14.Le mie difficoltà (mentali)

Portandomi una mano sul cuore, lo sentì battere all'impazzata. Presi dei respiri profondi e scesi dal divano con un saltello. Sparecchiai la tavola e lavai i piatti, poi scesi per fare la spesa e il bucato. Sia mentre mi dirigevo al supermercato, che alla lavanderia, non feci che pensare a Nate. Cosa starà facendo? Dove sarà? Con chi sarà? Non riuscì a concentrarmi per bene neanche sullo studio. Più passava il tempo e più ero in ansia, aspettando di rivederlo. Cosa succederà stasera? Faremo le stesse cose? Poi, il pensiero di quanto bramassi il contatto con un altro uomo mi depresse non poco. Certo che, quando lo dirò a Ted ne rimarrà di stucco. Ted, il mio amico. Chissà che fine ha fatto. Avrei così tanto voluto parlare con lui di ciò che mi era accaduto, ogni cosa. Ne sentivo così tanto la mancanza. Salì al secondo piano e mi sedetti sul divanetto. Il mio cuore sembrava non volersi tranquillizzare e non faceva altro che scaldare il mio corpo. Sentivo lo scorrere del sangue nelle mie vene. Dannazione! Forse ho la febbre? Spero di avere la febbre. Quella si può curare. Invece...queste sensazioni...? mi chiesi, girandomi su un fianco e stringendo un cuscino al petto. Erano appena le sei del pomeriggio. Avrei dovuto usare questo tempo per studiare per il test di economia. Invece eccomi lì, accasciato scompostamente sul divano come una casalinga disperata, in preda a sentimenti, emozioni e sensazioni degne del più scarso romanzo rosa che uno scrittore di thriller potrebbe mai provare a scrivere. Come aveva fatto la mia vita a prendere una simile piega. Perché avevo lasciato che Nate facesse di me quello che voleva? Sono... innamorato? È questo l'amore? Oppure la mia è solo un'infatuazione momentanea? Magari sono solo attratto da lui perché mi ha fatto aprire gli occhi sulla mia sessualità. Insomma, può essere che Nate sia solo la mia novità, il mio moto di ribellione giovanile o cazzate del genere. Oh, merda, quanto mi sento patetico! Chissà se le ragazze con cui sono stato si tormentavano così per me. E Valeria? È questa indecisione, frustrazione e confusione che lei prova quando la ignoro o non le do segnali chiari? Nate non mi ha chiesto di mettermi con lui e non so cosa siamo. E poi i gay si fidanzano? In cosa dovrebbe consistere essenzialmente il fidanzamento tra omosessuali? Insomma... è una relazione che non porterà da nessuna parte... non è fine alla procreazione quantomeno. Anche se mi pare che ora si possano adottare figli e BZZZZZZZ cosa mi salta in mente! Basta così, stop! Non posso pensare già a questo! Ahhhh è tutta colpa di Nate! E pensare che non avevo proprio intenzione di fidanzarmi perché volevo dedicarmi allo studio! Mi ero sempre detto di non avere il tempo per simili futilità, al fine di rimandarle a quando avessi stabilizzato la mia vita. Cosa faccio se non passo perché mi sono fatto rimbecillire da una semplice relazione? Relazione? Che tipo di relazione abbiamo io e Nate? Lui è dolce e sembra che io gli piaccia. Anche lui mi piace? Sicuramente è un bell'uomo, però... mi sento andare a fuoco ogni volta che mi tocca. Questo non è un male? E poi, quelle cose...che mi ha fatto... Ricordai la sensazione dei suoi baci sulla pelle e del suo tocco deciso, ma delicato. Mi alzai in piedi e scagliai il cuscino verso le scale.

<<Adesso basta! Non ho tempo per queste cose! È inutile pensarci ora. Prendiamo le cose come vengono!>> gridai, rivolto a me stesso e arruffandomi con forza i capelli.

Mi diressi nella mia camera e posai il cellulare sulla scrivania, accanto al libro sui test di economia.

<<Ok, ora studio!>> esclamai, aprendo il libro e provando a leggere qualche riga.

Lui è stato uno dei migliori studenti della Bocconi. Forse potrei chiedergli aiuto riflettei, ancor prima di finire di leggere un paragrafo. Sbattei più volte le palpebre, No, no...meglio di no! m'ingiunsi con foga. Sentivo lo stomaco in subbuglio e non facevo altro che guardare l'ora.

Verso le otto chiusi i libri e mi alzai per dirigermi in cucina e preparare la cena. Sentivo un'ansia mai provata prima al pensiero che Nate, di lì a poco, sarebbe tornato a casa. Non sono sicuro che sia un bene per me, rivederlo. D'altronde non sono neanche riuscito a far chiarezza nei miei pensieri. Cosa potremmo mai essere l'uno per l'altro? Amanti al massimo. Non certo fidanzati, vero? Insomma, siamo entrambi uomini... Mi distrassi e sbattei la testa contro la libreria. Un libro cadde dal suo scaffale e mi colpì, finendo poi per terra.

<<Ahi...tutta colpa di quel bastardo!>> esclamai, massaggiandomi il capo.

Mi chino a raccogliere il libro. Come se non fossi depresso abbastanza, mi ritrovai a fissare una copertina con sopra un padre e un figlio che si tenevano per mano. È un romanzo di Sookie White, piuttosto vecchio. Feci per rimetterlo apposto, quando l'occhio mi cadde all'angolo della copertina, dove c'era il nome della casa editrice.

<<Giusto, la Seiran produce anche i libri della White. Chissà se Nate la conosce.>> mormorai, pensieroso.

Appoggiai il libro sulla scrivania con l'intento di rileggerlo appena possibile e scesi in cucina.

<<Ma certo che la conosce, è una delle loro autrici di punta! Che si siano incontrati?>> mi chiesi, mentre condivo l'insalata.

Avevo intenzione di preparare una bella insalata con tonno, pomodori e olive. Mi persi ancora un po' nei miei cupi pensieri, tanto che la voce di Nate mi spaventò.

<<Sono tornato.>>.

Sussultai e mi girai col coltello in mano.

<<Addirittura? Che accoglienza.>> ridacchiò lui avanzando.

<<Mi hai spaventato. Annuncia che vuoi parlare prima a di parlare!>> urlai, facendo respiri profondi.

Gli diedi la schiena, nascondendo il mio viso rosso.

<< Ciò che hai detto non ha molto senso.>> mi fece notare lui, sempre in tono ironico.

Sbuffai e presi i piatti per portarli a tavola.

<<Bentornato.>> balbettai, senza alzare lo sguardo.

Dannazione, che faccio? Come devo comportarmi? pensai in preda al panico.

<<Com'è andata a lavoro?>> mormorai, sentendo i passi di Nate avvicinarsi.

Completai la mia azione e feci per voltarmi per prendere la birra dal frigorifero, ma le costose scarpe grigie di Nate entrarono nel mio campo visivo. È proprio di fronte a me. E adesso? Non ce la facevo a sollevare lo sguardo e mi sentivo basso e impacciato.

<<Tutto ok. Mi sei mancato. Ti ho pensato, sai.>> disse Nate, posandomi una mano sulla spalla.

Era calda, come sempre. Nate mi premette una mano sulla nuca e mi spinse contro di se, abbracciandomi. Questo contatto mi fa stare bene riflettei, rilassandomi dopo un momento. È solo un abbraccio! Gli abbracci sono buoni. Alcuni studi affermano che riceverli abbassa la pressione sanguigna! Posai la testa tra il suo collo e la spalla, respirando l'odore del suo profumo.

<<Tu hai sentito la mia mancanza?>>.

<<Che...che domande fai!?>> balbettai, divincolandomi.

Lui rise e mi baciò la fronte. Alzai lo sguardo per lanciargli un'occhiataccia, ma lui mi strinse più forte e i suoi occhi si agganciarono ai miei. Dimenticai tutte le mie preoccupazioni e i miei dubbi, godendomi quel momento. Lo sguardo di Nate diventò più profondo. Arrossì e mi lasciai accarezzare una guancia. Le carezze, aiutano ad ammorbidire la tensione. Va tutto bene. È normale desiderare questo contatto e stare bene! Nate si chinò su di me a depormi il più delicato dei baci, destinato a diventare molto più profondo.

<<Rispondimi.>> sussurrò lui, interrompendosi.

<< No! Affatto! Non ti ho proprio pensato, più o meno... forse solo un po'... ma per sbaglio!>> tentennai io, odiando la flebile voce che sentivo uscire dalle mie labbra.

Nate mi sorrise, radioso. Cavolo! Ci sono cascato di nuovo! Serrai le palpebre, arrossendo.

<<Allora farò in modo che il tuo corpo possa sentire ancora di più la mia mancanza, così soffrirai ogni volta che non sarò con te.>> mormorò, dolcemente.

Spalancai gl'occhi, sorpreso.

<<Ma che stronzate dici...?>> obiettai io, cercando di respingerlo.

Lui mi circondò la vita con le braccia e mi trascinò sul divano.

<<Ehi, lasciami!>> mi divincolai, inutilmente.

<<Non contarci.>> rise lui, costringendomi a sedermi sul divano.

Poi s'inginocchiò tra le mie gambe e posò una mano sotto la mia maglia, mentre con l'altra iniziò ad abbassarmi il pantalone, mettendomi a nudo.

<<Nate! La... la cena...>> gemetti.

<<Non scapperà da nessuna parte.>> replicò, prima di posare ancora le sue labbra su di me.

Mi arresi ancora al suo calore, al suo odore, alle sue grandi mani delicate, alle sensazioni piacevoli che provavo e che mi facevano impazzire

Dopo una doccia veloce, per fortuna ognuno nel suo bagno, ci sedemmo finalmente a tavola.

<<Ci hai messo un'eternità.>> commentò Nate, che aveva finito prima di me.

Quest'uomo... pensai, irritato. Prima mi usa come antistress e poi mi dà anche orari per la doccia che mi costringe a fare. Ed io che gli ho pure preparato da mangiare...

<<Buon appetito.>> disse lui.

<<Altrettanto.>>.

Iniziammo a mangiare. Nate accese la tv, ma non mi diede fastidio. Sentivo il corpo come se non avessi più neanche un osso. Chissà se stavo diventando più snodato...

<<Com'è l'insalata?>> domandai, dopo un po'.

<<Salata.>>.

<<Sul serio?>>.

<<Forse è perché ho ancora in bocca il tuo sapore...>> disse lui, sorridendomi in modo perverso.

Arrossì e chinai la testa sul piatto. Come può dire certe cose con una tale tranquillità!

<<Ho mentito.>> mormorai dopo un po', attirando lo sguardo di Nate che si stava concentrando sulle notizie del telegiornale.

<<Mmmm?>>.

<<Mi sei mancato. Ti ho pensato parecchio.>> sospirai, arrendendomi alla verità.

<<Lo so.>> mi sorrise lui.

Si alzò da tavola per portare il suo piatto al lavello. Nel tornare, si chinò per portarmi le mani al collo e mi morse un orecchio.

<< Ah, ahi! Cosa?>>.

<<Perché mi hai mentito!>>

<< Scusa, scusa, colpa mia. Sono solo un'idiota è tutta colpa mia!>> mi affrettai a dire,

<< Sai, la mia autrice preferita, Sookie White, produce molti dei suoi libri con voi.>> cambiai discorso.

<<Ah, si.>>.

<<La conosci?>>.

<<Si. Sono il suo editore.>>.

<<Cosa?>> domandai, sconvolto.

<<Già.>>.

<< Ma non sei il direttore generale della casa editrice o qualcosa del genere?>>.

<<Si, lo sono. Però mi è sempre piaciuto lavorare con gli autori. Quindi mi sono occupato personalmente dei suoi libri.>>

<<Quindi... la conosci?>>.

<<Ovvio.>>.

<<E com'è? Scommetto che è bellissima. Ho visto solo una foto di lei. Non ama per nulla apparire in pubblico. Dev'essere molto timida... Ah, che invidia. Andrei in capo al mondo pur d'incontrarla.>>.

<<Adesso calmati, ragazzino.>> ridacchiò Nate.

<<No, non posso calmarmi. Lei è il mio ideale di donna. I suoi libri sono talmente fantastici che non me ne sono perso neanche uno. La mia passione per lei è l'unica cosa che non è mai svanita in tutto questo tempo. Ah, che ingiustizia!>>.

<<Ti piace così tanto?>> mi sussurrò Nate, pensieroso.

<<Nate, lei è il mio mito. La mia musa. Il mio idolo.>> affermai, guardandolo negl'occhi.

Lui distolse lo sguardo.

<<Che fastidio.>> borbottò.

<<Eh?>>.

<<Va bene. Se è davvero così importante per te, vorresti incontrarla?>>

<<Come?>> domandai, sgranando gl'occhi.

<<Allora? Ti piacerebbe incontrarla ?>>.

<<Chi?>> chiesi, piegando la testa di lato.

<<Sookie White.>> sospirò lui.

<<Quale Sookie White?>>.

<< La romanziera di successo, il tuo idolo. Quella di cui parli sempre...>> replicò Nate.

Sembra...irritato? Geloso? Com'è possibile? Non riuscì a trovare nulla da dire per un minuto buono. Qual era la reazione più appropriata da tenere quando il tuo coinquilino/amante/maschio ti offriva l'opportunità d'incontrare la donna che aveva ispirato ogni azione della tua vita e che amavi (platonicamente) più di te stesso?

<<Mi stai prendendo in giro?>> domandai sospettosamente, sbattendo le palpebre.

<<Affatto. Allora?>> negò lui.

<<Cioè io incontrerò Sookie White?>>.

<<Se lo vuoi...Però ti avverto: non è fantastica come sembra.>> disse lui, alzandosi da tavola.

<<Non m'importerebbe nemmeno se fosse un Goblin! Io la amo per ciò che scrive! Quando?>>.

<<Domani notte. Intorno alle otto.>>.

<<Dove?>>.

<<Ti farò sapere.>> rispose, prendendo i piatti da tavola e posandoli nel lavandino.

<<Nate!>> esclamai.

Lui si girò verso di me e mi squadrò con i suoi occhi celesti, in attesa. Mi alzai in piedi e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non sapevo cosa fare per ringraziarlo. Ero così felice che avrei potuto saltargli addosso. Non credo che la cosa gli dispiacerebbe... Arrossì lievemente a quel pensiero. Poi mi riscossi, andai verso di lui a passo lento, senza guardarlo, lo abbracciai con forza alla vita e premetti la testa contro il suo collo. Lui s'irrigidì per la sorpresa. Forse era la prima volta che lo toccavo di mia iniziativa. Poi si rilassò e mi abbracciò a sua volta.

<<Grazie mille. Mi renderesti davvero...felice.>> mormorai.

Erano parole stereotipate e che andavano bene per ogni tipo di occasione, ma il mio cervello non ne voleva sapere di collaborare.

<<Te l'ho già detto... non provocarmi così se non sei disposto ad accettarne le conseguenze.>> mormorò Nate, tirandomi i capelli per farmi alzare la testa ad accogliere il suo bacio.

Nate mi sollevò e mi fece sedere sul bancone della cucina, scostando uno sgabello con un piede. Mi ha preso per una sacca da viaggio che può buttare da qualunque parte? Prima il pavimento, poi il divano, ora la cucina... Cercai di reprimere il mio fastidio.

<<Grazie.>> sussurrai, guardandolo negl'occhi.

<<Figurati. Non l'hai ancora vista!>>.

<<Però è come se la conoscessi! Le parole che utilizza nel tessere finemente azioni e pensieri da una vuota pagina bianca... è...è...>> balbettai, estasiato.

<< Piuttosto, veniamo al pagamento...>> sbuffò Nate, passandomi le labbra su una guancia..

<<Pagamento?>>.

<<Ovvio!>> esclamò lui.

Mise i palmi sul bancone, ai lati delle mie cosce.

<<Cosa esattamente?>> .

<<Prima cosa, verrai con me al centro commerciale.>>.

<<Per fare che?>>.

<<Ho preso in considerazione l'idea di mettere una libreria nel salone di sopra.>>.

<<Ah, certo, ti aiuterò.>>.

Sicuramente la sua stanza sarebbe solo potuta diventare una discarica col passare del tempo. Mi fa piacere che abbia preso sul serio le mie parole. Vuol dire che mi ascolta quando gli faccio le prediche? Evviva!

<<Secondo: mi aiuterai a riordinare i libri.>>.

<<Si, certo.>> acconsentì, un po' meno entusiasticamente.

Centinaia di volumi da mettere apposto non sono nulla per il commesso di una libreria se paragonato al suo regalo inestimabile. La incontrerò! Anche se non potei fare a meno di sentirmi stanco quando pensai alle montagne di volumi che avrei dovuto mettere in ordine, la felicità e l'eccitazione prevalsero su tutto. Nate è una brava persona.

<<Terzo...>> iniziò, interrompendosi.

Nate mi prese il volto tra le mani e sorrise in modo angelico, come il serpente doveva aver sorriso ad Eva nel dirle: prendi la mela, Dio non lo saprà mai.. Avevo un gran brutto presentimento. Provai ad arretrare, ma lui mi afferrò per le spalle e mi fece scendere dal bancone. Iniziò a trascinarmi verso le scale.

<<Ah... Nate? Aspetta un attimo.>>.

No, fermo, fermo, fermo!

<<No, no. Le cose si guadagnano, Luca.>> disse lui, arrivati di sopra.

Non di nuovo! Ma quanta energia ha!

<<Nate... ah... veramente! Facciamo domani. Non resisto più.>> mi lamentai.

<<Tranquillo. Anche io sono stanco e domani devo andare a lavoro alle sei.>> disse lui, con la mano sulla maniglia della porta.

Entrammo nella camera piena di libri e Nate mi sospinse verso il letto, obbligandomi a camminare all'indietro.

<<Allora cosa ci faccio qui?>> .

<<Voglio dormire con te.>> sorrise lui, buttandomi sul letto.

Rimbalzai sul materasso con la schiena. Mi misi a sedere, reggendomi con i palmi delle mani e le braccia tese. Aveva cambiato il lenzuolo, che ora è bianco con ghirigori dorati.

<<Dormire?>> chiesi, sospettoso.

<<Si.>> affermò lui, togliendosi la camicia.

Venni distratto dal suo petto muscoloso. Si passò le mani tra i capelli. La sua muscolatura risaltava sotto la pelle bronzea. Distolsi lo sguardo e fissai le lenzuola.

<< Dormire... nello stesso letto?>>.

<<Ovvio.>>.

<<Solo dormire?>>.

<<Oh...>>.

Mise un ginocchio fasciato dal tessuto grigio della tuta a lato di una mia gamba e una mano sul mio petto, obbligandomi a distendermi. Carponi, si erse su di me. Mi passò le labbra sul collo, dalla mascella alla clavicola, leggero come il battito delle ali di una farfalla, caldo come dovrebbe essere soltanto il fuoco.

<<Vorresti fare qualcos'altro per caso?>> sussurrò.

Ansimai e strisciai velocemente all'indietro.

<<No, no. Grazie.>>.

<<Mmmm.>>.

Nate mi seguì al centro del letto. Quello sguardo che aveva, mi mandava in estasi e mi faceva seccare la bocca. Dannazione! Rotolai a destra del letto.

<<Io...non credo di farcela.>>.

<<Perché?>>.

<<Ecco...sono un ragazzo. Tu sei un ragazzo. Dormire insieme sarebbe...>> borbottai incoerentemente.

In verità ero solo piuttosto imbarazzato. Sono una persona che si muove molto per andare in bagno, bere, addirittura mi alzo nel cuore della notte e mi metto a leggere o a studiare. Gli darei sicuramente fastidio.

<<Preferiresti fare sesso prima di dormire? Come ieri sera?>> sorrise lui, prendendomi alla vita con una presa ferrea.

I suoi palmi erano caldi e asciutti, le dita forti e le sentì scavarmi leggeri solchi nella pelle sensibile.

<<No, no.>> mi divincolai.

Insomma, i fidanzati dormono insieme! E noi... noi... noi stiamo insieme? No! Quindi non si può dormire insieme! Vero? Nate mi passò un braccio dietro la schiena e l'altro alla vita, stringendomi a se. Il calore era ovunque. Mi sentì andare in fiamme. Come può pensare che riesca a dormire con lui se solo un casto abbraccio mi provoca una simile reazione?!

<<Ah...i denti. Vado a lavarmi i denti. L'igiene orale è importante.>> annunciai, scivolando via.

Per fortuna Nate mi lasciò andare, seppur mettendo il broncio. Tornai in camera di corsa ed entrai in bagno. Mi guardai allo specchio. Avevo il volto rosso e i capelli scompigliati. Me li aggiustai con le mani. Mi sciacquai denti e faccia e tirai un sospiro di sollievo. Quando stavo in compagnia di Nate, mi agitavo tanto che mi sembrava che il mio cervello si disattivasse. Non so mai cosa fare o dire, ne cosa voglio. Questi sentimenti mi confondono così tanto... sono solo un idiota! Scommetto che lui non pensa minimamente a queste cose. Forse per lui... io sono solo un'antistress? Un giocattolino da tormentare? In fondo potrebbe essere stato con molti altri ragazzi stamattina senza che io lo sappia. Non abbiamo quel tipo di rapporto serio, no? O si? Non ci capisco più nulla!

Scossi la testa e mi picchettai le guance con le mani.

<<Chi se ne frega di questi dettagli! Nate mi farà incontrare Lei. Glielo devo! >> sussurrai.

Spegnendo le luci al mio passaggio, mi diressi alla porta di Nate. L'avevo chiusa dietro di me quando ero uscito frettolosamente. Presi un respiro profondo e aprì la porta che cigolò leggermente. Nate era a letto, con la luce sul comodino accesa e stava leggendo un fascicolo, indossando degli occhiali rettangolari dalla montatura sottile. Wow, è sexy perfino con gli occhiali! Non potei fare a meno di pensare. Almeno è sotto le coperte. Mi avvicinai a lui a passo rigido. Nate non sollevò lo sguardo, assorbito dalla lettura. Sollevai le lenzuola leggere e m'infilai dalla parte opposta del letto. Mi rannicchiai su un fianco, dandogli la schiena.

<<Buonanotte.>> dissi con voce esitante.

Chiusi gl'occhi.

<<Sogni d'oro.>> replicò Nate, allungando una mano ad accarezzarmi i capelli.

M'irrigidì. Lo sentì posare gli occhiali e muoversi sul letto. Poi spense la luce. L'oscurità c'inghiottì. Provai a rilassarmi. Nate non mi toccava e non sentivo neanche il suo sguardo sulla schiena. Ero sorpreso e inquieto e... si, forse un tantino deluso. Non fa niente? Non si avvicina nemmeno? Arrossì per i miei stessi pensieri e mi agitai lievemente. Sentì un fruscio. M'immobilizzai, in attesa.

<<Scusa, stavi dormendo?>> mi chiese la voce di Nate, in un tenue sussurro.

<<No, ero in coma. Grazie per avermi salvato la vita.>> replicai, grondando sarcasmo.

<<Prego, allora. Tranquillo, non ti farò niente.>> mormorò.

<<Ah... si, se lo dici tu...>>.

Dopo un po' di calma piatta, arrischiai un'occhiata alle mie spalle. Nate era girato verso di me su un fianco. Aveva gli occhi chiusi. Sembra stia già dormendo. Non ha indossato neanche una canotta pensai con disapprovazione. Mi girai verso di lui. Mi piaceva osservare il suo viso. Gli occhi erano così grandi e belli da far distogliere facilmente l'attenzione dalle lunghe ciglia nere. Anche le sopracciglia ad arco erano piuttosto curate e la barba si era allungata appena. Con il suo chiarore, contornava le labbra piene che apparivano più rosee del resto della pelle, quasi tendenti al rosso. In effetti, forse dalla cura della propria persona, avrei dovuto capire che era gay. Gli etero raramente si tiravano le sopracciglia o si prendevano cura della propria pelle. In effetti, da questo punto di vista, anch'io ho sempre tenuto molto in considerazione il mio aspetto. Comunque, mi sconcertava che potessero esistere uomini così avvenenti. Ed è anche ricco, intelligente e colto. Solo il suo carattere lunatico e, a volte, infantile è il suo unico tratto negativo, oltre al fatto che mi ha sedotto... Credo di essere stato fortunato ad incontrare una persona del genere e a condividere con lui pasti e certi momenti, tra i quali non rientra il sesso, ovviamente... almeno credo...cioè... si è perfino offerto di farmi incontrare Sookie White. Questo non dimostra la sua grande gentilezza e disponibilità verso gli altri? Quelle reazioni, voglie, i battiti del mio cuore che acceleravano anche solo guardandolo, come mi sentivo bene tra le sue braccia, completo, come desiderassi stringerlo a me, anche quella notte, tutto ciò mi spaventava. Possibile che dopo poco più di un mese di conoscenza, mi fossi così tanto affezionato a quell'uomo così particolare? Eppure, nonostante il suo carattere all'apparenza forte, non riuscivo a togliermi dalla mente il sospetto che lui fosse una persona fragile dal punto di vista sentimentale. Il modo in cui si è comportato quando era ubriaco quella sera, le sue lacrime, le sue parole. Questo lato di lui contrasta molto con la sua personalità quantomeno eccentrica, ma allora... chi è il vero Nate? L'uomo forte e tenace che fa di tutto per avere ciò che vuole e che, di solito, lo ottiene o il bambino insicuro e solitario che l'alcool fa emergere? Forse è un mix d'entrambi o forse non ho capito nulla di lui ed è la stanchezza a farmi delirare. Propendevo per la seconda. Poggiai la testa sul cuscino e mi raccolsi i capelli dietro un orecchio. Cercai di prendere sonno, chiudendo gl'occhi, per poi riaprirli subito dopo. Come potrei mai dormire con una persona del genere accanto? Iniziai a pensare che forse dovevo andarmene, ma sarebbe stato infantile. D'altronde il nostro è un patto tra gentiluomini, un dare e avere, qui(d) pro quo. Anche se la posta in gioco non mi sembra per nulla equa. Comunque non voglio infrangere la promessa. Dalla finestra aperta entrava uno sbuffo d'aria calda che scompigliava i capelli di Nate e li faceva ricadere sulla fronte. Anche i suoi capelli si stanno allungando pensai, sorridendo e allungando la mano. Gli scostai il ciuffo dalla fronte. La sua pelle era calda a contatto con le mie dita. Mentre ritiravo la mano i suoi occhi si aprono a conficcarsi nei miei.

<<Eh? Non dormi?>>.

Lui allungò una mano e mi afferrò per il polso. Mi trasse con forza verso di se.

<<No, non ho fatto nulla!>>.

Nate m'ignorò e mi baciò le nocche della mano. Fece passare l'altro braccio intorno alla mia vita e mi obbligò a stringermi contro il suo petto.

<<Cosa?>> mormorai.

Lui iniziò ad accarezzarmi i capelli ed adagiò il mento sulla mia testa. Mi rilassai contro di lui e gli passai un braccio intorno alla schiena. Per comodità! Posai l'orecchio sul suo petto. Sentì il battito regolare e forte del suo cuore. Il rumore di un muscolo che pompava incessantemente sangue nel nostro corpo, la sinfonia della vita.

<< Sei caldo.>> sussurrai.

<<Anche tu.>>.

Alla fine mi addormentai, stretto a quel corpo e accarezzato da quelle mani così grandi da rendere quasi impossibile crederle capaci di un simile tocco delicato.

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