Capitolo 22

Abbracciate l'un l'altra, dormiamo e sogniamo solo cose belle; nella speranza che al nostro risveglio, sia tutto perfetto e che tutto ciò che sta accadendo, sia solo un terribile sogno. Nel mio sogno immagino me, Angie, Christopher e tutti gli altri, felici e sereni. Ma la realtà è tutt'altra cosa. È piena di sfide, dolori e rammarico soprattutto. Rammarico perché hai sempre dato fiducia in persone che credevi leali con te. Rammarico perché di quelle stesse persone, ti sei fidata. Rammarico perché sai che per esserti fatta valere, hai sempre dovuto saperle affrontare. Nella mia vita passata ho cercato di non arrendermi anche se poi ho mollato tutto e sono fuggita, ho sempre creduto che fossi nel giusto. Ma nessuno è mai nella parte buona. Tutti bene o male, abbiamo dentro di noi una parte malvagia.

°°°°

Mi sveglio e le luci del sole riflettono nella stanza come abbaglianti.

"Il sole è già così in alto?"

Guardo l'orologio sul comodino e segna le ore dieci. No. No. No. Il lavoro. Sono in ritardo.

<< Angie svegliati. Muoviti. >>

<< Jess... >> Mugola nel sonno. Si stropiccia gli occhi e si gira dall'altra parte ancora addormentata.

<< Noooo Angie. SVEGLIATI. >>

<< Cooosa c'è ? >>

<< Dobbiamo muoverci sono già le dieci. Siamo in tremendo ritardo ed io non ho il cellulare per avvertire. Non so come fare. >> Dico, nel panico più totale.

<< Io tanto non devo lavorare. Io non ho più un lavoro da un mese. >> Dice, alzandosi su stessa per poi dirigersi in cucina.

<< Cosa vorresti dire? >> Dico perplessa.

<< Ti spiegherò tutto al tuo ritorno. Adesso muoviti. >>

<< Ok, va bene. >>

Mi vesto di fretta e furia mettendo le stesse cose che indossavo il giorno prima. Mi infilo il cappotto e scappo via verso la metro. Salita in metro dopo un'attesa di sette lunghi minuti al gelo, mi siedo e cerco di scaldarmi. Ad ogni fermata, scorgo i piccoli bagliori di luce che riflettono nelle vetrate. Quei piccoli raggi, riscaldano anche se per poco, le case fredde e gelate di inizio inverno. Siamo a novembre ormai, ed io in questi mesi, sono riuscita a crescere e sono riuscita a vivere una vita nuova. Solo mia. In questi mesi, ho potuto conoscere persone, che non avrei nemmeno pensato lontanamente, di trovare.

Persone come: il capo. Un bellissimo e soprattutto bravissimo uomo, dalle mille sfaccettature. Amicizie nuove e alcune ritrovate. Ed infine, un nuovo amore. Un amore che sinceramente non avrei pensato di poter vivere. Dopo Will, non volevo più essere toccata. Non volevo più essere sorretta ed amata. Perché la paura di poter soffrire nuovamente, era troppa. Poi Christopher, è entrato dentro di me. Nella mia vita e nella mia anima ferita. Come il sole di oggi, su Londra. In me, ha riscaldato un cuore ferito e gelido. Anche se alla fine sono stata io ad essere il suo sole, beh, lui almeno per me è stato quell'inverso di tepore e ardore, che ormai erano spariti da tempo. Si erano smarriti quei raggi che non riuscivano a riscaldare più, quel mondo pieno di amore. Quel mondo, che era solo per Will.

Scendo alla mia fermata e mi dirigo verso la caffetteria. Sebastian sarà su tutte le furie e purtroppo, non posso dargli torto. Come ogni giorno, la fila arriva fuori dall'ingresso nonostante siano già le undici. Le miriadi di persone con i loro caffè caldi e quasi bollenti, attendono solo di arrivare a fine giornata incolumi. Noi tutti abbiamo problemi, da cui non riusciamo ad evadere. E noi tutti, cerchiamo di sopravvivere. La Jess di un tempo, non si soffermava a vedere all'esterno di tutto ciò che accadeva. Intorno a lei, la vita scorreva nel verso che gli altri le avevano imposto. Si limitava semplicemente, a vivere la sua vita perfetta e lussuosa. Come ogni donna di un alto rango sociale, è abituata a fare. La Jess del passato, indossava i suoi abiti lussuosi e sorrideva a persone, che non meritavano sorrisi per lei sinceri. Partecipava a beneficenze e feste, dove la maggior parte delle persone, complottava solamente il prossimo affare.

"La mia vita era davvero così inutile, prima di Christopher?"

Io da buona fidanzata mi limitavo a sorridere e a parlare con donne del mio stesso status, su chi fosse ingrassata o su chi fosse in adulterio gli uni con gli altri. Mi ritenevo come loro. Pensavo che così facendo, sarei diventata una donna perfetta e rispettabile, ai loro occhi. Se ci penso adesso, mi sento ancora più idiota di quello che posso apparire.

"Chissà cosa diranno ora che non partecipo più a quegli eventi? Chissà se quelle stesse persone, che un tempo dicevano di essermi amiche, sono adesso prese dai nuovi pettegolezzi del giorno? "

Già posso immaginarmi la scena: con i loro drink pomeridiani, a sparlare a casa di Mel. A sparlare di persone, che sono più piccole di loro. Rinchiuse nel loro stesso rango. E quelle parole aspre e di pura falsità che loro stesse portano dentro.

"Ragazze... L'adulterio in casa Brown e la sofferenza della famiglia Stewart. Oddio che cosa terribile. Il tradimento avvenuto alla sua stessa figlia, è così triste. Quella povera ed innocente ragazza, che si sarebbe prostata ai piedi del giovane Brown, se solo glielo avesse chiesto. Che peccato. Si sa chi era tra lenzuola di Brown? "

Conoscendo Mel, avrà insabbiato ogni cosa. Per parare quel fondoschiena perfetto, avrà ribaltato le carte su una persona molto più debole e facile da eliminare. Ma non voglio pensarci in questo momento. Scaccio via gli oscuri pensieri e torno alla mia vita attuale.

°°°°

Samantha non si accorge del mio arrivo, troppo presa dal quantitativo di ordini. Vado nella stanza apposita dove ci sono gli armadietti e mi metto l'uniforme. La mia borsa è lì in un angolo, proprio dove la sera prima, l'avevo lasciata. Decido di vedere dopo il cellulare, dopo tutto, non mi pare il caso. Soprattutto, dopo il ritardo di oggi.

Raggiungo il bancone e un Sebastian alquanto furioso si trova di fronte a me.

<< Dopo parliamo. Ti aspetto dopo il turno, nel mio ufficio. Sola. >>

<< Sebastian... Ti posso spiegare... Sono riuscita a trovare Christopher e... >> Ma non arrivo a terminare la frase che mi blocca in un secondo replicando:

<< Ti ripeto che dopo parleremo. Adesso no. Jess? Non vedi il locale come è stracolmo di gente? Adesso muoviti e fai il tuo lavoro. >>

<< Si, capo. >>

Per tutta la pausa pranzo, ho aiutato il più possibile Samantha con gli ordini e il servizio. Passate le tre, finalmente riusciamo a respirare. Sistemo i tavoli che serviranno poi in serata per gli aperitivi, ma nel mentre vengo fermata e alle mie spalle trovo Christopher tutto sorridente e affettuoso.

<< Ehi, come stai mia stupenda ragazza? >>

<< Ehi, ora non posso parlare. Stamattina sono arrivata in ritardo e Sebastian non ne è felice. Perciò parliamo dopo ok? >> Dico, affettuosamente e gli schioccandogli un bacio sulla guancia.

<< Ok... bellissima. Mi metto al mio solito tavolo e sai già cosa portare. >> E mi sorride risoluto.

Mi mancava tutto questo. Mi mancavano le sue provocazioni maliziose e i nostri punzecchiamenti. Ormai pensavo che il ragazzo che avevo conosciuto quel giorno, fosse solo uno dei tanti di passaggio. Pensavo di aver sbagliato per l'ennesima volta, la persona con cui poter passare attimi della mia vita. Con lui fin dal principio, mi sono sentita libera di poter dire la mia. Di poter mostrare, come sono veramente. Ed è per questo, che non mi pentirò mai di averlo cercato. Di averlo riportato, nella mia vita.

<< Jess? Vieni nel mio ufficio, dobbiamo finire la discussione intrapresa stamani. Finisci con il cliente e raggiungimi di là. >> Non mi da il tempo di replicare che è già di spalle, pronto ad affrontare il problema.

<< Si arrivo... >>

Raggiungo il tavolo di Christopher con lo Cherazar e gli stuzzichini. È preso dal flusso dei suoi stessi pensieri e non si rende conto del mio arrivo.

<< Ehi, tutto ok? >>

<< Certo. Tu? >>

<< Devo essere sgridata dal capo, ma per il resto tutto apposto. >>

<< Se vuoi ci penso io. >>

<< No. Devo affrontare questa cosa, da sola. >>

<< Ok... A dopo, bellissima. Non metterci troppo. >>

<< Ok... >>

Non so cosa dire a Sebastian. Insomma con me è sempre stato gentile e cordiale. Ma purtroppo, ha ragione ad essere arrabbiato. Il mio comportamento, ha influito negativamente sul lavoro. Ed è lui stesso, a pagarne le spese.

Arrivo davanti alla porta del suo ufficio e busso. Attendo la sua conferma e dopo aver sentito la sua stessa voce, faccio il mio ingresso. Ma al suo interno non trovo Sebastian, ma Will. Seduto sulla quella sedia ammaccata e cigolante, siede il mio ex. Il diavolo da cui ero fuggita.

"E adesso... Cosa accadrà, alla Jess che è di fronte a lui? Sinceramente? Niente di buono. Mai fidarsi del diavolo. Mai fidarsi di lui. "

°°°°

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