~ Uninteded ~
Hola!
Intanto vorrei scusarmi con tutte quelle che seguono la storia. Io sono abbastanza nuova su wattpad e non sapevo che quando modifico la storia dopo averla pubblicata vi arriva la notifica, per cui a volte modificavo un capitolo più volte dopo la pubblicazione e senza saperlo vi intasavo le notifiche ahaha
Scusate!
Poi ringrazio come al solito per le views che stanno aumentando inaspettatamente😅 Se vi piace lasciate una stellina, o comunque ditemi che ne pensate, anche per migliorarmi :33
Spero continuiate a seguire questa storia. Buona lettura! C:
Per questo capitolo ecco una canzone dei Muse che amo.
You could be my unintended
Choice to live my life extended
You could be the one I'll always love
You could be the one who listens
To my deepest inquisitions
You could be the one I'll always love
I'll be there as soon as I can
But I'm busy mending broken
Pieces of the life I had before
Before you
◊ Aizawa POV ◊
«Buongiorno» dico titubante «non volevo disturbati, ti ho chiamato ma hai il telefono staccato, così sono passato. Avevo un po di tempo oggi..».
«Si..no.. scusa non ho messo a caricare il telefono e si è spento. Vuoi entrare?» chiede facendo un passo indietro.
Mentre parla osservo un momento la stanza davanti a me. Il tavolo è pieno di bottiglie vuote, cartoni di pizza, buste di patatine e c'è un posacenere pieno di mozziconi, che posso giurare non siano sigarette, considerando anche l'odore che esce dall'appartamento.
Sul divano ci sono due ragazzi mezzi nudi che dormono sonoramente. Suppongo siano suoi amici, o almeno lo spero..
Aria ha i capelli arruffati, raccolti nel modo peggiore, gli occhi stanchi. La cosa che colpisce di più la mia attenzione è che indossa dei calzoncini ed un reggiseno, cosa strana per lei, considerando che si è appena svegliata e che di solito indossa solo una maglietta.
In ogni caso non mi sembra il momento giusto per entrare, ma quando sto per aprire bocca resto bloccato davanti l'ultima cosa che avrei voluto vedere.
Dalla camera di Aria è appena uscito un ragazzo biondo, abbastanza alto ma non quanto me forse, che indossa solo dei calzoncini di una tuta. Mi fissa strafottente e con un sorriso sghembo, finché non si avvicina ad Aria, le poggia le mani sulle spalle e le da un bacio sulla guancia.
«Buongiorno. Mi sono divertito molto ieri sera..» dice guardandomi negli occhi. Ma che problema ha quel ragazzino?
Aria ha chiude gli occhi ed inspira profondamente, come se volesse richiamare a sé tutta la pazienza del mondo. Cerco di restare impassibile, per quanto questa situazione sia assurda. Forse è il caso che me ne vada e basta..
◊ Aria POV ◊
Se prima volevo sparire, adesso vorrei davvero smettere di esistere. Bakugou è fatto così, purtroppo. Finché non ti conosce un minimo, è uno stronzo colossale. Quando mi ha conosciuta mi prendeva in giro continuamente, tanto che più di una volta l'avrei picchiato volentieri, se non fosse stato per Kirishima.
Ora so che vorrà far intendere chissà cosa, da un lato per provocare Aizawa, dall'altro per vendicarsi che io gli abbia tenuto nascosto che sono stata con lui.
Mi scanso da Bakugou, che tiene ancora le mani sulle mie spalle, guardandolo di traverso «smettila. Non è successo nulla» poi guardo Aizawa, che stranamente è calmo e non è ancora andato via «loro sono i miei amici, noi.. ieri abbiamo fatto tardi. Hanno dormito qui..».
Cerco di spiegarmi, sperando che mi creda e che Bakugou non dica altre cose compromettenti, ma ovviamente non è così.
«Si, è stato molto bello dormire insieme» dice con tono allusivo.
«Adesso basta» dico nervosa «ti ammazzo se continui».
«Perché scusa?» chiede con innocenza.
«Perché noi non abbiamo scopato!» sbotto, maledicendomi un secondo dopo per non essere stata meno diretta.
Bakugou sorride divertito «non stasera..» conclude, dirigendosi verso il bagno.
«Mai!» urlo alla sua schiena. Lo uccido davvero. Mi volto verso Aizawa, che ha gli occhi leggermente spalancati per lo stupore. Sto per dire qualcosa, quando sento la voce di Kirishima.
«Hei Aria, che succede? Lui chi è?» chiede, ancora mezzo addormentato, con la faccia schiacciata nel cuscino. Espiro profondamente per restare calma. Ci mancava lui adesso.
«Tu sta zitto, per favore» dico a senti stretti.
Ora, che tutto ciò che poteva peggiorare la situazione è già successo, pregando nell'assenza di altri eventi catastrofici, mi rivolgo ad Aizawa, stranamente silenzioso.
«Scusa lui.. se non ti conosce è così.. stronzo» concludo sospirando, imbarazzata oltre ogni limite per tutta la situazione.
«Non ti preoccupare» dice Aizawa con calma «comunque, forse è il caso che vada.. non sapevo avessi ospiti».
Non so cosa dire, sono sollevata che non sia arrabbiato, almeno non apertamente, ma sono anche delusa che se ne vada così.. Avrei voluto stare con lui, anche se non è davvero il momento giusto..
«Oh.. si certo. Sicuro che-» vorrei chiedergli di entrare, ma mi blocco «mi dispiace» mormoro «ci sentiamo.. poi?» chiedo incerta. Non so neanche io cosa gli ho chiesto, vorrei solo che non se ne andasse.
Annuisce «tranquilla, ti scrivo» dice, poi mi accarezza la nuca e si avvicina, lasciandomi un leggero bacio sulla guancia.
«Ci vediamo» dice allontanandosi.
«Si.. ciao..» resto qualche istante ferma, mentre lui sta andando verso le scale, poi mi decido a chiudere la porta.
Che mi aspettavo? Perché sarebbe dovuto rimanere o dirmi altro: non poteva avere quello che voleva, visto che casa mia è piena di gente, quindi se ne è andato..
Bakugou esce dal bagno, riscuotendomi dai miei pensieri. «È andato via?».
Lo guardo e annuisco delusa. «Mi è simpatico» dice sorridendo, guadagnandosi un'altra occhiataccia.
«Fottiti»
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◊ Aizawa POV ◊
Circa un'ora fa sono tornato dalla piscina e mi sono addormentato quasi all'istante. Da qualche minuto mi sono svegliato e sono nel mio letto; non riesco a smettere di pensare ad Aria.
È passato qualche giorno dall'ultima volta che l'ho vista. Il giorno stesso le ho scritto, dicendole che questa settimana avevo da fare, ma lei non mi ha risposto.
Non posso certo dire che non mi ha sorpreso vederla così quel pomeriggio, soprattutto considerando i doppi sensi di quel biondo, ma non mi ha scioccato. In fondo anche io a volte passo serate non del tutto tranquille, soprattutto quando Mic è di buonumore.
La cosa che mi è dispiaciuta in realtà è stato non poter passare la giornata con lei. Anche Aria sembrava turbata e i suoi grandi occhi azzurri mi fissavano con delusione, ma che potevo fare?
Prendo il telefono e decido di scriverle. Voglio vederla, mi manca più di quanto voglia ammetterlo. Mi mancano le sue labbra morbide, il suo modo di arrossire, quegli occhi chiari che trasmettono mille sfumature.
Shota: ciao. Sei libera stasera?
Mi alzo e vado a lavarmi. So già che non mi risponderà prima di 15 minuti.
Uscito dalla doccia prendo il telefono e sbianco quando leggo la risposta.
Aria: ho il ciclo, non credo che oggi io ti possa interessare.
Ma che caz-?! Sul serio? Ok, è vero che ogni volta in cui ci siamo visti poi abbiamo finito per fare l'amore, anzi spesso non abbiamo fatto altro, ma non ha senso. Io so che c'è di più e credevo che lei se ne fosse resa conto.
Crede che voglia uscire con lei solo per fare sesso, ma per chi mi ha preso?
Dopo lo stupore iniziale inizio a sentirmi in colpa. Forse è colpa mia se lei è convinta di ciò. Dovrei dirle quello che penso probabilmente, ma è difficile per me, soprattutto quando si tratta di Aria.
Sinceramente non ho mai capito a pieno cosa vuole, né perché sta con me. Non vedo cosa possa trovarci in un trentenne pervertito, che da più di due mesi esce con una studentessa. Non so neanche io che mi ha preso, so solo che non riesco a tenerla lontana da me.
Ancora preso da centinaia di dubbi le rispondo.
Shota: vestiti bene, passo a prenderti tra un'ora.
Vado a vestirmi senza neanche aspettare una risposta. Non mi importa quello che dice, stasera le farò capire cos'è per me.
◊ Aria POV ◊ ~ qualche ora prima
Oggi sono dovuta andare all'università, anche se non ci sono lezioni. Devo far firmare alcuni documenti per la tesi, così ho aspettato venti minuti l'autobus, che d'estate non passa mai, poi ci sono stata sopra per un'altra mezz'ora e infine, dopo dieci minuti di camminata, sono giunta in facoltà. Tutto ciò solo per far firmare dei fogli del cazzo e tra venti minuti ricominciare la traversata. Unica consolazione: oggi non devo lavorare.
Impiego più tempo del previsto nell'edificio e prima di andarmene vado in bagno. Sto per prendere le mie cose ed uscire quando sento due ragazze entrare, mentre parlano a voce troppo alta per i miei gusti.
«..già. Poi che razza di nome è "aria"? Sembra una spogliarellista» dice una delle due.
«Beh, che poi non è molto lontano da quello che è» risponde l'altra e le sento ridere.
«Lo sai, mi ha detto Adriano che ci ha provato anche con lui, ti rendi conto?!» dice all'amica, acuendo la voce alla fine della frase.
«Ma ti pare possibile» prosegue «lo sanno tutti che io e lui stiamo insieme e, se permetti, io sono decisamente meglio di quella nana asociale. Se la tira solo perché è riuscita a portarsi a letto qualche sfigato».
So benissimo delle voci che girano su di me e, sinceramente, non me ne è mai fregato un cazzo. Tutto perché al primo anno ho rifiutato un tizio con cui ero uscita una volta, così lui ha detto che non solo ero stata con lui, ma anche con un suo amico. Da lì è stato facile passare per una che la da a tutti, nonostante non sia mai stata con nessuno dell'università.
In realtà non è una novità per me sentire qualche commento poco garbato, o beccarmi le occhiatacce di sconosciute convinte che voglia provarci con il loro ragazzo, quando in realtà sono loro che mi fissano come se fossi nuda. Il problema ora è che quel coglione ha detto alla sua ragazza che io ci ho provato con lui.
Esco dal bagno furiosa; se i miei occhi potessero cambiare colore sarebbero rossi come il fuoco.
Riconosco la ragazza riccia che stava parlando. È un'idiota del mio corso, sempre vestita bene e piena di anelli e bracciali costosi comprati con i soldi del padre, che se la tira senza alcun motivo logico, solo perché esce con il ragazzo più popolare del nostro anno.
Mi ha sempre fatto pena in realtà, perché quel tizio ci prova con qualunque cosa respiri e l'ho sentito chiaramente dire ai suoi amici che va a letto con altre ragazze, nonostante sia fidanzato da diversi mesi.
Mi avvicino a lei, che subito cambia espressione e sembra spaventata.
«Cosa hai detto scusa?» le chiedo a pochi centimetri da lei. Sembra recuperare un po' di sicurezza prima di rispondere.
«Che tu ci hai provato con Adriano, anche se sta con me» dice a denti stretti.
«Ah davvero. Io ci avrei provato con lui?» chiedo retorica «per tua informazione, il tuo amato ragazzo sono due anni che cerca esplicitamente di portarmisi a letto, senza alcun ritegno, e l'ho sempre rifiutato. Non solo perché è un coglione, ma perché non me ne frega un cazzo di persone già impegnate. Dopo l'ennesimo rifiuto, ha quasi cercato di stuprarmi e quando si è preso una ginocchiata nelle palle, ha giurato che prima o poi lo farà. La cosa assurda è che ti ha raccontato il contrario, e che tu sia talmente stupida da avergli creduto».
Mi allontano da lei, perché mi fa davvero pena. Se non fosse così stupida potrei odiarla, ma la verità è che neanche si rende conto di chi sia davvero il suo ragazzo.
«Apri gli occhi, quello si è già scopato mezza facoltà. I suoi occhioni azzurri valgono più della tua dignità?»
Lei mi guarda, visibilmente confusa, così decido di andarmene. Non me ne frega nulla dei loro drammi adolescenziali. Voglio solo andare a casa a dormire.
Esco dall'università e vado verso casa, mentre "Message Man" dei Twenty One Pilots risuona nelle mie cuffiette.
A loser hides behind a mask of my disguise
And who I am today? Is worse than other times
You don't know my brain, the way you know my name
You don't know my heart, the way you know my face
Arrivo a casa distrutta, ancora più oppressa da pensieri negativi di quando mi sono svegliata. Già, nel caso non si fosse capito, non sono proprio di buonumore oggi. Darei anche la colpa agli ormoni del ciclo, ma purtroppo queste giornate capitano più di una volta al mese.
È quasi sera quando sento il telefono vibrare e leggo il messaggio di Aizawa, a cui rispondo quasi senza pensare, ancora influenzata da quanto accaduto l'ultima volta e dal mio attuale stato emotivo.
Mi aspettavo che mi avrebbe ignorata, o chiesto spiegazioni, invece, come accade spesso, mi sorprende con quel messaggio semi-autoritario. Sembra quasi un ordine, ma considerando che mi sta invitando ad uscire, non lo considero tale.
Resto qualche minuto a pensare a cosa fare, se dirgli che non voglio vederlo, che non ho voglia di uscire (ed in effetti è così), ma alla fine mi ritrovo diretta verso il bagno per farmi una doccia.
Velocemente cerco qualcosa da mettere. Non so cosa ha in mente, ma mi ha detto di vestirmi bene, quindi ci provo.
Trovo un vestito nero con una stoffa di pizzo pesante, che arriva poco sopra il ginocchio. È leggermente stretto sulla scollatura a cuore, poi ricade morbido sul resto del corpo, mettendo in risalto i miei fianchi pieni.
Passo una riga di eyeliner sulle palpebre e, essendo stranamente in anticipo, decido anche di acconciarmi i capelli in uno chignon semi-disordinato, lasciando che delle ciocche ricadano sulla fronte e ai lati del viso.
Purtroppo, non essendo molto pratica, legarmi i capelli richiede più tempo del previsto, perciò quando suona il citofono non sono ancora pronta. Dico ad Aizawa di entrare e corro a prendere delle scarpe di velluto nero che lasciano scoperte le punte delle dita e con un cinturino che avvolge la caviglia. Il tacco è alto il minimo indispensabile ed è piuttosto largo, vista la mia inettitudine nel camminare con dei tacchi veri e propri.
Apro la porta e, quando vedo Aizawa, mi manca un battito. Ha una camicia scura e pantaloni neri, come lo vedevo spesso a lezione, inoltre i capelli sono per metà raccolti con un elastico, lasciando scoperto il suo viso definito.
Sento il mio viso avvampare e distolgo lo sguardo dai suoi occhi neri che mi osservano con attenzione.
«C-ciao.. scusa devo ancora prendere la borsa» dico, affrettandomi verso la camera e lasciandolo lì senza dire altro. Non mi capacito ancora di come riesca ad essere attraente anche con cose semplici, né capisco perché voglia uscire con me.
◊ Aizawa POV ◊
Quando mi apre la porta per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Ok, è sempre stata bella e si, le ho detto io di vestirsi bene, ma vederla in quel modo è comunque shockante.
Lei mi saluta e io non riesco a proferire parola, osservando come i capelli le lasciano scoperto il viso, risaltandone i lineamenti e le guance soffici. I suoi occhi azzurri mi colpiscono, messi in evidenza dal trucco, che non le vedevo dall'inizio dell'estate e dal rossore delle sue gote.
Mi porge delle scuse che ascolto distrattamente e si allontana, permettendomi di osservare la schiena scoperta, il collo chiaro, la gambe lunghe e il modo in cui il vestito le ricade morbido sui fianchi, permettendomi di ammirare il leggero ondeggiare del suo fondoschiena.
Quando ritorna ha una piccola borsa tonda poggiata alla spalla e mi rendo conto che ancora non ho detto assolutamente nulla.
«Sei bellissima» è l'unica frase che mi esce spontanea. La vedo illuminarsi e un ampio sorriso si dipinge sul suo volto, che è di nuovo arrossito. Mi avvicino e la bacio dolcemente.
Si, mi è decisamente mancato il suo sapore.
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Siamo in un ristorante di Trastevere, informale ma piuttosto intimo, considerando anche che i tavolini all'aperto infondono un'atmosfera piacevole, ma Aria sembra a disagio.
È da almeno mezz'ora che siamo qui e lei continua a rispondere nervosamente, si guarda attorno di continuo. Comincio a pensare che non volesse uscire con me e, in effetti, non le ho dato molta scelta, ma allora perché si è preparata con tanta cura?
«Aria che succede?». Lei mi guarda per un attimo, poi si guarda di nuovo attorno «niente» dice piano.
Sospiro frustrato. Perché è così difficile dirmi quello che pensa?
Disse l'uomo che ancora non riesce a dirle che gli piace precisa la mia coscienza, che ignoro come ogni volta.
«Se è per la settimana scorsa non devi preoccuparti, so che non sei andata a letto con quel ragazzo» cerco di rassicurarla.
Lei mi guarda e sorride. Sembra sollevata, ma c'è ancora qualcosa che non mi ha detto. Decido tuttavia di non insistere, se vuole me ne parlerà lei.
In effetti, dopo qualche minuto mi fissa intensamente, poi sospira e si decide a parlare, anche se titubante.
«Non sei preoccupato?»
«E di cosa?» le domando tranquillamente.
«Che qualcuno ci veda.. io non capisco perché.. Perché esporsi tanto per me?»
Le sue parole mi colpiscono. Davvero non ha capito quanto la desideri? Davvero crede di valere così poco?
«No, non mi preoccupa. Non me ne importa assolutamente nulla» dico guardando i suoi occhi, che sembrano dei zaffiri alla luce soffusa dei lampioni «voglio stare qui, con te».
Sembra colpita dalle mie parole, ma ancora insicura, così proseguo «poi se anche qualcuno mi vedesse non saprebbe mai che frequenti l'università. Sono solo uno che cena con una donna stupenda».
Sorride, finalmente convinta dalle mie parole e vedo che inizia a rilassarsi.
«Quindi tua madre si è risposata?» mi chiede serena.
«Si. Circa 10 anni fa si è rimessa in contatto con una sua amica del liceo, hanno iniziato a parlare sempre più spesso, poi mia madre è andata a trovarla in Giappone e quando è tornata mi ha detto che si sono fidanzate. Quando sono andato a vivere da solo mia madre ha deciso di trasferirsi a Kyoto per stare con lei. Una volta l'anno vado anche io lì a trovarle, per le feste primaverili» le spiego.
Lei mi guarda con occhi sognanti «ma è una storia davvero romantica!» esclama «non sai quanto vorrei visitare il Giappone..».
In effetti, sarebbe bello andare lì con lei, farle vedere come sbocciano i fiori a primavera. Ma ovviamente tutto ciò lo tengo per me, limitandomi a sorriderle.
«Quindi parli giapponese?» mi chiede.
«Si, non lo sapevi?»
«E perché dovrei?» risponde, ridendo piano. Solo allora mi rendo conto quanto in realtà sappiamo poco l'uno dell'altra, ma il legame che ci unisce è più profondo di informazioni superficiali.
Nonostante ciò, passiamo il resto della serata a scoprire cose nuove reciprocamente e, controvoglia, inizio a riaccompagnarla a casa.
◊ Aria POV ◊
Siamo sulla via del ritorno, quando senza rendermene conto, inizio a raccontargli di una mia festa di compleanno di quando ero piccola, quando la mia vita era perfetta. Avevo una madre, un padre e una sorella. Adesso invece sono come cenere.
Aizawa sembra sorpreso che mi stia aprendo con lui e mi ascolta attentamente, quando finisco di parlare mi sembra quasi di vedere le varie domande che si sta ponendo, su come la mia famiglia sia diventata il niente.
Fortunatamente mi fa la domanda più facile, l'unica a cui avrei risposto.
«Che è successo con tuo padre?» chiede con calma.
«Beh per farla breve ha tradito mia madre, così i miei si sono separati quando avevo 8 anni, poi però ha iniziato a frequentarci meno spesso. Passavano mesi prima che lo vedessi di nuovo ed era di nuovo presente come se niente fosse. Non sapevo perché, dopo anni ho scoperto che rispettava le visite settimanali solo quando gli serviva per il divorzio, così da ottenere soldi. Una volta non l'ho visto per 9 mesi di fila, poi è riapparso un paio di mesi e ho vissuto con lui. Alla fine sono tornata a casa, ormai erano passati due anni dalla separazione. Ho aspettato che ritornasse, ma i mesi passavano e nulla.. alla fine dopo un anno ho smesso di aspettare, e adesso sono 12 anni che non lo sento».
Concludo come se mi fossi tolta un peso. Era dal liceo che non raccontavo tutto ciò. Parlarne così tranquillamente, dicendo tutto, o quasi, linearmente, ripercorrendo quel tempo, mi ha sollevata e mi sento più serena.
«E non l'hai più visto?» chiede.
«Tecnicamente si, quando avevo 14 anni. L'ho incontrato per caso, ma non mi ha riconosciuta e io ero troppo immatura. Non ho avuto il coraggio di andare a parlargli, per dirgli quello che penso di lui..»
Aizawa ha ascoltato tutto ciò in silenzio, ma quando finisco di parlare si ferma e mi osserva. Sto per chiedergli qualcosa quando lui si avvicina a me e circonda le mie spalle con le braccia, stringendomi a sé e facendomi premere la fronte sul suo petto.
«Mi dispiace..» dice sottovoce. Lo stringo, inalando il suo profumo, sentendo il suo battito risuonare in me ed il suo calore avvolgermi.
Solo dopo qualche minuto lo allontano, principalmente per lo scarso ossigeno, ma anche perché mi sta stringendo troppo, forse inconsapevole della sua forza.
Ho ancora le braccia attorno alla sua vita e sollevo il mento per guardarlo negli occhi «hei non devi preoccuparti per me. Sto bene e sinceramente una persona come lui non la voglio nella mia vita, sto meglio senza..».
Lui annuisce piano, mi bacia e torniamo a camminare. Dopo qualche passo mi sfiora la mano, poi la afferra con decisione, intrecciando le dita con le mie.
Lo guardo sorpresa, perché è la prima volta che compie quel gesto, che sembra tanto naturale. Mi sorride e io faccio lo stesso, continuando a camminare, felice di essere al suo fianco.
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Dopo poco giungiamo davanti al mio palazzo e parliamo ancora qualche minuto prima di salutarci.
«Vorrei dormire con te» mi dice.
«Ma.. lo sai: non posso oggi..» lo guardo confusa; sono stata anche troppo esplicita sull'avere le mestruazioni.
Lui scuote la testa «ho detto dormire. Solo dormire..» dice, accarezzandomi con il pollice la mano, che è ancora stretta nella sua.
«Però domani devo svegliarmi alle 5 e non voglio disturbarti, poi devo cambiarmi per domani..»
«Oh it's a big day» dico sorridendo.
Aizawa sospira «ti prego non parlare come Mic, lui è più che sufficiente». Rido, acconsentendo alla sua richiesta.
Purtroppo dobbiamo salutarci, così dopo qualche bacio, alcuni più dolci, altri più passionali, devo staccarmi da lui ed entrare nel palazzo.
«Buonanotte Aria» mi dice, dandomi un ultimo bacio sulla fronte.
«Buonanotte Shota» rispondo sorridendo. Poi mi volto e mi incammino verso il portone.
Mi sembra incredibile tutto ciò. In pratica avevamo avuto un appuntamento. Un appuntamento con Aizawa. Ed era anche andato bene!
Penso soddisfatta che ho fatto meno figure pessime rispetto quelle preventivate e comunque nulla di particolarmente imbarazzante.
Sento il cuore martellarmi sonoramente la cassa toracica e mi sento davvero felice, come ogni volta che sono con lui. Inoltre il fatto che siamo stati insieme senza finire a letto mi rende più sicura di.. qualunque cosa siamo. Perché, in effetti, non so ancora cosa siamo.
Ignoro qualunque pensiero negativo sulle nostre differenze, su come siano diverse le nostre vite, le nostre prospettive. Forse non finirà bene tra noi, ma per ora voglio godermi queste sensazioni.
∂ ∂
Nel prossimo capitolo preparatevi per delle sorprese, spero di scriverlo questa settimana :)
A presto! 😘
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