Capitolo 21
- Cosa è successo? - Mi chiese il poliziotto più giovane scendendo dall'auto mentre il dottore entrava in palestra.
- Sono entrato negli spogliatoi perché non vedevo uscire la mia ragazza, il suo allenatore ha provato a violentarla -
- È sicuro di quello che dice? -
- Era sopra di lei, le aveva abbassato i pantaloni e la stava toccando, secondo lei, cosa stava facendo? - Risposi alterato.
- Va bene, si calmi però -
Mi accesi l'ennesima sigaretta mentre i poliziotti entrarono per parlare con Lizzy.
A 00:00 riuscimmo a entrare in macchina per tornare a casa, sentivo i singhiozzi di Lizzy accanto a me, non disse niente per tutto il viaggio.
Salimmo in casa, andò in cucina e si versò un bicchiere di vino.
- Stai bene? - Le chiesi.
Annuì con un cenno della testa, i suoi occhi erano spenti, lo sguardo triste e le sue mani tremavano. - Vai a dormire Lizzy - Le dissi.
- Tu non vieni? - Mi chiese con un filo di voce.
- Secondo te riuscirei a dormire? - Le urlai contro. - Se mi avessi ascoltato non ci saremmo ritrovati così Lizzy! - Continuai.
Ricominciò a piangere, appoggiò il bicchiere sul tavolo e andò in camera chiudendo la porta.
Andai a sedermi sul divano, mi sentivo uno stronzo, lei in fondo dei conti non aveva colpa di quello che era successo, ma io non ero riuscito a stargli vicino, avevo pensato solo a scaricare la mia rabbia su di lui, la rabbia di una vita che era rimasta chiusa dentro di me per 13 anni.
L'orologio segnava le 4:30, mi affacciai in camera, Lizzy era seduta sul letto, si teneva le ginocchia con le mani dondolando sul letto, gli occhi gonfi, il viso arrossato, respirava talmente forte che rimaneva senza fiato, corsi vicino a lei e accarezzai il suo viso, ma i suoi occhi rimasero a fissare un punto fermo come se non esistessi.
- Lizzy.... Lizzy stai bene? -
Provai a scuoterla ma il suo respiro aumentava, non sapendo cosa fare chiamai la guardia medica che dopo mezz'ora suonò il campanello.
- Buonasera - Mi disse.
- Buonasera, mi segua -
Entrò in camera adesso sembrava avere le convulsioni e tremava.
- Da quanto sta così? - Mi chiese.
- Sono entrato in camera alle 4:30, ed era già così - Risposi preoccupato.
- È successo qualcosa? Avete litigato? - Chiese visitandola.
- No, il... suo allenatore di pallavolo ha provato a violentarla - Risposi a denti stretti.
- È un attacco di panico, devo fargli una puntura, poi starà bene, ma domani deve visitarla il suo medico curante. Le lascio il foglio con scritto cosa le ho somministrato, lo dia al dottore -
Annuii, prese quello che gli serviva dalla sua borsa di pelle e gli fece la puntura sul braccio.
Lo seguii in salotto.
- Farà effetto quasi subito - Mi disse passandomi il foglio.
- La ringrazio -
Lo accompagnai alla porta e tornai in camera, il suo respiro sembrava più regolare, era seduta appoggiata alla testata del letto, mi guardò quando mi misi seduto accanto a lei.
- Stai bene? - Chiesi prendendo la sua mano.
- Adesso si - Rispose piano. - Hai ragione, sono una stupida ragazzina ingenua -
- No Lizzy, non sei questo! - Dissi abbracciandola.
- Avrei dovuto ascoltarti -
- Basta, non pensarci, ci sono io adesso, andrà tutto bene -
Si alzò la maglietta, tirò giù il reggiseno mostrandomi dei segni sul seno sinistro.
- Mi ha morsa - Mi disse.
Mi passai la mano nei capelli sentendo il nervoso salire di nuovo.
- Riposati Lizzy.... -
- Non mi lasciare da sola -
Mi fece tenerezza, accarezzai i suoi capelli.
- Non ti lascio da sola - Risposi.
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