Capitolo 21 "Tyler fa I conti con il passato."

Sono cresciuto in una famiglia con radici mafiose. I miei nonni erano a capo di uno dei più grandi clan mafiosi cubani.

Quando i miei nonni materni e paterni morirono, i miei genitori decisero di cambiare vita. Si innamorarono ed emigrarono in America.

Purtroppo anche il loro passato li seguì in America.

Il giorno della loro morte dovevo esserci anche io in quella macchina, eppure avevo deciso di cambiare idea all'ultimo minuto.

Mi sento terribilmente in colpa ogni giorno della mia esistenza. Dovevo seguirli, anzi dovevo salvarli. Quando dopo qualche metro la macchina esplose sotto i miei occhi, io morì con loro.

Il bravo ragazzo da quel giorno morì.

Passai anni a cercare il colpevole della loro morte. Quando scopri che si trattava di un clan nemico decisi di vendicarmi. Mi infiltrai e divenni amico del boss.

Volevo distruggere tutto ciò che aveva, perché lui aveva distrutto tutto quello che avevo.

Con il passare del tempo però mi resi conto che chi stava a capo era innocente. Fu un mafioso del clan che avevano abbandonato i miei genitori ad ucciderli come ripicca dell'abbandono.

Decisi di smettere di pensare alla vendetta e di fare questo ultimo incarico, poi di mollare tutto e cambiare vita. Mark, il boss, lo sapeva e aveva accettato il mio accordo.

Dopo quella sera sarei stato libero di vivere una vita normale.

Come ogni sera, io assieme a Michael ci occupavano di gare clandestine.

Erano 4 i concorrenti: Michael, io, Kevin il fratello di Mark e un amico di Mark.

Era già tutto programmato, la persona su cui il pubblico scommetteva di più, avrebbe perso.

Era così che riuscivamo a racimolare denaro da investire in droga e armi.

Tiffany si mette in mezzo alla riga di partenza, alza la bandiera e dà il via alla gara.

Era un percorso semplice, ad eccezione di una curva, che se presa male, era mortale.

Kevin era davanti a me, quando prese male la curva e scivolo in mezzo alla pista.

Non riuscì a frenare così fini sotto la mia moto.

Cercai di rianimarlo, mentre i soccorsi stavano arrivando. Morì tra le mie braccia, mentre Michael continuava a rianimarlo.

Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo. Kevin era come un fratello per me, era l'unico che aveva creduto in me e mi aveva convinto a lasciare questa vita infame.

L'unico che aveva convinto Mark a concedermi questo accordo.

Mark ci raggiunse poco dopo accusandomi di averlo tradito e di aver ucciso suo fratello.

Io decisi di scappare e Michael scelse di seguirmi.

Salimmo sul primo aereo per New York e dopo 11 ore finalmente ci sentivamo in salvo.

Mentre stavamo scendendo dall'aereo il mio telefono usa e getta suonò.

"Non importa dove scapperai. Arriverà il momento in cui io ti troverò e la cosa più cara che avrai te la porterò via, come tu hai fatto con me."

Erano passati 6 anni quando sentì la notizia dello scioglimento del clan e di conseguenza riuscì a mettere una pietra sopra il passato e vivere più tranquillo.

Ma a volte ritornano. Quando meno te lo aspetti ciò che più ti terrorizza ritorna indietro, pronto a ucciderti di nuovo.

Avevo paura, paura che succede il peggio. Paura che Veronica venisse coinvolta.

L'unico modo plausibile per salvarla mi era sembrato allontanarla. Trattarla male, usare i suoi punti deboli, così da farla correre il più lontano possibile da me.

Ero a pezzi ma con la consapevolezza che lei era salva.

Verso sera presi il telefono e chiamai Michael, dovevo incontrarlo. Dovevamo capire come agire.

Michael mi disse che era con Veronica, e mi incazzai gridando gli contro. Lui fece lo stesso poi mi attaccò il telefono in faccia.

<<Perfetto, ora sì che sono davvero solo. >> dico tenendomi la testa come se potesse staccarsi.

<<Ora che faccio? >>

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