Capitolo 20
Mattia
- Dobbiamo alzarci Mattia - Mi disse dopo un po'.
- Pensavo che avresti approfittato di me -
- Io non ho mai approfittato di te! - Rise.
- Forse dovresti cominciare -
- Sei impossibile Mattia! -
Si alzò e iniziò a vestirsi davanti a me mentre fissavo il suo corpo desiderandolo ancora.
Indossò un vestito corto color crema con dei fiori rosa pallido e si guardò incrociando i miei occhi allo specchio.
- Ti sta bene. Adesso puoi toglierlo e metterti un paio de jeans -
- Ma non ne ho dietro Mattia! Ho portato soltanto questo e quello che avevo l'altro giorno in ospedale! -
- Va bene. Allora passiamo subito a casa tua, ti cambi e prendi un po' di vestiti per cambiarti -
- Perché non posso mettermi un vestito? -
Mi alzai dal letto, infilai i boxer, mi avvicinai a lei che mi guardava con un adorabile broncio da bambina.
- Perché nessuno deve guardarti tranne me - Dissi.
- È folle, te ne rendi conto? -
- Lo so, ma anche io sono folle - La baciai e finii di vestirmi.
Prendemmo la mia macchina, lei si mise seduta al mio fianco in silenzio per tutto il viaggio verso casa sua. Salii le scale dietro di lei ed entrai chiudendo la porta alle mie spalle.
Aspettai che si cambiasse e appena entrò in cucina la guardai sorridendole.
- Stai bene. Hai preso qualcosa per i prossimi giorni? -
- Si ho preso tutto - Rispose scocciata.
L'abbracciai baciandole la fronte.
- Me lo fai un sorriso? Dovresti essere contenta che sono geloso di te -
- Lo sono infatti, ma così esageri! -
Il suo cellulare squillò, lo tirò fuori dalla borsa e feci appena in tempo a leggere il nome Tommaso che lampeggiava.
Alzai gli occhi al cielo, stava cominciando a stressarmi e lasciai che gli rispondesse.
Ascoltai la conversazione e quando attaccò la guardai con aria interrogativa.
- Stasera andrò all'ultimo allenamento, e gli dirò che lascio -
Questa volta non gli avevo detto niente, avrebbe potuto continuare sempre sotto la mia sorveglianza, ma non mi opposi alla sua decisione e neanche provai a fargli cambiare idea.
- Andiamo a fare la spesa - Dissi prendendola per mano.
Lasciai decidere a lei cosa prendere da mangiare, mi limitai a pagare tutto ciò che aveva comprato anche se molte cose che aveva comprato non sapevo neanche che sapore avessero, rimontammo in macchina e la portai in ufficio trascinandola fino dentro perché non voleva venire.
- Ines! - Dissi entrando.
- Stavo giusto preparandomi un caffè Mattia, lo vuoi? -
- Si grazie. Volevo presentarti Lizzy - Le dissi sorridendo.
Lizzy diventò rossa come un pomodoro maturo e allungò la sua mano.
- Piacere - Disse.
- Ciao Lizzy, piacere mio -
Baciai la mia ragazza sulla tempia.
- Ines hai stampato la lettera di licenziamento di Lizzy? -
- No Mattia, mi avevi detto tu di non farlo -
- Ci ho ripensato! -
- Mattia possiamo parlarne... dopo con più calma? -
Sbuffai. - Di cosa dobbiamo parlare? Abbiamo già discusso di questa cosa Lizzy! -
- Si ma... -
- Basta Lizzy. Per favore! -
- Ha la testa dura - Le disse Ines riferendosi a me.
- Me ne sono accorta, quando fa così lo strozzerei con le mie mani! -
- Grazie tesoro! - Dissi prendendola in giro.
- Ok ascolta Ines, noi ce ne andiamo. Firma ti quella lettera per me, e inviane una copia a Lizzy e una al commercialista, noi ci vediamo lunedì -
- D'accordo! Ciao Lizzy! -
- Ciao Ines - Urlò mentre la tiravo fuori dall'ufficio.
Corsi in strada tirandola per la mano, la sentivo ridere come una bambina e mi riempiva il cuore la sua risata.
Tornammo a casa e si mise a impastare la pasta per la pizza.
- Ti porto io agli allenamenti - Dissi ricordando le parole di suo fratello.
- Dopo ti tocca venirmi a riprendere.... -
- Non ci sono problemi. Tornerò a riprenderti -
Il pomeriggio stirò i panni che aveva lavato il giorno prima mentre io guardavo la televisione in salotto, mi preparò la teglia di pizza per cena, andò a cambiarsi e l'accompagnai agli allenamenti.
- Alle 22:30 sono qui - Dissi prima che scendesse.
- Ok. La pizza è solo da scaldare -
- Grazie - Dissi baciandola.
Cenai, guardai un po' di partita in televisione e poi andai a riprenderla.
Alle 22:20 ero già davanti alla palestra appoggiato al cofano della macchina.
Mi accesi una sigaretta e le prime ragazze cominciarono a uscire.
Mi stavo innervosendo, più della metà erano già andate via ma non vedevo Lizzy; fermai una ragazza bionda.
- Scusa, Lucrezia? -
- È ancora dentro, si sta vestendo -
- Ma c'è qualcun altra? -
- No, è rimasta da sola -
- Grazie -
Buttai la sigaretta ed entrai in palestra, mi guardai intorno per cercare Tommaso ma non c'era nessuno, aprii la prima porta degli spogliatoi, la luce era spenta, poi sentii delle urla, era Lizzy.
Sentii il sangue gelarsi nelle vene, iniziai a sudare freddo e mi precipitai nella porta accanto.
Lizzy era distesa sulla panca, i pantaloni abbassati alle ginocchia, il suo allenatore gli stava sopra, il viso affondato nella maglietta di Lizzy all'altezza dei seni e una mano in mezzo alle sue gambe, la sentivo strillare mentre cercava di liberarsi dal peso di quello stronzo.
Improvvisamente rividi mio padre addosso a mia madre mentre le strappava i vestiti di dosso, avrei voluto aiutarla ma ero troppo piccolo, lei urlava mentre le lacrime rigavano il suo viso.
Mi avvicinai, lo presi per la giacca della tuta e lo scaraventai dall'altra parte della stanza mettendomi a cavalcioni su di lui e iniziai a riempire il suo viso di cazzotti; tutte quelle che avrei voluto dare a mio padre le stava prendendo lui.
- Mattia! - Mi urlò Lizzy piangendo.
- Vestiti Lizzy! -
Cominciò a uscirgli sangue dal naso e dalla bocca, solo quando Lizzy si aggrappò alle mie spalle mi fermai, mi tirai su e sputai sulla sua faccia, lei piangeva tenendomi per un braccio.
Mi liberai dalla sua presa, cercai il mio cellulare nelle tasche e chiamai il 118.
- Ringrazia che ti chiamo l'ambulanza sacco di merda - Dissi prima che qualcuno rispondesse.
Uscii fuori a fumare una sigaretta mentre Lizzy era seduta in un angolo in palestra che non smetteva di piangere.
Pochi minuti e arrivò l'ambulanza e una pattuglia della polizia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top