della mano, Nate ordinò un altro giro di bevande, che ci vennero servite subito. Sorseggiai la mia, in silenzio. Non ero più molto arrabbiato ed iniziavo a vedere il lato comico della situazione.
<<Comunque, ti proibisco di ripeterlo.>> esordì Nate.
<<Cosa?>> domandai, spaesato.
<<Che hai dormito con Sookie. Tu sei di mia proprietà, non sua. Tu ami me, non lei. >>.
<<Aspetta, io non ho detto di amare proprio nessuno! Proprietà? Credi che io sia un oggetto?>> sbottai.
Nate si mi dedicò una lunga occhiata inquisitrice, che sostenni pienamente. Nessuno poteva dirmi cosa fare o non fare, né trattarmi da oggetto!
<< Allora, mio caro Luca, aspetterò.>>.
<<Cosa?>>.
<<Che tu capisca che sei mio!>>.
<<Mettiti comodo, perché prima dovrai attendere che l'Inferno geli.>>.
<< Oh, non credo che ti ci vorrà poi tanto.>>.
<<Aspetta e spera. Io non sono tuo e se voglio posso avere anche qualcun'altro.>>.
Ok, forse quella birra di marca mi aveva dato un po' alla testa, d'altronde ero completamente a digiuno Nate si alzò a si posizionò accanto a me, avvicinando la sedia alla mia. Mi serrò la mandibola con una mano e avvicinò il volto al mio. Occhi glaciali e furenti mi guardano da fessure dalle lunghe ciglia nere.
<<Ridillo o prova solo a pensare ancora qualcosa del genere e t'imprigionerò a vita.>> sussurrò.
<< Non puoi farlo.>> balbettai con voce tremante.
Quello sguardo di Nate mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo.
<< Si, posso. Comunque non preoccuparti mi prenderò le mie responsabilità. Ti farò talmente innamorare di me che non potrai mai più allontanarti.>>.
Mi baciò profondamente.
<< Bastardo egocentrico e presuntuoso>> borbottai, quando mi lasciò respirare.
<<Molto, ma realista.>> sorrise lui, finendo la sua bevanda.
Bevemmo ancora un altro paio di drink a testa. Anche se non ero ubriaco, ero quantomeno alticcio. Mentre ci alzammo per andarcene, insistei per pagare la mia parte, ma Nate mi liquidò con una spinta e mi prese per mano, conducendomi fuori dal locale.
<<Dai, lasciami.>> mi lamentai, guardandomi intorno imbarazzato.
<<Perché?>.
<<Siamo in pubblico. Siamo uomini...penseranno male.>>.
<<Non me ne potrebbe fregar di meno di cosa pensa la gente.>>.
<<A me si!>> replicai io, cercando di sottrarmi alla presa.
Lui non mi mollò e mi trascinò al parcheggio dietro il locale. Ci dirigemmo verso una Porsche argentata.
<<Wow!>> esclamai.
<<Ti piace?>> domandò lui orgoglioso, aprendo la portiera.
<<Fantastica.>> mormorai, ammirandola.
<<Sali.>> rise lui.
Feci il giro della macchina e salì, mantenendo un contegno quasi religioso. Nate partì a tutta velocità. Mi affrettai a mettere la cintura.
<<Vai piano!>> urlai, mentre sfrecciavamo dritti verso casa.
Lui si limitò a ridacchiare. Arrivammo a casa in massimo cinque minuti, solo perché ci dovemmo fermare a due semafori. Nate si arrestò davanti una saracinesca, sul retro del palazzo. Tirò fuori un piccolo telecomando nero e premette un pulsante. Davanti a noi si rivelò una rampa che portava ad un piano interrato.
<<Non sapevo che avessimo un parcheggio.>>.
<<Te l'avrei detto, prima o poi.>> scrollò le spalle lui.
Entrammo in un box e Nate spense il motore.
<<L'ascensore arriva fino a qui?>> domandai, slacciandomi la cintura.
Nate si mosse velocemente e abbassò lo schienale del mio sedile. Caddi lungo disteso.
<<Cosa cavolo fai?!>>.
Lui si getto su di me senza tante cerimonie e premette la bocca contro la mia. Mi strinse a se, al suo petto. Iniziò a sbottonarmi la camicia.
<<Non qui! Fermo.>> mi opposi, girando la testa.
Ma lui scese sul mio petto e iniziò a leccarmi e mordermi. Cercai di respingerlo.
<<Ti prego...aspetta.>> ansimai, afferrando i suoi capelli.
<<No. Ti voglio, adesso.>> mi sussurrò, iniziando ad abbassarmi i pantaloni.
<<Non c'è spazio!>> mi ribellai.
Nate mi prese per le anche e mi sollevò più su, sopra il sedile. Iniziò a mordermi la pancia, mentre sentivo il suono della sua cintura che tintinnava. Mi baciò ancora con foga, aderendo ancora più a me con tutto il corpo.
<< È per punizione.>> mormorò, mordendomi quasi a sangue le labbra.
<<Cos'ho fatto?>> gemetti.
<<Mi hai fatto ingelosire.>> replicò lui.
Il fruscio dei nostri vestiti e il nostro respiro ansimante sembrava amplificato nello stretto abitacolo della macchina. Se mi concentravo, mi sembrava di sentire i nostri cuori battere allo stesso ritmo. Era bellissimo.
Alla fine, Nate mi strinse a se, teneramente, baciandomi la fronte. Non potei che ricambiarlo. Mi sentivo bene tra le sue braccia, eppure, c'era ancora una parte di me spaventata da tutto questo. Avevo paura perché, prima dedicavo il mio amore a più persone: Ted, Sookie White, ... Nate, anche se non ero ancora sicuro al cento percento che il mio sentimento per lui fosse amore, magari era solo lussuria, infatuazione. Dopo quella notte, due delle tre persone a cui tenevo più al mondo, erano diventate una sola. E se Nate venisse a mancare? Cosa ne sarebbe di me? Non va bene, quest'uomo mi ha fregato. Come ha fatto un estraneo conosciuto da solo un mese o poco più a imporsi al centro del mio cuore? Tutto ciò non va per niente bene pensai, nascondendo il volto sul suo collo. Non volevo che vedesse i miei occhi terrorizzati e prossimi alle lacrime.
<<Stanco?>> chiese Nate.
<<Colpa tua.>>.
<<Ne sono felice.>> rise lui, baciandomi.
Uscimmo dalla macchina. Io barcollando, lui fresco e rilassato. Nate fu costretto a sorreggermi con un braccio intorno alla spalla. Salimmo con l'ascensore, tenendoci per mano.
-
<<Luca?>>.
<<Mmm?>>.
<<Tesoro?>> mi chiamò qualcuno, scuotendomi per una spalla.
<<Mmmmm!>> mugugnai, girandomi dall'altra parte del letto.
<<Abbiamo un impegno, alzati.>> mi ordinò la voce, insistente.
Mai nessuno che mi svegli dicendo: Vestiti, andiamo ai Caraibi! Sempre lavoro e impegni per me! Non ne ho voglia...
Due labbra calde si premettero sulle mie, ma non sapevano di caffè, quindi non ritenni necessario aprire gl'occhi, finché un mano non s'insinuò sotto le mie lenzuola.
<<Cos... che cavolo fai?!>> saltai su, arrossendo e dedicandogli la mia miglior occhiataccia a Nate.
<<Mi sembra ovvio, ti sto svegliando.>> mi sorrise lui, sembrando fresco e riposato.
<<Che ore sono?>> sbadigliai, notando che era già vestito con jeans ed una maglietta azzurra a mezze maniche, firmata ovviamente.
Era passata una settimana dalla nostra uscita insieme e la nostra vita aveva preso una piega piuttosto abitudinaria. Stavo quasi abituandomi a pensare a noi come ad una coppia. Quasi!
<<È l'ora che ti alzi dal letto. Avevamo un appuntamento, non ricordi?>>.
Sbattei le palpebre. In quel momento non ricordavo neanche il mio nome, figurarsi un impegno di qualche genere. Nate sbuffò infine, porgendomi una tazza di caffè, che aveva posato sul comodino. Rincuorato e leggermente commosso per il gesto, ringraziai e bevvi. Quello era davvero il modo migliore per svegliarsi! Subito dopo, mi recai in bagno e mi lavai con acqua fredda. Mi guardai allo specchio. Sembrava che un uccello avesse fatto il nido tra i miei ricci, la barba mi stava crescendo a chiazze ed avevo delle occhiaia da far invidia ad un panda, oltre che un segno rosso su una guancia. Come può un uomo bello come Nate, essere attratto da me? mi ritrovai a chiedermi, per forse la millesima volta. Insomma, sono carino e posso essere bello se mi curo un po'. Non ho niente che non vada, eppure Nate è così...Mi ci vuole un altro caffè! Nate non me ne diede il tempo e mi ritrovai in men che non si dica, in macchina e poi nei corridoi centro commerciale, ricordando a malapena se avessi indossato o meno le mutande.
<<Perché sono dovuto venire anch'io? Non potevi scegliere da solo la libreria?>> mi lamentai, arrancando sul liscio linoleum bianco.
<<Me l'hai promesso, smettila di lamentarti.>> mi esortò, prendendo una boccata dalla sigaretta accesa mentre giravamo per i vari reparti.
Nate si fermò quasi in ogni negozio del centro commerciale.
<<Hai visto queste chitarre? Non sono splendide?>>.
<<Sai suonare?>> domandai, curioso.
<<No, ma ho sempre voluto imparare.>>.
<<Pensaci bene e non buttare via i soldi. Non dobbiamo vedere per la libreria?>> sospirai.
<<Ah già.>>.
Ci fermammo al negozio dopo.
<<Abbiamo bisogno di una lavatrice!>>.
<<Si, lo credo anch'io, ma dove la mettiamo?>>.
<<Già, non c'è proprio spazio.>> rifletté lui.
<<E se comprassi anche il piano di sopra e allungassi la scala? Allora ci sarebbe di certo spazio per una lavatrice, e magari una lavastoviglie. Anche per un impianto stereo o...>> fantasticò lui.
<<Quel piano è già occupato!>> lo interruppi.
<<Giusto, allora potrei comprare ai nostri vicini un nuovo appartamento. Così non ci sarebbero problemi, no?>>.
<<Tutto questo per una lavatrice? Non sprecare i soldi!>>.
<<Non posso certo portarmeli nella tomba, che senso ha accumularli?>>.
<<Ma per i periodi difficili, la vecchiaia, i figli e i nipoti!>> esclamai, esasperato.
<<Vuoi darmi un figlio?>> domandò lui, inarcando le sopracciglia.
Arrossì violentemente e guardai il pavimento.
<<Stupido!>> mormorai.
Quando se ne esce con certe affermazioni mi riesce difficile credere che sto parlando con un genio che si è laureato alla Bocconi col massimo dei voti e che scrive e pubblica libri di fama mondiale.
<< Ah, guarda! Un materasso ad acqua.>> esclamò Nate, correndo al negozio dopo.
<<E che ci vuoi fare? Dev'essere scomodo per dormire e umido.>>.
<<Sciocco, non lo userei certo per dormire.>> affermò lui, alzando gl'occhi al cielo.
<<Cosa? Non pensarci!>> esclamai, arretrando verso l'espositore delle federe dei cuscini.
Nate si voltò verso di me con un sorrisetto e mi strizzò l'occhio.
<<Non sei curioso di vedere quanto è resistente?>> chiese, avvicinandosi.
<<Affatto.>> dissi, scuotendo la testa e uscendo dal negozio. Lui mi segui e mi prese per un braccio, trascinandomi in una bottega di artigianato.
<<Voglio un vaso di terracotta.>>.
<<Non credo stia bene in casa, ehi...dove vai?>> domandai affannato mentre mi obbligava a correre per tenere il suo passo.
Nate si fermò di fronte a un'anfora alta fino alla mia vita e decorata con nere scene di guerra.
<<Stupenda.>> mormorò, accarezzandola.
<<Non ne abbiamo bisogno e poi è enorme.>> cercai di convincerlo.
Dopo molti altri teatrini di questo tipo, alla fine riuscimmo a raggiungere la nostra meta. Scegliemmo (Nate scelse, ignorando tutte le mie proposte) una libreria di legno bianco con decorazioni floreali gialle lungo gli scaffali. I commessi ci dissero di ripassare dal negozio prima di andarcene, per condurli a casa dove potranno montare la libreria in mezza giornata.
<<Grazie.>> sorrise Nate alla cassiera che.
Spiacente dolcezza. Non lasciarti trarre in inganno dal suo bel faccino. Quest'uomo è un vero demonio pensai, roteando gl'occhi. Non era la prima che notava Nate e cercava di attirarne l'attenzione. Non che mi desse fastidio, ovviamente. Sapevo che a Nate non piacevano le ragazze.
<<Carina.>> mormorò Nate.
<<Cosa!>> sussultai, girandomi a guardarlo.
Tirai un sospiro di sollievo, quando notai che si era avvicinato ad un enorme lampadario a forma di medusa rossa con puntini verdi. Insomma... se anche lui avesse detto a una ragazza di essere carina, quale sarebbe stato il problema? Ha detto di amarmi, no? Posso sopportare che apprezzi anche altre persone! Almeno credo...oh, dannazione! Mi comporto sempre più come una moglie! Com'è riuscito a corrompermi fino a questo punto in tanto poco tempo? Arrossì pensando alle sere e mattine passate...insieme. Scossi la testa, riportando l'attenzione sulla lampada.
Quel "coso" è orrendo! pensai, seguendo Nate.
<<E dove vorresti metterlo?>>.
Mi sembrava di fare sempre le stesse domande. Anzi, sto facendo sempre le stesse domande. Quest'uomo...
<<Mi serve per sostituire l'altro.>>.
<<Si è rotto un lampadario?>> chiesi sconvolto.
Non mi sono accorto di nulla.
<<No, ma se si rompesse non avrei alcun rimpiazzo.>>.
<<Ma potrebbe anche non rompersi mai, no? Quindi non ti serve.>>.
<<Lo voglio.>> affermò lui.
Lo fece portare alla cassa. Sospirai, pensando ricco disgraziato.
<<Queste tende starebbero benissimo al piano inferiore.>> osservò Nate.
<<Perché? Si dono sporcate o rotte le altre?>>.
<<Certo che no.>>.
<< E allora non ne hai bisogno. Non compare roba inutile.>> esclamai, portandomi le mani alle tempie.
Voglio andare a casa a studiare.
<<Quest'armadio è così grande.>> dichiarò Nate, aprendone le ante.
<<E dove vorresti metterlo!>> esclamai, sull'orlo di una crisi di nervi.
Mi avvicinai a lui.
<<Ascoltami quando parlo!>> dissi, prendendogli il volto tra le mani e fissando i suoi occhi.
<<Non. Ci. Serve!>> mormorai, scandendo bene le parole.
<< Voglio comprare un gelato.>> affermò, sbattendo le palpebre e liberandosi della mia presa, col volto imbronciato.
<<Fai sul serio?>> gemetti.
Lui annuì.
<<Ho caldo, voglio qualcosa di fresco.>>.
<< A casa ne ho comprato un po'.>>.
<< Ma io lo voglio adesso. Qui ce n'è uno che fa una menta deliziosa...>>.
<<Nate.>> gemetti.
Dopo non poca fatica riuscì a trascinare Nate a casa. I commessi montarono la libreria nel salone al piano di sopra e se ne andarono.
<<Ok. Buon lavoro, Luca.>> disse Nate, battendomi un colpetto sulla spalla.
<<Cosa? Dovrei sistemare io i tuoi libri!?>>.
<<Si, l'avevi promesso.>>.
<<In cambio tu dovevi presentarmi Sookie White.>> precisai, stizzito.
<<L'ho fatto.>>.
<<Avevo detto che ti avrei aiutato, non che avrei fatto tutto io!>> sbottai.
<< La scala è nel ripostiglio di sotto. Non metterci troppo.>> si congedò lui, salutandomi con la mano e portando con se l'orrido lampadario e le tende.
Quest'uomo è un vero demonio e schiavista! Ma non cederò. Ne metterò apposto solo metà, non uno di più! Inutile a dirsi, alla fine riordinai tutti i libri. Sono debole... Ci misi tutta la giornata. Ero sulla scala a sistemare gli ultimi volumi, quando Nate ritornò.
<<Mi piace.>> sorrise.
<<Si, è carina.>> replicai, alzando gli occhi al soffitto.
<<Parlavo di te..>>.
Mi scappò un sorriso e mi sedetti sulla cima piatta della scala, facendo penzolare i piedi.
<<Stanco?>> mi chiese Nate, accarezzandomi le gambe lasciate scoperte dai bermuda che indossavo. Col volto mi arrivava a malapena allo stomaco. Rabbrividì a quel contatto.
<<Ma no, per niente, Sookie!>> risposi con sarcasmo.
<<Lascia che ti ripaghi di questo duro lavoro.>> affermò lui, afferrandomi ai lati delle gambe.
<<No, non è necessario...>>mi opposi.
<<Si, lo è.>>.
Mi ritrovai ben presto senza pantaloni.
<<Aspetta, sono sulla scala.>> gemetti
<<E allora?>>.
<<Si rompe. Cado!>>.
<< Basta non muoversi troppo.>> sorrise lui, mordicchiandomi la pelle morbida di un fianco.
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