Capitolo 9
Alle 14:00 mi precipitai a casa di Lizzy, sentivo il bisogno di stare dentro di lei, di fare l'amore, di sentire il suo odore.
Suonai il campanello più volte e il portone si aprì, salii le scale e trovai una Lizzy mezza addormentata in piedi accanto alla porta.
- Dormivi? - Le domandai.
- Si -
La seguii in camera, si ricoprì e si rimise a dormire, mi tolsi i vestiti di dosso rimanendo soltanto con i boxer, mi misi seduto accanto a lei spostandogli dal viso un ciuffo di capelli.
- Mmmhhh cosa vuoi - Si lamentò.
Mi chinai su di lei baciandole il collo, lentamente aprì gli occhi e si voltò.
- Te l'ho già detto. Non farò l'amore con te, prima devi dirmi tutto -
- Perché fai così Lizzy? -
Si voltò dall'altra parte e richiuse gli occhi.
Gli tolsi le coperte di dosso, le sue gambe lunghe abbronzate erano coperte solo da dei pantaloncini corti.
Senza ascoltare le sue lamentele glieli sfilai, le sue mani provavano a spingermi via. Bloccai i suoi polsi accanto alla sua testa e le morsi un seno attraverso la canottiera.
- Smettila Mattia! - Urlò dimenandosi.
- Non vuoi stare con me? -
- No! Non voglio! -
- Però ti sei fatta scopare l'altra sera! E ti è piaciuto! -
- Smettila, ti prego! - La sua voce era rotta dal pianto, ma si tratteneva dal piangere.
Le lasciai i polsi e strappai i suoi slip.
- Smetti.... mi fai paura Mattia -
Quelle parole mi fecero bloccare, la guardai, il suo viso pieno di lacrime e sui polsi i segni della mia presa per tenerla ferma.
Appoggiai la testa sul suo petto respirando.
- Scusa Lizzy... non so cosa mi è preso - Le dissi.
- Vattene Mattia. Non voglio più vederti! - Mi disse massaggiandosi i polsi.
- Ti ho chiesto scusa -
- Non me ne frega un cazzo delle tue scuse! Voglio che te ne vai! -
Non potevo aver preso da mio padre, io ero diverso da lui ma mi ero comportato come lui.
Non potevo permettermi di perderla, l'unica ragazza che mi aveva fatto perdere la testa.
Iniziai a piangere come un bambino disperato singhiozzando sul suo petto.
Afferrò il mio viso con le mani tirandolo su e dopo avermi guardato mi abbracciò, appoggiai il viso sul suo collo stringendola inspirando il suo odore.
- Aiutami Lizzy.... - Dissi continuando a piangere.
Mi baciò tenendomi stretto, anche lei stava piangendo.
- Ti aiuto Mattia. Ma aiutami a capire -
- Mi dispiace per cosa stavo per farti -
- Non pensarci. Sono qui Mattia -
Accarezzava la mia schiena soffermandosi sulle cicatrici che avevo mentre baciava la mia testa, mi addormentai stretto tra le sue braccia.
Lucrezia
- Matti..... svegliati - Dissi accarezzando i suoi capelli lunghi. Avevo le gambe intorpidite, per non svegliarlo ero rimasta ferma per qualche ora nella solita posizione, lui aprì gli occhi.
- Che ore sono - Mi chiese.
- Sono le 17:30, se vuoi dormi, ma io devo preparare la cena -
- No, stai qui con me, ordiniamo una pizza più tardi -
- Ordiniamo una pizza, ma fammi alzare -
Si allontanò per farmi alzare, mi fissava mentre mi vestivo con la testa appoggiata sul mio cuscino.
- Sei bella Lizzy -
- Grazie -
Andai in cucina e mi preparai un caffè, lui mi raggiunse poco dopo con indosso i boxer.
- Ce n'è un po' per me? - Mi chiese sedendosi.
- Si... aspetta te lo verso -
Appoggiai la tazzina sul tavolo e mi rimisi a sedere.
- Ti va di parlare? - Chiesi guardandolo.
- Di cosa? -
- Mattia mi hai chiesto di aiutarti e voglio farlo, ma se non parli non so come fare -
Sospirò e bevve il suo caffè, poi fissando il tavolo si accese una sigaretta.
Stavo per alzarmi innervosita dal suo comportamento quando si decise ad aprire bocca.
- Cosa vuoi sapere Lizzy -
- Tutto partendo da come ti sei fatto quelle cicatrici sulla schiena -
- Me le ha fatte mio padre -
- Cosa? - Dissi sentendo un groppo alla gola.
- Mio padre perse il lavoro che io avevo 15 anni, ogni giorno usciva di casa dicendo a mia madre che andava a cercare lavoro e invece andava a bere -
Aspettai che riprendesse fiato senza mettergli furia, si stava aprendo con me e non volevo che smettesse.
- Tornava alle 8 di sera ubriaco perso, picchiava mia madre e poi la violentava obbligandomi a guardarlo mentre lo faceva -
Mi passai una mano sul viso asciugando una lacrima, mi dispiaceva vederlo così, ma farlo parlare era l'unico modo per capirlo.
- Finito con mia madre la lasciava in terra disperata, si toglieva la cintura dei pantaloni e iniziava a picchiare me. Ecco come mi sono fatto le cicatrici - Disse alzando gli occhi.
- Dove sono loro adesso? -
- Io sono scappato quando avevo quasi 18 anni, dopo che una sera portò in casa una puttana e mi obbligò ad andarci a letto. Andai in una chiesa e il parroco mi aiutò a nascondermi da loro, mi fece conoscere una famiglia che nonostante la mia età e i miei problemi mi accolse in casa sua, il mio patrigno mi portò a lavorare con se, e dopo qualche mese il parroco venne a suonare il campanello per dirmi che la mia vera madre l'avevano trovata morta. Del mio vero padre non ho più saputo niente -
Mi alzai e andai a sedermi sulle sue gambe, lo abbracciai cominciando a piangere.
- Mi dispiace Mattia -
- Era giusto che lo sapessi Lizzy. Sei la prima persona importante a cui ho raccontato tutto -
- Perché non l'hai fatto prima? Perché ho dovuto forzarti a farlo? -
- Perché avevo paura che ti saresti allontanata da me. Anche quello che ti stavo per fare oggi... io ho paura di farti del male Lizzy -
- Lo supereremo insieme -
- La mia madre adottiva mi ha sempre detto che parlare con uno psicologo mi avrebbe fatto bene. Ma non gli ho mai dato ascolto -
- Ci andremo insieme! Ti accompagnerò io Mattia -
- Verresti davvero con me? -
- Se questo serve a farti stare meglio si -
Accarezzai il suo viso ruvido per la barba che stava ricrescendo.
- Dove sono i tuoi genitori adottivi? -
- Purtroppo sono morti in un incidente stradale due anni fa. Lui aveva segnato a me la sua azienda, qualche giorno prima di morire andai a cena da loro e mi dissero che io ero il figlio che non avevano mai avuto -
Appoggiai la testa sul suo petto, la sua vita non era stata semplice, aveva perso tutto, gli rimanevo soltanto io e volevo aiutarlo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top