Capitolo 1

L'aeroporto è affollato. Raffiche di persone intente a prendere la propria destinazione. Il mio aereo partirà tra circa un'ora. Destinazione: Londra. Il motivo? La mia vita, la mia città e le persone che ne fanno parte. Ripenso a quel giorno, il solo pensiero mi procura un nodo fortissimo alla gola. Vorrei piangere per ore senza tregua. Purtroppo, nel corso della mia vita c'è sempre stato solo cumuli di sofferenza e dispiaceri. Sono seduta in questo aeroporto e vedo la mia vita scorrere a rallentatore. Fino a quel momento non mi ero resa conto che siamo solo io e la mia valigia. Pronte e alla ricerca di une scoperte e avventure. Mi auguro solamente di ritrovare, la persona felice e allegra che ero e che sono. Ne ho bisogno.

Buffo. Se ci ripenso fino a due giorni fa, pensavo che mi bastasse poco per essere felice. Più semplicemente che la mia felicità, comportava avere lui, ed invece, non è stato così. Un enorme delusione che mi ha spezzato il cuore riducendolo in frantumi.

Finalmente, siamo saliti. Quasi mezz'ora di fila. Non mi sento più le gambe. Dopo aver trovato il posto che mi spetta, sistemo la mia roba. Fortunatamente mi siedo dal lato del finestrino, così non sono costretta a guardare oltre se non tra le nuvole bianche.

L'hostess spiega tutte le prese di salvataggio, necessarie. Infine, il capitano, ci augura un buon viaggio. I motori si accendono finalmente. Istintivamente mi volto verso il finestrino. Non so per quale ragione il mio subconscio, ha scaturito in me un gesto simile, ma qualcosa mi ha spinto a compiere quel gesto. È come se fossi stata certa, che ci sarebbe stato qualcuno lì. Per me. Pronto a salutarmi.

Il mio pensiero torna nuovamente a lui. La mia mente è assalita da una marea di domande mentre l'aereo si alza in volo.

"Chissà se lo rivedrò? Chissà se saprò un giorno perdonarlo per tutto il dolore che mi ha provocato? Chissà se tornerò in questa città?" Mille domande ma nessuna risposta che possa riuscire a calmarmi. Mentre l'aereo prende quota, torno a quei ricordi felici e una lacrima nascosta scende sul viso. L'unica cosa di cui sono certa è che desidero lasciarmi tutto il dolore alle spalle. Sperando a Londra di riuscire a guarire. Ricominciare da capo è l'unica soluzione che mi appare giusta.

Il volo è stato abbastanza gradevole. Non è durato tantissimo. Due ore per essere esatti.
Londra è perfetta per me. Piove quasi sempre, ed è una cosa che amo.
Il suo rumore mi calma. Mi culla dolcemente. Il suo ticchettare sui tetti mi calma dandomi pace, serenità e benessere. Per le mie orecchie, questo suono è pura melodia. Potrei ascoltarla per ore.

Dopo mezz'ora d'attesa per la mia valigia, riesco ad uscire dall'aeroporto.

Mi incammino verso la metro e seguo il navigatore così da riuscire ad orientarmi. La casa che ho preso in affitto si trova a Clapham Junction. Dicono che sia un quartiere molto tranquillo e pieno di aree verdi. Il quartiere è costeggiato da negozi e ristoranti alla moda. Sono sicura che mi troverò benissimo nella mia nuova casa. Fortunatamente, in questo nuovo capitolo della mia vita, non sarò sola, avrò al mio fianco una persona: Angie. È la mia più cara amica. Viveva con me a Roma. Ci siamo conosciute in tenera età, è stata per quasi vent'anni la mia spalla. Il mio sostegno più grande. Poi, si è trasferita qui, dopo un enorme delusione d'amore. In questi quattro anni però, non ci siamo mai perse. Videochiamate e telefonate sono state la nostra enorme salvezza. Con lei al mio fianco, riuscirò a risollevarmi. Tornerò la ragazza a cui bastava un semplice futile e ignaro motivo, per riuscire a sorridere.

La metro non è molto affollata e riesco a sedermi accanto ad una donna bionda, sulla quarantina. È presa dal suo cellulare. Mi godo quelle poche fermate che mi separano da lei ed ammiro fuori le colline in lontananza.


Il paesaggio che mi circonda e immerso da case con tetti a punta color grigio perla e tinteggiate, con colori bordeaux. Adoro lo stile gotico che emanano i quartieri inglesi. Il loro effetto british le distanzia dai luoghi che fino ad oggi ho potuto visitare.

Finalmente è la mia fermata. Scendo dalla metro e mi dirigo verso l'uscita. Da lontano sento provenire il mio nome. Mi volto ed è lei. Naso all'insù, capelli biondo cenere e labbra carnose e grandi. La sua bellezza è disarmante.

<< Jess... >> Grida. Il suo sorriso, mi rincuora. Mi fa sentire protetta e al sicuro. La sorella che non ho mai potuto avere, non ha più importanza. Angie per me lo è stata. Quel giorno di metà settembre del 1998, lei è diventata ciò che mi era sempre mancato. La mia metà. Quella parte che poteva completarmi nella vita. Così è stato.

<< Angie... >> Grido. Le lacrime scorrono felici per qualche istante.

Mi mancava il suo entusiasmo. Lascio cadere la valigia e corro anche io per raggiungerla. La stringo forte facendomi avvolgere, in quel suo tenero abbraccio.

<< Non sai quanto mi mancavi, ed adesso sei qui. Mormora. Jess?? Perché piangi? >>

<< Non lo so. >> Dico singhiozzando. Aggrappata alle sue esili spalle, rimango lì. Le lacrime continuano a scorrere. La tensione e la rabbia accumulata nei giorni sono ufficialmente esplose. Non riesco a smettere e non riesco a staccarmi dal suo abbraccio.

<< Jess, sei qui adesso. Calmati. >> Ehi, topina... Passerà tutto. Si aggiusterà ogni cosa. Fidati. >> Sussurra. Non riesco a pronunciare una singola parola. Tutto il mio corpo è esposto alla voragine di dolore che in questi giorni avevo cercato di nascondere. La barriera che io stessa avevo creato, è finita per cedere. La ragazza coraggiosa che è in me, ha smesso di farsi forza. Adesso, al suo posto, è subentrata la ragazza sensibile inerme e piena di tristezza. Quella che in verità sono.

<< Angie... Dimmi... come farò a ricominciare a vivere? La mia vita è in mille pezzi. Dimmi? Come posso riuscire a rialzarmi, da tutto questo?>>

<< Semplice. Ci sono io al tuo fianco. Ci risolleveremo assieme, amica mia. Noi incominceremo una nuova vita. Io ti aiuterò a sorridere di nuovo. Ad essere felice. Ci penso io a te. Adesso, andiamo a casa. Hai bisogno di riposare e di una doccia. Non hai un buon odore. >> Sorride e ricambio. Mi tiene la mano e la stringe forte alla sua.

<< Andiamo a casa. >> Sussurro. Torno indietro e afferro la roba sparsa per la via. Poi, raggiungo il fianco di lei e mi metto sottobraccio. Guardando me ed Angie, sotto una nuova luce, so che grazie a lei la mia vita può ricominciare. Porterò nel mio bagaglio non solo le mie cose, ma anche la mia vecchia vita. Forse un giorno, tutta questa merda che risiede pesa sulle mie spalle come grosso ed enorme un macigno, potrà essere spazzata via. Sospiro e guardo nuovamente Angie.

<< Grazie di tutto, amica mia. >>

<< Non devi ringraziarmi. Siamo sorelle, no? Anche se non siamo unite da un legame di sangue, tu e io siamo una cosa sola. Ricordi? Solo questo conta. Noi ci saremo sempre, l'una per l'altra. Sempre. E adesso, muoviti, andiamo a casa. >>

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