32. Salviamo Clotilda la mucca
Agnes ed Errison trovarono subito Nate e Mandy, riaccompagnarono prima la ragazza e poi tutti e tre si avviarono in fretta verso Josesville.
Agnes non fece altro, per tutto il tragitto, che osservare il cielo in apprensione mentre il vento si alzava sempre di più tra le fronde degli alberi. Ma alla fine riuscirono a raggiungere la fattoria, dove tutti li stavano attendendo con ansia. Tracy era saltata addosso al figlio e l'aveva quasi soffocato, ringraziando almeno cento volte Agnes ed Errison per averlo riportato a casa.
«Avete già preparato tutto per l'arrivo dell'uragano?», chiese invece Agnes, rivolta a nessuno in particolare.
E Michael aveva annuito: «Le finestre sono sbarrate e gli ospiti sono già stati spostati nel rifugio...», poi s'incupì: «Anche se manca Rich all'appello».
«E' uscito questa mattina», aggiunse Nate: «Dovrebbe essere con Darren», ma la sua voce comunque non riuscì a mascherare la preoccupazione.
Agnes rimase qualche istante in silenzio, ponderando se fosse saggio oppure no andarli a cercare: «Potrebbero essere ovunque».
Errison cercò di rincuorarla, posandole una mano sul braccio: «Se è con Darren è al sicuro, lui sa cosa fare... probabilmente ora sono a casa sua, al sicuro».
La preoccupazione era ben visibile negli occhi di Agnes, soprattutto quando si rese conto che sia il telefono di Darren sia quello di Rich non avevano campo, ma alla fine non le rimase altro che farsi convincere dagli altri.
Non potevano andarli a cercare, non in quelle condizioni, non sapendo neanche da che parte iniziare. Non le restava quindi che avere fiducia nell'esperienza di Darren e nell'intelligenza di Rich. Così si concentrò su ciò che invece poteva controllare.
«Siete andati a dare un'occhiata agli animali nelle stalle?».
«Stavo proprio per andare quando siete arrivati», ma prima ancora che Michael potesse mettere piede fuori, Agnes era già pronta a prendere il suo posto: «Lascia, voi raggiungete gli altri al rifugio. Vado io a controllare».
«Io vengo con te», si propose Errison, con una sicurezza che lasciava intendere non avrebbe ammesso repliche. Così i due salutarono Nate e i suoi genitori, che si apprestavano a mettersi al sicuro, mentre loro uscirono di nuovo.
Non erano passati neanche dieci minuti da quando era giunti alla fattoria e il tempo era cambiato ancora, peggiorando sempre di più.
Il cielo scuro tuonava con gran rumore e il vento soffiava ancora più forte, tanto che Agnes dovette sforzarsi per riuscire a mettere un piede davanti all'altro, perché la corrente la spingeva dalla parte opposta.
In più dovevano stare attenti a non inciampare negli oggetti più piccoli e leggeri che venivano spinti via dal vento, rotolando e rischiando di finire loro addosso.
Per poco Errison non fu colpito in pieno volto da quello che, a prima vista, gli sembrò un contenitore di plastica, e fu solo grazie ai suoi riflessi pronti che riuscì a schivarlo, abbassandosi in tempo.
«Dobbiamo sbrigarci, non abbiamo molto tempo», le urlò per farsi sentire perché anche se erano a pochi passi di distanza l'uno dall'altra, il rumore del vento e delle fronde degli alberi era così forte da coprire ogni altro suono.
Agnes forse rispose, o forse no, ma Errison comunque riuscì solo a vederla annuire mentre cercava di affrettarsi a raggiungere la stalla, dietro la fattoria.
Camminavano entrambi a testa china, cercando di non farsi sferzare il volto dalle raffiche di vento e allo stesso tempo guardare bene dove stavano mettendo i piedi.
E anche per questo si accorsero solo troppo tardi che la porta della stalla era spalancata: «Oh no».
Quando entrarono, la gioia di non essere colpiti con violenza dal vento durò poco, controllarono in fretta che tutto fosse nella norma e Agnes sbiancò di fronte alla stalla vuota di una delle mucche.
«Manca Clotilda, la mucca di mia madre», annunciò con filo di voce e quando si voltò a guardare Errison, aveva già gli occhi lucidi: «Si deve essere spaventata e quando il vento ha spalancato la porta è fuggita via».
Si lasciò cadere seduta su una balla di fieno, all'improvviso priva di ogni energia, e si mise le mani nei capelli: «Sarà sola e spaventata lì fuori...».
Per la prima volta da quando era morta sua madre, provò un dolore inspiegabile. Qualcuno avrebbe potuto dire che era solo una mucca e che non valeva la pena prendersela così.
Ma per Agnes Clotilda non era solo una mucca. A lei la legava un filo invisibile, che la connetteva ancora con la madre e inoltre era solo grazie a lei se aveva conosciuto Errison.
E proprio in quel momento alzò gli occhi per puntarli su di lui e lo sentì dire: «La vado a cercare».
Si era già avvicinato all'uscita della stalla quando Agnes si alzò di scatto e gli andò incontro: «Non puoi dire sul serio, lì fuori si sta scatenando l'inferno. E' troppo pericoloso».
Avrebbe voluto uscire lei stessa a cercare, rischiando perfino la sua vita, ma doveva essere più razionale e ammettere che non c'era nulla da fare. Di sicuro non avrebbe messo in pericolo la vita di Errison.
Ma lui sembrava in amovibile, la raggiunse, le prese le mani tra le sue e aggiunse: «Era la mucca preferita di tua madre, ed è stata il nostro cupido... non ci dormirei la notte se le succedesse qualcosa».
Poi la baciò, stringendola tra le braccia come se avesse già preso la sua decisione e quello fosse un bacio per suggellare un patto silenzio.
Qualche istante dopo, infatti, Agnes lo osservava mentre si allontanava dalla stalla, diretto verso il bosco dietro la fattoria, dove con ogni probabilità si stava nascondendo Clotilda.
Una parte di lui si pentì quasi subito di aver deciso di affrontare madre natura, ma allo stesso tempo non si sarebbe tirato indietro. Non solo perché lo aveva promesso ad Agnes, e perché sapeva quanto quella mucca fosse importante.
Cercava d'ignorare i lampi che illuminava il cielo e i tuoni che rombavano ogni volta che colpiva la terra con la loro inesorabile forza. Come cercò di non fare troppo caso alla pioggia che iniziò a cadere, quasi all'improvviso, con estrema irruenza, bagnando in poco tempo tutto quando.
Iniziava a fare buio e quindi diventava sempre più difficile guardare dove si stava andando e se in principio era perfino riuscito a seguire le impronte lasciate da Clotilda, con il tempo non riuscì più a vedere neanche ad un palmo dal naso.
La sua metà che gli intimava di tornare indietro e lasciar perdere prendeva sempre di più il sopravvento man mano che passava il tempo, e quando un albero cadde, colpito da un fulmini, a pochi passi da lui, per poco non gli venne un infarto.
Rimase sotto la pioggia, immobile, a fissare la carcassa di quella povera pianta, bruciata, chiedendosi per qualche istante se anche un corpo umano si sarebbe ridotto in quello stato orribile.
Ma proprio quando si era convinto a tornare indietro, ormai sconfitto, le sue orecchie captarono il muggito disperato di Clotilda e seguì il suono fino ad un tronco gigante e cavo, caduto a terra e ricoperto di muschio, dentro il quale la povera bestia si era rintanata, tremante di paura e di freddo.
Si chinò leggermente per sporgersi e osservare bene dentro l'albero, sorridendo all'animale: «Eccoti qui, Clotilda, ti ho trovato».
La mucca lo fissò con i suoi grandi occhi ma rimase immobile.
«Vieni fuori da lì, non è sicuro», considerato che poco prima aveva visto ridotto quasi in cenere un povero albero simile a quello, neanche lui desiderava tanto rischiare.
Ma Clotilda rimase immobile, terrorizzata e traumatizzata. Errison gli passò intorno al collo la corda che si era portato dietro dalla stalla ed iniziò ad accarezzarle il muso, parlandole in modo calmo e gentile.
«Andrà tutto bene, bellezza, devi solo seguirmi... ti riporto a casa, insieme alle tue sorelle», ma quando tentò di tirarla fuori dall'albero la mucca non si mosse di un centimetro e capì subito che non sarebbe stato affatto facile.
Agnes aveva raggiunto il resto della famiglia, e i loro ospiti, nel rifugio sotto la casa con molta preoccupazione e quando gli avevano chiesto di Errison aveva dato un resoconto di quello che era successo.
In risposta nonno Quinn aveva scosso la testa e blaterato: «O è molto coraggioso o è molto stupido», ma subito dopo aveva tentato di tirare su la nipote.
Più il tempo passava, però, più la preoccupazione prendeva il sopravvento e l'unica cosa che poteva fare, mentre tutti gli altri avevano iniziato a rilassarsi, fu quella di camminare avanti ed indietro vicino all'orologio, che consultava ogni cinque minuti.
Nate e Tracy la invitarono a giocare a carte con loro e due ospiti, per passare un po' il tempo e distrarsi, ma Agnes si rifiutò di sedersi e continuò a camminare senza sosta.
Ogni tanto si voltava a guardare anche la piccola finestra posta in alto, dalla quale era quasi impossibile vedere l'esterno. Ma si poteva sentire il rumore del vento e i tonfi causati dagli oggetti che cadevano.
Riuscì a resistere dentro a quelle quattro mura, che sembravano stringersi sempre di più intorno a lei, soffocandola, per un'ora, quando esclamò con decisione: «Ora basta, vado a cercarli».
Suo nonno si alzò con poca convinzione, sorreggendosi grazie al suo bastano e zoppicando un po' verso di lei: «Tu non vai da nessuna parte, resterai qui con noi al sicuro».
«Errison è lì fuori, in mezzo alla tempesta, ed è solo colpa mia», gridò Agnes, con gli occhi lucidi.
«Non dire idiozie, è adulto e vaccinato da prendere decisioni stupide anche da solo».
«Tu non capisci», rimbeccò Agnes, scuotendo il capo: «E' andato a cercare Clotilda solo per me, perché mi ama così tanto che non vuole farmi soffrire. Ed io amo lui così tanto da non potergli permettere di fare una cosa del genere».
Era già praticamente davanti alla porta del rifugio, quando anche Tracy, Michael e Nate cercarono di dissuaderla con ogni parola razionale a non uscire.
«Io devo andare a cercarlo e nessuno potrà convincermi del contrario», ripeté per l'ennesima volta mentre apriva l'entrata. Non fu affatto facile perché il vento sembrava volesse perfino impedirle di uscire, ma alla fine aggiunse, una volta quasi fuori: «Tornerò presto», si richiuse la porta alle spalle e si apprestò ad affrontare la tempesta
Il suo istinto di sopravvivenza le diceva di restare al sicuro, ma il suo amore per Errison le impedì di fare un passo indietro e così si voltò ad osservare quel campo desolato che un tempo era stato il retro della fattoria.
La pioggia cadeva così fitta che era impossibile vedere a pochi passi da sé, eppure riuscì a scorgere un'ombra che sembrava quasi una persona, dirigersi lentamente e a fatica proprio verso di lei.
Cercò di metterla a fuoco, proteggendosi gli occhi dalle sferzate del vento, mentre dentro il cuore le batteva all'impazzata. Poteva essere Errison, anzi, si convinse che era proprio lui e cercò di chiamarlo.
Ma la tempesta era così rumorosa che il suono della sua voce si perse nell'aria, confondendosi con tutto il resto, così iniziò a fare qualche passo in avanti, verso l'ombra, con l'intento di avvicinarsi sempre di più per riuscire a scorgerlo meglio.
E quando finalmente riuscì a vederlo in volto, sfidò il vento, la pioggia e l'uragano correndo verso di lui con tutta l'energia che le era rimasta.
S'incontrarono a metà strada e si strinsero subito l'un l'altra in un abbraccio pieno di parole non dette, restando immobili mentre la tempesta li circondava.
«Ero così preoccupata per te».
«Ho trovato Clotilda», disse lui a fatica, in un sussurro: «Non è stato facile riportarla indietro, ma alla fine ci sono riuscito. Ora è nella stalla insieme alle altre e mi sono assicurato di chiudere la porta con molta attenzione così...».
Non fece in tempo a finire il suo discorso che Agnes lo zittì, coprendo la bocca con la sua e baciandolo con ancora più foga di un'ora prima.
Per qualche minuti si dimenticarono perfino dell'uragano e del vento che li spingeva via. E quando tornarono insieme al rifugio, finalmente tirarono tutti un sospiro di sollievo.
Spazio autrice:
Buonasera a tutti! Come va?
L'uragano ancora non è passato ma almeno sappiamo che Agnes ed Errison sono al sicuro, che è già qualcosa no?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
A lunedì prossimo,
Chiara 😘
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