Capitolo 25

«scusi signor Ryan»

«signor Ryan»

Una voce mi richiama alle mie spalle.

«ha lasciato questa lettera per lei»

Mi volto e noto il portiere con una busta in mano. La afferro e la apro per leggerla subito.

Ciao Nicholas,
ti scrivo solo per dirti di non cercarmi. Non so nemmeno io dove andrò, ma so che non ti voglio vedere, non ora! Sono troppo ferita per affrontarti a mente lucida. Vai avanti con la tua vita e non ti preoccupare per me. Io me la so cavare alla grande, come sempre. Non abbandonare il progetto perché nemmeno io lo farò, ovunque sarò continuerò la preparazione di ciò che abbiamo iniziato. Il lavoro è una cosa e i sentimenti un’altra. Per ora preferisco dedicarmi al primo, l’amore mi ha stravolta troppo per riservargli altro tempo è meglio metterlo un’po' in disparte. Al momento opportuno mi farò viva io. Buon proseguimento.
Lola

Stringo il foglio nel pugno, lanciò un urlo di sfogo senza curarmi dei passanti. La collera mi sta divorando dall’interno.
Prendo il telefono e provo a chiamarla, ma ovviamente è spento.

Riprendo la moto e inizio a guidare privo di una meta precisa, continuo senza rendermi conto del tempo che passa. Dopo aver guidato per non so quante ore realizzo di essere davanti alla palestra dove mi allenavo tempo addietro. Decido di entrare e sfogarmi con un po’ di boxe, probabilmente il mio subconscio mi ha guidato fino a qui, ho proprio bisogno di scaricare la tensione che pervade il mio corpo.

Entro nella struttura ed i ricordi più dolorosi invadono la mia mente. Conosco questo posto da quando è mancato mio padre. Era diventata la mia casa in quei giorni neri. Ho passato troppo tempo su quel sacco in fondo, che scorgo con il mio sguardo appena entrato nell’ingresso, è consumato, ma sempre utile per dare sfogo al veleno che invade il mio corpo e la mia mente.

«Nicholas tutto bene?» mi domanda Leo, il proprietario.
«suppongo di no, visto che sei qui. La tua postazione è sempre libera e allo stesso posto» annuisco per poi proseguire verso la mia valvola di sfogo.
Con Leo non servono molte parole ci capiamo al volo. Questa palestra è un regalo che mio padre gli fece molti anni prima di morire. Per questo il sacco da boxe non lo tocca nessuno, è un angolo che ha riservato a me.
Giunto dove volevo arrivare, butto la giacca per terra e inizio a tirare i pugni. Continuo senza interruzione, solo questo mi aiuta a non pensare e non e non rivivere nella mia mente ciò che è successo.

«Nicholas basta!» mi richiama Leo dopo non so esattamente quanto tempo che sono qui.

«presumo sia successo qualcosa di molto grave, erano anni che non ti vedevo cosi» Leo cerca di fermarmi.

Non riesco a smettere, ho troppa rabbia nell’anima. Decide di trascinarmi con forza, facendosi aiutare da un suo dipendente, per portarmi sul divano del suo ufficio. Una volta appoggiato sul sofà rivolgo il mio sguardo alle mie mani e lo spettacolo che mi si presenta non è affatto gradevole.

«ti rendi conto che è da tre ore che continuavi a tirare pugni? Pensi di risolvere così i tuoi problemi?» mi domanda Leo al quale rispondo con il mio silenzio.

«Nicholas, qualsiasi cosa sia successo non è questo il modo giusto per risolverla. Lo sai?»

«posso dormire qui stanotte?» so che non è bello rispondere a un’interpellanza con un altro quesito, ma non mi va di parlare di ciò che è successo.

«puoi venire a casa mia» afferma.

«no. Mi basta questo divano!» rispondo, mentre giro le fasce sulle ferite che mi sono creato.

«ora puoi dire che sei un vero pugile» ironizza Leo riferendosi alle mie mani. Abbozzo un mezzo sorriso, che racconta tutta la mia amarezza.

«allora tieni questa coperta, ti lascio riposare, ci vediamo domani»

«ti ringrazio Leo» confermo mentre lui sta uscendo dalla stanza. Accenna un sorriso per poi chiudere la porta.

Osservo le mie mani e mi maledico mentalmente. Lo so che non risolvo nulla in questo modo, ma mi serviva per sfogarmi un’po'. Sapevo che quella maledetta serata avrebbe portato guai, quando si tratta di Lauren ci sono sempre casini, ma pensavo di essere in grado a sostenerli. Non avevo tenuto conto della sua reazione all’alcol e al mio perbenismo per chiunque, avrei dovuto farla accompagnare da un’altra persona così evitavo le foto di noi due che entriamo a notte fonda a casa sua e lei che mi bacia.

Al posto di Lola anche io sarei molto arrabbiato, non so se riuscirei a evitarla, ma proverei, sicuramente, rancore.

Mi manca, dannazione se mi manca.

Ha lasciato un vuoto dentro di me, solo la sua presenza può colmare la mancanza che percepisco.

Mentre penso a Lola il mio sguardo si è soffermato sulla foto che Leo tiene nella scrivania, lui e mio padre abbracciati.
Erano grandi amici!
Mio padre ha lasciato un vuoto immenso dentro me, quella lacuna che in gran parte ha riempito Lola. Solo ora sto realizzando l’importanza infinita che ha acquisito nella mia vita.

Lei è la mia persona.

Quella che passi un’intera vita a cercare e poche volte hai la fortuna di trovare e ti accorgi di lei quando è parte del tuo mondo se la sorte continua a sorriderti, altrimenti quando l’hai persa.

Mi sdraio su questo divano consumato, ma so che non dormirò, la mia mente è un turbine di pensieri e il mio cuore un immenso oceano di emozioni.

So cosa manca alla mia esistenza, la pace, quella che solo Lola sa regalare. Quella di cui senza non so come vivere, forse per capriccio, forse per egoismo, forse per necessità o forse semplicemente per amore.

SPAZIO AUTRICE

Ecco qui il capitolo 25!!!
Come qualcuno aveva ipotizzato Lola non ha abbandonato il suo progetto.💪
Dove pensate sia andata?

Grazie infinitamente a ognuno di voi per il tempo che dedicate a questa storia.

P.s. nel prossimo capitolo parlerà il personaggio misterioso 😬 .

A presto!!!
😘

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