«Non dovresti bere quell'acqua, non sappiamo ancora cosa ci sia dentro».
Nate fece spallucce, di fronte all'espressione un po' preoccupata di Rich, e quasi per sfida sorseggiò dalla sua bottiglia - rigorosamente plastic free - l'acqua rossa.
«Sono tre giorni che la bevo, se fosse avvelenata sarei già morto».
Rich evitò di fargli notare che avrebbe anche potuto avere problemi nei giorni seguenti e che non poteva considerarsi del tutto fuori pericolo e continuò la sua ricerca tra le macerie di quella vecchia abitazione.
Indisturbati, ormai da giorni i due, a volte con l'aiuto di Mandy, setacciavano ogni angolo della villa che un tempo era stata abitata dai Bacher, prima che fosse abbandonata dopo l'inizio della maledizione.
Non sapevano neanche loro cosa stavano cercando, eppure non demordevano.
«Tu resta qui», iniziò a dire Rich, indicando la stanza che restava da controllare, quella che forse un tempo era stata un salottino per accogliere gli ospiti: «Io vado al piano di sopra».
«Vengo con te».
Rich alzò la mano per fermarlo, dopo averlo viso fare mezzo passo nella sua direzione: «Tu non vieni sopra con me».
«Perché?».
«Perché questa casa ha più di due secoli, è disabitata da centinaia di anni e non è per niente stabile... il secondo piano potrebbe crollare in ogni istante e non ti voglio là sopra».
Per quanto non avessero alcun tipo di parentela, Rich si sentiva responsabile di quel ragazzo che, suo malgrado, lo stava aiutando e non era propenso a lasciar andare.
«Allora vado a controllare la cantina, sicuramente lì ci sarà qualcosa d'interessante», ma non fece neanche in tempo a voltarsi per andare dalla parte opposta che Rich lo bloccò di nuovo.
«Cosa ti fa credere che un stanza sotto terra sia più sicura di un secondo piano?», stava scuotendo la testa, deciso a far valere la sua leadership in quella missione speciale.
«Resta qui al piano terra», aggiunse, e prima che Nate potesse alzare gli occhi al cielo, esasperato per la sua troppa prudenza, continuò: «Potresti controllare di nuovo lo studio. Se c'è un posto dove potremmo trovare potenziali documenti importanti quello è proprio lo studio».
Forse era riuscito a convincerlo a stare lontano dai guai, ma non lo scoprì mai perché all'improvviso sentirono delle voci fuori dall'edificio e di bloccarono entrambi sul posto.
Si guardarono, raggelati dalla paura e il primo a parlare fu proprio Rich: «Pensavo che non venisse nessuno da queste parti».
Nate alzò le spalle e restò in silenzio, in ascolto. Le voci erano due, maschili, e una in particolare gli sembrava di averla già sentita più di una volta.
«Credi che ci sia qualcosa che si possa recuperare da questa villa?», sentì la voce familiare chiedere alla seconda, sempre più chiara, segno che si stavano avvicinando.
«Non saprei, è un rudere e cade completamente a pezzi».
«Forse mi conviene abbatterla e costruirne una nuova», solo in quel momento Nate riconobbe la voce e fece un lungo sospiro di sollievo, sorridendo perfino.
Fece segno a Rich si seguirlo ed entrambi uscirono dalla porta principale, che erano riusciti a liberare dalle spranghe il giorno prima.
Come aveva immaginato, davanti a lui, a fissare la facciata principale della villa Bacher, c'era Errison, e un altro uomo che non conosceva ma che aveva visto in suo compagnia in altre occasioni.
«E così sei tu il misterioso acquirente».
Errison per qualche secondo parve confuso nel vedere Nate e Rich in quella zona: «Che ci fate voi qui?».
I due si guardarono, indecisi se dire o no la verità sulle loro ricerche. Oltre loro due, solo Mandy sapeva con esattezza cosa stavano facendo. E gli bastò una breve occhiata d'intesa per concordare che era meglio così.
«Curiosavamo», fu la breve, e per niente esaustiva risposta di Nate che lasciò i due con ancora più domande.
«Nel bel mezzo del nulla, in una casa che rischia di crollare?», chiese l'amico di Errison, che evidente aveva un occhio molto attento.
Nate lanciò un'altra occhiata al suo compagno prima di cambiare discorso con l'unico intento di far dimenticare loro perché erano lì.
«Chissà come la prenderanno i cittadini quando scopriranno che l'acquirente della zona franca sei tu».
Errison s'irrigidì, anche se non diede a vedere, di fronte ai due, il timore che doveva provare in quel momento.
«Prima o poi lo scopriranno», aggiunse Nate, curioso di capire solo a che gioco stava giocando Errison.
Lui, infatti, sorrise flebilmente prima di ammettere: «Ma quando succederà sarà troppo tardi e non potranno fermarmi».
C'era uno strano luccichio negli occhi di Errison, che Nate interpretò come desiderio di vendetta e che non poté non apprezzare. In fondo, ammirava il coraggio di Errison e Agnes nello sfidare le due città.
Forse anche per questo affermò: «Bene, il tuo segreto è al sicuro con noi».
Non fece neanche caso all'amico di Errison che, in disparte, scuoteva la testa, pensando forse di essere finito in una gabbia di matti.
Lui non lo notò, ma Rich sì e, approfittandosi del momento di silenzio si fece avanti con la mano protesa e il suo sorriso più carismatico e gentile.
«Piacere, sono Rich».
L'uomo guardò prima la mano che gli veniva offerta, con una certa riluttanza, e poi il viso di Rich, cambiò quasi subito espressione sorridendo di rimando allo scrittore.
«Darren, piacere mio».
La stretta di mano durò più del normale, ma né Errison, né Nate, ci fecero molto caso, ognuno die due troppo impegnato con i propri pensieri.
La voce si era sparsa e un gruppo nutrito - in realtà poi neanche tanto - si era appostato di fronte all'entrata del municipio in attesa.
Doveva essere un'incontro privato e nessuno dei cittadini di Josesville avrebbe dovuto saperlo prima del sindaco, ma qualcuno tra le mura del comune aveva la lunga lingua e nel giro di poche ore metà del paese sapeva.
E non erano certo disposti ad aspettare un'ennesima riunione, per sapere finalmente cosa fosse successo alla loro acqua.
Tra di loro c'era anche Agnes, che più che preoccupata era semplicemente curiosa di capire cosa le avesse dato quel colore rosso.
Di solito, informazioni così importanti viaggiavano via email, per canali istituzionali, ma non quel giorno. Perché le disgrazie accadevano sempre in coppia e al centro analisi di Huntsville avevano avuto problemi con la rete internet.
Un dipendente piuttosto volenteroso si era offerto di portare i risultati a mano fino a Josesville, sotto insistenza del sindaco che non voleva aspettare il lunedì per avere notizie sulle condizioni della loro acqua potabile.
Almeno una trentina di persone stavano aspettando proprio quell'uomo, pronti ad intercettarlo prima che entrasse in municipio per sapere prima di chiunque altro le notizie che portava.
L'ignaro avventore, che comunque non viveva abbastanza lontano da non sapere la storia di quei luogo, ma neanche abbastanza vicino da essere a conoscenza della follia che dilagavano da quelle parti, si presentò in perfetto orario.
Notò di sfuggita la folla in piazza, senza rendersi conto all'inizio che erano venuti proprio per lui. Magro, mingherlino, dall'aria allampanata, con grossi occhiali da vista simili a fondi di bottiglia e una borsa a tracolla, teneva in mano la busta che tutti stavano aspettando, e si diresse verso l'entrata del municipio fischiettando.
Non ne ebbe il tempo, sentì urlare qualcuno: «Eccolo», e quando si voltò in direzione della folla, le persone non erano più ferme ad un angolo della piazza, ma gli stavano correndo incontro.
Sopraffatto da quella visione inaspettata, non riuscì a reagire e venne letteralmente investito dai presenti che lo circondarono, impendendogli quindi di fuggire, e iniziarono a tempestarlo di domande.
Parlavano gli uni sopra gli altri ed era quasi impossibile riuscire a capire cosa volevano, ma alcune parole arrivarono all'orecchio del povero malcapitato, che nel frattempo si stava rinchiudendo in se stesso per paura di essere aggredito anche fisicamente.
Intercettando alcune parole qua e là comprese cosa volevano e con un po' di timore fu costretto a dire, con un filo di voce: «Non sono autorizzato a dare i risultati a nessun'altro oltre al sindaco Buch. Questioni di sicurezza».
Come immaginava la folla non prese affatto bene le sue parole, ed iniziarono ad infervorarsi ancora di più. C'era chi voleva convincerlo a cedere con le buone, chi con le cattive. E tutti sembravano intenzionati a non lasciarlo andare fino all'ottenimento della busta.
L'uomo si guardò attorno, cercando una via di fuga, ma era completamente bloccato e quasi faticava a respirare, tanto la folla lo stesse soffocando.
«Vi prego, non prendetevela con me, sto seguendo degli ordini», continuò a dire, dopo l'ennesime rimostranze da parte dei cittadini. Strinse più forte la busta, avvicinandosela al petto con la paura che qualcuno potesse rubargliela.
«Perché tutto questo mistero? Tanto prima o poi verremmo a saperlo, no?», riuscì a sentire urlare qualcuno, indignato e stanco di aspettare.
«O forse è tutto un complotto e vogliono tenerci all'oscuro», aggiunse qualcun altro mentre già alcuni di presenti iniziavano ad annuire, in pieno accordo.
«Signori e signore, vi prego, non c'è alcun complotto», iniziò a dire il pover'uomo che aveva la sensazione di essere finito in mezzo a due fuochi. Ormai il suo unico scopo erano quello di levarsi da quell'impiccio il prima possibile.
E fu proprio per questo che, mentre cercava di salvarsi e di convincere la folla a fargli spazio, che si distrasse. Agnes, che era in prima fila e pochi passi da lui ed erano forse l'unica persona che non gli inveiva contro, percepì subito il momento più adatto.
Lo vide infatti rilassare la presa sulla busta, quasi sconfortato, e nello stesso istante si fece avanti, e gliela sfilò con un gesto deciso.
Prima ancora che qualcuno potesse rendersi conto di quello che aveva fatto, con la sua statura contenuta, si era fatta largo tra la folla, uscendone, e si era allontanata quel tanto che bastava per riuscire a respirare.
Si mise in piedi su una delle panchine della piazza, a pochi passi dalla folla, e iniziò ad aprire la busta proprio nell'istante in cui tutti si rendevano conto di cosa era successo.
Si voltarono e lasciarono in pace l'uomo che decise di approfittare di quel momento e fuggire via, nonostante fino a qualche istante prima avrebbe fatto di tutto per proteggere la lettera. Non lo pagavano abbastanza per rischiare, evidentemente.
«Cosa ci è scritto, Agnes».
«Non tenerci sulle spine».
Tracy salì sulla panchina accanto a lei, mentre tutti gli altri aspettavano un responso e visto che Agnes restava in silenzio, iniziò a leggere al suo posto.
«Colorante biologico rosso?», acclamò, come fosse una domanda, confusa e sconcertata, mentre le espressioni dei presenti diventavano sempre più disorientate.
Mentre tutti si domandavano cosa ci facesse del colorante biologico rosso all'interno della loro acqua, e soprattutto chi ce lo avesse messo, un'intuizione colpì Agnes.
Alzò la testa a cercare tra la folla due volti in particolare e quando incontrò gli sguardi inebetiti dei fratelli Nelson, urlò con tutta la rabbia che aveva: «Voi due siete degli idioti».
Tutti si voltarono nella loro direzione, che ovviamente non avevano ancora compreso l'entità della situazione. Sembrava che tutti chiedessero delle spiegazioni.
Così Agnes li indicò con il dito, come se non fosse abbastanza chiaro che ce l'avesse con loro, e comunicò: «Sono stati quei due cretini ad inquinare la nostra acqua».
Nessuno chiese ad Agnes come faceva a saperlo, ne tanto meno cosa fosse successo nei minimi particolari. In fondo conoscevano abbastanza bene Adam e Luke da sapere che era sufficientemente imbecilli da fare una cosa del genere.
Senza neanche pensarci troppo, come se fossero tutti comandanti da una mente comune, la folla si rivoltò contro i fratelli che furono costretti a fuggire a gambe levate, inseguiti dalla folla inferocita.
«Dovremmo fermarli?», chiese Tracy ad Agnes, entrambi rimaste sopra la panchina ad oservare la scena.
«Non credo».
«Dici che li linceranno?».
Agnes si limitò ad alzare la spalle, quasi non fosse un suo problema. Di certo non avrebbe passato il resto del pomeriggio a rincorrere una folla infuriata solo per salvare i fratelli Nelson.
Spazio autrice:
Buonasera a tutti!
Ecco svelato il mistero dell'acqua rossa di Josesville. Niente maledizione, ne sabotaggio da parte di quelli di Backsonville. Solo due cittadini di Josesville un bel po' stupidi che, a quanto pare, non sanno quale sia il modo migliore di liberarsi dei rifiuti.
Per fortuna nulla di grave. Chissà però se riusciranno a salvarsi dalla rabbia dei loro concittadini.
Una di voi aveva indovinato cosa fosse successo, ricordandosi gli indizi che avevo lasciato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,
a lunedì
Chiara 😘
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