Capitolo 23

Rimango immobile alla vista di Will. Sento il mio cuore quasi fermarsi. Ogni cellula dentro di me, vuole morire. Pensavo che scappare da lui fosse stato semplice, invece eccomi qua. Sono tornata indietro nel tempo a quella terribile notte. Dinanzi a lui tremante e terrorizzata. Cerco di non far trasparire quella insicurezza che ho sempre mostrato ma William oramai mi conosce fin troppo bene, quindi non ho via di scampo, ora sono sua. Di nuovo.

Ricordi orribili rivivono in me. Io girata alla porta d'ingresso con la gonna alzata fino in cima alla vita e lui orgoglioso di ciò che compiva. In quell' ultimo flash, inizio a sentirmi inerme e una forte nausea risale dalle mie narici fino a scendere giù in gola. Non riesco nemmeno a pronunciare una parola. Il solo pensiero di lui che mi tocca o semplicemente mi sfiora, mi provoca terribili conati di vomito. "Perché non mi lascia in pace? Perché è qui? " Cerco di ricompormi e non apparire debole e indifesa ai suoi occhi. Così mi do forza e prendo a parlargli con quel solo poco di coraggio che alla sua vista ho del tutto perso.

<< TU... Che cavolo ci fai qui? >>Alzo lo sguardo e sul suo viso noto un sorriso lieve, quasi divertito dalla situazione. Le sue labbra carnose, si inumidiscono al tocco con la lingua stessa. Mi guarda incantato ma allo stesso tempo percepisco come se ormai mi avesse già in pugno. La sua vittoria nell'avermi di nuovo, sprigiona in lui un qualcosa di eccitante che ai miei occhi appare alquanto scabroso. Si abbottona la giacca e si alza sinuoso, per avvicinarsi a me. <<Piccola... Mi sei mancata! Lo sai? >> Dice divertito. Sono un fuoco.

I miei nervi sono al culmine. Odio questo atteggiamento da strafottente. Come fossi un suo cliente analfabeta. Ma chi si crede di essere? <<NON CHIAMARMI PIÙ PICCOLA! Io non ti appartengo più. Io non sono più tua. >> Il mio viso fiammeggia dall'ira e non riesco a fare altrimenti. Dopo tutto quello che mi ha fatto, non ha diritti su di me. Non sono più la donna immagine che sedeva al suo fianco alle feste e ai ricevimenti. Non sono più la donna che avrebbe preso le sue difese anche solo con un breve sguardo. Si merita il peggio. Spero che rimarrà solo. Lui e con solo la sua coscienza sporca. Sono arrivata al punto da essere fuggita da quella che ero. Non solo, anche dai miei genitori. Loro erano gli unici su cui avessi mai contato e adesso non so nemmeno di chi mi possa realmente fidare. Una cosa però ho guadagnato dal mio arrivo in Inghilterra: Christopher. Averlo conosciuto, mi ha fatto riscoprire l'amore che pensavo di aver perso. Che questo stronzo che adesso ho di fronte, mi ha fatto perdere. Con i suoi magheggi e le sue menzogne mi ha illuso. Mi fatto credere che al mio fianco potesse esserci un uomo virile e rispettabile. Ma in realtà non esiste. E adesso che ho scoperto la verità sul suo conto, sono disposta a lottare per me e per la vita di Christopher. Sono pronta a mettermi in gioco e lottare per la nostra felicità assieme.

William è di fronte a me. Provo a indietreggiare lentamente, ma senza risultati la porta dietro di me non aiuta. Ad un passo dal potermi quasi toccare, invece di provarmi a sfiorare, mi fissa incantato. Godendosi il terrore che ormai aleggia sul mio viso. Riprende a parlare.

<< Sai... Jess... Tu apparterrai sempre a me. Sarai sempre mia. E lo sai perché? >> Si sofferma, chiude gli occhi e quando li riapre quel colore così marrone è ancora più scuro che mai.

<< Smettila di provocare l'ira che è in me, parla e dì le cose senza tergiversare. >>

<< Ok... Jess. Sai che io e tuo padre siamo soci in affari. Beh, qualche anno fa prima che le nostre strade si incontrassero tuo padre venne da me. L'azienda che aveva fondato in principio, si stava pian piano sgretolando e perdeva sempre più investitori. Inoltre, le spese erano diventate ingestibili per lui. >>

<< Dove vuoi arrivare?>>

<< Beh, per continuare a tenere la vita che svolgeva e che tutt'ora svolge ha firmato un accordo con me. >>

<< Che tipo di accordo? >>

<< Lui avrebbe guadagnato diversi soldi e soci alleati in grado di aiutarlo ed io avrei avuto la sua splendida e bellissima figlia. >>

<< Perciò non mi ha sostenuto quando sono venuta via dall'Italia, perché io non avrei comunque avuto scelta. Lui ti appartiene. >>

<< No piccola. Tu mi appartieni. Io quel giorno ho fatto quel contratto, perché è te che volevo. Io ti ho sempre voluto. >>

<< Cristo.>> Il mio cervello è completamente in tilt. Mio padre mi ha venduto come fossi un oggetto della sua società. Lui mi ha fatto credere in un amore che in realtà era solo frutto di un investimento tra soci. Io ero e sono tutt'ora la pedina che mantiene le quattro mura che mio padre gestisce. Non solo, se non torno con Will mia madre resterà senza più nulla. Anzi, chissà se anche lei sapesse realmente cosa la sua famiglia, anzi mi correggo, suo marito cercava di fare? Spero di no. Il solo pensiero mi distrugge l'anima fino in fondo anche nella parte più indistruttibile di me.

<< Jess? Io...>>

<< Devo tornare a casa giusto? >> Alzo lo sguardo devastata e senza più nulla da ribadire se non odiare tutte le persone che credevo mi amassero.

<< No.. Devi solamente sposarmi. Se vuoi rimanere a Londra ho comunque una sede in centro, potremmo vivere qui.>>

<< Se dicessi di no, cosa accadrebbe? Intendo alla mia famiglia.>>

<< Beh, per cominciare.... Tuo padre perderebbe la società e i membri che attualmente lo sostengono. Inoltre la reputazione della tua famiglia a quel punto sarebbe macchiata a vita. In poche parole: bancarotta. >>

<< Cazzo! Will è messa così male la società? >> Si avvicina e il suo viso adesso non è più come prima. Sembra quasi preoccupato per la risposta alla mia domanda.

In tutti questi anni non mi sono mai preoccupata di come le cose potessero andare. Mi fidavo di ciò che mio padre compiva o più semplicemente diceva. Avevo stima in quell'uomo che vedevo ai miei occhi come un eroe. Ero enormemente accecata dal bene che sia a me che a mia madre ha sempre voluto. E alla fine non mi sono resa conto che sotto quei sorrisi e quell'affetto si celava un uomo del tutto instabile e senza nessuna fiducia in chi realmente lo circondava. Io penso che alla fine abbia scelto di firmare quel dannato contratto solo per non perdere ciò che per lui contava più di qualsiasi cosa: noi. Ripensando al passato e scorgendo ogni ricordo possibile, anche su quei piccoli dettagli insignificanti ora inizio a rendermi forse conto di ciò che avevo di fronte ma che ho ignorato per il mio semplice egoismo. Mi preoccupavo di essere stata ingannata, raggirata e manipolata. Ma la dura realtà è che mio padre cercava solo di proteggere la sua famiglia. E adesso che tutto sta venendo alla luce dei fatti, tocca a me proteggere loro. Solo io posso farlo.

<< Rispondimi! Will com'è messa l'azienda? >>

<< Davvero lo vuoi sapere, piccola? >>

<< Si... >> Il mio cuore batte all'impazzata ed io, sono sempre più in ansia.

<< Quasi in rovina. Gli affari non riescono a girare come tuo padre vorrebbe e nonostante il mio aiuto i compratori non hanno fiducia nelle sue capacità. >>

<< Beh... Allora non ho scelta. Giusto? >>

<< Direi di no. >>

<< Hai vinto. Sposiamoci e torniamo in Italia. >>

<< Possiamo anche rimanere se vuoi. >>

<< No! Devo aiutare papà con la società e cercare di risollevare gli animi. Non si tratta solo della nostra famiglia, ma anche di tutte quelle persone che lavorano per noi. Perciò prenderò in considerazione di diventare socia assieme a te. A quel punto una volta aggiustato le cose, potrò vivere la mia vita. >>

<< Mi odi così tanto? >>

<< Tu nemmeno t'immagini cosa adesso provi per te. Dopo il tradimento e la violenza subita, voglio solo che sparisci dalla mia vita. >>

<< Va bene, piccola. Fino a quel giorno però sarai mia giusto? >>

<< Se davvero lo pensi, credici. Ma scordati il mio corpo. >>

<< Staremo a vedere. Ci sarà da divertirsi. >>

<< Domani mattina passo a prenderti. Alle otto sono da te. Fatti trovare all'ingresso. Ah... Dimenticavo senza scorta ovvio. Il tuo amico non verrà con noi. A domani, piccola. >> Mi accarezza una guancia con nuovamente quel sorriso di chi sa che ha pienamente trionfato. Gli afferro la mano e gliela sposto. Così mi volto verso la porta, la apro e lo lascio passare. Guardando Will allontanarsi mi accascio sul pavimento freddo del corridoio e piango sommessamente. Lacrime tristi e piene di rammarico si sprigionano fino a cadere sulle mie ginocchia. Non so se ho preso la decisione più sensata, però non posso pensare solo al mio bene ma anche a quello della mia famiglia. Devo smettere di provare odio senza ragione. Ma almeno cercare di trovare risposte alle azioni compiute da mio padre. In fondo siamo esseri umani.

" L'angelo è riuscita a proteggere il povero diavolo. Vero, Jess? Ma sei sicura di poter sposare quello vero? Sei sicura di riuscire a vivere per sempre, con la persona che ti ha preso quell'anima piena di ardore e ancora buona che vive in te? Pensaci... "

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