~ Last Night on Earth ~ pt.2

∂ Angolo Autrice ∂

Ciao a tutte! Per farmi perdonare della mia assenza vi lascio un capitolo lunghissimo, sperando di non annoiarvi ahahah

Avevo promesso un capitolo per domenica e avrei voluto anticiparlo a sabato sera, ma essendo le due di notte non sono sicura che conti come un capitolo in anticipo 😅

Fatemi sapere se vi piacendo e criticate quello che non vi convince, di sicuro mi aiuterà a migliorare :)

Grazie a tutti di seguire questa storia, spero di non deludervi!

Un saluto da me e dal mio gatto, che mi aiuta e mi sostiene mentre scrivo ahah

Buona lettura C:

P.S.: perdonate errori di scrittura e/o battitura, ma sono le due e inizio ad avere sonno 🙃Domani lo rileggo e probabilmente sistemo qualcosa ;)

∂ ∂

◊ Aria POV ◊

    Restiamo fuori ancora qualche minuto. Il cielo è sereno, con poche nuvole sparse. Non si vedono molte stelle ma la luna era splendida, luminosa e appare più grande del solito.

«Entriamo? Ho i piedi ghiacciati..» chiedo sollevando un piede da terra per scaldarlo lungo l'altra gamba.

Lo sento annuire alle mie spalle e dopo un altro bacio sulla guancia  si stacca da me, continuando però a tenermi una mano. Mi fa voltare piano e mi bacia sulle labbra, con una dolcezza che mi sorprende per un istante. Ricambio il bacio, che inizia ad essere molto più sensuale, e non capisco se i brividi lungo il mio corpo derivano dalle labbra di Aizawa o dal freddo della ringhiera su cui sono poggiata.

Di colpo si stacca da me, facendomi emettere un verso di disappunto.

«Rientriamo?» chiede, come se nulla fosse, sorridendo. Riesco solo ad annuire piano, ancora stordita da quel bacio carico di sentimenti. Tenendomi la mano mi conduce dentro casa, voltandomi le spalle. La sua sagoma è delineata dalla luce che entrava dall'appartamento. Quell'immagine restò scolpita per sempre nella mia memoria.

*"I giorni che vivo con Aizawa, uno dopo l'altro, mi sembrano come un sogno impossibile. Perché per una come me, abituata a strisciare ai piedi degli altri, Aizawa è come un sole troppo brillante. A volte ho la sensazione che, per quanto lo desideri, non riuscirò mai a raggiungerlo veramente."*

[Ndr: quando ho scritto questa scena mi è venuta in mente questa frase tratta da "Nana", e ho voluto inserirla. Ovviamente il nel testo originale non parla di Aizawa😅 ma di Ren. Forse è un po' troppo angst ma non riuscivo a non metterla ahah. Per chi non lo conoscesse è un manga meraviglioso, purtroppo incompleto, che sconsiglio di leggere se non volete perdere la gioia di vivere🙃 Anche se è stato molto importante per me e ha cambiato il modo in cui vedevo le cose].

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    Sono poggiata alla sua spalla da qualche minuto, osservandolo lavorare. Ha un'espressione molto seria, ma anche assonnata. D'improvviso il mio stomaco mi ricorda con prepotenza che non ho cenato.

«Hai del gelato?» chiedo speranzosa.

«No, possiamo farcelo portare se vuoi»

Annuisco soddisfatta e in pochi minuti ordinammo online. Benedette consegne notturne, mi hanno salvata in moltissime notti insonni.

«Volevi che ti svegliassi per cenare?»

«Nah meglio di no. Non dormo molto durante la notte..». Colgo il suo sguardo preoccupato, ma decido di cambiare argomento.

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    Dopo poco suonarono alla porta. «Ci penso io» dico alzandomi velocemente. Stavo già per aprire la porta quando con la coda dell'occhio vedo Aizawa spalancare gli occhi ed alzarsi «Aria no!-».

Troppo tardi, ormai sto aprendo e nel secondo in cui il ragazzo con la busta in mano mi squadra da capo a piedi mi rendo conto dell'errore commesso.

Non ho indosso altro, se non la maglia di Aizawa, attraverso la quale i miei seni sono malamente coperti e che arriva appena sotto il mio sedere, lasciando scoperta interamente la coscia.

Gli occhi azzurri del ragazzo biondo davanti a me mi scrutano, quasi mi stesse facendo una radiografia. «Buonasera..» dice con un sorriso malizioso. In un attimo arrossisco e mi mancano le parole. Mi sento nuda, in effetti quasi lo sono, poi sento Aizawa spostarmi di lato e pararsi davanti al ragazzo. Paga, lo saluta velocemente e chiude la porta.

    Aizawa si gira verso di me, fissandomi, e per un istante mi faccio piccola sotto al suo sguardo indispettito, probabilmente più dallo sguardo di quel ragazzo che dalla mia stupidità. Dopo pochi secondi inizio a ridere, mentre Aizawa ora mi guarda con aria interrogativa.

Cerco di spiegarmi tra le risate «scusa, non riesco a smettere di ridere se faccio figure di merda. Una volta al liceo per rifiutare un ragazzo ho riso così tanto che alla fine mi ha mandato a quel paese»

Lo sento ridere, mentre si dirige in cucina «non vedo perché mi sorprendo, d'altronde sei la persona più imbranata che conosco, forse anche peggio di Mic».

Smetto di ridere, punta nell'orgoglio. Ha assolutamente ragione, ma lui come lo sa? «Hei! Non mi sembra di essere mai stata così con te» dico raggiungendolo.

«Ah no certo con me sei sempre impassibile, ma ti ho visto a lezione. Sei goffa» afferma.

«Non è vero!»

«Si invece» prosegue con calma «in una sola lezione hai fatto cadere tutte le tue penne per terra, hai rovesciato il caffè sul banco e hai lanciato una penna sulla testa di uno due file dopo di te a furia di giocarci»

Resto stupita dalla sua affermazione. In pratica sta ammettendo di avermi notata. Uno come lui che nota una come me. Io, che mi sento invisibile in quell'università, piena di ragazze indubbiamente più belle e curate di me. Io, che dei giorni non riesco neanche a guardare le persone negli occhi, per paura di chissà cosa. Io, che fuggo dopo ogni lezione per non essere vista.

In effetti, a volte a lezione credevo che mi guardasse, ma ero convinta di immaginarlo, d'altronde ero molto lontana da lui. Poi perché mai notare me? Sicuramente è solo per tutti i casini che ha appena elencato.

    Persa nei miei pensieri non mi accorgo che Aizawa mi sta fissando.

«Sei tutta rossa». Spalanco gli occhi; non mi sono accorta neanche di quello.

«È colpa tua..» mormoro, evitando il suo sguardo e andando verso il bancone per prendere la vaschetta. Lo sento avvicinarsi e chinarsi vicino il mio orecchio «come sempre» sussurra, facendomi venire i brividi.

Fuggo dalla cucina. Sono stanca di reagire come una dodicenne vicino a lui. Tutta la mia sicurezza sparisce davanti le sue iride nere, profonde come il vuoto della mia anima, che solo lui è riuscito a far sparire.

    Aizawa mi raggiunge, sedendosi nuovamente vicino a me, davanti al computer, come se nulla fosse, ed inizia a leggere altri articoli. Ignora totalmente la mia reazione di poco fa e ruba ogni tanto il gelato che sto gustando tranquilla, assorta in mille dubbi e pensieri.

Mi ero promessa anni fa di evitare situazioni difficili, e tutto questo non promette nulla di buono. Cosa può essere peggio che andare a letto per due volte con un professore?

"Beh, poteva essere sposato" risponde il mio stupido cervello. "Non avrei neanche accettato quel passaggio se lo fosse stato" mi dico, per scacciare quei pensieri. Sono poche le cose che odio di più di un uomo che tradisce la moglie solo per qualche scopata.

Ma se tutta la situazione mi turba tanto, perché non riesco ad allontanarmi da lui?  Da quando per me è così difficile allontanare le persone?

Mille domande e nessuna risposta. Forse sto solo impazzendo, ma se questa è la follia, se la follia è tanto dolce, allora lasciatemi delirare, lasciate che mi abbandoni a lui.

    Decido di lasciar perdere, questa notte è stata perfetta. Perché rovinarla, facendomi attanagliare da questi dubbi?

Mi poggio di nuovo alla sua spalla e Aizawa si volta per darmi un bacio sulla nuca, continuando a guardare il computer. "Si, stanotte posso essere felice, domani è un'altro giorno".

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Da mezz'ora ormai fisso assorta il computer, senza leggere davvero nulla. Avrei voglia di parlare, ma non voglio disturbare Aizawa. È colpa mia se lavora alle 3, e se non ha ancora smesso ci sarà un motivo".

Da mezz'ora portavo il cucchiaio alla vaschetta e poi alla mia bocca automaticamente, pensando a quel pomeriggio, ai suoi baci e alle sue carezze. Ormai sono certa di esserne dipendente.

"Forse è il caso che vada a dormire, ma non voglio andare da sola. Di sicuro non riuscirei a dormire, ed ora non voglio allontanarmi dal suo braccio caldo".

«Aria?»

«Mm..?» chiedo automaticamente, ancora assorta nei miei pensieri.

«Il gelato è finito, sono due minuti che raschi la ciotola vuota e mangi il nulla. Forse è meglio che vai a dormire»

«Che..?» guardo la vaschetta, che in effetti è vuota. Rido imbarazzata "che figura di merda".

«No non ho sonno, stavo solo pensando. A te come va?» chiedo alzandomi.

◊ Aizawa POV ◊

    «Bene, non mi manca mol..to..» mentre finisco la frase mi volto. Aria si sta alzando e ora ho il suo fondoschiena proprio davanti ai miei occhi, la maglietta ne accentua la rotondità ma è troppo trasparente per coprirlo davvero.

Osservo quei cerchi perfetti sfidare le leggi della gravità e deglutisco a fatica, osservando tale perfezione.

Quando fa un passo per allontanarsi da me le afferro istintivamente il polso, tirandola verso di me per farla voltare. Le poso le mani sui fianchi, sollevando poco la maglietta e baciandole la coscia in più punti, soffermandomi sulla voglia con accanto un piccolissimo neo. Vorrei tanto essere l'unico al mondo ad averla vista.

Sollevo lo sguardo ed Aria mi sta fissando. È già arrossita, ma non distoglie lo sguardo. I suoi occhi azzurri mi scavano nel profondo, trasmettendomi l'eccitazione che è rinata in lei sotto al mio tocco.

Quegli occhi mi avrebbero portato alla follia. Sono così sinceri a volte, tanto da poterci leggere ogni emozione, ma altre sono freddi e distaccati, come a voler chiudere il mondo fuori. Io invece avrei voluto entrare dentro di lei, capire ogni sua emozione, scoprire ogni sua esperienza, ogni paura, ogni dubbio, ma una parte di me teme che non me lo permetterà mai.

    La tiro piano verso il basso per farla sedere e lei acconsente, poggiandosi di nuovo al mio fianco. Bacio le sue labbra carnose e il suo collo profumato, sentendo già il respiro accelerare e il battito farsi più forte.

Sorride, mostrando il suo sorriso perfetto e i denti grandi come quelli di un bambino, con i canini appuntiti. Un contrasto bellissimo.

«Guarda che quando ho detto che ti avrei fatto compagnia non lo dicevo per sedurti. Se devi lavorare non voglio certo distrarti»

«Non importa, finisco domani» rispondo tra i baci. «Adesso ti voglio» sussurro al suo orecchio, sentendola rabbrividire, mentre le guance le si tingono di rosso. Adoro quella reazione, a cui sorrido divertito. Non penso che mi stancherò mai di provocarla.

La spingo con delicatezza, facendola stendere sotto di me e sfilandole la maglietta, tuffandomi sul suo seno morbido per leccarlo e morderlo, mentre Aria mi sfila abilmente i pantaloni con i piedi.

Mi toglie anche la maglia, gemendo e tremando leggermente sotto al mio tocco. "Cazzo com'è eccitante.."

Entro in lei piano, sentendo avvolgere ogni centimetro  del mio membro. Com'è possibile che dopo ogni volta che la faccio mia, il mio desiderio aumenta?

    Si suppone che dopo un pomeriggio del genere la voglia si sia placata, eppure sono così bisognoso di lei da ignorare ogni preliminare. D'altronde Aria è già pronta ad accogliermi e geme il mio nome, mentre marchia la mia schiena, afferrandomi come se temesse che io possa fuggire.

Mi bacia il collo ed io non capisco più nulla, perdendomi totalmente nelle sue labbra, nel suo profumo, nei suoi capelli, tra cui faccio scorrere le dita, avvicinando il suo viso al mio per baciarla di nuovo.

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◊ Aria POV ◊

    Da qualche minuto sono stesa letteralmente su Aizawa, grazie alla scusa del "non mi va di stare sul pavimento" dopo avere, per l'ennesima volta, "fatto l'amore", come dice lui. Sorrido a quel pensiero idiota, spingendomi ancora di più verso Aizawa, quasi cercando di fondermi a lui.

Stringe maggiormente le braccia attorno a me, ricambiando il mio gesto, ma poi mi fa scivolare e stendere di lato.

«Hei» protesto «tu sei più comodo del pavimento».

«C'è il divano se preferisci, è proprio accanto a te» dice sorridendo, riuscendo solo a farmi indispettire più di prima.

«Tranquilla, vado solo a prendere l'acqua, poi andiamo a letto» dice alzandosi e stampando un lieve bacio sulla mia guancia. Ok, ora il broncio mi è passato totalmente.

Mi infilo nuovamente la maglia e mi siedo, poggiando la schiena sul divano. Aizawa torna con due bicchieri d'acqua e non posso impedire alle mie guance di andare nuovamente a fuoco.

    Mi guarda dall'alto, con indosso solo i boxer. Cazzo, sembra un Dio greco.

Noto il solito ghigno tornare sul suo viso, come se mi leggesse nel pensiero, e distolgo velocemente lo sguardo. «Grazie..» mormoro afferrando il bicchiere, concentrandomi su quello, piuttosto che farmi distrarre dal suo fisico.

Purtroppo non funziona, così mi alzo e vado in bagno, stando ben attenta a non guardare il suo viso.

"Idiota non è Medusa, non muori se lo guardi negli occhi" mi dice una parte di me. "Non letteralmente forse, ma di certo resto paralizzata".

    Esco dal bagno e mi dirigo verso il letto, dove intravedo la sagoma di Shota sotto il piumino. Mi infilo sotto le coperte e noto che ancora non si è vestito.

«Ah ora capisco. La tua è una protesta tacita verso l'indumento comunemente noto come maglietta» dico sorridendo.

«Non è colpa mia se continui a rubarle» risponde, fissando la mia maglietta. Ok, forse avevo messo quella che indossava lui, ma non mi sembra un buon motivo.

«Posso chiederti una cosa?» mi chiede, fissandomi con le sue iridi nere.

Annuisco ed Aizawa prosegue. «Questo tatuaggio?» dice, sfiorando delicatamente il disegno sulle mie costole sinistre.

    Sono una  coppia di pappagalli in volo, colorati con moltissimi colori e sfumature, ma privi contorni neri ad opprimerli.

Lo feci qualche mese prima di andarmene di casa, utilizzando i soldi che i parenti mi hanno dato per natali e compleanni da quando sono nata fino ai 9 anni, età in cui tutto il mio mondo è crollato. Mia madre li mise da parte e me li diede quando iniziai il liceo.

«L'ho fatto anni fa, poco prima di lasciare casa. Credevo ancora che esistesse l'anima gemella, e che un giorno saremmo volati via assieme, lontani da questa vita di merda. Che stronzata vero?».

Ho risposto con più freddezza del voluto, ma quando parlo del mio passato non posso fare altrimenti. Cade un velo su di me, che mi isola dal resto del mondo.

Aizawa mi fissa e mi perdo nei suoi occhi, che cercano di studiarmi, spingendomi a parlare ancora.

«Era tanto che non lo dicevo a qualcuno» confesso, senza sapere neanch'io il perché. Forse voglio aiutarlo a capirmi.

«Adesso non ci credi più?»

«Sono stata a letto con ragazzi e ragazze di cui ricordo a malapena il nome. Non perché fossero tanti ma perché non mi importa assolutamente nulla di loro. Ti sembro una che crede nell'anima gemella?» rispondo con distacco, impassibile, nascondendomi nuovamente dietro la mia corazza di indifferenza.

Aizawa sembra colpito da quella frase, e come dargli torto? Poi la sorpresa lascia spazio alla  tristezza. "Ora mi dirà che sono disgustosa e che devo andarmene, probabilmente.."

Invece mi abbraccia, tenendomi stretta.

«Non scordarti di me» bisbiglia nel mio orecchio, con un filo di voce.

«Credo che non sia possibile» dico sincera, lasciandomi cullare dal suo profumo, dal suo calore e dal suo abbraccio forte e rassicurante, mentre sensazioni nuove mi riempiono lo stomaco e il petto.

I battiti dei nostri cuori sono sincronizzati e spero con tutta me stessa che continuino a battere assieme.

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