3. Scandalo alla fiera del granturco

La fiera del granturco era proprio come Nate se la ricordava dall'anno precedente, come se quei trecentosessantacinque giorni non fossero mai passati.

Come al solito la scuola superiore di Decatur si era accaparrata la proprietà di ben due stand, quello della limonata e l'ambitissimo gioco del tiro al bersaglio.

Con sua sfortuna Nate era stato estratto a sorte per ben tre turni in due giorni e invece di godersi la bella giornata, ridere dei suoi compaesani e attendere i fuochi d'artificio la sera tardi, era costretto a servire i clienti assetati sotto il caldo.

Dalla sua postazione, quasi alla fine del percorso, poteva osservare e tenere d'occhio i punti più importanti, come il recinto dei vitellini, pronti per essere venduti, sempre attorniato da bambini desiderosi di accarezzarli, o quello dove la signora Innes leggeva la mano.

«Ti stai divertendo?», una voce familiare, e compiaciuta, attirò la sua attenzione, un'istante prima che due piccole mani gli afferrassero le cuffie per sfilargliele dalle orecchie.

«Che ci fai tu qui?».

La ragazza sorrise: «Ho fatto a cambio con Ted, sei contento? Siamo in turno insieme».

«Almeno una buona notizia», si lasciò andare ad un sorriso sincero e fin troppo aperto che la ragazza di fronte a lei, piccola e minuta, con un grande paio di occhiali da vista tondi, ricambiò con trasporto.

«Cosa faresti senza di me, Nate?».

«Sarei perso», ammise senza remore e vergogna, facendole l'occhiolino.

In quel momento il suo sguardo intercettò un viso familiare, tra la folla: «Rick, ciao», salutò l'ospite del B&B con un lungo movimento della mano, attirando la sua attenzione e l'uomo gli si avvicinò.

«Vedo che sei stato coinvolto anche tu», chiese, incuriosito, guardando la bancarella.

«Non ho molta scelta, danno crediti extra a scuola per questa assurdità», sbuffò, prima di cambiare discorso: «Lei è una mia compagnia di scuola, Mandy. Mandy, lui è il nostro primo ospite al B&B, Rick».

La ragazza si sistemò gli occhiali sopra al naso e porse gentilmente la mano al turista fuori dal comune.

«Ti stai divertendo? Hai trovato qualcosa d'interessante?».

Rick si guardò attorno, con un misto di incertezza ma anche tanta fiducia. Sembrava che dovunque posasse i suoi occhi ci vedesse qualcosa che i comuni mortali ignoravano.

«Diciamo che questa contea ha il suo fascino e la sua particolarità».

«Hai già scoperto la faida, giusto?», si lasciò andare Nate, sorridendo e immaginandosi chi avrebbe mai potuto raccontare una cosa simile ad un passante. Da quelle parti c'erano molti pettegoli.

«Come?», Rick parve sinceramente sorpreso, prima che Mandy potesse specificare: «Intende l'astio tra Josesville e Backsonville».

Agli occhi di Nate la reazione del motociclista sembrò fin troppo calcolata, come se in realtà stesse nascondendo qualcosa.

«Ah sì, quella... dovunque vado mi chiedono tutti di dove sono, per poi tirare un sospiro di sollievo quando dico di essere nato a Boston».

«Normale amministrazione da queste parti», asserì Nate, alzando gli occhi al cielo e decidendo, almeno per il momento, di ignorare l'atteggiamento piuttosto evasivo del loro interlocutore.

«Voi ne sapete qualcosa di questa faida?».

«Bé», iniziò a dire Nate come se non fosse così importante: «È soltanto una stupida leggenda che parla di un uomo che si è fatto fregare da una donna e di un forziere di lingotti d'oro scomparsi nel nulla...».

«Ehi, aspetta un attimo», lo interruppe Mandy, offesa: «La leggenda parla di una povera donna che si è innamorata di un furfante, e non il contrario».

«Questo è quello che si dice a Backsonville, ma dalle mie parti si racconta ben altro».

Tra i due stava per iniziare un interminabile battibecco, che sicuramente non avrebbe portato a nulla, ma Rick li fermò subito e chiese alla ragazza: «Quindi tu sei di Backsonville?».

Mandy annuì e prima ancora che potesse dire qualcosa, Rick tornò a guardare Nate: «E tu di Josesville», non era una vera e propria domanda, perciò il ragazzo non rispose.

Rick sorrise, compiaciuto: «Io non sono di queste parti, e non capisco bene certe dinamiche, ma questa vostra amicizia non dovrebbe essere un problema?».

Mandy e Nate si guardarono, indecisi su chi dei due fosse più adeguato a dare una spiegazione, e alla fine vinse la ragazza.

Sistemandosi per l'ennesima volta gli occhiali sul naso, precisò: «Diciamo che qui è complicato qualsiasi tipo di rapporto tra i cittadini di Backsonville e quelli di Josesville... ma è anche vero che noi due andiamo a scuola a Decatur, una città poco distante da qui, e per quanto di solito si tende a non fraternizzare tra di noi, i principi della scuola ci impongono di andare quanto meno d'accordo».

«Falla breve Mandy», intervenne Nate, più drastico: «A noi non importa cosa pensano i nostri compaesani, stiamo bene insieme e ci basta così».

«Ma sarebbe meglio mantenere il segreto, per il momento», aggiunse lei, un po' in imbarazzo per la richiesta esplicita.

Nate si apprestò subito ad aggiungere: «Non è che abbiamo paura delle reazioni dei nostri compaesani... è solo che preferiamo non avere rogne. Siamo giovani e tra un anno finiremo la scuola, ce ne andremo via da questo posto assurdo e ci dimenticheremo della faida».

Rick annuì: «Quindi mi state chiedendo di non dire nulla in giro?».

I due ragazzi si guardarono ancora una volta prima di tornare a fissare Rick e annuire all'unisono, neanche si fossero messi d'accordo.

«Comunque, sono solo un turista finito qui per caso... non credo che nessuno verrà a chiedermi di voi due, quindi il vostro segreto è al sicuro».

Poi fece l'occhiolino ai due: «Ora io vado a farmi un giro e vediamo se qualcuno sa dirmi un po' di più di questa misteriosa faida».

«Perché t'interessa?», gli chiese Nate, mentre lui già si stava allontanando.

Rick allungò le braccia e sorrise: «Sono uno scrittore... sono sempre in cerca di nuove storie».

E solo quando si fu allontanato Mandy ebbe il coraggio di ammettere: «Tipo interessante».

«Da quando è arrivato Rick praticamente il B&B si è affollato, questo weekend abbiamo tutte e cinque le stanze occupate... ci credi?».

«Forse non è proprio tutto merito di questo Rick», asserì Errison, mentre cercava parcheggio nel vasto campo disponibile accanto alla fiera: «La sagra porta sempre un sacco di turisti».

«È vero, ma di solito nessuno, e ripeto nessuno, si ferma a dormire a Josesville... non c'è nulla qui che può interessare».

«Bé, c'è quel bellissimo gazebo in mezzo alla piazza principale... e poi quello strano museo».

«Intendi il museo della storia di Josesville? Quello con all'interno repliche di oggetti che dovrebbero essere stati usati da persone che hanno colonizzato la zona ma di cui nessuno nel resto degli Stati Uniti conosce il nome? Oh, sì, davvero un attrazione niente male», ironizzò lei.

«Sempre meglio della salma imbalsamata del fondatore di Backsonville in bella vista nella sala principale del municipio», replicò lui, quasi fosse la gara del paese più strambo.

Agnes lo guardò con un misto d'incredulità e disgusto: «Sul serio?».

«Oh, credimi, vorrei tanto che fosse un scherzo».

Agnes scosse la testa: «Da queste parti sono davvero tutti matti... deve esserci qualcosa nell'acqua».

«Se così fosse, anche noi dovremmo essere pazzi», ribatté lui, mentre iniziava a parcheggiare la macchina non troppo distante dall'entrata della fiera.

«E chi ti dice che non lo siamo?», fu la secca risposta di lei, corredata da un sorriso: «Comunque, tornando al B&B, sono davvero contenta che le cose stanno andando bene. Alla faccia di mio nonno che non fa altro che lamentarsi».

Provava quasi un piacevole divertimento nel vederlo borbottare in giro per casa.

«Odia avere torto ed è così contraddetto che la nostra notizia di oggi potrebbe dargli il colpo di grazia».

«Ci stai ripensando?», le chiese preoccupato, spegnendo la macchina: «Perché potevi dirmelo prima di parcheggiare», aggiunse, quasi ridendo.

«No, scherzo... andiamo».

Si allungò nella sua direzione e gli diede un lungo e appassionato bacio, prima di lasciarlo all'asciutto e uscire dalla macchina di corsa. Ad Errison non restò che seguirla.

«Quella è la moto di Rick», Agnes indicò la vettura, poco distante dalla loro macchina, attirando l'attenzione di Errison.

«È una Harley Davidson E degli anni '30», commentò lui, condendo il suo stupore con un fischio di apprezzamento.

«Niente male, questo Rick inizia già a piacermi».

Agnes scosse la testa, lasciando per sé i pensieri che le vorticavano in testa. Strinse la mano nella sua e gli chiese: «Sei pronto?».

Errison annuì: «Cosa mai potrà succedere?».

«Ah, non saprei? Mio nonno potrebbe sempre spararci con il fucile a pallettoni del tiro al bersaglio... è ancora un ottimo tiratore, nonostante l'età».

Errison rise alla sua battuta, più per allentare la tensione che iniziava a soffocarlo e strinse più forte le dita intorno alle sue.

«Pronto a cavalcare il toro», asserì con più sicurezza e insieme si avviarono verso l'enorme e fin troppo appariscente entrata della fiera.

Ovviamente, nonostante Josesville e Backsonville non riuscissero mai ad andare d'accordo su praticamente nulla, avevano lo stesso gusto pacchiano ed esagerato nelle decorazioni e nell'esaltazione.

Agnes aveva partecipato così tanto spesso a quella sagra, quando era adolescente, che conosceva a memoria la postazione di ogni bancarella.

Sapeva perfino l'intero programma degli eventi, uno più noioso dell'altro. Ma d'altronde non si poteva fare un granché da quelle parti.

E inoltre era una delle poche occasioni in cui si poteva avere la certezza di trovare tutti, perché nessuno tra Josesville e Backsonville si sarebbe perso la fiera. Anche se a molti di loro non fregava nulla, compresa Agnes.

Entrare in quel luogo, posto su un terreno che tutti usavano chiamare "la zona franca", mano nella mano con Errison, equivaleva a lanciare un urgano nel ben mezzo di un area popolata. E loro lo fecero a testa alta, sicuri e determinati, e con il sorriso nel volto.

Perché se dovevano mandare all'aria mezza contea, lo avrebbero fatto con stile.

Varcare l'entrata, superando la scritta luminosa che indicava l'inizio della fiera, era come piantarsi un bersaglio rosso sulla fronte. E i primi sguardi non tardarono ad arrivare.

Spazio autrice:

Buonasera a tutti! Come va?

E vi lascio così, sul più bello alla fine di questo terzo capitolo... Con una bomba che sta per esplodere in faccia ai nostri protagonisti, oppure no. Chi lo sa?

Lo scopriremo nel prossimo capitolo, lunedì.

A presto,

Chiara 😘

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